Referendum, Dossetti grande incomodo

I RENZIANI si meravigliano: “Com’è possibile che i comitati Dossetti per la Costituzione abbiano annunciato che voteranno No al referendum di ottobre, bocciando così la riforma costituzionale”?

Matteo Richetti, cattolico, deputato renziano, è convinto che ci dev’essere un errore. Nel nome di don Giuseppe, costituente e politico visionario, che non amò il bicameralismo paritario, è stupefacente si creino comitati per il No.

Sandra Zampa, vice presidente del partito, prodiana, ne ha parlato con Renzi: “Io voterò Sì, perché le ragioni del Sì sono per me superiori a quelle del No. Ma penso che don Dossetti questa riforma per come è stata scritta nel suo complesso, non l’avrebbe votata”.

I tacchini e la Costituzione

 

STEFANO Esposito, il senatore dem che fu anche assessore ai Trasporti della giunta di Ignazio Marino, ha usato una battutaccia: “Tacchino e contento”.

Si sta parlando dei senatori. Renzi l’ha rilanciata per dire che i parlamentari del Senato della Repubblica hanno votato la loro fine come tacchini che anticipano il Giorno del Ringraziamento.

Ai senatori che scompariranno con la riforma costituzionale essere chiamati tacchini non piace. Va da sé.

Ma il punto è un altro. Troppo importante è la posta in gioco nel referendum che cambia la Carta e l’architettura istituzionale del paese, per usare l’insostenibile leggerezza delle battute.

Le campagne per il referendum rispondano alle domande che poi fanno la differenza nella scelta per il Si o per il No alla riforma: A) Quale è la mission del nuovo Senato delle Regioni? Cosa farà? B) Chi elegge i nuovi senatori? C)Meno federalismo regionale e più Stato centrale, come e perché?

Vendola, la mozione e il piccolo Tobia

SINISTRA italiana ha presentato una mozione sulla maternità surrogata. È una delle dieci - manca ancora quella del Pd - depositate alla Camera e che il partito di Alfano ha imposto siano votate prima dell’ok definitivo alla legge sulle unioni civili il 12 maggio.

Il testo dei vendoliani punta a una regolamentazione della Gestazione per Altri. Non alla sua condanna. E rimarca soprattutto una questione: difesa e riconoscimento dei bambini nati con la maternità surrogata nei paesi dove questa è permessa, come in Canada quella “altruistica”.

In Canada il leader di Sel, Nichi Vendola ha avuto un bimbo con il suo compagno Eddy grazie proprio alla maternità surrogata tre mesi fa.

Il rischio è che in Italia il piccolo, che si chiama Tobia Antonio, non sia riconosciuto come legittimamente figlio della coppia anche se la filiazione è stata sancita all’ estero. La paura è che Tobia non abbia il diritto in Italia alla vita familiare che in Canada avrebbe. In Francia ad esempio, si trascrive l’atto di nascita del minore nato all’estero da maternità surrogata, anche se i francesi vietano la pratica.

Denuncia la mozione di Sel: “In Italia si è sviluppato un dibattito ideologico…che ignora la giurisprudenza innanzi citata con la quale si evidenzia l’obbligo a tutelare il superiore diritto del minore…ignora il mutamento sociale e umano dei rapporti di filiazione… ignora l’estensione del confine della vita familiare…”

Comunque la si pensi, il documento di Sel è il più interessante, diretto, vissuto.

Di mezzo c’è il piccolo Tobia.

Al gran ballo del Campidoglio

ROMA, la Capitale, è in piena emergenza. E non solo per le buche, la viabilità, le rette degli asili nido, i servizi sociali impoveriti, la voragine del debito, l’Irpef tra le più alte d’Italia. Anche.

Ma l’inchiesta Mafia Capitale e l’allarme lanciato dalla commissione parlamentare Antimafia pongono Roma in un “cul de sac” dal quale si potrà uscire con un impegno di risanamento, di rinnovamento, di bonifica molto complesso e difficile.

E davanti a un compito che farebbe tremare le vene ai polsi a chiunque, si moltiplicano i  candidati sindaco.

In queste ore si è aggiunto il presidente del Codacons, l’avvocato Carlo Rienzi che corre da solo.

Ignazio Marino, l’ex sindaco “dimissionato” dal Pd, pare abbia rinunciato a un proprio candidato.

Per la Sinistra si presenta Stefano Fassina che - al netto degli appelli sul voto utile dell’ultimo minuto influenzeranno gli elettori – è dato dai sondaggi tra il 6 e l’8%.

Nel centrosinistra Roberto Giachetti - che ha vinto primarie del Pd poco partecipate -  può sperare nelle divisioni del centrodestra per avere la certezza di andare al ballottaggio.

E’ proprio il centrodestra spappolato a presentarsi in ordine sparso.

Guido Bertolaso, il candidato di Berlusconi, ripete che non arretra.

Giorgia Meloni, la destra alleata con Salvini, mostra sondaggi che la vedono aggiudicarsi il ballottaggio.

Francesco Storace, destra sociale, è in campo, ma mercoledì decide se restare o meno.

Alfio Marchini, che si presenta come il candidato fuori dai partiti e che ci prova per la  seconda volta a diventare sindaco di Roma, strizza l’occhio a Berlusconi sperando in un ripensamento dell’ultimo momento di Bertolaso.

Virginia Raggi, la grillina, è data in pole position e i 5Stelle sono certi di essere in testa.

Tra pochi giorni si presentano formalmente liste e candidature.

Ilaria Cucchi, Irene Pivetti, Antonio Razzi hanno fatto un passo indietro, dopo avere annunciato che anche loro volevano esserci.

Con ogni probabilità ci saranno altri candidati in aggiunta.

 

 

Riina 'u curtu e gli eredi

MICHELE Anzaldi, il deputato dem che ha denunciato lo scandalo di Salvo Riina, il figlio di Totò ‘u curtu detto anche “la Belva”, intervistato a “Porta a porta” su RaiUno da Vespa, invita a un supplemento di riflessione mentre si sfoga in Transatlantico a Montecitorio.

“In Sicilia cosa provocherà questa passerella del figlio di Riina in Rai? Sconcerto, disgusto? No, più fama, più notorietà, più rispetto…”

Anzaldi è siciliano. Di Terrasini. Conosce come vanno le cose. Quindi valuta il rischio. La ricaduta, per dire così.

E ha ragione. Purtroppo ha ragione.

Anch’io sono siciliana.

 

D'Alema: #matteononstaresereno

IL PREGIO di Massimo D’Alema è quello di essere piuttosto franco. Forse un tempo avrebbe fatto qualche giro di parole in più. Ma adesso è diretto come pochi.

Quindi.

Tra critiche e attacchi al renzismo, uno su tutti svetta. A “Otto e mezzo” intervistato da Lilli Gruber e a confronto con Ezio Mauro, il lìder Massimo afferma: “"Alle europee Renzi ha avuto un partito unito a sostenerlo. Dopo le europee, ha pensato non solo di essere autosufficiente, ma di avere la forza per liquidare un intero gruppo dirigente. Ed è stato un errore enorme”.

Si ricorderà che Renzi, il quale aveva già liquidato Enrico Letta con l’appoggio di tutto il Pd e con lo slogan #enricostaisereno, una volta al governo si era impegnato a proporre D’Alema come Mister Pesc, ministro degli esteri europeo. Aveva lasciato intendere che la competenza indiscussa dell’ex premier lo poneva in pole position.

Poi.

Cambio di passo. Renzi  impose nella Ue Federica Mogherini. Malamente cassò il nome di D’Alema, ricordando la rottamazione, brand della sua leadership. Molte altre cose sono accadute. Tanta acqua è passata sotto i ponti. Ragioni politiche dividono Renzi e D’Alema, certo.

Però.

Umanamente, D’Alema gliel’ha giurata. Non finge che non sia così. #matteononstaresereno, diciamo.

Pro casta sua

REPUBBLICA.it riporta nella sua homepage i tweet di Gianluca Gemelli, il compagno dell’ex ministra Federica Guidi.

Un background niente male quello di Gemelli in Confindustria Sicilia.

Aveva una coerenza la posizione di Gemelli, anche con le posizioni anti casta da lui assunte.

Nel 2011 per esempio, scriveva su Twitter: “Il governo ha carta bianca per tartassare i cittadini ma non può abbassare gli stipendi dei parlamentari…Buffoni”. Stesso anno: “La gente è stanca di voi!!!”. S’intende, di voi parlamentari, di voi politici. Nel 2013, “… non abbiamo un’offerta politica credibile, l’Italia ha perso l’occasione Renzi”.

Poi nel 2014, il 22 febbraio, Federica, la sua compagna, diventa ministra dello Sviluppo economico avendo Berlusconi come sponsor. La diffidenza verso la politica è archiviata. Anzi le relazioni politiche, non solo quelle familiari, diventano utili. Gli affari se ne giovano. Al punto che nelle intercettazioni i fratelli Pittella, politici di lungo corso - Gianni eurodeputato del Pd che apre tutte le porte e Michele “governatore” della Basilicata – vengono citati con il dovuto rispetto.

Domanda: essere anti casta è tutta invidia?

Poi uno c'entra...

Marino si ricandida o non si ricandida?

DICONO I COLLABORATORI che gli sono rimasti accanto, che a “Ignazio piace stare in sala operatoria”.

Poiché Ignazio Marino è un chirurgo piuttosto quotato, che alla politica era stato solo prestato, prima come senatore del Pd e poi come sindaco di Roma, è spontaneo pensare che gli piaccia di più fare il medico che il politico.

Sbagliato.

Gli stessi collaboratori precisano: “In sala operatoria vuol dire in prima linea in Campidoglio”. Insomma non è uno che sta in fila e sponsorizza qualcun altro, tipo Stefano Fassina e neppure era tanto convinto di Massimo Bray. Gli piace la prima linea e la politica.

Tuttavia domani, quando presenterà il libro “Un marziano a Roma”, storia di un golpe, ovvero quello che Renzi e il Pd avrebbero organizzato nei suoi confronti dimissionandolo da sindaco, Marino dovrebbe sciogliere la riserva.  Si ricandida o no?

Speriamo che non mantenga la suspense per tutta la durata del lancio del libro.

Il feuilleton del Campidoglio

I CITTADINI di Roma forse non se lo meritano questo romanzo a puntate, e di pessimo gusto, su chi potrebbe essere il sindaco della Capitale se vincesse il centrodestra.

Ogni giorno i media raccontano l’ultima trovata. Che è sempre più intricata, più assurda, in definitiva un po’ peggio della precedente.

Dopo Giorgia Meloni incinta, e per questo inopportunamente invitata a restarsene a casa, che ha deciso di sfidare l’uomo del fare berlusconiano Guido Bertolaso, si è autocandidato Flavio Tosi - ex sindaco di Verona, governatore mancato, espulso dalla Lega - tanto per fare un dispetto al leader del Carroccio Matteo Salvini, sponsor della Meloni.

L’altro candidato della destra Francesco Storace aveva appena finito oggi di chiedere un po’ di comune buonsenso e di convergere su un unico candidato sindaco, quando ha battuto un colpo Antonio Razzi. Imitando il suo imitatore Maurizio Crozza, il senatore forzista la cui ultima proposta di legge riguarda la riapertura delle case chiuse, si fa forte degli abruzzesi a Roma: “Non  mi rimane che scendere in campo in prima persona anche come sindaco di Roma e stavolta caro amico... Te lo dico da amico, so’ veramente c....vostri anche perché bisognerà fare i conti con i 450 mila abruzzesi residenti a Roma... E con i miei conterranei non si scherza”.

E se fare il sindaco di Roma fosse una cosa seria?

Gazebarie per sempre

NON SI capisce bene a cosa siano servite le gazebarie del centrodestra, dal momento che poi Salvini ha fatto quello che gli pare e Giorgia Meloni si è candidata.

Comunque i forzisti hanno avuto mandato di insistere per il Campidoglio a sostegno di Bertolaso, l’uomo del fare, al quale Berlusconi non consentirà di arretrare.

Quindi le pseudo primarie, affollate in mondo impressionante e misterioso, si ripeteranno di nuovo sabato prossimo.

MA perché?

La notizia è stata data alle agenzie di stampa da Maurizio Gasparri, senatore di Fi, ex ministro delle Comunicazioni.

“Si parlerà di programma in 30-40 punti della Capitale”. Gazebarie bis per Bertolaso?

Forse meglio no. Al centrodestra portano male.