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Bari

Viesti: “C’è ancora tempo per fermare l’autonomia differenziata. Basta con i nemici del Sud e i tagli voluti da Meloni”

Viesti: “C’è ancora tempo per fermare l’autonomia differenziata. Basta con i nemici del Sud e i tagli voluti da Meloni”

L’economista di Bari: “Quella che definisco la secessione dei ricchi adesso è legge, è vero, ma il percorso verso il trasferimento dei poteri è ancora lungo:dobbiamo opporci. La Puglia con Emiliano deve fare ricorso alla Corte costituzionale insieme con Campania, Emilia-Romagna e Toscana”

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Professor Gianfranco Viesti, lei è stato il primo a mettere in guardia contro l’autonomia differenziata quando il mondo politico e intellettuale del Sud era ancora un po’ distratto. Ora è legge. La battaglia è stata inutile?

«Assolutamente no. La legge è soltanto una tappa, tutta politica. Per il vero trasferimento di poteri e risorse bisognerà attendere la firma e la ratifica delle intese Stato-Regioni. Su queste si dovrà vigilare, discutere, opporsi. La strada per chi sostiene la secessione dei ricchi è ancora lunga».

Cosa dovrebbe fare ora Michele Emiliano? Impugnare la legge, puntando su un asse con la Campania, o contrattare le migliori condizioni per la sua Regione?

«Fare ricorso alla Corte costituzionale insieme con Campania, Emilia-Romagna e Toscana, tanto per cominciare».

Qualche mese fa, invece, lei parlava di Bari come un «fronte» contro le politiche antimeridionali che doveva restare unito, evitando fratture. Il fronte si è spaccato ma poi si è ricomposto. Ora le ragioni della «continuità alternativa», continua con la giunta Decaro ma alternativa al governo Meloni, sono più forti o più deboli di prima?

«Sono ancora più forti. Occorrerà che tutti i baresi e tutte le baresi, ma proprio tutti e tutte, vadano a votare per Vito Leccese domenica. Bisogna partecipare. Stare insieme».

Angelo Bonelli, leader dei Verdi, ritiene cruciale la vittoria a Bari per dare una risposta in un momento «delicato» della nostra democrazia. Si riferiva all’aggressione dell’l’altro giorno alla Camera. È preoccupato non soltanto per l’autonomia, ma anche per il premierato. Timori esagerati?

«Se i cittadini rimangono a casa, distratti o rassegnati, rendono più facile il compito di un governo di destra estrema, dai tratti autoritari. Un governo dalle scelte politiche che non apprezzo per niente e, mi sia consentito dirlo, dalle capacità tecniche assai modeste. Pensi ai pasticci fatti sul Pnrr o sulleZes, di cui i cittadini purtroppo sanno poco».

Michele Laforgia ha ottenuto un risultato ragguardevole, considerato che non era sostenuto da forze politiche strutturate e con un grande seguito. Quale potrà essere in futuro il suo contributo?

«Ho molto apprezzato i contenuti della sua proposta. E ho apprezzato moltissimo il suo atteggiamento dopo il primo turno: serio e coerente. Sarà una risorsa importante. A Bari serve continuità, ma anche cambiamento; amministrare bene, ma anche guardare lontano. E, lo dico con rispetto, sarà molto utile a Leccese per sopire qualche pretesa di troppo di qualche suo sostenitore».

Ha avuto mai modo di confrontarsi con Fabio Romito, candidato del centrodestra ed esponente della Lega? Lui sostiene che l’autonomia è una buona cosa e cita il costituzionalista Sabino Cassese, secondo il quale la riforma è un’opportunità per il Sud. Perché secondo lei non è così? Come proverebbe a convincere Romito?

«No. Pare persona simpatica, ma ricordiamoci che è un leghista. Cioè una di quelle persone del Sud che fanno propaganda per un movimento da sempre nemico giurato del Mezzogiorno. Il mio giudizio politico è nettissimo, totalmente negativo. Quanto all’autonomia differenziata, è nata per concentrare poteri e risorse nel Lombardo-Veneto a danno del resto del paese. Come la si possa tollerare vivendo al Sud continua a sembrarmi davvero incredibile».

Da economista ha dato un’occhiata al programma di Leccese? Insiste molto sulla connessione fra università e imprese per far crescere il tessuto aziendale puntando sulla innovazione. Può funzionare?

«Sì, certo. Ma sapendo che i sindaci non hanno la bacchetta magica. E che quel che succede nelle città dipende moltissimo dalle grandi scelte nazionali. Per questo il contenuto politico dell’appuntamento di domenica e lunedì è forte. Un voto contro le scelte del governo Meloni: ultima, la penalizzazione delle città come Bari che hanno avuto molte risorse dal Pnrr. Ma anche per fare pressione sul Pd: che comincia a dire qualcosa di diverso, ma viene da vent’anni di disinteresse per il Mezzogiorno».

E da cittadino come valuta la proposta del “sindaco della notte” e le politiche green che rappresentano il cuore del suo progetto politico?

«La transizione verde è decisiva per le vite nostre e dei nostri figli. Il cambiamento climatico una realtà che spaventa davvero. Quindi: tanto verde e soprattutto una mobilità delle persone completamente diversa. L’occasione del Brt è preziosa, ma deve diventare il volano di un cambiamento radicale».

Un altro tema di cui si è parlato molto in questa campagna elettorale è il lavoro. Da un lato i punti programmatici di Leccese, fondati sulla formazione e sull’innovazione, dall’altro la proposta di Laforgia di inchiodare le imprese vincitrici di appalti a un salario minimo — condivisa anche da Leccese — e di istituire una sorta di reddito di cittadinanza comunale. Sono misure efficaci e fattibili?

«Ripeto: i sindaci non hanno la bacchetta magica. E in città come Bari, gravemente penalizzate dai criteri nazionali di finanziamento, hanno anche poche risorse. Vedo il loro compito così: sfruttare la straordinaria eredità di Antonio Decaro in termini di orgoglio e partecipazione, per accelerare nella trasformazione della città. In una città in cui si vive bene, con servizi che funzionano bene, le attività economiche crescono meglio».

Sa che una indagine Istat — Eurostat si dice che Bari è fra le primissime città d’Europa i cui i cittadini pensano che le cose siano molto migliorate in cinque anni?

«E sempre l’Istat ha certificato che l’aumento dell’occupazione a Bari è stato fra i più forti in Italia. Molto maggiore che a Milano o Bologna».

Perché un imprenditore o un commerciante barese dovrebbe sperare più nella vittoria di Leccese che in quella di Romito?

«Leccese guarda nel futuro, come gli imprenditori. Città che cambiano — più sostenibili, più verdi, più inclusive — crescono. Romito, per quel che ho sentito, guarda al passato: città fatte di cemento e auto. Dove chi ha le rendite se le gode e gli altri si arrangiano come possono».

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