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  • Ferdinando Dubla, Philosophy and Social Sciences teacher in Taranto, Puglia (Italy). Marxist historical researcher, ... moreedit
Antonio Gramsci, Quaderno 25 (XXIII), 1934, Ai margini della storia (Storia dei gruppi sociali subalterni) 1. Subaltern Studies 2. Subaltern Studies Italia 3. Subaltern Studies e ragione postcoloniale decostruzionista (G.C.Spivak) - I... more
Antonio Gramsci, Quaderno 25 (XXIII), 1934, Ai margini della storia (Storia dei gruppi sociali subalterni)
1. Subaltern Studies
2. Subaltern Studies Italia
3. Subaltern Studies e ragione postcoloniale decostruzionista (G.C.Spivak)
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I Subaltern Studies si configurano come svelamento di "tracce" in antitesi ai meccanismi di costruzione della storia come modalità egemone di relazione con il passato (e sono "tracce" culturali in assenza o disgregazione dell'autonomia politica), un tentativo dunque di esplorazione anche delle differenti modalità di relazione tra scrittura e passato.
Questo quaderno. scritto da Antonio Gramsci a Formia nel 1934-35, è strettamente legato al tema dell'egemonia e della conquista dello Stato. Riveste, dunque, un'importanza particolare. Sono studiati i rapporti tra ceti dominanti e subalterni, partendo dal mondo antico (gli schiavi) e configurando il passaggio dallo Stato antico allo Stato moderno.
Tracce e autonomia integrale dei subalterni: è da qui che parte, riferendosi  proprio a Gramsci, la critica alla ragione postcoloniale della Spivak, autrice nel 1988 di  "I subalterni possono parlare?", poi ricompreso nel terzo capitolo ("Storia") dell'ed.it. della Critica della ragione postcoloniale.
Angelo Gracci, La rivoluzione negata. Il filo rosso della Rivoluzione italiana. Memoria storica e riflessioni politiche nel Bicentenario 1799-1999, Napoli, La Città del Sole, 1999 - Nel saggio di Angiolo Gracci sulla "rivoluzione negata",... more
Angelo Gracci, La rivoluzione negata. Il filo rosso della Rivoluzione italiana. Memoria storica e riflessioni politiche nel Bicentenario 1799-1999, Napoli, La Città del Sole, 1999 - Nel saggio di Angiolo Gracci sulla "rivoluzione negata", una riflessione storico-politica matura dell"intreccio tra identità nazionale giacobina e antimoderata, lotta di classe, "quistione meridionale" e processo rivoluzionario. Recensione di Ferdinando Dubla, direttore di Lavoro Politico e ricercatore Subaltern studies Italia. Abstract integrale in http://ferdinandodubla.blogspot.com/ data: 3 marzo 2023
La storia viene tracciata dalle classi subalterne, ma raccontata dalle classi dominanti. Noi seguiremo le tracce non i racconti.
[per i Subaltern Studies Italia]
LO SGUARDO DEL BRACCIANTE di MINERVINO in Ernesto de Martino La civiltà dello spirito era la civiltà dell’Italia democristiana del 1948, quella in cui nel luglio si era consumato l’attentato a Togliatti, in cui una mobilitazione... more
LO SGUARDO DEL BRACCIANTE di  MINERVINO  in Ernesto de Martino

La civiltà dello spirito era la civiltà dell’Italia democristiana del 1948, quella in cui nel luglio si era consumato l’attentato a Togliatti, in cui una mobilitazione popolare senza precedenti aveva comunque affermato il protagonismo della vituperata civiltà del materialismo, quella aborrita dal clericalismo politico uscito vincitore dalle elezioni del 18 aprile. La civiltà dello spirito era il manto ideologico con cui la parte conservatrice, quando non apertamente reazionaria, della società italiana, rivestiva l’esercizio di un dominio che voleva svilupparsi in egemonia tramite i “valori” superiori in quanto trascendenti l’umano e suoi bisogni. Il 1948 è anche l’anno che consacra definitivamente l’etnologo e filosofo de Martino come interlocutore internazionale della cultura antropologica, con la pubblicazione, in gennaio, introdotta da Cesare Cases, de Il mondo magico: l’analisi del fenomeno della magia ricollocava anche il rapporto tra storia, natura, cultura ed esseri umani.
E’ in questo contesto che de Martino, nell’estate di quell’anno, consegna all’Avanti! una riflessione antropologico-filosofica che cerca di svelare l’arcano del ritrovato fervore spirituale della cultura dominante, e lo fa con uno sguardo semplice, quello del bracciante di Minervino, nelle Murge pugliesi.
(a cura di Ferdinando Dubla - tratto da Ernesto de Martino, Scritti minori su religione, marxismo e psicoanalisi, a cura di R. Altamura e P. Ferretti, NER, Roma, 1993, pp.115/117).
Nel 100° anniversario della fondazione del PCI (PCd'I), una riflessione sulla centralità della categoria di 'intellettuale collettivo' in Gramsci. Elaborata in connessione con la capacità analitica del partito-moderno 'Principe', il... more
Nel 100° anniversario della fondazione del PCI (PCd'I), una riflessione sulla centralità della categoria di 'intellettuale collettivo' in Gramsci. Elaborata in connessione con la capacità analitica del partito-moderno 'Principe', il partito comunista "parte" di una classe, diventa di stringente attualità nell'ambito di una ricerca sulla diversa e nuova funzione degli intellettuali 'organici' alla classe, per il riscatto delle classi subalterne.
1. Rendere storico l'intelletto collettivo
2. Il tema centrale della formazione dei quadri: scuola di partito e/o partito come scuola
3. La dialettica dell'intenzionalità pedagogica e il 'general intellect'
4. nota
Il nesso che lega Marx (il "general intellect") e Gramsci (l'"intellettuale collettivo") è in nota
Pubblicato nel giugno 2004 -- Calendario del Popolo nr.687 di Ferdinando Dubla sott.titl.: A cento anni dalla morte di Antonio Labriola, uno dei lasciti più fecondi è la sua riflessione pedagogica: che influenzò Gramsci, nonostante... more
Pubblicato nel giugno 2004 -- Calendario del Popolo  nr.687
di Ferdinando Dubla
sott.titl.: A cento anni dalla morte di Antonio Labriola, uno dei  lasciti più fecondi è la sua riflessione pedagogica: che influenzò Gramsci, nonostante alcune critiche, e tese un filo ideale con l’esperienza successiva della didattica del collettivo di A.S.Makarenko
Index.:
Un intellettuale ‘organico’ alla classe
I caratteri della ‘nuova dottrina’
Le “idee non cascano dal cielo”
La pedagogia della prassi
Critica dell’educazione borghese
Labriola, maestro del marxismo italiano
SCHEDA BIOGRAFICA
NOTA BIBLIOGRAFICA
LABRIOLA-GRAMSCI

Antonio Gramsci si chiedeva argutamente, nelle riflessioni dal carcere, i motivi della “scarsa fortuna” dell’opera di Labriola in Italia e invitava implicitamente a riguardare la sua oggettiva problematicità nell’ambito del dibattito marxista della Seconda Internazionale, nonché la sua reiterata insistenza sull’autonomia teorica della concezione materialistica della storia, autonomia che non implicava assolutamente il rifiuto di confrontarsi con altre “visioni del mondo”. Da una parte, l’autonomia «genetica» del marxismo; dall’altra il metodo della ricerca e dell’analisi in rapporto ai compiti del presente.
Labriola incarna allora un nuovo tipo di intellettuale, che Gramsci collocherà come “organico” alla classe proletaria (cioè frutto di un nuovo “blocco storico” alternativo, ma non “organico” a una milizia di partito), l’intellettuale che si rende conto dell’importanza di strumenti teorici adeguati per l’azione politica. E Labriola li trova, questi strumenti, nel marxismo. Ma un marxismo che deve essere “depurato” dalle degenerazioni (culturali, e quindi politiche) del presente, che sono il positivismo trasformato in metafisica, un evoluzionismo determinista che fa intendere le leggi economiche come fossero leggi naturali, una fede meccanicistica in un progresso scientifico indistinto, avulso dal segno di classe. Ecco allora il problema, di un’attualità straordinaria: l’autonomia teorica del marxismo e la rivendicazione di una pienezza interpretativa della concezione materialistica della storia.
La distruzione del retroterra socio-culturale non è specifico di Taranto, ma dell’intero sistema del profitto capitalista della in-civiltà industriale su cui basa l’intera sua impalcatura finanziaria e speculativa. Non bisogna replicare... more
La distruzione del retroterra socio-culturale non è specifico di Taranto, ma dell’intero sistema del profitto capitalista della in-civiltà industriale su cui basa l’intera sua impalcatura finanziaria e speculativa. Non bisogna replicare con una nostalgia passatista fuori tempo, come alcune venature della sensibilità ambientalista dell'ecologia radicale, ma la constatazione che questa in-civiltà, così ben analizzata da Marx, ha come conseguenza una mutazione antropologica degli esseri umani, pur espressa nelle modalità culturali all'interno del paradigma produttivistico. E’ necessario dunque un doppio sguardo per svelarne la natura: sia la critica al "sistema" capitalista sia al "modello di civiltà industrialista", che porta i segni della matrice positivista, determinista e quantitativa della società borghese.
Note
Appendice - Il metalmezzadro
dalle lettere di Ernesto de Martino e Pietro Secchia Compagni e amici, a cura di Riccardo Di Donato, La Nuova Italia, 1993 - Il libero pensiero nell'organizzazione comunista, centralismo e democrazia dell'intellettuale collettivo, la... more
dalle lettere di Ernesto de Martino e Pietro Secchia
Compagni e amici, a cura di Riccardo Di Donato,  La Nuova Italia, 1993
- Il libero pensiero nell'organizzazione comunista, centralismo e democrazia dell'intellettuale collettivo, la forma-partito adeguata alla nuova linea politica (evidentemente risultato di analisi differenziate rispetto alle fasi precedenti),  sono solo  alcuni, ma cruciali temi della  corrispondenza  tra il grande antropologo Ernesto de Martino e il dirigente comunista Pietro Secchia. Sintetizzando, l' antropologo, che rivendica un‘ autonomia della ricerca, uno spazio aperto per la cultura, meno centralismo e più democrazia, e il dirigente comunista considerato il più partigiano, perché orgogliosamente “di parte”, nonchè già esponente di primo piano del Comando generale delle brigate "Garibaldi", che ritiene necessario  anteporre il noi all’io, e il legame della cultura con le lotte politiche e sociali, in un partito che, se è giusto superi lo ‘stalinismo’ (lo voglia o no, perché la situazione storica è cambiata) vivifichi e attualizzi la lezione di Lenin.
Una corrispondenza che è particolarmente intensa in anni cruciali, nel 1956-1957, gli anni della crisi di Suez e dei processi di decolonizzazione,  gli anni del XX Congresso del PCUS e del rapporto Krusciov, le scosse politico-sociali in Polonia ed Ungheria e l'intervento sovietico, che provocano un dissenso nel partito italiano (e nella CGIL),  l'VIII Congresso del PCI delle "vie nazionali" al socialismo.
Bari, 22.01.2011: Incontro organizzato dall' Ass. Marx XXI "Le lezioni della storia"- edit.: 30 Gennaio 2011 "Marx XXI" relazione di Ferdinando Dubla (storico del movimento operaio): Il Partito Comunista nella Resistenza (1943/45)... more
Bari, 22.01.2011: Incontro organizzato dall' Ass. Marx XXI  "Le lezioni della storia"- edit.: 30 Gennaio 2011  "Marx XXI"  relazione di Ferdinando Dubla (storico del movimento operaio): Il Partito Comunista nella Resistenza (1943/45)
subtitle: Sulla genesi e sviluppo della linea della democrazia progressiva e il partito 'nuovo' 

abstract:
Unità delle forze popolari, di tutti i democratici e gli antifascisti per sconfiggere il comune nemico, il nazismo e il tardo-fascismo suo ascaro: questa la linea che Togliatti espone al suo ritorno in Italia, nel marzo 1944 e che si collegherà strettamente ad una visione strategica che avrà come capisaldi la democrazia progressiva e il partito nuovo.  Compito dei dirigenti comunisti della Resistenza sarà quello di coniugare, nell'azione concreta, la linea politica del partito (la tattica contingente, come l'abbandono della pregiudiziale antimonarchica e la disponibilità ad entrare nel governo di Badoglio) e la necessità di preparare l'insurrezione, contro la cui evenienza si scateneranno le resistenze dei reazionari e moderati presenti nei CLN (in molte regioni senza avere alcuna parte sul piano militare) e-ma, soprattutto, degli Alleati anglo-americani. E l'assenso del centro di direzione di Milano fu prevalentemente dettato, oltre dall'elemento-azione (l'unità all'interno del CLNAI era necessaria e indispensabile per raccogliere il massimo delle forze e stendere al massimo il vigore dell'organizzazione combattente), anche dalla considerazione di Longo sull'inattendibilità per la guida al più alto livello del partito da parte di Scoccimarro e dal dissapore con quest'ultimo sulla questione del centro unico di direzione (che Scoccimarro voleva fortemente a Roma).
La relazione si incentra sulla dialettica di posizioni politiche nel PCI in quegli anni cruciali, (da Secchia a Scoccimarro, da Togliatti a Longo) che renderanno i comunisti italiani protagonisti fondamentali della storia d'Italia anche nel dopoguerra della ricostruzione dalle ceneri del fascismo.
Sommario: Per un partito comunista di quadri e di massa 1948/1951: la dialettica del "partito nuovo" Note - Il movimento operaio organizzato deve essere pronto, in ogni momento e a seconda delle circostanze, a fronteggiare l'apparato... more
Sommario:
Per un partito comunista di quadri e di massa
1948/1951: la dialettica del "partito nuovo"
Note
- Il movimento operaio organizzato deve essere pronto, in ogni momento e a seconda delle circostanze, a fronteggiare l'apparato coercitivo delle classi dominanti, incrinandolo nella sua struttura e opponendo una struttura altrettanto "organizzata". Di questo è profondamente convinto Pietro Secchia, che lo ribadirà in più momenti della sua parabola sia di politico che di studioso della storia del movimento operaio e del marxismo. Proprio in quest'ultima veste, dopo che negli anni della Resistenza in termini di "guerra di movimento", e negli anni post-bellici fino al 1954 (quando regge le sorti dell'organizzazione del PCI) in termini di "guerra di posizione", aveva cercato di rendere operativi quei principi, egli si batterà, pur in posizione ormai emarginata, per la sensibilizzazione a temi che erano stati troppo presto dimenticati a favore dell' "accomodamento" alla situazione, sottovalutando proprio il ruolo che la forza della coercizione organizzata che la borghesia può mettere in azione gioca nel tentativo di annullare, se non di distruggere fisicamente, l'antagonismo di classe. Il saggio si sofferma anche sulla dialettica di posizioni all'interno del PCI negli anni 1948/1951.
materiali preparatori per la pubblicazione de "Il Gramsci di Turi", Chimienti ed., 2008 Nella testimonianza di Pertini il rapporto tra Gramsci e il Pci ricondotto al contesto drammatico in cui avvenne la discussione nel 1930. Antonio... more
materiali preparatori per la pubblicazione de "Il Gramsci di Turi", Chimienti ed., 2008
Nella testimonianza di Pertini il rapporto tra Gramsci e il Pci ricondotto al contesto drammatico in cui avvenne la discussione nel 1930.
Antonio Gramsci giunse a Turi il 19 luglio del 1928, ed aveva conosciuto già il carcere di Regina Coeli (isolamento assoluto), il confino di Ustica e il carcere di San Vittore.  Fu la sua malattia, l'uricemia cronica, a destinarlo alla casa penale speciale di Turi di Bari, in Puglia, che lascerà solo il 19 novembre del 1933, seriamente compromesso nella sua fragile sanità fisica. Eppure, fu proprio a Turi che Gramsci appuntò la maggior parte delle sue note in quaderni scritti in maniera fitta, quel capolavoro noto successivamente come i "Quaderni dal carcere".
La detenzione di Gramsci a Turi fu dolorosa non solo per l'aggravarsi delle condizioni di salute del detenuto, ma anche per le difficoltà di rapporto con il partito. La testimonianza di Sandro Pertini.
Nel 1991 diversi intellettuali del PCI che erano contrari al suo scioglimento, aderirono alla Rifondazione Comunista e si impegnarono a preservare l'eredità gramsciana da letture e interpretazioni moderate-riformiste funzionali alla... more
Nel 1991 diversi intellettuali del PCI che erano contrari al suo scioglimento, aderirono alla Rifondazione Comunista e si impegnarono a preservare l'eredità gramsciana da letture e interpretazioni moderate-riformiste funzionali alla liquidazione di una forte organizzazione comunista con autonomia teorico-politica. Tra questi, Andrea Catone e Ferdinando Dubla, intellettuali impegnati in Puglia nella ricostruzione di un partito comunista di quadri e di massa. Il saggio, pubblicato sulla rivista Marx 101, fu tradotto in portoghese sulla rivista Vertice! sul nr.43 dell'ottobre 1991 ("O NOSSO GRAMSCI - GRAMSCI PARA LER , E MUDAR, O NOSSO PRESENTE") e in catalano sulla rivista Realitat, nr.34 del gennaio 1993 ("NUESTRO GRAMSCI - GRAMSCI PARA LEER Y CAMBIAR NUESTRO PRESENTE"). Il saggio si compone dei seguenti paragrafi:
- La concezione del partito comunista
- Per l’analisi del capitalismo contemporaneo
- La concezione del socialismo
- Le contraddizioni insuperabili (la teoria della crisi)
- Critica al sistema capitalista e alla sua egemonia culturale
- Gramsci e le forme della transizione in Occidente (e limiti della prassi riformista)
- Internazionalismo e vie nazionali (a proposito di "interdipendenza")
- Una critica moderna dell’alienazione (un altro esito possibile dell’antieconomicismo)
CONTADINI e SOVVERSIVI in terra jonica è la postfazione di Ferdinando Dubla ad Angelo Antonicelli, Il sovversivo - Memorie di un contadino di Massafra, edito dalla CGIL - Libera età, Collana "Passatofuturo", 2011. Un memoriale ritrovato... more
CONTADINI e SOVVERSIVI in terra jonica è la postfazione di Ferdinando Dubla ad Angelo Antonicelli, Il sovversivo - Memorie di un contadino di Massafra, edito dalla CGIL - Libera età, Collana "Passatofuturo", 2011. Un memoriale ritrovato in un cassetto del nonno Angelo Antonicelli, scritto di suo pugno, e fatto pubblicare dal nipote Giancarlo Girardi, con lo scopo dichiarato di non perdere la documentata esperienza dell’antifascismo meridionale e dell’impegno politico di un bracciante della Murgia tarantina. La postfazione si occupa del quadro storico generale, regionale e locale in cui si situano le esistenze dei subalterni nel Mezzogiorno d’Italia: dalla costituzione delle leghe contadine nel periodo liberale prefascista del 1919-1921, alla persecuzione del regime mussoliniano che, in quanto espressione della reazione armata del grande latifondo agrario assenteista, reclude centinaia di ‘sovversivi’ delle campagne costringendo le popolazioni della civiltà rurale agli stenti e all’atavica sofferenza della miseria (qui emblematica la figura della moglie di Antonicelli, Maria Scala). Poi il dopoguerra, l’organizzazione delle lotte per la terra sostenute da PCI, PSI e Camere del lavoro, le speranze per una radicale riforma agraria che avrebbe dovuto recidere il dominio della grande proprietà, l’apice del movimento nel 1949, il disincanto per una trasformazione rivoluzionaria possibile degli anni seguenti (il memoriale si ferma agli inizi degli anni ‘60). Rocco Scotellaro ed Ernesto de Martino, sono citati sullo sfondo di una soggettività negata come ‘presenza’ e presa collettiva di coscienza.
con la prefazione di Angelo Gracci ('Gracco') [1920-2004] In quale quadro va inserito il gesto del segretario generale del PCI nel 1968, Luigi Longo, che invita ad un colloquio una rappresentanza del movimento giovanile in fieri e... more
con la prefazione di Angelo Gracci ('Gracco') [1920-2004]
In quale quadro va inserito il gesto del segretario generale del PCI nel 1968, Luigi Longo, che invita ad un colloquio  una rappresentanza del movimento giovanile in fieri e  pubblica le sue risultanze sulle colonne di 'Rinascita' - il settimanale fondato da Palmiro Togliatti nel 1945, di riflessione ideologica del partito - dimostrando così forte attenzione, da molti considerata non codista e opportunista, e che rapporto è da stabilirsi con  le posizioni successive molto più critiche  che il più forte dei partiti comunisti dell'occidente capitalista  prende via via che cresce la radicalità del movimento, il suo forte collegamento alla tradizione marxista-leninista tramite l'arcipelago delle associazioni e piccoli raggruppamenti fortemente ostili alla linea 'revisionista', la sua insofferenza verso gli schemi classici della tradizione comunista italiana ('togliattismo' era sinonimo ancora più deteriore di 'revisionista'), il collegarsi alle esperienze 'maquis' e gappiste, inizialmente molto più sul piano del verbalismo massimalista che su quello pratico dell'iniziativa concreta? Un dato è certo: chi voglia scrivere o riflettere su quel rapporto, non certo solo in chiave di mera ricerca astratta e avulsa dal presente, non potrà fare a meno di incontrare sulla sua strada il nome di Pietro Secchia, il dirigente comunista più sensibile a quei movimenti, riconosciuto subito dopo la morte (avvenuta il 7 luglio 1973) dallo stesso movimento, come un grande combattente per il comunismo, ingiustamente silurato da Togliatti per le sue coerenti linee politiche di classe già dal 1954, amico di G.G.Feltrinelli e scrittore di testi che diverranno guida teorica e pratica per vasti settori del movimento studentesco e del movimento operaio.
Ferdinando Dubla, Gramsci e la fabbrica - Lacaita, 1986. Prefazione di Carmelo D'Amato (Storia della filosofia moderna e contemporanea - Università di Firenze) - revisione e pubblicazione tesi di laurea Università di Firenze, a.a.... more
Ferdinando Dubla,  Gramsci e la fabbrica - Lacaita, 1986. Prefazione di Carmelo D'Amato (Storia della filosofia moderna e contemporanea - Università di Firenze) - revisione e pubblicazione tesi di laurea Università di Firenze, a.a. 1980/1981, sessione di laurea giugno 1981 - Presidente: Cesare Luporini
abstract
Dall'Ordine Nuovo ad Americanismo e fordismo (il Q.22), il Gramsci della centralità della fabbrica è il Gramsci della soggettività antagonista della classe nella 'formazione economico-sociale' capitalista (Cesare Luporini). Il passaggio alla trasformazione rivoluzionaria ha la sua forza motrice, ma in un quadro politico che deve rimodularsi sul terreno dell'egemonia tra gruppi dominanti e gruppi subalterni  e, nella critica alla teoresi astratta, fondare la prassi politica e  la riforma intellettuale-morale, per una nuova società autoregolata dai produttori.
- Mao-Tse-Tung: Sull’esperienza storica del socialismo. Scritti-1956 - saggio introduttivo A PROPOSITO DELLE DUE CATEGORIE STORICO-POLITICHE DELLO STALINISMO E DEL MAOISMO IN AMBITO MARXISTA a cura di Ferdinando Dubla In appendice i... more
- Mao-Tse-Tung: Sull’esperienza storica del socialismo. Scritti-1956
- saggio introduttivo
A PROPOSITO DELLE DUE CATEGORIE STORICO-POLITICHE DELLO STALINISMO E DEL MAOISMO IN AMBITO MARXISTA
a cura di Ferdinando Dubla
In appendice i saggi: Quando Mao indicò la luna/ La rivoluzione culturale del maoismo in Italia/La genesi del '68 e il maoismo militante in Italia.
Nuova editrice Oriente, 2002
Uno strumento per la riflessione collettiva sul bilancio critico dell’esperienza del movimento comunista internazionale nel ‘900.
----- La Cina non sarebbe quello che è oggi, il più grande e potente stato socialista del mondo, geopoliticamente un contrappeso all’imperialismo capitalistico, con grandi conquiste sociali e riferimento per l’emancipazione e liberazione di popoli e nazioni, senza l’edificazione maoista dal 1921 al 1976. Il bilancio dell’esperienza storica del socialismo, dunque, è fondamentale per orientare il presente e progettare il futuro di un’umanità libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
- edito da Nuova editrice Apulia nel marzo 1998 con una straordinaria raccolta di foto storiche di Martina Franca e sul PCI della cittadina pugliese a cura di Benvenuto Messia - Nell'aprile del 1930, l'Italia fascista subì uno scossone... more
- edito da Nuova editrice Apulia nel marzo 1998 con una straordinaria raccolta di foto storiche di Martina Franca e sul PCI della cittadina pugliese a cura di Benvenuto Messia

- Nell'aprile del 1930, l'Italia fascista subì uno scossone sociale che lasciava prefigurare tristi sventure per il regime, che dopo la firma dei Patti Lateranensi cercava un consenso pressoché totale da parte della popolazione italiana. Poteva o voleva? La situazione era realmente preinsurrezionale? O i bagliori davano solo l'impressione della loro vividezza? Il Partito Comunista, nel 1930, attraversato da una drammatica crisi interna, accentuata dalla ferocia repressiva del fascismo nei suoi confronti, con l'arresto, il confino e l'esilio dei suoi dirigenti, il pestaggio e l'uccisione continua dei suoi militanti, se lo chiese e molti dei suoi più giovani dirigenti, come Luigi Longo ("Gallo") e Pietro Secchia (esponente allora dei giovani comunisti), cercarono di interpretare la 'svolta' del 1929 della III Internazionale (nota per il giudizio liquidatorio della socialdemocrazia equiparata al fascismo)  in un senso attivistico, non attesista e temporeggiatore.
E’ in questo contesto e in quest’ambito di discussione che si situa la rivolta di Martina Franca del 3 aprile 1930.
Martina Franca allora diventa importante: e più che per i fatti che qui si sono svolti, per il simbolo che rappresenta. E lo rappresenta ad un livello elevato e importante. Grazie all’apertura degli archivi del PCI e di Mosca, abbiamo potuto comparare il documento che comprova il colloquio avvenuto tra Togliatti (allora ‘Ercoli’) e due dirigenti dell’Internazionale Comunista quali Vasilyev e Molotov, durante la seduta del 19 luglio 1930 (dopo oltre tre mesi dai fatti di Martina, da qui è possibile giudicarne la eco) dell’Esecutivo della stessa Internazionale. E’ proprio Togliatti a sollevare la questione dei contadini del Mezzogiorno e porta emblematicamente l’episodio martinese di tre mesi prima all’attenzione dei sovietici;
I fatti  di Martina Franca del 3 aprile 1930, costituirono uno spiraglio di luce, per i comunisti italiani,  da cui erano riusciti ad intravedere la crepa del burrone in cui sarebbe precipitato il regime mussoliniano solo 13 anni dopo.
Comunicazione scritta di Ferdinando Dubla al convegno I PROBLEMI DELLA TRANSIZIONE AL SOCIALISMO IN URSS, Napoli, 21-23 novembre 2003, con il patrocinio di: Istituto Italiano per gli studi filosofici, Istituto di scienze filosofiche e... more
Comunicazione scritta di Ferdinando Dubla al convegno I PROBLEMI DELLA TRANSIZIONE AL SOCIALISMO IN URSS, Napoli, 21-23 novembre 2003, con il patrocinio di:  Istituto Italiano per gli studi filosofici, Istituto di scienze filosofiche e pedagogiche dell'Università degli Studi di Urbino, Centro Culturale “La Città del Sole” di Napoli.
Gli atti sono stati pubblicati nel volume "Problemi della transizione al socialismo in Urss", a cura di Andrea Catone e Emanuela Susca nel 2004 per i tipi della Città del Sole.
In questa comunicazione, l'autore inserisce la didattica del collettivo di Makarenko all'interno di quella che può essere definita una "pedagogia della praxis", centrata sull’autodisciplina interiorizzata e intellettuale e sull’autonomia morale. L' autonomia ha una fondazione etica che si sviluppa dall'organizzazione e dall'autodisciplina. E' sorprendente notare come una delle lezioni di Antonio Labriola sia presente in modo consapevole nella riflessione di Gramsci e trovi una possibile realizzazione nel collettivo makarenkiano (fino a sollecitare, su questo, una riflessione di G.Lukàcs).
In definitiva, è proprio la socializzazione come “dipendenza correlativa” che può sviluppare l'autonomia come valore strategico dell'agire educativo, ricercando nel lavoro collettivo gli strumenti della propria (e altrui) emancipazione: una metodologia del processo pedagogico intenzionale che può strutturarsi solo nell'autogoverno.
- In calce la nota bibliografica.
Viene ripubblicato, in questa edizione, il testo di A.S. Makarenko "Consigli ai genitori. L’educazione del bambino nella famiglia sovietica", a cura di G.Berti, apparso in Italia nel 1950 per le ed. dell’Associazione Italia-URSS, con... more
Viene ripubblicato, in questa edizione, il testo di A.S. Makarenko "Consigli ai genitori. L’educazione del bambino nella famiglia sovietica", a cura di G.Berti, apparso in Italia nel 1950 per le ed. dell’Associazione Italia-URSS, con introduzione di Ferdinando Dubla (che ne cura anche una nota bio-bibliografica) per le edizioni della Città del Sole di Napoli (2005).
L’opera in quanto tale, non fu mai scritta in questo modo da Makarenko. Raccoglieva insieme, "Il Libro per i genitori" pubblicato a Mosca nel 1937 e che nelle intenzioni dell’autore costituiva il primo di un’opera, "La famiglia come collettività sovietica" che doveva essere in quattro volumi  e alcune conferenze del 1938-39, divulgative delle "Lezioni sull’educazione dei bambini", scritte anch’esse nel 1937 e pubblicate nel 1940.
La società sovietica che si strutturava dopo la rivoluzione d'Ottobre del 1917, aveva la necessità di organizzarsi intorno a una mobilità sociale dinamica, per rompere tutte le sedimentazioni dell’immobilità autocratica: nascono e si sviluppano pari opportunità tra uomo e donna e la famiglia si pone essa stessa compiutamente come collettivo, precisamente come cellula collettiva del collettivo sociale più largo.
La pedagogia del collettivo makarenkiana contiene notazioni universali per tutti i soggetti dell’educazione, e nella contemporaneita’ può essere ulteriormente associata all’apprendimento cooperativo, segno di tutta la didattica che si modula sulle filosofie di Labriola, Gramsci, Krupskaja. Inoltre, il concetto di “disciplina cosciente”, scrive l'autore, è il vero trait-d’union tra Lenin, Gramsci e Makarenko.
Dall’ elaborazione gramsciana alla prassi dei comunisti italiani e l’esperienza di Pietro Secchia. Il partito come educatore collettivo, luogo di formazione orientato all'azione e non in senso ideologicamente pedagogico, se si postula il... more
Dall’ elaborazione gramsciana alla prassi dei comunisti italiani e l’esperienza di Pietro Secchia.
Il partito come educatore collettivo, luogo di formazione orientato all'azione e non in senso ideologicamente pedagogico, se si postula il rapporto educativo modo di essere dell'ideologia, ma nel senso più pregnante di luogo ove forgiare gli strumenti per l'analisi di classe e una prassi storicamente efficace, in quanto rivoluzionaria.
a cura di Ferdinando Dubla - Subaltern Studies Italia - sono qui raccolti scritti di Dipesh Chakrabarty, Subaltern studies Italia, Arjun Sengupta, Gennaro Ascione, Paolo Capuzzo, Ranajit Guha, Anna Cerchi, Bernardo A. Michael, apparsi sul... more
a cura di Ferdinando Dubla - Subaltern Studies Italia - sono qui raccolti scritti di Dipesh Chakrabarty, Subaltern studies Italia, Arjun Sengupta, Gennaro Ascione, Paolo Capuzzo, Ranajit Guha, Anna Cerchi, Bernardo A. Michael, apparsi sul blog L'analisi e la classe http://ferdinandodubla.blogspot.com/
LO STORICO INDIANO RANAJIT GUHA  (Siddhakati, 1923– Purkersdorf, 2023), fondatore dei Subaltern studies (1982)
- Alle classi subalterne non spetta un posto nella storia, sono la storia. Il dominio “senza egemonia” è prosa della storia, il disegno hegeliano di ‘astuzia della ragione’, dominio occidentale nella storia, coloniale e razzista, quelle delle élites dirigenti e della loro controinsurrezione. L’insorgenza dei subalterni è la prosa del mondo dei popoli senza storia, che si riappropriano della storia del mondo. Cioè della loro storia. Nelle società postcoloniali senza mediazione politico culturale delle classi dominanti, si sviluppa il processo rivoluzionario contro il sistema imperialista del colonialismo capitalista. È la battaglia per l’egemonia per sconfiggere il dominio senza egemonia (Dominance Without Hegemony) di Gramsci, il filosofo marxista che con il Quaderno 25, scritto a Formia dal 1934, sviluppa le fondamenta della teoretica rivoluzionaria e pone il tema dei subalterni. /
CAULONIA e LE LONGITUDINI GLOBALI - Antologia documentaria di riferimento in un’unica edizione digitale, con cronologia degli eventi e bibliografia, citazioni di Ranajit Guha, scritti di Ilario Ammendolia e Nicola Frammartino, Emilio... more
CAULONIA e LE LONGITUDINI GLOBALI - Antologia documentaria di riferimento in un’unica edizione digitale, con cronologia degli eventi e bibliografia, citazioni di Ranajit Guha, scritti di Ilario Ammendolia e Nicola Frammartino, Emilio Sereni, Eugenio Musolino, Rosario Villari, Vito Teti, la documentazione su Togliatti, Terracini e lo stesso Cavallaro attraverso la memorialistica prodotta dal figlio Alessandro, un’introduzione con le analisi di dimenticati (perchè emarginati) meridionalisti calabresi come Enzo Misefari e Paolo Cinanni
- Riproporre la storia e i giudizi su ciò che accadde a Caulonia, in provincia di Reggio Calabria e legati al nome di Pasquale Cavallaro, nei primi giorni di marzo del 1945, ha un significato ancora attuale. Sicuramente per una rinnovata battaglia politica meridionalista, anacronistica per le classi dominanti, necessaria per le classi subalterne, non solo del Mezzogiorno d’Italia, ma delle longitudini globali. - La profilazione standardizzata di un Sud italico rassegnato e dolente, o, in quanto funzionale al colonialismo interno, lo stereotipo criminale e mafioso, banditesco, senza coscienza di classe, messi a dura prova dai fatti di Caulonia del marzo 1945, dall’operato del Partito Comunista, dalla figura storicamente pluriforme e ’onnilaterale’ di Pasquale Cavallaro, dall’organizzazione del ribellismo per il socialismo in un comune profondo dell’Aspro Montano, voce ancestrale della questione meridionale. / ferdinando dubla, Subaltern studies Italia
Lavoro Politico, pubblicazioni 2020 e.book e.pub progress IL DOPPIO SGUARDO marxismo e antropologia filosofica in Gramsci e De Martino (a cura di Ferdinando Dubla) Filosofia della prassi è, per Gramsci, il marxismo e il suo cuore, la... more
Lavoro Politico, pubblicazioni 2020
e.book e.pub progress IL DOPPIO SGUARDO marxismo e antropologia filosofica in Gramsci e De Martino (a cura di Ferdinando Dubla)
Filosofia della prassi è, per Gramsci, il marxismo e il suo cuore, la concezione materialistica della storia. Praxis è movimento di andata e ritorno: l'essere umano pensa e agisce, cioè produce materialmente come soggetto collettivo di storia, riflette e intenzionalmente, cioè pedagogicamente, trasforma la società.
STORICISMO DIALETTICO: Lo storicismo marxista è dialettico.
De Martino svolge a pieno titolo, non solo per la sua militanza nel PCI, la funzione “organica” dell’intellettuale che non contempla, ma, interpretando, trasforma la sua stessa ricerca in itinerario di emancipazione e liberazione collettive.
E in Gramsci, è proprio questo riscatto possibile che passa dal momento della coscienza, a quello dell’orizzonte prossimo della prassi rivoluzionaria.
- la nostra raccolta di saggi ha la piccola ambizione di provvedere, per la parte che le spetta, a ristabilire la circolazione interrotta, e a mettere almeno in comunicazione due domini che coesistono estranei l’uno accanto all’altro: il... more
- la nostra raccolta di saggi ha la piccola ambizione di provvedere, per la parte che le spetta, a ristabilire la circolazione interrotta, e a mettere almeno in comunicazione due domini che coesistono estranei l’uno accanto all’altro: il dominio etnologico e quello della più progredita metodologia della storia. (pag.11)
INDICE
Introduzione (pag.7)
Saggio critico sul prelogismo di Levi-Bruhl (pag.17)
Un problema mal posto dell’etnologia religiosa: la prima forma di religione (pag.77)
I principi della scuola storico-culturale (pag.119)
Intorno ad alcune scritture di metodologia etnologica (pag.169)
Indice dei nomi (pag.211)
Indice analitico (pag.215)

scritto di Carla Pasquinelli
- http://ferdinandodubla.blogspot.com/2021/09/ernesto-de-martino-naturalismo-e.html
Dina Bertoni Jovine e Labriola - - Se la lettura filologica del pensiero di Marx in chiave di “filosofia della prassi” è stata uno dei meriti storici dell’ermeneutica di Antonio Labriola, la sua riflessione pedagogica fu determinante per... more
Dina Bertoni Jovine e Labriola - -
Se la lettura filologica del pensiero di Marx in chiave di “filosofia della prassi” è stata uno dei meriti storici dell’ermeneutica di Antonio Labriola, la sua riflessione pedagogica fu determinante per la circolazione e l'influenza del suo pensiero. Ne scrive qui una delle più importanti storiche italiane della pedagogia, Dina Bertoni Jovine  (1898/1970), marxista e impegnata nelle fila del PCI, tra le più eminenti studiose di politica scolastica, con un'introduzione ad un'antologia sui temi educativi del filosofo cassinate.
- Labriola si mosse innanzitutto contro il formalismo didattico delle “lezioni oggettive” (positivismo metodico-scientista)      sostitutivo del confessionalismo (decadimento della corrente spiritualista).
Nel passaggio dall’hegelismo (e neohegelismo del suo maestro Spaventa e lo psicologismo sperimentale di Herbart) al marxismo (carteggio con Spaventa curato da Berti, cfr. Giuseppe Berti, Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola, Roma, 1954) ebbe notevole importanza la sua riflessione sui temi della libertà morale e della pluralità dell’interesse, della realtà storica e politica, l' identificazione del problema della scuola con quello della politica sociale.
Nell’opera del Labriola la scienza pedagogica appare sempre più organicamente legata alla politica e alla storia. Il periodo più intenso per il lavoro pedagogico si situa, per la B.J., tra il 1873 e il 1888 e sempre con lo sguardo allargato alla necessità di trasformazione dei rapporti sociali.
La libertà ha un limite nella possibilità, cioè la libertà individuale ha il limite della possibilità che tutti siano liberi in base alle condizioni materiali dell’esistenza. La libertà individuale può basarsi solo sulla libertà sociale. La pedagogia non può isolare il rapporto educatore/educando, ma inserirlo nella realtà storico-sociale e la trasformazione di quel rapporto diventa possibile, nella stessa formazione del carattere e della volontà morale, nel cambiamento strutturale, rivoluzionario, di questa realtà. Educare alla libertà morale significa dunque educare alla responsabilità sociale e la premessa herbartiana di individuazione psicologica dei bisogni soggettivi dell’educando viene coniugata con l’esigenza di una diversa organizzazione sociale, che non isoli la stessa organizzazione scolastica e i metodi didattici in una separazione astratta e dunque sterile, ma le vivifichi con la complessiva e concreta prassi trasformatrice.
L’educazione morale sociale diventa possibile con un diverso insegnamento della storia: è storia quella delle collettività e dei loro sforzi di incessante trasformazione della natura e delle relazioni umane, non solo quella dei grandi personaggi, guerre e dinastie. E così la geografia, studio delle condizioni naturali, ma allargata agli aspetti delle condizioni materiali e culturali, etnologici ed antropologici dei popoli.
L’istruzione è abitudine alla riflessione, che forgia il carattere e il costume sociale, per comprendere il mondo e trasformarlo.
La B.J. si sofferma inoltre sulla direzione di Labriola, dal 1877, del Museo dell’istruzione e dell’educazione di Roma (che terminò di fatto nel febbraio 1881), del suo impegno per un’adeguata preparazione didattico-professionale dei maestri fondata sul metodo sperimentale, sull’esigenza di una scuola popolare, architrave di un più esteso programma politico, sulla libertà e responsabilità della cultura. L’appello del Labriola di sottrarre ad un opprimente autoritarismo e accentramento burocratico la scuola, la cultura, la scienza, funzionali all’analfabetismo di massa, fu accorato, perchè  impedimento al progresso sociale e democratico dell’intera collettività nazionale.
(ferdinando dubla)
Ernesto de Martino / Etnologia e civiltà moderna / / “Cultura e scuola”, anno III, nr.11, luglio-settembre 1964 - direttore: Umberto Bosco, ed. da Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche, Roma (1964) Lo “scandalo”... more
Ernesto de Martino / Etnologia e civiltà moderna / / “Cultura e scuola”, anno III, nr.11, luglio-settembre 1964 - direttore: Umberto Bosco, ed. da Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche, Roma (1964)

Lo “scandalo” dell’”alieno” visto da un’altra cultura, l’incontro etnografico come umanesimo moderno: senza le proprie categorie di osservazione nessun fenomeno è osservabile. Il paradosso è che, senza questa osservazione, è impossibile un esame di coscienza della cultura occidentale e della sua storia. L’etnocentrismo dogmatico viene allora superato dall’etnocentrismo critico, un sistematico incontro-confronto che mira a raggiungere il fondo umano comune e le specificazioni culturali con cui i popoli, e non le astratte concezioni speculative, pensano se stessi e il mondo. Ricerca continua, dunque, e ricerca interdisciplinare nel sapere antropologico, che ricolloca gli stessi saperi delle scienze umane in relazione con l’etnologia, spezzando l’isolamento delle specializzazioni, e riconducendo ad unità la scienza dell’uomo produttore di cultura. - a cura di Ferdinando Dubla
Finito di stampare il 31 dicembre del 1950, il libro "Consigli ai genitori" di A.S.Makarenko fu edito per la prima volta in Italia a cura dell'Associazione Italia-URSS - Noi donne. Una breve presentazione fu scritta da Giuseppe Berti, il... more
Finito di stampare il 31 dicembre del 1950, il libro "Consigli ai genitori" di A.S.Makarenko fu edito per la prima volta in Italia a cura dell'Associazione Italia-URSS - Noi donne. Una breve presentazione fu scritta da Giuseppe Berti, il dirigente del PCI primo segretario dell'Associazione fino al 1956, che aveva come obiettivo precipuo di rinsaldare un clima di amicizia con il popolo sovietico, basato essenzialmente sulla conoscenza della 'patria socialista' e le sue produzioni culturali. Tra queste, l'opera del grande educatore, maestro e pedagogista A.S.Makarenko (1888/1939). Prima di rifugiarsi negli USA nel 1940, Berti era stato più volte nell'URSS, con ruoli di primo piano nel partito e qui aveva avuto modo di conoscere direttamente Anton Semenovič (nel 1935/36) e dialogare con lui sui temi della pedagogia delle "linee prospettiche" e dell'educazione al "collettivo", sul ruolo della famiglia come agente primario nella trasmissione, innanzitutto con l'esempio, dei valori socialisti tendenti ad un umanesimo della felicità. I falsi valori della società capitalista, l'egoismo, il successo personale, il guadagno, sono soppiantati, nell'esperienza makarenkiana, da un percorso educativo strategicamente rivolto alla felicità sociale.
L'articolo che la rivista Società pubblicò nel nr.3 del 1949 di Ernesto de Martino, rappresenta uno snodo fondamentale per la stessa biografia dell'etnologo napoletano e per plurime ragioni legate in generale alla storia dell'antropologia... more
L'articolo che la rivista Società pubblicò nel nr.3 del 1949 di Ernesto de Martino, rappresenta uno snodo fondamentale per la stessa biografia dell'etnologo napoletano e per plurime ragioni legate in generale alla storia dell'antropologia culturale: la ricezione del pensiero di Gramsci nel nostro paese attraverso l'utilizzo multidisciplinare di alcune importanti categorie concettuali,  l'influenza dell'etnografia sovietica e delle sue metodologie,  lo sviluppo di studi etnoantropologici per la ricerca sul campo nel Mezzogiorno d'Italia, la genesi del concetto di folclore (o folklore) "progressivo" (che sarà ripresa, discussa e allargata successivamente da A.M. Cirese e  Luigi M. Lombardi Satriani ). Le monografie che de Martino studia per questo saggio ( anni di collaborazione con Cesare Pavese per la "Collana Viola" di Einaudi) sono "La scuola sovietica nell'etnografia" di S.P. Tolstov e "Trent'anni di folkloristica sovietica" di L. Hippius e V. Cicerov, studiosi, tra l'altro, del linguista e antropologo russo Vladimir Jakovlevič Propp, analista e fenomenologo delle fiabe popolari, apparso nella Rassegna della stampa sovietica, nr.4-5, aprile-maggio 1949.
La stessa avvertenza preliminare della redazione di Società è emblematica della ricezione degli studi demartiniani tra gli intellettuali impegnati nel PCI, tra cui Cesare Luporini, filosofo sempre aperto alle nuove suggestioni teoriche purchè rigorose e documentate, ma che in quel periodo storico stentava a renderle completamente 'organiche' alla linea politica piuttosto che funzionali alle classi subalterne in senso più ampio.

Ernesto de Martino, "Intorno a una storia del mondo popolare subalterno", Società, V. (1949), n. 3, p. 411-435
Nella 1^ed. del 2003 per i tipi della Nuova Editrice Oriente del libro di Ferdinando Dubla: "A fare il giorno nuovo-Il nuovo ruolo dell'intellettuale meridionalista in Gramsci e Scotellaro e breve percorso antologico", è presente in... more
Nella 1^ed. del 2003 per i tipi della Nuova Editrice Oriente del libro di Ferdinando Dubla: "A fare il giorno nuovo-Il nuovo ruolo dell'intellettuale meridionalista in Gramsci e Scotellaro e breve percorso antologico", è presente in allegato la postfazione di Peppe Bovino, scrittore esordiente, che non compare nella 2^ed. del 2015 (Chimienti ed.). La riproduciamo qui dalla copia-autore perchè reperibile solo in alcune biblioteche. Citando Fortini, Pasolini e Dario Bellezza, Bovino coglie l'essenza poetico-letteraria dell'intellettuale di una civiltà contadina al tramonto, ma che apre la sua anima ad "istantanee che si fanno poesia in divenire, tesori da salvare dalle grinfie dell'omologazione dominante".
«Spiriti liberi sono da considerarsi Ernesto De Martino e Fabrizio Canfora». Così Tommaso Fiore in "Formiconi di Puglia", nel delineare i caratteri dell’antifascismo di matrice liberal-socialista, che caratterizzò il capoluogo pugliese... more
«Spiriti liberi sono da considerarsi Ernesto De Martino  e Fabrizio Canfora». Così Tommaso Fiore in "Formiconi di Puglia", nel delineare i caratteri dell’antifascismo di matrice liberal-socialista, che caratterizzò il capoluogo pugliese negli anni Trenta del ‘900, tracciò, tra gli altri, un incisivo profilo dei due intellettuali, impegnati il primo nelle indagini antropologiche ed etnologiche ed il secondo nella ricerca filosofica.
Conversazione radiofonica trasmessa nel ciclo "Antropologia culturale e questione meridionale" (Terzo Programma RAI, 1976) dell'antropologo italiano Alberto M. Cirese (1921/2011), pubblicata in "Problemi" nr.49, maggio-agosto 1977,... more
Conversazione radiofonica trasmessa nel ciclo "Antropologia culturale e questione meridionale" (Terzo Programma RAI, 1976) dell'antropologo italiano Alberto M. Cirese (1921/2011), pubblicata in "Problemi" nr.49, maggio-agosto 1977, pp.155-167. In essa Cirese indaga sul concetto di folklore (espressione inizialmente usata da Gramsci e poi sostituita con 'folclore') nei "Quaderni dal carcere", intrecciato con le categorie attraverso cui analizza il mondo 'tradizionale' delle classi subalterne (letteratura popolare, senso comune e conformismo, filosofia spontanea, canti popolari), la critica alle degenerazioni irrazionalistiche e reazionarie e la rappresentatività socio-culturale delle concezioni del mondo dei subalterni in chiave di "egemonia". Si dichiara così in modo netto la differenza intercorrente tra lo storicismo idealistico di Croce e il materialismo storico cui Gramsci si richiama. Viene sottolineata la duplicità delle componenti del folclore come "morale di popolo": gli strati conservativi e reazionari, ma anche quelli innovativi, creativi e dunque progressivi, che possono rendersi funzionali alla teoria e alla pratica del marxismo. Determinante fu l'influenza gramsciana sugli studi folklorici e demologici che, nel secondo dopoguerra italiano, si legarono alla "quistione meridionale" e alle lotte contadine per la terra, in particolare sulle opere e ricerche di Gabriele Pepe ed Ernesto de Martino.
Qualcosa di me stesso *(25 maggio 1979) * è il testo-recuperato da una registrazione fortunosa-dell'ultima lezione, tenuta dall'autore, nella Facoltà di Lettere di Firenze, al momento dell'andata fuori ruolo. Pubblicata su Il Ponte... more
Qualcosa di me stesso *(25 maggio 1979) * è il testo-recuperato da una registrazione fortunosa-dell'ultima lezione, tenuta dall'autore, nella Facoltà di Lettere di Firenze, al momento dell'andata fuori ruolo.

Pubblicata su Il Ponte “Cesare Luporini, 1909-1993”, numero monografico dedicato a Cesare Luporini, anno LXV, n.11, novembre 2009, è ora a disposizione degli studiosi e ricercatori di Academia.edu in formato pdf.
Luporini fu il presidente della mia sessione di laurea il 30 giugno 1981. Filosofo di statura internazionale, in quella occasione interloquì su Gramsci e “la fabbrica”, cioè un’applicazione in chiave storica della sua categoria di “formazione economico-sociale”, che mi ero sforzato di praticare nella mia ricerca sull’indagine gramsciana del modo di produzione capitalista (cfr. Ferdinando Dubla, "Gramsci e la fabbrica", Lacaita, Manduria-Bari, 1987).
Nella sua lectio Luporini ripercorre soprattutto i suoi anni giovanili, gli anni '30 e i primi '40 del Novecento, l'esperienza di Friburgo, dove seguì le lezioni di M.Heidegger, di Berlino e il suo incontro con N.Hartmann, il clima culturale italiano in epoca fascista e l'influenza di Benedetto Croce, il suo rapporto con Giovanni Gentile, e il suo passaggio dalla sensibilità filosofica esistenzialista al marxismo, premessa del suo impegno di intellettuale "organico" nelle fila del Partito Comunista.
Prodotto dall'autore, il sociologo Massimo Giusto, per le ed.Paprint nel 2010, "Ernesto Guevara la funzione rivoluzionaria" è una lettura de Il socialismo e l’uomo a Cuba, «El socialismo y el hombre a Cuba», pubblicato in Marcha... more
Prodotto dall'autore, il sociologo Massimo Giusto, per le ed.Paprint nel 2010, "Ernesto Guevara la funzione rivoluzionaria" è una lettura de Il socialismo e l’uomo a Cuba, «El socialismo y el hombre a Cuba», pubblicato in Marcha (Montevideo) 12 marzo 1965, e in Verde Olivo, aprile 1965, debitamente in necessario allegato al testo. Uno spunto sociologico funzionalista applicato ai processi rivoluzionari: se gli intellettuali, oltre a comprendere, come asseriva in una memorabile nota dei ‘Quaderni’ Antonio Gramsci, devono anche sentire, ebbene, questo contributo,  si iscrive pienamente in una nuova metodologia per lo studio e l’analisi delle funzioni che le personalità della storia hanno svolto nel proprio tempo storico e oltre se stessi. Oltre il mito dell’utopia, ma con una forte dialettica tra scienza e sogno, tra la poesia di una vita spesa per la rivoluzione e la rigorosa analisi sociale. Il mito, che si nutre di simboli e codificazioni di matrice religiosa, stavolta corre sul filo dell'utopia rivoluzionaria, che, proprio perchè  tale, muove all'azione trasformatrice della storia.
comunicazione di Ferdinando Dubla al seminario La scoperta di Gramsci , 30 aprile 2021, Università di Macerata, Dipartimento di Scienze della formazione - Dipartimento Studi umanistici paragrafi e temi trattati: Lo sguardo doppio - Per un... more
comunicazione di Ferdinando Dubla al seminario La scoperta di Gramsci , 30 aprile 2021, Università di Macerata, Dipartimento di Scienze della formazione - Dipartimento Studi umanistici
paragrafi e temi trattati: Lo sguardo doppio - Per un collettivo di ricerca Subaltern Studies Italia - SUBALTERN STUDIES COLLETTIVE - I margini della storia, Gramsci e i Subaltern Studies - Subaltern Studies e ragione postcoloniale decostruzionista (G.C.Spivak) - IL SUD dei SUBALTERNI - RIPLASMAZIONE, REINTEGRAZIONE e RISCATTO: Marx e Gramsci ne "La fine del mondo" di Ernesto de Martino - Il robusto filo che riconnette Marx, Gramsci e de Martino - Interpretazioni dell'apocalisse: le tre edizioni de LA FINE DEL MONDO di Ernesto de Martino - extract da Fabiana Gambardella in Scienza & Filosofia nr.8/2012

Doppio sguardo è quello di ANTONIO GRAMSCI ed ERNESTO DE MARTINO, necessario per il riscatto delle classi subalterne, l’uno attraverso la scienza politica e la filosofia della prassi, l’altro attraverso la ricerca sul campo e l’antropologia filosofica, l’uno e l’altro impegnati in uno sforzo di interpretazione, sviluppano categorie ermeneutiche che attraversano l’essere-umano in tutte le sue dimensioni, implicitamente alla ricerca di quell’”uomo onnilaterale” di Marx, in cui convivono razionalità e irrazionalità, sentimento e ragione, e si intrecciano natura, storia e cultura.