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29.7.24

Dodicesimo Raduno Il Buio in Sala - 6/8 settembre 2024 (Perugia, Paciano e dintorni)



 E come sempre a fine luglio ecco il post ufficiale sul raduno de Il Buio in Sala, arrivato (incredibilmente) alla dodicesima edizione.
Quest'anno potremmo avere la grande sorpresa di un ospite internazionale ma, insomma, anche non fosse così il raduno sarà bellissimo lo stesso.

Ovviamente straconfermata la "nuova" location per la serata principale, ovvero l'Agriturismo Borgo Elenetta a Paciano.
Ma, come sempre, vediamo abbastanza nel dettaglio il programma.

QUANDO


Il raduno si svolgerà da Venerdì 6 a Domenica 8 settembre 2024


DOVE

Il raduno si svolgerà tra Perugia, il posto che eventualmente sceglieremo di visitare sabato e Paciano dove si terrà la serata principale, quella del sabato sera (all' Agriturismo Borgo Elenetta).


COSA


VENERDI'

Per chi è già arrivato faremo un pranzo tutti insieme molto probabilmente in un posto che ho scoperto da poco dove si mangia (benissimo) anche con soli 6 euro (e parliamo di due etti di pasta eh).
Pomeriggio, come sempre, abbastanza libero, si può visitare Perugia oppure chi starà in agriturismo goderselo :)

La sera si sta insieme, probabilmente si va al cinema se c'è qualche film valido in sala, altrimenti si fa qualcos'altro.
ATTENZIONE: se arrivasse l'ospite straniero e potesse farci vedere il suo film solo venerdì sera ovviamente faremmo così, magari andando entrambe le sere in agriturismo.

SABATO

Pranzo o a Perugia o - lo decideremo insieme questi giorni - in un borgo nella zona tra Paciano, il lago Trasimeno e Città della Pieve.
Nel primo caso (se mangiamo a Perugia) potete poi tornare eventualmente in albergo (chi sta a Perugia) e poi ripartire la sera, nel secondo caso dopo pranzo ed eventuale visita al borgo andremmo direttamente all'agriturismo, sin dal pomeriggio.


LA SERATA

 dalle 20 in poi: Megacena a volontà come tutti gli anni con una decina di portate (antipasti, verdure, pasta, zuppe, cinghiale, carne alla griglia e altro).
 Prezzo tra 20 e 25 euro, bevande comprese

Ci sarà poi il mega quiz di cinema a squadre nella magnifica versione inventata l'anno scorso da mio fratello (per chi non c'era non svelo niente).

MOLTO PROBABILE (non dico sicuro nel caso lo vedessimo il venerdì) la visione di un film e/o cortometraggi, in entrambi i casi, semmai, con registi presenti.

DOMENICA

Pranzo tutti insieme con i reduci rimasti, da decidersi dove

DOVE ALLOGGIARE

Due possibilità

AGRITURISMO BORGO ELENETTA A PACIANO






Abbiamo pochissimi posti e privilegeremo chi starà lì entrambe le notti.

HOTEL SIGNA A PERUGIA (centro)

Come sempre avremo anche il Signa nel centro storico di Perugia, con i suoi prezzi convenzionati (anche se, con sincerità, più alti degli anni scorsi).

Sta a voi capire (magari parlando con me) dove vi fa più comodo stare, dipende anche se avete macchina o no, se domenica mattina avete treni a Perugia e via dicendo

In ogni caso persone stupende, cibo ottimo, cinema, bellissimi posti, vi aspetto!

24.7.24

Recensione: "Dostoevskij" - Al Cinema 2024

 

L'opera quarta dei gemelli D'Innocenzo (una miniserie che uscirà su Sky ma che sta passando adesso nei cinema anche come "film lungo") è, ancora un volta, la conferma di trovarci davanti a dei grandi talenti, a dei veri autori che fanno un cinema in Italia che pochi hanno il coraggio di fare.
Un cinema che racconta violenze sempre più estreme, dolori mai superabili, vite perse mai più recuperabili, un cinema "nero" e pieno di cose orribili ma che, per eleganza e qualità di scrittura, emoziona come le cose belle.
La storia di un serial killer che lascia "lettere letterarie" sui luoghi dei suoi omicidi.
E la storia di un poliziotto, uomo devastato da un senso di colpa insuperabile, che prova a dargli la caccia, in un misto tra odio e fascinazione.
E anche la storia di una figlia anch'essa devastata dalla vita e da una mancanza d'amore e d'affetto ormai croniche e probabilmente mai più guaribili.
Dostoevskij (girato in pellicola) è grande cinema, cinema della disperazione e del dolore.

PRESENTI SPOILER!



"Le bombe delle 6 non fanno male,
è solo il giorno che muore
è solo il giorno che muore"

cantava tanti anni fa Antonello Venditti, tra l'altro romano come i fratelli D'Innocenzo.
Le bombe, a Roma, sono bomboloni dolci che, di solito, come nel brano di Venditti, si mangiano la mattina presto (o la notte tardi, per i festaioli).
E proprio una bomba fritta ripiena di cioccolato sta mangiando adesso Ambra, ragazza problematicissima e tossica, figlia del poliziotto Enzo Vitello.
Ecco, in quella strofa di "Notte prima degli esami" sembra esserci gran parte dell'anima di questa miniserie (ma io l'ho vista come film lungo al cinema) dei gemelli D'Innocenzo, loro opera quarta e - per l'ennesima volta - bellissima.
Perchè quella bomba "che non fa male" rimarrà proprio l'unico momento in cui una ragazza con la disperazione addosso e un padre che addosso ha anche cose più grandi - tipo la voglia di morire e un senso di colpa mai più estirpabile - dicevo quello rimarrà l'unico momento in cui i due, in qualche modo, vivranno un momento di "fottuta vita normale", quella cosa che quasi tutti noi viviamo costantemente ma che loro, insieme, non sanno nemmeno cosa sia.
Lei mangia di gusto, lui la guarda, le consiglia come inzuppare il bombolone e in questa stupida ma incredibilmente magnifica scena ci rendiamo conto di come questo minuto e mezzo sia magico, unico e, forse, irripetibile.
Nemmeno le successive scene alle giostre riusciranno ad avere questa potenza della "condivisione", perchè Ambra - tornata bambina - guiderà un autoscontro e si tufferà dentro palle colorate senza che suo padre trovi la forza di vivere quei momenti insieme a lei.
Anzi, se ne andrà al bagno, lasciandola sola.
E noi ci incazziamo, ci chiediamo come cazzo fa un padre che ha finalmente l'occasione della vita di riavvicinarsi alla figlia a scappare poi in quella maniera, l'unico giorno in cui stanno in qualche modo riuscendo a stare insieme.
Sembra quasi un errore di sceneggiatura, una forzatura.
No, non lo è, ma lo scopriremo solo poi, quando ci verrà rivelato il "segreto".
E allora capiremo perchè quel padre, anche provandoci, non si sentiva "degno" di essere felice con sua figlia, non si sentiva libero nel vivere momenti di svago con lei.
Un senso di colpa troppo forte lo uccideva, un senso di colpa che poi si "raddoppiava" con quello di non averle detto ancora niente.
E allora in 5 ore di film o, se volete, in 12/13 anni di vita di quella ragazza dopo l'abbandono, solo quella "bomba delle 6" resterà l'unico momento di "connessione" e leggerezza tra un padre e una figlia che, una connessione, mai l'hanno avuta e mai più potranno averla.



"E' solo il giorno che muore
è solo il giorno che muore"

prosegue poi Venditti.
Anche questa è un'immagine che racconta tanto della serie.
Non solo perchè si svolge in gran parte di notte ma anche perchè tutto in quest'opera muore o sta morendo.
Le vittime di Dostoevskij muoiono continuamente, tutte in maniera diversa e tutte, in qualche modo, senza alcuna motivazione.
Lo stesso serial killer è una persona che brama la morte, vista come unica salvezza dalla sofferenza della vita.
La morte che "regala" alle proprie vittime è, filosoficamente, una guarigione, guarigione che probabilmente auspica anche per sè stesso ma - e nel finale questa probabile ipocrisia verrà fuori - non riesce a darsi.
Voglia di morire ce l'ha anche lo stesso Enzo Vitello che, anzi, a morire c'aveva pure provato, eppure poi si era alzato e aveva camminato nel fango e nel sole, fino a quella chiamata dei colleghi che, forse, avrà visto come un segno del destino.
Ritardo la mia morte per depressione per inseguire un killer che quella depressione la canta e glorifica.
Con la morte flirta continuamente anche sua figlia Ambra, ragazza tossicodipendente poliedrica (si fa di tutto quello che ci si può fare) che è probabilmente morta già quando era bambina, adesso ridotta a magrissima e distrutta ragazza, potenzialmente bellissima (interpretata in maniera egregia da Carlotta Gamba, la ragazza di Fabio D'Innocenzo) ma completamente spenta, e non solo dalle droghe, ma soprattutto da una cronica e ormai non più recuperabile mancanza d'amore.
E una stanchezza di vita sempre più prossima alla depressione ce l'ha anche Antonio, superiore e amico di Enzo, un uomo che sta vedendo lo stesso amico
sempre più abbracciato alla perdizione - andarsene via, un uomo con una moglie che risponde a domande esistenziali parlando del meteo o a quelle esiziali sul loro rapporto con una faccina che ride e la richiesta di comprare il latte (ho trovato incredibile quella faccina che ride in risposta al messaggio di Antonio, una sola emoticon e hai raccontato una vita intera).

Enzo, sua figlia Ambra, Antonio, Dostoevskij, tutte le vittime di quest'ultimo, ogni personaggio della serie muore, vuole morire, è morto dentro o sta morendo.

E la location per morire è più morta dei morti che raccoglie, una provincia fatta di sterpaglie, cemento, case non finite, altre cadenti e decrepite, altre sporche, una provincia in cui anche quando ti imbatti per caso in qualcosa di bello e lucente (come il bar dell'ottima scena del tramezzino e del ragazzo) quello è comunque perso in non-luoghi bui e deserti.
I D'Innocenzo creano una specie di Gotham City dove è sempre notte, dove le persone sono quasi sempre sporche e cattive, dove si nascondono segreti terribili e inconfessabili dietro ogni essere umano, dove la stessa stazione di polizia è decrepita e malmessa.
E ad accrescere questa sensazione di "irreale realismo" è soprattutto questa stazione di polizia dove è sempre buio e ci sono dentro una decina di poliziotti a non fare un cazzo, a qualsiasi ora, anche di notte, con un effetto veramente straniante.
Se non fossimo in un film che - comunque - racconta fatti realistici, penseremmo di essere nella stazione di polizia di quel capolavoro che fu "Una pura formalità", dove quel luogo era anch'esso decadente, ipnotico e malmesso, ma per ragioni trascendentali che, in teoria, non fanno parte invece di Dostoevskij.
E' come se i D'Innocenzo usando luoghi veri abbiano comunque voluto portare tutto al parossismo (come del resto fanno coi loro personaggi) cercando di raccontare luoghi, fatti e persone sempre attraverso una luce nerissima, incapace di far venir fuori i colori, le speranze, i bagliori.
Ma del resto - vedi Favolacce ad esempio - anche quando usavano un significante opposto (le villette a schiera, i giardini verdi e curati, le famiglie "per bene" e ricche) poi quello che c'era dentro era esattamente quello che c'è dentro Dostoevskij, ovvero il racconto di anime morte (non alla Gogol), di malattie, di perversioni, di violenze, di disamore, di schifo, di voglia di farla finita.
Non c'è niente da fare, il mondo raccontato dai D'Innocenzo sembra dover escludere a priori la serenità, l'amore, la felicità, l'affetto, la speranza.
Questo è sicuramente il loro marchio (e anche uno dei motivi per cui adoro i loro lavori, io persona comunque molto lontana da certi concetti ma terribilmente affascinata da essi) e mai come in Dostoevskij sono arrivati all'estremo di questa "poetica".
Mi auguro che nei loro prossimi lavori qualche volta possa essere visibile una luce perchè sono convinto che due ragazzi di tale sensibilità e "poesia" quella luce ce l'abbiano dentro, la conoscano, possano raccontarla e crederci.
E stavolta, a differenza dei film precedenti, non abbiamo nemmeno donne o madri a provare a fare da contraltare a questi uomini e padri sempre terribili, sempre sbagliati.




La prima parte di Dostoevskij è leggermente più debole o, se vogliamo, più classica.
Un serial killer, gli indizi lasciati, i sopralluoghi, le indagini annacquate, ci sono molti elementi di un crime visto tante volte (del resto obbligatori in un soggetto del genere).
Certo la grana della pellicola (bellissima), la presenza di un personaggio principale così tormentato e complesso, l'idea delle "lettere letterarie" lasciate dal killer, danno comunque a Dostoevskij una sua anima abbastanza riconoscibile che, pur in binari visti e rivisti, fa uscire prepotentemente una propria personalità (che verrà poi completamente fuori nella stupenda seconda parte).

Lo stesso film (perdonate se a volte l'ho chiamato "film" ed altre "serie", questione che alla fine non è affatto di lana caprina in effetti ma, anzi, potrebbe offrire spunti di analisi) parte con una lettera, quella "suicida" di Enzo.
Poco dopo avremo la prima lettera del killer.

16.6.24

Sondaggio Miglior Film distribuito in Italia nel 2020, finalmente i Risultati Finali !!!!




 E così finalmente ce l'abbiamo fatta, il Sondaggio del 2020 saltato per mal d'amore è stato recuperato e ancor più finalmente (visto che sono due mesi che dovevo farli, mortacci mia) abbiamo anche i risultati!

Ovviamente - ma lo sapevamo - non c'era alcuna possibilità che questo sondaggio avesse l'adesione di uno "normale" di fine anno (per tantissimi fattori) ma è andata comunque benissimo con ben 82 giurati e, quindi, risultati finali "blindati" (nel senso che anche con i soliti 130 votanti bene o male sarebbe andata così) e di grande qualità.

Il 2020 è stato ovviamente un anno strano, quello del primo terribile Covid.
Quasi la totalità dei film l'abbiamo visti a casa, pochissimi in sala, pochi italiani (perchè gli italiani senza sala hanno davvero pochissimo spazio) ma la qualità è stata comunque alta.
E niente, vi lascio alle sempre laboriosissime classifiche ricordando che il numerino che trovate dopo ogni titolo è quello del numero di segnalazioni e che dopo le classifiche se scorrete ancora troverete come sempre alcune curiosità e statistiche.

Daje!
Siamo in pari, vi voglio bene.

113° 2 punti
Ultras
Antebellum
Figli
Galveston

108° 3 punti
La Candidata Ideale
Enola Holmes
L'anno che verrà
Georgetown
Piccole Donne

101° 4 punti
Villetta con Ospiti
Eurovision song contest
Lontano Lontano
Notturno
Wasp Network
Un divano a Tunisi
The Hater

99° 5 punti
Bombshell
Ma Rainey's black bottom (2 segnalazioni)

97° 6 punti
Hamilton
Il Grande Passo

92°  7 punti 
Underwater
Gamberetti per tutti
Padrenostro (2)
La verità su La Dolce Vita
Nessuno sa che sono qui (2)

91° 8 punti
Borat - Seguito di film cinema (2)

84° 9 punti
Doppio Sospetto
I predatori (3)
Dopo il matrimonio (2)
Time
Siberia
Guns Akimbo (2)
In viaggio verso un sogno

82° 10 punti
Midnight Sky (2)
Bliss (2)

74° 11 punti
The Beach Bum
Found (di Scott Schirmer) (2)
The Call
The Hunt (2)
La storia dei Beastie Boys
Il Giorno Sbagliato
Tyler Rakke (2)
They shall not grow old - Per sempre giovani

73° 12 punti
Semina il vento (2)

69° 13 punti
18 regali
Zio Frank (2)
Cosa sarà (2)
Greyhound - Il Nemico Invisibile

66° 14 punti
Palm Springs (2)
Gretel e Hansel (3)
Assandira (2)

63° 15 punti
Hammamet
L'hotel degli amori smarriti (3)
Queen & Slim 

60° 18 punti
Da 5 bloods - Come Fratelli (3)
Un'intima convinzione (3)
Antrum (3)

58° 19 punti
L'incredibile storia dell'isola delle rose (4)
His House (3)

56° 21 punti
La Gomera - L'isola dei fischi (2)
Il colore venuto dallo spazio (3)

52° 22 punti
Non conosci Papicha (4)
Odio l'estate (2)
Onward - Oltre la magia (3)
Il Re di Staten Island (3)

TOP 50

48° 24 punti
The Specials - Fuori dal comune (5)
Cattive Acque (4)
Little Joe (4)
Il diritto di opporsi (3)

47° 25 punti
Honeyland (4)

46° 26 punti
Monos - Un giorno da ragazzi (2)

45°  29 punti
Varda par Agnes (3)

43° 30 punti
Miss Marx (4)
Muori papà muori (5)

42° 33 punti
Labyrinth of cinema (3)

41° 35 punti
Il Lago delle oche selvatiche (7)

40° 38 punti
Il Talento del Calabrone (6)

39° 39 punti
Volevo Nascondermi (6)

38° 40 punti
The Invisible Man (8)

37° 41 punti
Matthias & Maxime (7)

36°  43 punti
Doppia Pelle (7)

34° 45 punti
Mank (7)
The Gentleman (7)

33° 48 punti
The Lodge (10)

32° 52 punti
Tigers are not afraid (6)

31° 57 punti
Vitalina Varela (7)

TOP 30

30° 58 punti
Hagazussa (8)

29° 63 punti
Richard Jewell (11)

28° 69 punti
Alla mia piccola Sama (8)

27° 70 punti
Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (10)

26° 74 punti
Mai raramente a volte sempre (14)

25° 76 punti
Soul (12)

24° 78 punti
Le sorelle Macaluso (10)

23° 82 punti
High Life (14)

21°85 punti
L'immensità della notte - The vast of night (11)
Undine - Un amore per sempre (12)


TOP 20

20° 86 punti
I Miserabili (13)

19° 94 punti
Tenet (12)

18° 105 punti
Il processo ai Chicago 7 (18)

17° 109 punti
Sound of Metal (17)

15° 122 punti
Ema (15)
A sun (14)

14° 127 punti
Roubaix, una luce (15)

13° 130 punti
Swallow (17)

12° 132 punti
Dogtooth (13)

11° 135 punti
Un lungo viaggio nella notte (14)


LA TOP TEN

10° 138 punti

IL BUCO - EL HOYO (21)



9°  146 punti

LA VITA NASCOSTA - HIDDEN LIFE (14)



8° 164 punti

SORRY WE MISSED YOU (20)




7°  182 punti

1917 (23)



6° 227 punti

JOJO RABBIT (24)



LA TOP 5

5° 234 PUNTI

LA RAGAZZA D'AUTUNNO - DYLDA (22)



4° 266 PUNTI

FAVOLACCE (35)



3° 273 PUNTI

STO PENSANDO DI FINIRLA QUI (33)



2° 314 PUNTI

DIAMANTI GREZZI - UNCUT GEMS (36)


1° 387 PUNTI

THE LIGHTHOUSE (42)



Film più menzionato

42 THE LIGHTHOUSE
36 DIAMANTI GREZZI
35 FAVOLACCE
33 STO PENSANDO DI FINIRLA QUI
24 JOJO RABBIT

Miglior Film Italiano (regia)

FAVOLACCE
LE SORELLE MACALUSO
VOLEVO NASCONDERMI
IL TALENTO DEL CALABRONE
MISS MARX

Miglior Cartone Animato o Stop Motion

 SOUL
 WOLFWALKERS
 ONWARD

Media Punti (almeno 5 menzioni)

10.66 DYLDA
10.42 HIDDEN LIFE
10.15 DOGTOOTH
9.64 UN LUNGO VIAGGIO NELLA NOTTE
9.45 JOJO RABBIT
9.21 THE LIGHTHOUSE

Maggior numero di primi posti

THE LIGHTHOUSE 11
STO PENSANDO DI FINIRLA QUI 5
 LA RAGAZZA D'AUTUNNO 5
 UN LUNGO VIAGGIO NELLA NOTTE 5
FAVOLACCE 4
HIDDEN LIFE 4
DOGTOOTH 4
JOJO RABBIT 4

Film più in alto in classifica senza alcun primo posto

1917 (7imo)
IL BUCO - EL HOYO (10imo)
SWALLOW (13imo)
UNDINE - UN AMORE PER SEMPRE (21imo)
LE SORELLE MACALUSO (24imo) 

E FINALMENTE COPRIAMO IL BUCO DELL'ALBO D'ORO!!

2016 Il Figlio di Saul
2017 Arrival
2018 Il Sacrificio del Cervo Sacro
2019 Parasite
2020 THE LIGHTHOUSE
2021 E' stata la mano di Dio
2022 Spencer
2023 As Bestas

13.6.24

Recensione: "Kinds of kindness" - Al Cinema 2024

 

L'ultimo Lanthimos è - per me che ho amato ogni sua opera - una piccola delusione.
Un ritorno alle origini, vero, almeno nelle tematiche, nella reticenza, nello stile.
Eppure un'opera interessantissima che, però, ho fatto fatica a vedere fino in fondo, per una questione di ritmo (percepito) davvero sbagliato.
Film a episodi con tematiche molto suggestive (principalmente la dipendenza, la manipolazione e l'idolatria) in cui si muovono personaggi manichini pronti sempre a fare di tutto per il proprio amato manipolatore.
Di cose da dire ce ne sono tantissime, in questo Kinds of kindness è un film perfettamente riuscito.
Ma forse l'eccessiva ironia che stempera e depotenzia alcuni inquietanti accadimenti, la durata eccessiva di ogni singolo episodio e la ridondanza di alcuni aspetti non me l'hanno fatto amare quanto avrei voluto.
In ogni caso mi ha stimolato molto scriverne, ed è sempre la cosa più bella che si può chiedere a un film.


Essermi ritrovato 15 volte a guardare l'ora in un film di Lanthimos è qualcosa che non posso non ignorare.
Sapevo che all'incirca ogni episodio doveva durare sui 50 minuti, eppure mi ritrovavo anche nel singolo episodio a controllare quanto potesse mancare per concludersi.
Figuriamoci "l'intero" film, due ore e 40 per me veramente faticose.
E chi l'avrebbe mai detto che Lanthimos tornasse il vecchio Lanthimos e io ne potessi rimaner deluso.
Intendiamoci, Kinds of kindness è un bel film, interessantissimo nelle tematiche che espone, abbastanza reticente come i primi film di Lanthimos, pieno di soggetti assurdi e surreali tipici del regista greco (la cosa che adoro più di lui, forse perchè mi ricorda Saramago) e uno di quei film che obbliga lo spettatore (o almeno quello non pigro che si va a leggere cose su internet ancora prima di stare giorni a pensarci da solo) a fare un grandissimo "lavoro" per provare a capirlo e decifrarlo tutto.
Insomma, tutto quello che volevo da un film di Lanthimos (anzi, dai film in generale) c'era.
Eppure il film mi ha preso abbastanza poco, come dicevo.
Perchè?
Provo(iamo) a capirlo.


Innanzitutto per me c'è un grande problema di ritmo.
Come diciamo sempre il ritmo non è la velocità "oggettiva" di un film, di una narrazione o di un montaggio, ma quello che lo spettatore percepisce.
Per capirsi se guardo 5 minuti di Formula 1, vista magari anche da "dentro" la pista, con quei bolidi che sfrecciano a 300 all'ora, io mi annoio dopo 10 secondi.
E anche un montaggio serratissimo può annoiare.
Il ritmo è quindi la capacità del film di tenerti con sè, di cullarti, di non farti mai "fermare", di tenerti sveglio, e questo può farlo un'inquadratura ferma di 5 minuti senza che accada nulla e può non farlo un film dove in quei 5 minuti accadono 10 cose alla velocità della luce.
Il ritmo, insomma, è stimolo.
In Kinds of kindness non riesco a contare le volte in cui la mia testa, invece, si "staccava" dal film, percependo la noia.
I motivi possono essere tanti, come l'eccessiva lunghezza di ogni episodio, come l'incapacità in alcuni momenti di "andare avanti", come la banalità di alcune scelte (anche questo conta nel ritmo percepito, la qualità delle cose).
E dire che trovo il film a livello psicologico davvero bello, una fucina di stimoli e suggestioni.
Erano quelle, infatti, a tenermi sveglio, era il pensare "cosa significa questo?" "cosa rappresenta questo rapporto?", tutte queste domande che ho trovato molto più interessanti delle immagini in movimento che vedevo.
Il problema, però, è che più pensavo alle tematiche del film, più le percepivo "pesanti", più ne intravedevo l'inquietudine più il film me le faceva crollare, con quel suo essere (troppo) ironico, col suo avere personaggi non troppo complessi, con alcune sue scelte banalissime.
Ecco, se poi ripenso al Cervo Sacro allora sì che capisco quanto disagio e inquietudine possa nascondersi dentro un film.
Vero, Kinds of kindness è più scanzonato del Cervo Sacro ma a differenza anche di altri film di Lanthimos, vedi The Lobster, in cui l'ironia è presente, non è un'ironia che rende il film più complesso e straniante ma che lo banalizza e depotenzia.

Ma di che parla Kinds of kindness?
Di tantissime cose ma è evidente che principalmente racconta di dipendenze affettive, di manipolazione e di idolatria.
In tutti e 3 gli episodi c'è la presenza di un "guru", di qualcuno che vuole essere idolatrato.
Nel primo episodio è il personaggio di Dafoe, un ricchissimo uomo che si circonda di persone che lo amano e che, per questo, vivono una "falsa" vita completamente "scritta" da lui.
Una specie di Truman Show a pensarci bene dove il Creatore scrive una vita per la propria creatura.
E' molto interessante notare subito una cosa.
Questo personaggio di Dafoe, pur in circostanze diversissime, è lo stesso personaggio che Dafoe interpreta nel terzo episodio, ovvero una specie di capo culto con tutti i sui adepti.
Tutti i personaggi del primo episodio, alla fine, sono identici a quelli del terzo, ovvero seguaci di Dafoe pronti a fare di tutto per lui.
Ma, in questo bell'incrocio di episodi (la cosa migliore del film) è invece il personaggio di Plemons del secondo episodio (il poliziotto cui ritorna a casa la moglie) ad essere il più simile al primo Dafoe, ovvero un uomo che costringe chi lo ama a fare cose incredibili per lui.
Alla fine i foglietti con le "cose da fare" del primo Dafoe sono esattamente le cose che Plemons nel secondo episodio dice di fare alla Stone.
Potremmo FORSE intravedere in queste "cose da fare" i "kinds of kindness" del titolo, ovvero le "gentilezze", le "carinerie" che alcuni personaggi fanno per ingraziarsi il proprio guru/amato/manipolatore o per tornare da lui.

Nel primo si arriva addirittura ad uccidere per "lui" (ci prova la Stone, ci riesce alla fine Plemons), nel secondo ci si suicida per lui, nel terzo si causa la morta di addirittura due sorelle, sempre per "lui".
Sono "favori" che i manipolatori richiedono e che i manipolati, vuoi per idolatria vuoi per amore vuoi per altro, si sentono in dovere di fare.
E' anche interessante notare come queste "gentilezze", queste atrocità fatte per accondiscendere il proprio manipolatore, hanno effetti diversi, sempre più negativi.
Nel primo episodio la cosa riesce, Plemons - uccidendo l'omino fil rouge - riesce finalmente a riconquistare il suo amato, in quell'ultima immagine di grandissima serenità a letto.
Nel secondo episodio (psicologicamente di gran lunga il più interessante) la situazione e l'esito sono più ibridi.
La Stone, per grandissimo amore verso suo marito, arriva addirittura ad uccidersi per lui.
Per poi "riapparire" un secondo dopo alla porta.
Come se fosse sì riuscita a riconquistarlo ma solo "uccidendo" quello che era adesso, per tornare quella che lui ha sempre voluto.
Nel terzo episodio, invece, c'è un fallimento totale, la Stone dopo lunghissime ricerche trova davvero "LEI" ma quando sta per portarla dal guru (e avremmo così avuto il terzo ricongiungimento in tre episodi) fa un incidente in cui la ragazza muore.
La Stone sarà così "per sempre" sola, con anche la beffa che colei che riporta in vita i morti è morta lei stessa.
Quindi, un favore che funziona, uno che funziona a metà, uno fallimentare.
Tre personaggi (il primo Plemons, la seconda Stone, la terza Stone) pronte a tutto per non perdere la loro (malata) luce (Dafoe, Plemons, Dafoe).
Tre personaggi quindi completamente dipendenti affettivamente e/o psicologicamente da altri.
Anche qui con differenze.
Il primo Plemons è un uomo che fuori dalla sceneggiatura di Dafoe è completamente perso.
Imita goffamente i vecchi consigli del suo amato (come quel ridicolo infortunio per abbordare) ma fallisce miseramente fino a quando non incontra la Stone che, guarda caso, era anch'essa un' "attrice" di Dafoe, a rimarcare ancora di più quando anche senza sceneggiatura niente funziona fino a quando la sceneggiatura non ritorna.
Lui non sa cucinare nemmeno un omelette a casa (omelette che torna in tutti e 3 gli episodi, come tante altre cose), tutto gli gira male (il colloquio saltato).
Niente, senza Dafoe è completamente perso.
E per questo uccide, senza pietà poi.
Sembra uno di quei rapporti malati in cui uno (di solito uomini banali e non interessanti) senza l'altro si sente così inutile e perso che a costo di tornare indietro sarebbe capace di qualsiasi cosa.
Meglio una vita fittizia, decisa da altri ma non solitaria e in cui c'è qualcuno a cui interessi  che una autentica ma dovendo fare i conti con te stesso.


Nel secondo episodio la manipolata è una persona meno "manichino" di Plemons nel primo, nel senso una donna che comunque (probabilmente) è riuscita a sopravvivere ad un naufragio (mentre Plemons non riusciva a sopravvivere da solo nemmeno alla cucina di casa), una ricercatrice, una persona, insomma, di valore e capace potenzialmente anche di vivere da sola.
Eppure è talmente tanto "l'amore" per il proprio marito o talmente tanta la manipolazione nel passato che, anch'essa, è disposta a tutto.
Qui abbiamo un tipo di amore secondo me diverso, ovvero quello di alcune persone valide e meravigliose che avrebbero tutte le capacità e le forze per stare bene anche da sole (il naufragio) o farsi una nuova vita ma sono comunque ormai troppo dipendenti da una persona sbagliata.

Nel terzo episodio la manipolata (sempre la Stone) è un gradino ancora sopra come indipensenza, ovvero una persona coi controcoglioni, paradossalmente libera, una che guarda tutti dall'alto verso in basso, una dura che, però, davanti al proprio guru diventa comunque la bambina piangente che non accetta di perderlo.
Ancora un altro tipo di persona, quindi, ovvero quelle meno poco empatiche, realizzate, dure, crudeli ma che comunque in un rapporto d'amore diventano debolissime e dipendenti.
Quindi in tre episodi un manichino senza spina dorsale, una persona bellissima, una persona pessima e realizzata ma tutti e 3 accomunati dall'essere "manovrati" dalla persona che amano o idolatrano.

Ci tengo un attimo a tornare al secondo episodio, come detto per me il più interessante.
Ci sono 3 letture possibili.
Quella per cui la prima Stone è un'impostora e quella che entra la reale.
Quella per cui la prima Stone è la reale e quella che entra nel finale l'impostora.
Quella - per me "sicuramente" la più giusta - per cui la prima Stone era davvero quella reale, mentre il finale una metafora (anche perchè non ha alcun senso pensare che la seconda Stone - impostora o no che sia - fosse stata lì pronta sull'uscio).
Plemons "amava" sua moglie per come lui l'aveva "creata".
Ritrovarsi quindi una donna cambiata (a causa del terribile shock e trauma) lo destabilizza.
Non accetta che lei sia diversa, non accetta che non ricordi la sua canzone preferita o che le piaccia il cioccolato, che prima detestava.
E' come se quell'uomo ormai vedesse sua moglie dentro dei binari prestabiliti, un essere umano sempre uguale a sè stesso e alla sua mercè.
Quindi che la moglie ritornata sia una donna amabilissima, dolcissima, innamoratissima, a lui non cambia niente, perchè lui rivuole solo e soltanto quella che lei era.
Come se le dimenticanze di adesso o le abitudini diverse (cioccolato) o i cambiamenti fisici (quella scarpa che non entra può anche rappresentare quei cambiamenti fisici che alcuni uomini non accettano) rappresentassero una sorta di indipendenza/cambiamento da lui non accettata, un uscire fuori da schemi cui lui era abituato, schemi che (probabilmente) aveva deciso lui in passato.
Ed ecco che adesso le chiede di tutto, persino amputarsi (proprio pochi giorni fa avevo condiviso su Instagram una frase dello splendido Spaceman, frase in cui si diceva che in amore spesso si amputano parti di sè stessi per diventare tutt'uno con l'altro, ma se l'altro non è disposto ad amputarsi niente allora niente ha senso).
Fino a farla poi uccidere.
E così, uccidendo quella "nuova" donna - meravigliosa - che ha avuto però l'ardire di essere diversa da prima lui può, metaforicamente, abbracciare subito la vecchia versione di lei.
Ma, ecco, sappiate che io son sicuro che la Stone ritrovata nell'isola fosse veramente sua moglie, anche perchè altrimenti il lucidissimo discorso che fa al padre (Dafoe) riguardo al sogno dei cani non avrebbe alcun senso.

Ho citato il sogno dei cani, un altro degli aspetti ricorrenti negli episodi.
Anche qui stessa cosa ma modalità diverse.
Nel primo un sogno banale e "fattuale" (lui che va incontro a Dafoe in macchina), nel secondo un sogno completamente metaforico (i cani buoni padroni) nel terzo uno metaforico e fattuale insieme (le due ragazze che la salvano dalla piscina, ragazze che in realtà esistono davvero).
Elementi ricorrenti ce ne sono davvero tanti, come ovviamente l'omino che dà il titolo agli episodi (cercate in rete se ha qualche significato, come sapete io scrivo solo cose che penso da solo), come il continuo riferimento al cibo, come la presenza del sesso (vero must dei film di Lanthimos, un sesso mai veramente canonico ma o surreale, o forzato, o squallido o estremo o stupro), come la presenza di auto che sfrecciano (nel primo loro che causano incidente al semaforo, nel secondo dei ragazzi che anch'essi sono passati col rosso, nel terzo lei che guida come una pazza e causa anch'essa un incidente), o Plemons che nel secondo e terzo episodio ha due scene identiche in cui "spiega" cose al personaggio della donna asiatica (senza che lei gli creda in entrambe), o la figlia della Stone nel terzo cui il padre inventa che si è rotta un piede come era accaduto veramente a Plemons nel secondo, o la presenza di aborti nel primo e nel secondo, o come -  ovviamente - la presenza della morte (in tutti e 3 gli episodi muore qualcuno, anche qua sempre qualcuno con un ruolo diverso, ovvero l'omino fil rouge - solo strumentale -, una dei due protagonisti nel secondo e un personaggio secondario ma più "importante" di tutti nel terzo).


Inutile parlare degli attori (Plemons sempre più grande).
La regia non resta addosso, nè minimale nè esagerata, fa il suo.
Certo meglio 100 volte film come Kind of Kindness con la sua reticenza e i suoi simbolismi rispetto ai disastrosi 10 minuti finali di Poor Things (film però, per me, che resta abbastanza nettamente superiore nel complesso).
Di altri aspetti, specialmente di tanti simboli disseminati nel film, ci sarebbe da dire ma poi rischio lo stesso errore del film, andare troppo lungo.

Chiudiamo con una battuta/metafora (e vi risparmio - anzi, la sto dicendo - quella che nel secondo episodio c'era un piatto con-dito).
Ad un certo punto si vede la racchetta rotta di McEnroe, forse il tennista più geniale della storia del tennis.
Tennista che però, a volte, sbagliava qualcosa.
E si incazzava a bestia, sbraitando con l'arbitro o rompendo racchette.
Ecco, forse Kinds of kindness è la racchetta rotta di McEnroe.
La prova che anche un regista talentuosissimo può sbagliare.
Magari anche facendo una volee perfetta stilisticamente.
Ma che va fuori di mezzo cm.

6.5 / 7