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Through a close analysis of a number of passages of the Apologeticum, the article shows that the main purpose of Tertullian's work is not so much to defend Christians against the accusations levelled against them by pagans, but rather to... more
Through a close analysis of a number of passages of the Apologeticum, the article shows that the main purpose of Tertullian's work is not so much to defend Christians against the accusations levelled against them by pagans, but rather to claim for them a ‘central’ role in the public space of the polis, as it can be concisely defined by the formula: “non factio sed curia”. This means that Christians do not conceive of themselves as a factio, i.e. a party that pursues its own interests in contrast to society as a whole, but rather as a group that, although it is a minority one, and very different from the socio-cultural environment in which it lives, even highly critical of it, nevertheless considers itself invested with a responsibility towards society as a whole and, in a certain sense, even aspires to play a leading and governing role in it (like a kind of “curia” in the city).
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Il Paradiso noi non sappiamo cosa sia; non riusciamo neppure a immaginarcelo, dunque non ne abbiamo la speranza. Due secoli fa Giacomo Leopardi, stilando il certificato di morte del cristianesimo moderno, scrisse che «la promessa e... more
Il Paradiso noi non sappiamo cosa sia; non riusciamo neppure a immaginarcelo, dunque non ne abbiamo la speranza. Due secoli fa Giacomo Leopardi, stilando il certificato di morte del cristianesimo moderno, scrisse che «la promessa e l’aspettativa di una felicità grandissima e somma ed intiera bensí, ma che l’uomo non può comprendere, né immaginare [...] è ben poco atta a consolare in questa vita l’infelice e lo sfortunato, a placare e sospendere i suoi desiderii, a compensare quaggiú le sue privazioni. La felicità che l’uomo naturalmente desidera è [...] una felicità di questa vita e di questa esistenza, non di un’altra vita e di una esistenza che noi [...] non sappiamo in niun modo concepire di che qualità sia per essere». Ecco perché abbiamo così poca voglia di andarci, in Paradiso, e ogni giorno moriamo dalla paura di morire.

Dante sa. Sa cos'è il Paradiso, perché l'ha visto, sia pure solo per un attimo: «nel ciel che più de la sua luce prende / fu' io, e vidi». Il suo Paradiso è dunque il libro indispensabile, quello di cui non possiamo fare a meno, benché sia anche un “libro impossibile”, che parla di «cose che ridire / né sa né può chi di là sù discende». È anche un libro rischioso, nel quale si può naufragare: «perdendo me, rimarreste smarriti», ci avverte l'autore, nel più severo e sconcertante dei proemi

La comitiva dantesca, che si era formata quattro anni fa con l'intento di leggere integralmente la Commedia, fidandosi di lui e «servando [suo] solco», ha speso gli ultimi due ruminando la cantica più ardua: questo terzo diario di viaggio è il rendiconto di tale impresa. Lo si pubblica con la fiducia che sia utile ad altri naviganti. Quel viaggio, comunque, bisogna farlo.
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In questo volume, dodici studiosi del cristianesimo antco presentano e indagano i Padri della Chiesa a cui Giussani si rifà con maggiore frequenza nel corso della sua ampia opera. Guidati dalle riflessioni e dalle intuizioni del fondatore... more
In questo volume, dodici studiosi del cristianesimo antco presentano e indagano i Padri della Chiesa a cui Giussani si rifà con maggiore frequenza nel corso della sua ampia opera. Guidati dalle riflessioni e dalle intuizioni del fondatore di Comunione e Liberazione, viene offerta anche ai più inesperti una prima e basilare introduzione ai Padri della Chiesa. Si avrà così un’occasione per riscoprire le radici della fede cristiana, di cui Giussani rappresenta un testimone vivo, perché dei Padri ha voluto essere ed è stato autenticamente figlio
Continuando a scommettere sulla validità della strana pretesa di un poeta morto settecento anni fa di diventare oggi nostro maestro, per strapparci dalla miseria dello smarrimento in cui viviamo e portarci alla felicità, la piccola... more
Continuando a scommettere sulla validità della strana pretesa di un poeta morto settecento anni fa di diventare oggi nostro maestro, per strapparci dalla miseria dello smarrimento in cui viviamo e portarci alla felicità,
la piccola comitiva dantesca che l’anno scorso aveva pubblicato il proprio diario di viaggio all’Inferno, ora racconta la sua scalata al monte del Purgatorio. Nel Purgatorio la riconquista della nostra umanità si compie, più ancora di quanto non fosse accaduto all’Inferno, attraverso la pratica di qualcosa che ormai non conosciamo più: l’educazione. Il diario di viaggio dunque, conservando il fascino drammatico dell’avventura, si rivela anche un diario scolastico. Appunti di una scuola che vorremmo orgogliosamente definire elementare, perché in essa si apprendono le parole fondamentali della vita. Dopo due anni di lettura integrale della Commedia è sempre più chiaro che quel viaggio era necessario, perché Dante maestro lo è davvero: sa le cose, quelle che contano e di cui nessuno più ci parla, e possiede le parole giuste per dirle.
Chi vuole “passare gli esami” non se le lasci sfuggire.
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La krisis si è configurata nel cristianesimo antico come il momento e il luogo della formulazione di un giudizio sulle differenze: differenze di tipo filosofico e religioso che hanno portato a mutamenti etici e culturali, ma anche... more
La krisis si è configurata nel cristianesimo antico come il momento e il luogo della formulazione di un giudizio sulle differenze: differenze di tipo filosofico e religioso che hanno portato a mutamenti etici e culturali, ma anche sociali, politici ed economici. Riconsiderare le fonti e i modi del cambiamento epocale che ha investito il mediterraneo pagano fino a trasformarlo nella civiltà cristiana, pur nella consapevolezza della lontananza temporale, pone la questione della re-interpretazione del momento presente: si può uscire dalla constatazione negativa della fine dell'epoca moderna per cogliere il lato fecondo di un nuovo esercizio della capacità di giudicare? L'occasione è qui proposta come riscoperta del logos ut relatio, che permetta di passare da un'ontologia dialettica ad un'ontologia relazionale.
La comprensione del metodo con cui i Padri della chiesa svilupparono il rapporto con la cultura classica e, più in generale, con il contesto socio-culturale del mondo greco-romano in cui le comunità cristiane si trovavano a vivere, può... more
La comprensione del metodo con cui i Padri della chiesa svilupparono il rapporto con la cultura classica e, più in generale, con il contesto socio-culturale del mondo greco-romano in cui le comunità cristiane si trovavano a vivere, può offrire contri-buti significativi di riflessione anche per gli uomini del nostro tempo, che, nell'at-tuale orizzonte di globalizzazione, hanno contatti sempre più ravvicinati e intensi con tradizioni profondamente diverse. In riferimento all'opera di Christian Gnilka, che da tempo ha messo in rilievo la centralità del concetto di "retto uso" (chrêsis) come chiave di volta del metodo patristico, questo volume presenta vari contributi di studiosi italiani e stranieri che, da differenti prospettive disciplinari, illustrano e verificano alcuni dei più importanti aspetti di tale fenomeno, mostrando come l'e-sercizio del discernimento (krisis) permetta ai Padri, alla luce della cognizione della natura umana, di vincere da una parte la tentazione dell'assimilazione e dall'altra quella opposta del rifiuto e della chiusura difensiva, per sviluppare invece un fe-condo dialogo con le culture del loro tempo, valorizzandone in chiave cristiana gli apporti teorici ed esistenziali. AngelA MAriA MAzzAnti, già professore associato di Storia delle religioni presso l'Università di Bologna, si occupa di tematiche antropologiche e teologiche in ambiti religiosi dell'epoca immediatamente precedente e successiva agli inizi dell'era cristiana. Ha dedicato particolare interesse alla letteratura ermetica, al giudaismo della diaspora (più precisamente a Filone di Alessandria) e ai primi autori cristiani. Fra le numerose pubblicazioni si segnalano le cura-tele Il logos di Dio e il logos dell'uomo. Concezioni antropologiche nel mondo antico e riflessi contemporanei (Vita e Pensiero, Milano 2014) e Crisi e rinnovamento tra mondo classico e cristianesimo antico (BUP, Bologna 2015). È membro del Gruppo Italiano di Ricerca su «Ori-gene e la tradizione alessandrina», dell'International Association for the History of Religion, dell'Associazione «Patres» e fa parte del Comitato di Redazione della Rivista «Adamantius». angela maria mazzanti (ed.) UN METODO PER IL DIALOGO FRA LE CULTURE La chrêsis patristica
E se, invece di celebrare Dante perché è morto settecento anni fa, provassimo a seguirlo? Se provassimo a prenderlo sul serio quando dichiara di aver scritto la Commedia per allontanarci «dallo stato di miseria» in cui viviamo e condurci... more
E se, invece di celebrare Dante perché è morto settecento anni fa, provassimo a seguirlo? Se provassimo a prenderlo sul serio quando dichiara di aver scritto la Commedia per allontanarci «dallo stato di miseria» in cui viviamo e condurci «a uno stato di felicità»? Se facessimo la scommessa di dargli credito, quando ci dice che sa la strada, perché quell'«altro vïaggio», che un giorno Virgilio, a nome di Beatrice, gli ha proposto, lui l'ha compiuto veramente? 
Si tratta di fare il “viaggio necessario”, quello che da soli non sapremmo intraprendere, ma che potrebbe essere l'unica via d'uscita dalla condizione di irrimediabile smarrimento in cui versiamo. Questo libro non ha altra pretesa che quella di riferire, appunto come si fa in un diario di viaggio, l'esperienza dell'autore e di una piccola comitiva dantesca di amici che si sono incamminati su questa via. Per qualcuno la prima lettura integrale della Commedia, per qualcun altro l'ennesima rilettura: per tutti un percorso ricco di scoperte, perché Dante, il più remoto e al tempo stesso il più vicino dei nostri autori (non a caso l'unico che tutti chiamiamo per nome, come un familiare) è sempre lì a sorprenderci, con un giudizio nuovo, dissonante dal sentire comune, talvolta sconcertante ma sempre geniale, sulle cose della nostra vita.
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Nell'Occidente secolarizzato i cristiani sono una minoranza. Il loro ruolo è poi sempre meno rilevante in una società in cui i riferimenti antropologici e culturali al cristianesimo stanno ormai scomparendo. La radicalità e la rapidità... more
Nell'Occidente secolarizzato i cristiani sono una minoranza. Il loro ruolo è poi sempre meno rilevante in una società in cui i riferimenti antropologici e culturali al cristianesimo stanno ormai scomparendo. La radicalità e la rapidità di questo cambiamento provocano nei credenti reazioni disparate: c'è chi ne minimizza la portata, chi lo subisce con rassegnazione e chi ne ricava l'indicazione che il cristianesimo deve assimilarsi alla cultura dominante, nel segno dell'uscita e dell'apertura al mondo; altri, al contrario, coltivano forme di difesa nostalgica del passato e di chiusura alla realtà contemporanea, o puntano a costruire in ambiti ristretti esperienze di vita cristiana integrale che si pongano come microsocietà alternative al mondo circostante. Ciò che accomuna i sostenitori di queste opzioni così diverse è però la tentazione di concepirsi come gli ultimi cristiani: eredi di un passato, poco importa se da conservare oppure da abbandonare. In questo libro si sostiene un'altra tesi: il cristianesimo è per sua natura sempre iniziale e in questo senso l'esempio delle prime generazioni cristia-ne è paradigmatico per tutte quelle successive, compresa la nostra che deve reimparare a vedersi come una generazione di «primi cristiani». Quella di essere una minoranza creativa immersa in un ambiente ostile è stata infatti la condizione normale dei cristiani almeno per tutti i primi tre secoli della loro storia. Lungi dal farsi assimilare dalla cultura dominante o al contrario dal chiudersi ad ogni rapporto con essa per salvaguardare la propria purezza identitaria, essi seppero esprimere una straordinaria capacità di relazione con la cultura del mondo greco-romano, basata sulla pratica del giudizio (krisis) e del «retto uso» (chrêsis) dei suoi contenuti. La loro presenza nella società, in questo modo, divenne sempre più significativa, pur restando numericamente assai ridotta e priva di garanzie giuridiche e politiche. Dalla cono-scenza di quel processo storico possono dunque venire preziosi spunti di riflessione. Il libro ne presenta alcuni, soffermandosi in particolare su quattro aspetti del rapporto dei cristiani con la società romana: la giustizia, la scuola, l'economia e il sistema degli spettacoli.
Il cristianesimo antico ha condannato gli spettacoli, senza riserve e senza eccezioni. Perché nei confronti di una delle dimensioni più importanti della vita civile tardoantica la chiesa non adottò un atteggiamento di valutazione critica,... more
Il cristianesimo antico ha condannato gli spettacoli, senza riserve e senza eccezioni. Perché nei confronti di una delle dimensioni più importanti della vita civile tardoantica la chiesa non adottò un atteggiamento di valutazione critica, di scelta e di risignificazione in senso cristiano, come avvenne in altri campi, ma predicò con tenacia un'esclusione ed un rifiuto difficili da mantenere e per molti aspetti impopolari anche tra i cristiani? Le spiegazioni tradizionali che vengono date di questo fenomeno, spesso sottovalutato dagli storici, fanno leva sull'immoralità e sull'idolatria dei contenuti degli spettacoli ma, pur contentendo certamente una parte di verità, rischiano di non coglierne le ragioni più profonde. Attraverso una serrata indagine condotta su un'ampia mole di testi della cultura pagana e cristiana, da Platone ad Agostino e a Giovanni Crisostomo, questo libro propone un'interpretazione nuova del problema e fa riemergere dall'antichità cristiana i tratti di un affascinante sistema di pensiero, capace di riflettere con grande profondità sulla struttura della rappresentazione, sull'ambiguo rapporto tra verità e finzione che in essa si instaura, sulla relazione tra spettatore e attore, ma anche sulla valenza metaforica del teatro interiore e di quello cosmico. Un pensiero che, in definitiva, ha qualcosa da dire sulla stessa identità cristiana e sulla natura essenzialmente antispettacolare del dramma di cui Dio e l'uomo sono protagonisti nella storia della salvezza. Un pensiero a volte sconcertante ma dagli esiti sorprendentemente moderni, con cui gli uomini del nostro tempo, immersi nella “società dello spettacolo”, possono vivere un prezioso confronto.
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In un autore " di frontiera " qual è Filone di Alessandria, di fede ebraica e al tempo stesso di cultura greca, un tema come quel-lo degli spettacoli, che è centrale nella società e nella cultura ellenistico-romana ma sostanzialmente... more
In un autore " di frontiera " qual è Filone di Alessandria, di fede ebraica e al tempo stesso di cultura greca, un tema come quel-lo degli spettacoli, che è centrale nella società e nella cultura ellenistico-romana ma sostanzialmente estraneo alla tradizione biblica, potrebbe sembrare a prima vista irrilevante, se non di ostacolo a quella fertile mescolanza tra i due mondi che egli in tutta la sua opera persegue, e forse per questo motivo esso è stato finora relativamente poco considerato dagli studiosi. In re-altà, il giudaismo del suo tempo, sia quello palestinese che ancor più quello della diaspora, aveva già dovuto fare i conti con la pervasiva influenza dei ludi su tutti gli aspetti della vita sociale dell'impero romano e anche nella riflessione filoniana i riferi-menti all'agone e al teatro, sia come pratiche reali sia nella loro valenza metaforica, giocano un ruolo tutt'altro che marginale e danno lo spunto a sviluppi importanti del suo pensiero. Questo studio mette in luce i diversi aspetti di un'operazione culturale complessa e raffinata, di cui sarà in parte debitrice la successiva polemica cristiana contro gli spettacoli e che presenta tratti di straordinario interesse anche per il lettore contemporaneo.
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Il volume contiene, dopo la prefazione di A.M.Orselli, il saggio introduttivo del curatore: "L'eremita e il vescovo. L'intervento di Pier Damiani nello sviluppo del culto di Mauro di Cesena" (pp.11-42), il testo latino e la traduzione... more
Il volume contiene, dopo la prefazione di A.M.Orselli, il saggio introduttivo del curatore: "L'eremita e il vescovo. L'intervento di Pier Damiani nello sviluppo del culto di Mauro di Cesena" (pp.11-42), il testo latino e la traduzione italiana della Vita (pp.44-67), note di commento al testo (pp.71-79) e la riproduzione fotografica del manoscritto Vat.Lat. 3797 nella parte che contiene il testo della Vita (pp.85-91)
L'articolo mette a tema il rapporto tra krisis e chrêsis, mostrando come, dal punto di vista di Tertulliano, il cristianesimo si presenta come un fatto critico, capace con la sua stessa esistenza di “mettere in crisi” i sistemi... more
L'articolo mette a tema il rapporto tra krisis e chrêsis, mostrando come, dal punto di vista di Tertulliano, il cristianesimo si presenta come un fatto critico, capace con la sua stessa esistenza di “mettere in crisi” i sistemi sociali e culturali del mondo greco-romano con cui entra in contatto. In questa prospettiva, il carattere "ritorsivo" dell'apologetica tertullianea, lungi dall'essere una mera tattica difensiva, si rivela come uno strumento di tale approccio: una buona esemplificazione può essere fornita dall'esame delle conseguenze della krisis cristiana in rapporto al sistema giudiziario romano e in rapporto al campo ludico degli spettacoli sportivi e delle rappresentazioni teatrali, su l'articolo si sofferma brevemente.
L’articolo mostra l’attualita del libro di Henri-Irenee Marrou De la connaissance historique . A piu di sessant’anni dalla sua pubblicazione nel 1954, l’approccio epistemologico in esso proposto risulta particolarmente prezioso nel... more
L’articolo mostra l’attualita del libro di Henri-Irenee Marrou De la connaissance historique . A piu di sessant’anni dalla sua pubblicazione nel 1954, l’approccio epistemologico in esso proposto risulta particolarmente prezioso nel contesto contemporaneo sempre piu segnato da una perdita della percezione del valore della storia. In particolare, il riferimento all’amicizia come virtu propria dello storico permette di cogliere il valore dell’approccio di Marrou per uno studio delle fonti che sia aperto alla prospettiva della fede, fornendo un valido strumento per il rapporto tra storia e teologia. The paper shows the topicality of Henri-Irenee Marrou’s De la connaissance historique . After over sixty years since its publication in 1954, the proposed epistemological approach seems especially important in a contemporary context characterized by a constant loss of perception of the value of history. The reference to friendship as the specific virtue of the historian makes possible to appreciate the importance of Marrou’s approach for a study of the historiographical sources open to the perspective of faith, and thus offering a useful bridge between history and theology.
... Aliena est tibi regio quam tot diaboli spiritus occupaverunt. 14. ... Vides enim, si theatra et amphitheatra et circi starent incolumes, si nihil caderet de Babylonia, si ubertas esset circumfluentium voluptatum hominibus cantaturis... more
... Aliena est tibi regio quam tot diaboli spiritus occupaverunt. 14. ... Vides enim, si theatra et amphitheatra et circi starent incolumes, si nihil caderet de Babylonia, si ubertas esset circumfluentium voluptatum hominibus cantaturis et saltaturis ad turpia cantica, si libido ...
La dissimulazione sembra radicalmente esclusa dall’orizzonte del cristianesimo antico, che tiene a connotare la propria ortodossia in termini di verita, trasparenza e semplicita, contro la duplicita e l’ipocrisia che vengono stigmatizzate... more
La dissimulazione sembra radicalmente esclusa dall’orizzonte del cristianesimo antico, che tiene a connotare la propria ortodossia in termini di verita, trasparenza e semplicita, contro la duplicita e l’ipocrisia che vengono stigmatizzate come caratteristiche degli eretici. Tuttavia, a partire dall’idea che nell’incarnazione del Logos vi e, accanto alla rivelazione, anche una dimensione di nascondimento della natura divina e facendo leva sulle grandi potenzialita della metafora del teatro del mondo, in ambito patristico si sviluppa anche un interessante discorso su quella che potremmo chiamare “dissimulazione onesta”. L’articolo ne studia alcuni momenti di particolare rilievo, dall’esperienza dei santi folli alla costruzione di un modello di santita “ironica” come quello proposto da Gregorio Nazianzeno nel ritratto del fratello Cesario, alla celebre controversia tra Agostino e Girolamo sull’interpretazione di Gal 2, 11-14.
... Giuliano Imperatore e Gregorio di Nazianzo: contiguità culturale e contrapposizione ideologica nel confronto tra ellenismo e cristianesimo. Autores: Leonardo Lugaresi; Localización: Rudiae: ricerche sul mondo classico, ISSN 1124-5344,... more
... Giuliano Imperatore e Gregorio di Nazianzo: contiguità culturale e contrapposizione ideologica nel confronto tra ellenismo e cristianesimo. Autores: Leonardo Lugaresi; Localización: Rudiae: ricerche sul mondo classico, ISSN 1124-5344, Nº 10, 1998 , págs. 293-334. ...
Through the analysis of the Contra Galilaeos, the article supports the thesis that the emperor Julian should be considered a post-Christian rather than an apostate from Christianity. In his polemic against Christianity, in fact, there are... more
Through the analysis of the Contra Galilaeos, the article supports the thesis that the emperor Julian should be considered a post-Christian rather than an apostate from Christianity. In his polemic against Christianity, in fact, there are fundamental elements drawn from his own Christian background. In particular, his anti-Christian treatise intends to subject Christianity to a severe krisis, and emphasises Julian's ability to use even elements of Christian culture, making 'proper use' of them (chrêsis). This intention, however, clashes with another fundamental aspect of his anti-Christian strategy, i.e. the exclusion of the adversary from the field of culture.
In un autore " di frontiera " qual è Filone di Alessandria, di fede ebraica e al tempo stesso di cultura greca, un tema come quel-lo degli spettacoli, che è centrale nella società e nella cultura ellenistico-romana ma... more
In un autore " di frontiera " qual è Filone di Alessandria, di fede ebraica e al tempo stesso di cultura greca, un tema come quel-lo degli spettacoli, che è centrale nella società e nella cultura ellenistico-romana ma sostanzialmente estraneo alla tradizione biblica, potrebbe sembrare a prima vista irrilevante, se non di ostacolo a quella fertile mescolanza tra i due mondi che egli in tutta la sua opera persegue, e forse per questo motivo esso è stato finora relativamente poco considerato dagli studiosi. In re-altà, il giudaismo del suo tempo, sia quello palestinese che ancor più quello della diaspora, aveva già dovuto fare i conti con la pervasiva influenza dei ludi su tutti gli aspetti della vita sociale dell'impero romano e anche nella riflessione filoniana i riferi-menti all'agone e al teatro, sia come pratiche reali sia nella loro valenza metaforica, giocano un ruolo tutt'altro che marginale e danno lo spunto a sviluppi importanti del suo pensiero. Questo studio mette in luce i diversi aspetti di un'operazione culturale complessa e raffinata, di cui sarà in parte debitrice la successiva polemica cristiana contro gli spettacoli e che presenta tratti di straordinario interesse anche per il lettore contemporaneo.
L’articolo mostra l’attualita del libro di Henri-Irenee Marrou De la connaissance historique . A piu di sessant’anni dalla sua pubblicazione nel 1954, l’approccio epistemologico in esso proposto risulta particolarmente prezioso nel... more
L’articolo mostra l’attualita del libro di Henri-Irenee Marrou De la connaissance historique . A piu di sessant’anni dalla sua pubblicazione nel 1954, l’approccio epistemologico in esso proposto risulta particolarmente prezioso nel contesto contemporaneo sempre piu segnato da una perdita della percezione del valore della storia. In particolare, il riferimento all’amicizia come virtu propria dello storico permette di cogliere il valore dell’approccio di Marrou per uno studio delle fonti che sia aperto alla prospettiva della fede, fornendo un valido strumento per il rapporto tra storia e teologia. The paper shows the topicality of Henri-Irenee Marrou’s De la connaissance historique . After over sixty years since its publication in 1954, the proposed epistemological approach seems especially important in a contemporary context characterized by a constant loss of perception of the value of history. The reference to friendship as the specific virtue of the historian makes possible to app...
Il termine crisi sembra definire il contesto contemporaneo. Il vocabolo, attribuito a molteplici fenomeni, ha un unico significato negativo. Ma krisis originariamente identifica il giudizio. Lo studio di tale concetto nella Tarda... more
Il termine crisi sembra definire il contesto contemporaneo. Il vocabolo, attribuito a molteplici fenomeni, ha un unico significato negativo. Ma krisis originariamente identifica il giudizio. Lo studio di tale concetto nella Tarda Antichit\ue0, epoca pi\uf9 volte comparato all'et\ue0 contemporanea, rivela l'importanza fondamentale dell'esercizio del giudizio in ambito religioso teologico e filosofico
La krisis si è configurata nel cristianesimo antico come il momento e il luogo della formulazione di un giudizio sulle differenze: differenze di tipo filosofico e religioso che hanno portato a mutamenti etici e culturali, ma anche... more
La krisis si è configurata nel cristianesimo antico come il momento e il luogo della formulazione di un giudizio sulle differenze: differenze di tipo filosofico e religioso che hanno portato a mutamenti etici e culturali, ma anche sociali, politici ed economici. Riconsiderare le fonti e i modi del cambiamento epocale che ha investito il mediterraneo pagano fino a trasformarlo nella civiltà cristiana, pur nella consapevolezza della lontananza temporale, pone la questione della re-interpretazione del momento presente: si può uscire dalla constatazione negativa della fine dell'epoca moderna per cogliere il lato fecondo di un nuovo esercizio della capacità di giudicare? L'occasione è qui proposta come riscoperta del logos ut relatio, che permetta di passare da un'ontologia dialettica ad un'ontologia relazionale.
L'articolo mette a tema il rapporto tra krisis e chrêsis, mostrando come, dal punto di vista di Tertulliano, il cristianesimo si presenta come un fatto critico, capace con la sua stessa esistenza di “mettere in crisi” i sistemi... more
L'articolo mette a tema il rapporto tra krisis e chrêsis, mostrando come, dal punto di vista di Tertulliano, il cristianesimo si presenta come un fatto critico, capace con la sua stessa esistenza di “mettere in crisi” i sistemi sociali e culturali del mondo greco-romano con cui entra in contatto. In questa prospettiva, il carattere "ritorsivo" dell'apologetica tertullianea, lungi dall'essere una mera tattica difensiva, si rivela come uno strumento di tale approccio: una buona esemplificazione può essere fornita dall'esame delle conseguenze della krisis cristiana in rapporto al sistema giudiziario romano e in rapporto al campo ludico degli spettacoli sportivi e delle rappresentazioni teatrali, su l'articolo si sofferma brevemente.
La dissimulazione sembra radicalmente esclusa dall’orizzonte del cristianesimo antico, che tiene a connotare la propria ortodossia in termini di verita, trasparenza e semplicita, contro la duplicita e l’ipocrisia che vengono stigmatizzate... more
La dissimulazione sembra radicalmente esclusa dall’orizzonte del cristianesimo antico, che tiene a connotare la propria ortodossia in termini di verita, trasparenza e semplicita, contro la duplicita e l’ipocrisia che vengono stigmatizzate come caratteristiche degli eretici. Tuttavia, a partire dall’idea che nell’incarnazione del Logos vi e, accanto alla rivelazione, anche una dimensione di nascondimento della natura divina e facendo leva sulle grandi potenzialita della metafora del teatro del mondo, in ambito patristico si sviluppa anche un interessante discorso su quella che potremmo chiamare “dissimulazione onesta”. L’articolo ne studia alcuni momenti di particolare rilievo, dall’esperienza dei santi folli alla costruzione di un modello di santita “ironica” come quello proposto da Gregorio Nazianzeno nel ritratto del fratello Cesario, alla celebre controversia tra Agostino e Girolamo sull’interpretazione di Gal 2, 11-14.
Although description is usually considered, especially in its rhetorical form of ekphrasis, as the main means by which a literary source can ‘show’ something, it is not the only way for an author to initiate a process of visualization in... more
Although description is usually considered, especially in its rhetorical form of ekphrasis, as the main means by which a literary source can ‘show’ something, it is not the only way for an author to initiate a process of visualization in the mind of reader. In early Christian literature in particular, another mode of visual representation seems to have considerable importance. I propose to call it ‘dramatic’, since it functions like a theatrical script, but is intended to be performed in the ‘inner theatre’ of the reader’s mind. 􏰣is non-descriptive form of visualization, which only requires us to de􏰠ne the dramatic roles of the characters and the scenic space in which they act, is already found in the Gospels. 􏰣e article examines its use by Augustine, analyzing some passages of his Confessions.
... Giuliano Imperatore e Gregorio di Nazianzo: contiguità culturale e contrapposizione ideologica nel confronto tra ellenismo e cristianesimo. Autores: Leonardo Lugaresi; Localización: Rudiae: ricerche sul mondo classico, ISSN 1124-5344,... more
... Giuliano Imperatore e Gregorio di Nazianzo: contiguità culturale e contrapposizione ideologica nel confronto tra ellenismo e cristianesimo. Autores: Leonardo Lugaresi; Localización: Rudiae: ricerche sul mondo classico, ISSN 1124-5344, Nº 10, 1998 , págs. 293-334. ...
It is generally known that the polemic against spectacles plays a leading role in John Chrysostom’s works, to such an extent that it can be regarded as a cornerstone of his preaching:2 this tendency, however, is linked with another,... more
It is generally known that the polemic against spectacles plays a leading role in John Chrysostom’s works, to such an extent that it can be regarded as a cornerstone of his preaching:2 this tendency, however, is linked with another, namely his marked propensity to theatrical rhetoric. The fact that he keeps evoking themes and images of the theatre in his speeches makes this plainly evident, while, among other things, he frequently employs motives, examples, and modes of expression that can in different ways be traced back to the very world of spectacles that he rejects and condemns.3 His rhetorical production
Gregory of Nazianzus devotes a significant part of his funeral oration for Basil (or. 43, 14-24)to reminiscences of their student years in Athens. This article proposes a new interpretation for that part of the oration, in the context of... more
Gregory of Nazianzus devotes a significant part of his funeral oration for Basil (or. 43, 14-24)to reminiscences of their student years in Athens. This article proposes a new interpretation for that part of the oration, in the context of the problem of relations between Christians and the standard education system. Christians attended pagan schools without ever attempting to found schools of their own. This must have created difficulties for them given the pagan inspiration of the traditional school curriculum. Origen school at Caesarea seems to have represented a brilliant and original solution to the problem, as described in the Panegyric attributed to Gregory Thaumaturgus, but it was crucially dependent on the exceptional personality of its teacher In the fourth century, Basil indicates his desire to follow the same inspiration in his Exhortation to the Young, explaining to Christian students how, to study the pagan authors. In reality though, his discourse lacks real knowledge o...
... Giuliano Imperatore e Gregorio di Nazianzo: contiguità culturale e contrapposizione ideologica nel confronto tra ellenismo e cristianesimo. Autores: Leonardo Lugaresi; Localización: Rudiae: ricerche sul mondo classico, ISSN 1124-5344,... more
... Giuliano Imperatore e Gregorio di Nazianzo: contiguità culturale e contrapposizione ideologica nel confronto tra ellenismo e cristianesimo. Autores: Leonardo Lugaresi; Localización: Rudiae: ricerche sul mondo classico, ISSN 1124-5344, Nº 10, 1998 , págs. 293-334. ...
English translation, slightly shortened and revised, of L.Lugaresi, Cottidie obsidemur. Vivere da cristiani in un mondo non cristiano: la proposta di Tertulliano, in A.M.Mazzanti-I.Vigorelli (a cura di), Krisis e cambiamento in età... more
English translation, slightly shortened and revised, of L.Lugaresi, Cottidie obsidemur. Vivere da cristiani in un mondo non cristiano: la proposta di Tertulliano, in A.M.Mazzanti-I.Vigorelli (a cura di), Krisis e cambiamento in età tardoantica. Riflessi contemporanei, ("Ricerche di ontologia relazionale"3), Roma, EDUSC, 2017, pp.169-214.
The paper proposes to emphasize the important impact of Tertullian's ability to criticize Greco-Roman culture and society. In the context of early Christianity as a minority group facing the problem not so much of christianizing the Roman Empire as of living as Christians in a non-Christian world, his critical appraisal of Greek and Roman culture and society, far from having only a defensive role in order to protect the small flock of Christians from the danger of pagan contamination, points out weaknesses, contradictions and internal tensions in the pagan world, thus promoting its "crisis". In this perspective, some aspects and themes of Tertullian's apologetic discourse are discussed, such as the use of retorsio, the definition of Christianity not as factio but as curia, the questioning of cultural and religious field and the vindication of the Christian presence in the  public space of the civitas.
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Paul's encounter with the Athenian philosophers, as narrated in Acts 17:16-34, represents, in the eyes of the Fathers of the Church, an ideal example of the Christian krisis of the pagan culture which makes a right use of it (chrêsis)... more
Paul's encounter with the Athenian philosophers, as narrated in Acts 17:16-34, represents, in  the eyes of the Fathers of the Church,  an ideal example of the Christian krisis of the pagan culture which makes a right use of it (chrêsis) possible for Christians. Paul asserts that even an expression of polytheistic religiosity such as the inscription to the unknown god placed on an altar in the city can be traced back to a deeper and truer meaning and  to good use for the Christian message. On the other hand, it is precisely the close confrontation with the position of the other that induces in the Christian missionary a critical revision of his own starting position. The patristic exegesis of this episode shows how the Fathers are fully aware of its importance. Although Tertullian does not comment on it, in his work one can observe the application of the same method  towards the Roman religion, whose functioning system he calls into question through his critical analysis.
L'articolo mette a tema il rapporto tra krisis e chrêsis, mostrando come, dal punto di vista di Tertulliano, il cristianesimo si presenta come un fatto critico, capace con la sua stessa esistenza di “mettere in crisi” i sistemi sociali e... more
L'articolo mette a tema il rapporto tra krisis e chrêsis, mostrando come, dal punto di vista di Tertulliano, il cristianesimo si presenta come un fatto critico, capace con la sua stessa esistenza di “mettere in crisi” i sistemi sociali e culturali del mondo greco-romano con cui entra in contatto. In questa prospettiva, il carattere "ritorsivo" dell'apologetica tertullianea, lungi dall'essere una mera tattica difensiva, si rivela come uno strumento di tale approccio: una buona esemplificazione può essere fornita dall'esame delle conseguenze della krisis cristiana in rapporto al sistema giudiziario romano e in rapporto al campo ludico degli spettacoli sportivi e delle rappresentazioni teatrali, su l'articolo si sofferma brevemente.
L'articolo mostra l'attualità del libro di H.I.Marrou De la connaissance historique. A più di sessant'anni dalla sua pubblicazione nel 1954, l'approccio epistemologico in esso proposto risulta particolarmente prezioso nel contesto... more
L'articolo mostra l'attualità  del libro di H.I.Marrou De la connaissance historique. A più di sessant'anni dalla sua pubblicazione nel 1954, l'approccio epistemologico in esso proposto risulta particolarmente prezioso nel contesto contemporaneo  sempre più segnato da una perdita di percezione del valore della storia. In particolare, il riferimento all'amicizia come virtù propria dello storico permette di cogliere il valore della posizione di Marrou per uno studio delle fonti storiche che sia aperto alla prospettiva della fede, fornendo un valido strumento per il rapporto tra storia e teologia.

The paper shows the topicality of Henri-irénée Marrou's De la connaissance historique. After over sixty years since its publication in 1954, the proposed epistemological approach seems especially important in a contemporary context characterized by a constant loss of perception of the value of history. The reference to friendship as the specific virtue of the historian makes possible to appreciate the importance of Marrou's approach for a study of the historiographical sources open to the perspective of faith, thus offering a useful bridge between history and theology.
The paper proposes to emphasize the important impact of Tertullian's ability to criticize Greco-Roman culture and society. In the context of early Christianity as a minority group facing the problem not so much of christianizing the Roman... more
The paper proposes to emphasize the important impact of Tertullian's ability to criticize Greco-Roman culture and society. In the context of early Christianity as a minority group facing the problem not so much of christianizing the Roman Empire as of living as Christians in a non-Christian world, his critical appraisal of Greek and Roman culture and society, far from having only a defensive role in order to protect the small flock of Christians from the danger of pagan contamination, points out weaknesses, contradictions and internal tensions in the pagan world, thus promoting its "crisis". In this perspective, some aspects and themes of Tertullian's apologetic discourse are discussed, such as the use of retorsio, the definition of Christianity not as factio but as curia, the questioning of cultural and religious field and the vindication of the Christian presence in the  public space of the civitas.


L'articolo si propone di mettere in rilievo l'importanza che ha, nell'opera di Tertulliano, la sua capacità di critica nei riguardi della società e della cultura greco-romana. Nel contesto di un cristianesimo delle origini [visto come] un gruppo minoritario che si pone il problema non tanto di cristianizzare l'impero romano quanto di come si possa vivere da cristiani in un mondo non cristiano, la sua critica della cultura e della società greco-romana, lungi dall'avere solo un ruolo difensivo, per proteggere il piccolo gregge dei cristiani dal pericolo della contaminazione con il paganesimo, attacca le debolezze, le contraddizioni e le tensioni interne al mondo pagano, promuovendone così la “ messa in crisi”. In questa prospettiva vengono esaminati alcuni aspetti e temi del discorso apologetico tertullianeo, come l'uso della retorsio, la presentazione del cristianesimo non come factio ma come curia, la messa in discussione del campo culturale e religioso, la rivendicazione della presenza del cristianesimo nello spazio politico.
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Può servire oggi rileggere la Città di Dio per comprendere meglio la crisi del nostro mondo, così come il santo di Ippona interpretò la fine dell'impero romano. Introduzione. 1. Come Agostino ha pensato la crisi del suo tempo. 2. Un... more
Può servire oggi rileggere la Città di Dio per comprendere meglio la crisi del nostro mondo, così come il santo di Ippona interpretò la fine dell'impero romano.
Introduzione.
1. Come Agostino ha pensato la crisi del suo tempo.
2. Un "pensiero della totalità", ma non totalitario perché dialogico.
3. Una chiave di lettura: la questione delle due città.
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In his or. 43 Gregory Nazianzen portrays his friend Basilius as the perfect example of a Christian character: faith in the divine Logos, love for culture (logoi) and involvement in friendship (philia) are seen by the author as the factors... more
In his or. 43 Gregory Nazianzen portrays his friend Basilius as the perfect example of a Christian character: faith in the divine Logos, love for culture (logoi) and involvement in friendship (philia) are seen by the author as the factors that constitute, in a relational perspective, the essence of  Basil's personality. None of them can be isolated, as they are in mutual relation to one another, in the frame of the fundamental dependence of the whole Christian life on the Trinitarian relation. Basil's virtue has an immediate political relevance, since only the correct understanding of Trinity can make a just governance possible, as the hard opposition between the holy bishop Basilius and the 'bad emperor' Valens shows. People can look at him and imitate his virtues, because he is, in a certain way, 'living law' (nomos empsychos), concrete rule of life for everybody.
To begin with the analysis of an Origen's expression, that defines the Church as a "non-nation", the paper presents, according to the reflections of Erik Peterson and Joseph Ratzinger, some aspects of the peculiar concept of a people... more
To begin with the analysis of an Origen's expression, that defines the Church as a "non-nation", the paper presents, according to the reflections of Erik Peterson and Joseph Ratzinger, some aspects of the peculiar concept of a people developed by patristic thought. Even without avoiding the comparison with the ethnic dimension and with its problems, the Church is seen as a people according to deeply different categories from the usual ones of the pagan world. Far from both nationalisms' closures and universalism/multiculturalism's abstract nature, the concept of people developed by Christian authors, such as Origen and Augustine, is marked by a deep relationality, built on the trinitarian principle, which is the basis of Chrisian life.
Dissimulation seems to have been radically excluded from the early Christian sphere where it was considered important to imply orthodoxy in terms of truth, transparency, and simplicity, in contrast with duplicity and hypocrisy stigmatized... more
Dissimulation seems to have been radically excluded from the early Christian sphere where it was considered important to imply orthodoxy in terms of truth, transparency, and simplicity, in contrast with duplicity and hypocrisy stigmatized as characteristic of heretics. Nevertheless, alongside revelation in an examination of the idea of the incarnation of the Word, there is also an element of having concealed His divine nature. Additio- nally, an interesting discussion arises over what might be called ‘honest dissimulation’ in a patristic context by making use of the great potential of the metaphor of the world as a theatre. This article examines several particularly significant instances, from mad saints to the construction of a model of ‘ironic’ sanity such as the one proposed by Gregory of Nazian- zus in portraying his brother Caesarius in the famous controversy between Augustine and Jerome over the interpretation of 2, 11-14.
Résumé/Abstract Il est bien connu que l'attitude de l'Eglise envers le théâtre et les spectacles dans les premiers siècles a été caractérisée par un refus et une condamnation quasi absolus.... more
Résumé/Abstract Il est bien connu que l'attitude de l'Eglise envers le théâtre et les spectacles dans les premiers siècles a été caractérisée par un refus et une condamnation quasi absolus. L'A. examine la polémique de l'Eglise à ce sujet aux II e et III e siècles pour ...

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In questo volume, dodici studiosi del cristianesimo antico presentano e indagano i Padri della Chiesa a cui Giussani si rifà con maggiore frequenza nel corso della sua ampia opera. Guidati dalle riflessioni e dalle intuizioni del... more
In questo volume, dodici studiosi del cristianesimo antico presentano e indagano i Padri della Chiesa a cui Giussani si rifà con maggiore frequenza nel corso della sua ampia opera. Guidati dalle riflessioni e dalle intuizioni del fondatore di Comunione e Liberazione, viene offerta anche ai più inesperti una prima e basilare introduzione ai Padri della Chiesa. Si avrà così un’occasione per riscoprire le radici della fede cristiana, di cui Giussani rappresenta un testimone vivo, perché dei Padri ha voluto essere ed è stato autenticamente figlio.