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OpenStreetMap compie 20 anni!

Thursday, 1 August 2024 06:36 UTC

Il 9 agosto 2024 OpenStreetMap compie 20 anni e anche Wikimedia Italia si unisce ai festeggiamenti per questo importante traguardo. Nato nel 2004 da un’idea di Steve Coast, studente dello University College London, in vent’anni OpenStreetMap ha rivoluzionato il modo di immaginare e utilizzare le mappe online. Non più un servizio fornito da poche realtà private, ma un progetto collaborativo, a cui tutti possono partecipare, creando il più grande database libero di dati geospaziali aperti al mondo.

Dal 2016 Wikimedia Italia è capitolo ufficiale di OpenStreetMap in Italia e, proprio per i numerosi punti in comune con i progetti Wikimedia, si impegna a diffonderne la conoscenza e l’uso nel nostro Paese.

Che cos’è OpenStreetMap

Gli auguri dei volontari

La comunità di OpenStreetMap festeggerà la cifra tonda dell’anniversario in varie parti del mondo, con eventi dedicati in presenza e online. Sul sito del compleanno è anche possibile approfondire la storia del progetto con una linea del tempo dedicata e leggere o aggiungere i propri messaggi di auguri.

Aggiungi il tuo messaggio di auguri

Anche i volontari italiani si uniscono alla celebrazione, con i propri ricordi e messaggi:

“Buon compleanno a OpenStreetMap, 20 anni di mappe, dati, strumenti, servizi, discussioni, incontri, ricerca, innovazione, ma soprattutto persone che contribuiscono con il loro tempo, capacità, passione ad arricchire e migliorare continuamente il più bel progetto di mappatura globale condivisa esistente”.

Alessandro Sarretta, volontario dal 2013

“Buon 20º compleanno, OpenStreetMap! Collaborare a questo progetto straordinario è un vero privilegio. Grazie a OSM, ho imparato a vedere il mondo con occhi nuovi, scoprendo dettagli e connessioni che prima non avrei mai notato. È incredibile come una comunità globale possa unirsi per mappare ogni angolo del nostro pianeta, rendendolo accessibile a tutti. A molti altri anni di scoperte e condivisioni insieme!”

Alesssio Melandri, Presidente di Wikimedia Italia

“Buon 20° compleanno OpenStreetMap! Fin da bambina ho sempre amato guardare gli atlanti geografici, scoprire i nomi di città, fiumi e montagne. Osservare la loro forma e vedere come da un fiume si arriva ad un lago e poi ad un altro fiume e infine al mare e poi all’oceano. Adesso questo modo di pensare lo visualizziamo in relazioni e associazioni su una mappa digitale… Qualcosa di inimmaginabile per una bambina degli anni ‘80! A molti altri anni di mappatura insieme”.

Chiara Angiolini, TomTom   
 

“Cento di questi giorni OSM, vecchio ragazzo!”
 Mbranco2, volontario dal 2014

“Buon compleanno OSM! Grazie a te ho scoperto un mondo e una comunità magnifica, cento di questi anni!”

Daniele Santini, volontario dal 2016

“Tanti auguri OpenStreetMap! Ci siamo incontrati per la prima volta nel 2008 ed è stata una scoperta favolosa, soprattutto per un giovane scout con la passione per la topografia che ha visto come può nascere un dato geografico. Siamo stati compagni di viaggio in diverse occasioni (Irlanda, Trans-Mongolica, Polonia, Giappone, Scandinavia…) e mi sei sempre stata di grande aiuto. Ho sempre cercato di farti conoscere il più possibile fra gli amici Linuxiani, i ragazzi di qualche Coderdojo e i ragazzi scout e spero di essere riuscito a seminare qualcosa di buono in questi anni. Grazie mille per le persone che mi hai fatto incontrare in questi anni e spero di poter collaborare con te ancora per un bel pezzo!”

Matteo Zaffonato, volontario dal 2008

Auguri di tutto cuore alla comunità di OSM! Quando ho conosciuto OSM la mappa italiana era praticamente vuota, con solo un po’ di reticolo in zona Firenze (Niccolò mi senti?). Mappare prima Milano, e poi il resto dei luoghi visitati, organizzare happening di mappatura, parlare a conferenze (dalla FAO al Festival Letteratura di Mantova…), conoscere persone meravigliose ed appassionate di mappe. Che avventure incredibili ci hai fatto vivere. Nonostante il corso della vita sia imprevedibile, sono ancora qui a mappare, magari non più hardcore su JOSM come agli inizi, ma sempre a mappare. Auguri OSM, auguri OSMers, che la mappa  sia con noi!
 
Edoardo “EdoM” Marascalchi – Pioniere di OSM in Italia

“Pensare che in OpenStreetMap ogni oggetto è mappabile, è qualcosa di semplicemente eccezionale. Non solo attività commerciali & affini: defibrillatori e dove trovarli, ingressi per i pronto soccorsi (a Milano mappati in epoche pre-covid), tralicci dell’alta tensione e… qualsiasi cosa ti venga in mente. Perché? Perché crediamo fortemente nell’hacking, inteso come condivisione della conoscenza.”

Giacomo Alessandroni, volontario dal 2009

Wikimania 2024: cosa succede a Katowice

Thursday, 1 August 2024 06:34 UTC

Katowice è pronta ad accogliere i volontari e le volontarie dei progetti Wikimedia da tutto il mondo, per la nuova edizione di Wikimania. Dopo Singapore nel 2023, nel 2024 sarà la città Polacca a ospitare il raduno dei volontari di Wikipedia e dei progetti fratelli, che in poco meno di una settimana avranno modo di conoscersi, incontrarsi, collaborare e discutere su tutti i temi che riguardano oggi la produzione di conoscenza libera, condivisa e accessibile a tutti.

A Wikimania vengono premiati i migliori volontari dell’anno e si festeggiano insieme i successi dei progetti, discutendo anche delle nuove sfide per il futuro. Il programma è ricco: oltre alle sessioni di discussione infatti ci saranno anche sessioni parallele e eventi collaterali dedicati a tutte le realtà che ruotano intorno ai progetti Wikimedia: istituzioni culturali, gruppi di attivisti, network di volontari.

Il programma di Wikimania 2024

Riassumere il programma di Wikimania 2024 è davvero impossibile, perché ricco e molto stimolante. La gran parte degli eventi saranno trasmessi anche in streaming e potranno quindi essere seguiti anche da remoto.

Scopri il programma completo

Ci saranno sessioni dedicate all’uso dei progetti Wikimedia per l’istruzione o per la valorizzazione delle istituzioni culturali, ma anche sulla salute delle comunità di volontari, sulle loro esigenze per crescere o per continuare a collaborare al meglio nello sviluppo dei progetti. Verranno presentati progetti di ricerca, innovazioni tecnologiche e questioni legate agli open data. Wikimania sarà anche l’occasione per attivisti della conoscenza libera per incontrarsi e coordinarsi sui temi legati all’advoacy e per tutti i volontari di condividere ogni tipo di idea: anche le più “selvagge”, con una sezione del programma dedicata alle “wild ideas”.

Intorno all’evento

Oltre al programma canonico di Wikimana ci saranno molti altri eventi da seguire. Lungo tutti i giorni del raduno si svolgerà una Hackaton dedicato allo sviluppo di funzioni tecniche utili ai progetti Wikimedia. Interessanti anche gli interventi previsti durante i lightning talk, mentre molti altri volontari potranno presentare le proprie idee e i risultati del proprio lavoro nella sessione dedicata ai poster. Parallelamente le persone presenti sul posto potranno incontrarsi in stanze dedicate per dei meetups già previsti o decisi sul momento.

Immagine: WikiSG 20230819 Closing Plenary and Handover DSC08317 Edited, di Grace Baey for Tiny Big Picture, commissioned by The Wikimedia Foundation, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Wiki Loves Monuments 2024: siete pronti?

Thursday, 1 August 2024 06:33 UTC

Il primo settembre ricomincia, come ormai tradizione, Wiki Loves Monuments. Il concorso fotografico mondiale dedicato ai monumenti, che incoraggia tutti a fotografare le opere d’arte e i segni del passato che li circondano, caricarne gli scatti su Wikimedia Commons e renderli disponibili a illustrare Wikipedia o a qualsiasi altro tipo di utilizzo.

Wiki Loves Monuments in Italia arriverà alla sua tredicesima edizione e, anche per quest’anno, è stato scelto un tema per il concorso, per rendere la competizione fotografica più avvincente.

Il tema del concorso: luoghi della cultura

Dopo i castelli nel 2022 e gli edifici religiosi nel 2023, nel 2024 il tema scelto per Wiki Loves Monuments è quello dei luoghi della cultura. Musei, archivi e biblioteche saranno i protagonisti del concorso, con le loro facciate, le loro particolarità architettoniche, ma anche con le foto delle collezioni che conservano.

Per chiunque voglia partecipare a Wiki Loves Monuments, il consiglio è di verificare sulla web-app quali luoghi della cultura aderiscono al concorso e permettono quindi di caricare su Wikimedia Commons immagini che li riguardano. Una volta accertato, sempre dall’app sarà possibile, a partire dal primo settembre, caricare i propri scatti, utilizzando il computer o il telefono.

Il regolamento del concorso

Come in passato, è possibile partecipare al concorso registrandosi a Wikimedia Commons – sempre tramite l’app – con un indirizzo email valido e caricando le proprie foto tra il primo e il 30 settembre 2024. Oltre a quelle dei luoghi della cultura, sarà possibile anche caricare le foto di altri monumenti che aderiscono al concorso.

Da ottobre, una pre-giuria e una giuria di esperti selezioneranno le migliori foto e verranno selezionati cinque scatti vincitori per la categoria “luoghi della cultura” e cinque per “altri monumenti”.

Se i monumenti fanno parte di un territorio italiano in cui è organizzato un concorso locale, gli scatti parteciperanno automaticamente sia al concorso nazionale che locale e viceversa. Le dieci migliori foto premiate al concorso nazionale concorreranno automaticamente al concorso internazionale.

Si possono caricare foto fatte nel mese di settembre, ma anche in precedenza. Cominciate quindi a raccogliere i vostri scatti migliori!

Leggi il regolamento completo

Immagine: Wiki Loves Monuments Italia 2024, di Wikimedia Italia / Latte Creative, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Grazie per il vostro 5×1000!

Thursday, 1 August 2024 06:32 UTC

Anche quest’anno i risultati del 5×1000 ci confermano che siamo in tantissimi a credere nel valore della conoscenza libera: 10.980 persone hanno scelto di destinare il loro 5×1000 a Wikimedia Italia nella dichiarazione dei redditi 2023.

Con questo articolo vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno scritto il nostro codice fiscale (94039910156) e siglato la loro scelta con una firma. 

Siamo tanti, ma non lo diamo mai per scontato e invitiamo tutti a fare lo stesso: la conoscenza libera ha bisogno ogni anno della vostra firma, del vostro nome!

Una scelta che fa la differenza

Destinare il 5×1000 per i cittadini è un gesto semplice e gratuito (è una quota di tasse che in ogni caso andrebbe versata allo Stato), ma per noi fa la differenza!

Se non raccogliamo sufficienti fondi, dovremo ridurre le nostre iniziative nelle scuole, tanto importanti per insegnare a studenti e docenti il funzionamento di Wikipedia e dei progetti fratelli, che sono rimasti tra i pochi esempi virtuosi di condivisione libera e gratuita di conoscenza sul web.

Dovremmo ridimensionare anche il nostro affiancamento alle istituzioni culturali italiane che scelgono di condividere sui progetti Wikimedia le loro collezioni. Nel 2024 abbiamo stanziato circa 60.000 euro solo per questo scopo e vogliamo continuare così, perché crediamo che la libera condivisione del sapere porti benefici a tutti: al pubblico che può godere delle immagini e al mondo della ricerca, nazionale e internazionale, che vede facilitati gli scambi e le collaborazioni tra esperti.

Per questo invitiamo tutti a scegliere anche nel 2024 di destinare il 5×1000 a Wikimedia Italia scrivendo il codice 94039910156nell’apposita sezione della dichiarazione dei redditi. E di invitare un amico o un parente a fare lo stesso, rimandandoli alla nostra pagina web dedicata per tutte le informazioni.

Immagine: Evento finale Archeowiki 14, di Niccolò Caranti, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Wikidata Days a Bologna, l’8 e 9 novembre

Thursday, 1 August 2024 06:31 UTC

L’8 e il 9 novembre si svolge a Bologna, all’interno del CNR, Wikidata Days, una conferenza dedicata alla comunità Wikidata di lingua italiana, con un focus particolare sul mondo delle biblioteche e della ricerca.

L’evento, organizzato da Wikimedia Italia con il supporto del CNR di Bologna e di Wikimedia CH, riunisce gli utenti attivi di Wikidata, il database libero e collaborativo dei progetti Wikimedia, per due giorni di workshop, presentazioni e discussioni.

L’incontro ha diversi obiettivi: creare legami tra gli utenti di Wikidata, ricercatori e bibliotecari, fornire uno spazio di discussione e collaborazione per sviluppare progetti insieme e mettere in luce il lavoro svolto dalla comunità in occasione del 12° anniversario di Wikidata.

Che cos’è Wikidata

Wikidata per le biblioteche e la ricerca

Wikidata Days si inserisce nell’ambito della rassegna del CNR “SlowScience 2024”. Per l’occasione, è stato scelto di focalizzare una parte del programma sull’argomento “Wikidata per le biblioteche e la ricerca”, invitando vari relatori che hanno lavorato su progetti di ricerca o di documentazione utilizzando o migliorando Wikidata.

Scopri la pagina del programma

Per ragioni organizzative, chi è interessato a partecipare, è invitato a compilare il modulo di iscrizione e aggiungersi alla lista di partecipanti.

Immagine: Banner Wikidata Days, di Auregann, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Come partecipare a State of the Map a Nairobi

Monday, 29 July 2024 06:41 UTC

Dal 6 all’8 settembre 2024, State of the Map sarà a Nairobi, in Kenya, per radunare i volontari e le volontarie di OpenStreetMap da tutto il mondo. Insieme, potranno condividere i successi e le sfide del più grande progetto di mappatura collaborativa al mondo.

OpenStreetMap è ormai utilizzato da realtà e persone molto diverse tra loro: volontari, istituzioni, aziende, sportivi, insegnanti, attivisti. Tutti accomunati dal desiderio e dall’esigenza di avere un grande database di dati geospaziali condiviso e migliorabile in maniera collaborativa.

Call per i poster

Al di là del programma ufficiale, è aperta fino al 25 agosto una call per poster da presentare in una sessione dedicata a State of the Map. Come spiegano gli organizzatori, i poster possono presentare il lavoro fatto in una determinata regione, oppure concentrarsi su progetti comunitari e statistiche o ricerche accademiche. L’importante è che il tema centrale sia sempre OpenStreetMap.

Scopri come presentare un poster

Vedi i poste dell’ultima edizione

Il programma di State of the Map

Le mappe e i dati che queste conservano e permettono di consultare, elaborare e condividere sono un argomento più che mai attuale nell’internet di cui facciamo uso ogni giorno. Il programma di State of the Map prevede molti momenti di aggiornamento e discussione su OpenStreetMap, dai più diversi punti di vista.

Scopri il programma completo

Biglietti

State of the Map può essere seguito in presenza o online, a seconda delle proprie esigenze e preferenze. In ogni caso è necessario acquistare i biglietti per l’evento.

Acquista i biglietti

Immagine: A giraffe with a beautiful background of Nairobi City Skyline, di Alexmbogo, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Wikipedia oscura (e inclusiva)

Tuesday, 23 July 2024 08:13 UTC

Da qualche giorno Wikipedia si può vedere anche in modalità scura, soprattutto se si è utenti registrati e si utilizza Wikipedia in inglese. Lo sviluppo di una modalità di visualizzazione scura per Wikipedia è stato un intervento richiesto per molto tempo dai volontari, per il quale sono stati necessari diversi anni di lavoro e di collaborazione tra utenti e sviluppatori di Wikimedia Foundation. In compenso, lo sviluppo si è dimostrato molto utile anche per migliorare la qualità dei contenuti presenti su Wikipedia, con un’attenzione particolare alla fruizione ottimale per le persone con problemi di vista.

Rispettare i contenuti prodotti negli anni

La modalità scura è stata richiesta fin dal 2019, ma – come spiega Jon Robson in un dettagliato articolo sul blog Diff – ottenerla non è stato facile. Si potrebbe pensare che sia sufficiente cambiare pochi parametri per avere una visualizzazione scura, ma anche per la natura collaborativa di Wikipedia, le cose non sono così facili.

“Wikipedia – spiega Jon Robson – è un sito unico nel suo genere, costruito su un numero enorme di contenuti creati dagli utenti. Una gran parte del contenuto di Wikipedia è prodotto in linguaggio HTML e si basa sul prerequisito che il solo modo in cui sia fruibile sia la visualizzazione chiara. Introducendo la modalità scura, abbiamo rischiato di rendere non più accessibili le pagine prodotte con cura dagli utenti in molti anni”.

Un’occasione per migliorare l’accessibilità

La modalità scura non è solo una scelta di visualizzazione personale o un modo di leggere da schermo con meno sforzo, ma può essere molto utile per gli utenti ipovedenti, per fruire al meglio dei contenuti disponibili su Wikipedia. L’accessibilità su Wikipedia è presa molto sul serio e richiede uno sforzo comune. Basandosi su convenzioni internazionali e buone pratiche condivise, i volontari e gli sviluppatori hanno lavorato e continuano a lavorare sull’accessibilità dei testi di Wikipedia anche dal punto di vista della lettura.

“Siccome Wikipedia può essere modificata da chiunque – spiega sempre Jon Robson – l’accessibilità è una responsabilità collettiva. Aggiungere la visualizzazione scura ha offerto un’opportunità di migliorare i contenuti di Wikipedia. Quale modo migliore per aumentare la consapevolezza sui problemi connessi all’accessibilità, se non utilizzando uno strumento ampiamente richiesto come strumento?”.

Come attivare la modalità scura su Wikipedia

La modalità scura è opzionale e per il momento può essere attivata solo dagli utenti registrati che usano la visualizzazione più recente di Wikipedia. In questo caso, si può accedere alla scheda “Aspetto” tra le “Preferenze” di Wikipedia. Una volta assicuratisi di aver selezionato il tema “Vector (2022)”, si può scegliere il colore scuro.

Registrarsi a Wikipedia è gratuito, non richiede di condividere mail o altri dati personali, ma rende più facile contribuire ai progetti in vari modi. Chi legge Wikipedia in italiano da utente non registrato, per il momento vedrà sempre il sito con la visualizzazione più tradizione, diversa per esempio da quella dell’edizione inglese, perché i volontari di Wikipedia in italiano hanno scelto di mantenere questa come di default, che però può essere cambiata.

Immagine: Accessibility for reading mockup with dark mode on, di JScherer (WMF), CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Certe cose non cambiano mai

Friday, 12 July 2024 08:50 UTC

Per la quarta volta la Wikimedia Foundation non è stata accettata come membro osservatore WIPO. (Ne avevo già parlato due anni fa, quando si era provato a chiedere di entrare come osservatori i capitoli nazionali).
Per la quarta volta il veto è arrivato dalla Cina.
Direi che non c’è molto da aggiungere.

Ultimo aggiornamento: 2024-07-12 10:50

Aprire le collezioni non è abbastanza

Friday, 12 July 2024 08:48 UTC

Esempi per facilitarne il riuso da parte delle comunità

Negli ultimi decenni, molte istituzioni del mondo della conoscenza – come università, scuole, istituti di ricerca, biblioteche, archivi e musei – hanno assistito al lento movimento verso la digitalizzazione della società, compreso lo sviluppo di nuove pratiche di adattamento all’era digitale.

Come parte di questo processo, i professionisti del patrimonio culturale hanno lavorato senza sosta per digitalizzare le loro collezioni. Oggi molte organizzazioni hanno già fatto passi significativi verso pratiche di apertura nell’ambiente digitale, per poter adempiere online al mandato del loro servizio pubblico: preservare e assicurare a tutti i cittadini l’accesso e la possibilità di ricercare e riutilizzare le collezioni.

A fianco di questi cambiamenti, l’UNESCO ha riconosciuto il bisogno dell’open access in vari campi, come la scienza e l’educazione, ed ha quindi promosso raccomandazioni sulle risorse educative aperte e l’Open Science, ma anche sull’accessibilità al patrimonio documentario. L’UNESCO sottolinea l’importanza di rafforzare la presenza delle istituzioni culturali e scientifiche online, offrendo informazioni affidabili ed equo accesso alla conoscenza, supportando le istituzioni di ricerca e di formazione nello scoprire contenuti di valore e le industrie culturali nel riutilizzare il patrimonio culturale nel loro lavoro.

Questo articolo vuole condividere delle pratiche per diversificare le strategie di disseminazione per migliorare la visibilità e il raggiungimento di nuovi pubblici e sviluppare relazioni con le comunità creative, aiutandole a muoversi tra le collezioni e a riutilizzarle al meglio.

Promuovere la visibilità delle collezioni ampliando la strategia di disseminazione

Fornire collezioni accessibili non è abbastanza. Nel campo delle istituzioni culturali, gli addetti ai lavori hanno discusso per anni su come raggiungere meglio le persone e attrarre nuovi pubblici all’interno dei propri ambienti fisici. Seguendo questa discussione, molti musei e gallerie hanno provato a organizzare mostre al di fuori dei loro spazi istituzionali, per raggiungere un nuovo pubblico. Questa strategia deve essere continuata anche per le collezioni online, perché semplicemente non possiamo aspettarci dal nostro pubblico di venire direttamente da noi. Dobbiamo andare verso i pubblici e incontrarli dove sono, anche se questo significa in ambienti diversi online.

Il problema rimane simile per gli spazi online: come possiamo raggiungere meglio i nuovi pubblici, non solo per quanto riguarda la comunicazione top-down, ma anche per dare la possibilità a comunità rilevanti di sentirsi a proprio agio nel muoversi tra le collezioni pubblicate con licenze aperte o in pubblico dominio1, nel riusarle e nel creare nuove opere?

Moltiplicare le piattaforme per la disseminazione delle collezioni è una strategia semplice per ottenere visibilità, rilanciare il traffico ai nostri siti e espandere il pubblico raggiunto. Oltre ad assicurarsi che le comunità siano a conoscenza del fatto che le collezioni sono disponibili sul portale dell’istituzione, le collezioni possono anche essere pubblicate su Wikimedia Commons (semplificando il riuso per illustrare gli articoli di Wikipedia), su Flickr Commons e su Europeana. Seguendo il lavoro di Europeana, organizzare i propri contenuti per tema o per genere così da migliorarne la visibilità verso gli utilizzatori è un altro modo interessante di accrescerne l’interesse.

Identifica, sostieni e costruisci le tue comunità di utenti

Le istituzioni che si occupano del patrimonio culturale controllano l’accesso a collezioni fatte di dipinti, disegni, materiali audio-visuali, suoni, oggetti e anche creazioni pensate per il mondo digitale. Le istituzioni si rivolgono a varie comunità di utenti che possono essere interessate a riutilizzare collezioni pubblicate con licenze libere o appartenenti al pubblico dominio, a seconda dei media utilizzati (audio, audio-visuale, testi, immagini), o delle tematiche (scienze, arti, sociologia).

Fornire questi contenuti a ricercatori, studenti, insegnanti e creativi (designer, musicisti, filmmaker, creatori di contenuti per la realtà virtuale, artisti digitali e analogici) sarebbe un buon passo avanti nell’assicurarsi che i pubblici potenziali siano consapevoli delle collezioni disponibile e dei nuovi lavori che potrebbero essere riutilizzati.

Mentre molte istituzioni sono ancora concentrate sulle collezioni analogiche e tangibili, spesso sottovalutiamo lo sviluppo della cultura digitale e dei lavori pensati per l’ambiente digitale, che sono portati ad essere direttamente o indirettamente influenzati dalle collezioni digitalizzate, o che sono anche riutilizzati, in maniera simile a come i collage sono stati utilizzati come parte delle creazioni analogiche. In un contesto in cui si stanno sviluppando più che mai la Digital Culture2 e le opere d’arte digitali, le istituzioni dovrebbero riflettere su come passare dal preservare e fornire accesso a collezioni esclusivamente analogiche, al presentate e fornire accesso a collezioni miste (sia digitali che analogiche).

Negli ultimi anni, le istituzioni culturali hanno sviluppato progetti e strategie per creare relazioni con le comunità, come Europeana con GIF IT UP, un progetto che incoraggia le persone a creare le proprie GIFs partendo dalle collezioni presenti sul sito, riunendo comunità varie e di provenienza internazionale.

IlNetherlands Institute for Sound & Vision ha fatto a sua volta un lavoro notevole in questo campo con il REMIX FEST – How to Reuse Archive. Questo evento punta a riunire comunità di autori, studenti in ambito creativo e professionisti dell’istruzione per sviluppare una migliore comprensione delle possibilità offerte dall’istituzione per riutilizzare le collezioni. L’evento va dal mostrare i riutilizzi delle collezioni fatti da artisti e creativi, al condividere informazioni sul copyright, fino ai workshop sul come archiviare digitalmente il proprio lavoro in quanto artisti.

Anche la Musoemix Community è stata molto influente nel creare spazi per gli utenti nelle istituzioni che si occupano del patrimonio culturale. Questo evento internazionale invita designers, programmatori, divulgatori, artisti, ricercatori, costruttori e amanti dei musei a incontrarsi in un hackathon di tre giorni, creando nuovi modi di pensare ai musei. Uno dei loro pilastri è il concetto di museo aperto e connesso, che è anche collegato all’idea cruciale di permettere ai cittadini di accedere ai contenuti e di riutilizzarli e aiuta questi ultimi a comprendere meglio il ruolo di questo spazio nel XXI secolo. 3

Trasformare le istituzioni culturali in pilastri della creatività contemporanea

Sviluppare delle Open Access Policy e pratiche rispettose del pubblico dominio è un elemento cruciale per le istituzioni culturali per essere visibili online, ma anche per sostenere l’ecosistema creativo nell’era digitale. Al di là di garantire uno spazio sicuro per preservare le opere e la visibilità delle collezioni, le istituzioni culturali giocano un ruolo fondamentale nel dare risalto alle opere d’arte del passato e nel sostenere i nuovi sviluppi creativi, che siano analogici o digitali. Con il passaggio agli strumenti digitali, molti creativi si sono dati alle creazioni digitali, avendo a propria disposizione numerosi nuovi mezzi che incorporano collezioni in 2D e 3D negli spazi online.

Per esempio, l’artista di Amsterdam Abner Preis si concentra sulle esperienze di racconto interattive e immersive e ha prodotto un lavoro intitolato “Through the Blowing Curtains” per il Museo Arnhem. In quest’opera, ha usato materiali provenienti dal Netherlands Institute for Sound & Vision per mostrare collezioni storiche legate al tema della battaglia di Arnhem all’interno di una sua creazione originale, costruendo qualcosa di nuovo partendo dal lavoro di altri artisti e creativi.

Un altro esempio di un differente formato di collezioni può essere visto nel lavoro eccellente della casa editrice Tendance Négative. Questo collettivo francese riadatta e ritraduce opere letterarie in pubblico dominio e crea nuovi libri unici e graficamente innovativi, basati sulla storia del libro. Grazie al crowdsourcing sostenuto dalla loro comunità, riescono a finanziare la produzione e la vendita dei libri. Come si può vedere dalla nota nel loro form di contatto: “Non stiamo cercando stagisti o dipendenti. Per i manoscritti, per favore contattateci quando sarete morti da più di 70 anni”.

Venendo alla musica, il Free Music Archive è un altro progetto eccellente che merita attenzione. Raggruppa opere di musicisti e produttori musicali per pubblicare la musica online. Queste opere non appartengono al pubblico dominio, ma sono pubblicare con licenze aperte per usi personali (ma non per usi commerciali). Significa che è possibile per le persone scaricare gratuitamente e usare per scopi personali contenuti aperti. Se qualcuno vuole utilizzare la musica per usi commerciali, deve pagare una licenza. Un modo per cercare un equilibrio tra l’evidenziare il lavoro dei creativi nell’epoca digitale, in cui gli algoritmi influenzano la visibilità e quindi il lavoro, e consentire un guadagno per gli autori.

Consigli pratici per gli addetti ai lavori

Se volete seguire l’esempio delle istituzioni sopra citate, ecco alcuni suggerimenti che potrebbero essere utili:

  • Chiarite e rendete visibile lo status dell’opera rispetto al copyright4;
  • Definite le condizioni di riuso del portale;
  • Comunicate la vostra strategia Open Access nelle news e rispetto ai vostri partner (scuole, università, giornali, creativi). Un esempio del Cleveland Museum of Art e del Museo Statale di Berlino.

Far accettare e implementare una strategia Open Access da parte di un’istituzione può richiedere tempo. È normale: nel frattempo (ma anche dopo), potete:

  • Identificare e coinvolgere le comunità di riferimento;
  • Creare eventi per queste comunità;
  • Creare collaborazioni con scuole, università, collettivi, istituti di ricerca, industrie creative.

Una volta che avete risolte i problemi legali e individuato pubblici e partner, continuate a valorizzare e comunicare le vostre opere:

  • Create concorsi creativi basati sulle vostre collezioni;
  • Condividete i vostri successi come esempio da seguire per altre istituzioni con interviste, blog, presentazioni.
  • Dialogate le vostre comunità creative per raggiungere nuovi utenti

Camille Françoise

Camille Françoise ha esperienza nell’ambito degli studi sui musei e le tecnologie. Il suo lavoro con la Federazione Internazionale delle Associazioni delle Biblioteche e con Creative Commons si è concentrato sulle policy internazionali legate al diritto d’autore, sulle pratiche di Open Knowledge e sulle iniziative legate al Pubblico Dominio, mostrando un profondo impegno a rendere la conoscenza accessibile e equa per tutti.Con un grande interesse per la gestione delle tecnologie, i diritti umani e il futuro dei mezzi di comunicazione, oggi lavora come Product Manager nell’ambito della ricerca e del patrimonio dei nuovi media. In questo ruolo, è in prima linea nel ricercare strade innovative per conservare i media emergenti, assicurando la loro disponibilità anche per le generazioni future.

  1. Public Domain Manifesto, Communia, consultato l’11 luglio 2024 ↩
  2. Towards Preserving Digital Culture, interview series, Camille Francoise, consultato l’11 luglio 2024 ↩
  3. Museomix, l’invention d’un musée du XXIème siècle, Serge Chaumier e Camille Françoise, consultato l’11 luglio 2024 ↩
  4. Copyright Guidelines for Cultural Heritage – Europeana, accessed the 11th of July 2024.  ↩

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Immagine: What freedom!, di Il’ja Efimovič Repin, Pubblico dominio, da Wikimedia Commons

Le voci più lette su Wikipedia a inizio 2024

Friday, 12 July 2024 08:13 UTC

Alle persone che leggono Wikipedia interessa lo sport e la musica, con una predilezione particolare per il Festival di Sanremo. Ecco le tendenze che emergono chiaramente dall’analisi delle voci più lette su Wikipedia in italiano nei primi sei mesi del 2024. I volontari Smatteo499, Oltrepier, Cadiprati e PapaYoung89 hanno infatti messo insieme i dati disponibili pubblicamente mese per mese ed hanno elaborato la classifica, arricchita di commenti e – siccome stiamo parlando pur sempre di Wikipedia – di molti link alle fonti e ad altre voci.

1. Jannik Sinner – 3 213 757 visualizzazioni

Il tennista italiano sta vivendo forse l’anno più importante della sua carriera, e lo dimostra il suo ruolo da “portabandiera” di questo speciale, lo stesso che ha avuto nell’edizione di esordio della nostra rubrica. Nei soli primi sei mesi di quest’anno, Sinner ha vinto tre tornei, fra cui l’Australian Open (il suo primo trofeo del Grande Slam), diventando al contempo il tennista italiano più vincente nella cosiddetta “Era Open”, ma anche, e soprattutto, il nuovo numero uno del ranking ATP. In questa veste, a giugno ha affrontato l’Halle Open, in cui si è aggiudicato il suo primo torneo su erba, e Wimbledon, in cui invece è stato eliminato ai quarti di finale, dopo un lungo incontro con Daniil Medvedev.

2. Società Sportiva Calcio Napoli – 2 293 948 visualizzazioni

È il club partenopeo a comparire sul secondo gradino del podio, anche se in questo caso contano più i “demeriti” sportivi. La squadra è reduce da una stagione al di sotto delle aspettative, che ha visto alternarsi sulla panchina tre diversi allenatori (Rudi Garcia, Walter Mazzarri e Francesco Calzona), nessuno dei quali è però riuscito ad arrestare una crisi di risultati culminata nel 10° posto in campionato, e nella mancata qualificazione alle coppe europee per la prima volta dopo 14 anni. Il Napoli ha quindi restituito un’immagine molto distante da quella data durante l’annata precedente, conclusasi con la vittoria del terzo Scudetto. Il rilancio della squadra è stato affidato al tecnico Antonio Conte, nominato lo scorso 5 giugno: riuscirà nel compito?

3. Facebook – 2 064 990 visualizzazioni

Una delle sfide più divertenti di questo primo semestre è stata capire, di volta in volta, perché la piattaforma di Meta sia ormai una presenza fissa delle nostre classifiche mensili, come provato da questa “medaglia di bronzo”. In realtà, le motivazioni sono molteplici: dai festeggiamenti per il ventesimo anniversario (caduto lo scorso 4 febbraio), alle controversie riguardanti la stessa Meta, fra cui il coinvolgimento nelle indagini della Commissione Europea sulla concorrenza nel mercato digitale, e gli scontri con la stampa australiana sulla promozione dei contenuti giornalistici, che hanno portato alla chiusura della sezione “news” di Facebook nel Paese, oltre che in Canada.

4. Mango (cantante) – 1 817 831 visualizzazioni

Al quarto posto, troviamo la voce sul celebre cantante di origini lucane, scomparso nel dicembre del 2014; come avvenuto a febbraio, precede direttamente la figlia Angelina, vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo, da cui è stato omaggiato durante la serata delle cover, con un’interpretazione estremamente sentita del brano del 2002 La rondine.

5. Angelina Mango – 1 745 889 visualizzazioni

Al quinto posto, dunque, c’è proprio la cantautrice figlia di Mango e Laura Valente, che nel corso di quest’anno ha tagliato numerosi traguardi importanti della sua giovane carriera: non solo la vittoria a Sanremo, con il brano La noia, ma anche la partecipazione all’Eurovision Song Contest a Malmö, che ha concluso al settimo posto. Inoltre, il 31 maggio scorso, l’artista ha pubblicato il suo album d’esordio, Poké melodrama.

6. Povere creature! – 1 602 298 visualizzazioni

Sesto posto per il surreale film del regista greco Yorgos Lanthimos, adattamento dell’omonimo romanzo di Alasdair Gray. Presentato a Venezia, dove ha vinto anche il Leone d’oro, nel corso dell’anno il film è stato premiato con quattro Oscar e due Golden Globe. Tra gli attori principali figurano Emma Stone, protagonista della storia, Mark RuffaloWillem DafoeRamy Youssef e Jerrod Carmichael.

7. Campionato europeo di calcio 2024 – 1 429 256 visualizzazioni

In settima posizione, troviamo la 17^ edizione degli Europei di calcio, che per la terza volta nella sua storia è organizzata dalla Germania, dopo quelle del 1988, un anno prima della riunificazione delle repubbliche occidentale e orientale, e del 2020, in cui però il Paese era solo una delle tappe itineranti. Il torneo è iniziato il 14 giugno e ha visto sia percorsi in un certo modo sorprendenti, come quelli di Georgia, Turchia e Svizzera, ma anche eliminazioni più o meno clamorose, fra cui quelle di Belgio, Ucraina (estromessa solo per via della differenza reti) e anche dell’Italia, eliminata negli ottavi proprio dalla Svizzera. In finale, però, si affronteranno la Spagna, già detentrice di tre titoli, e l’Inghilterra, ancora una volta alla ricerca del suo primo, storico successo.

8. Annalisa (cantante) – 1 310 919 visualizzazioni

La cantante italiana si posiziona all’ottavo posto, forte del podio ottenuto al Festival di Sanremo di febbraio con il brano Sinceramente, certificato triplo platino, e che in seguito l’ha condotta fino al terzo posto nella classifica FIMI dei singoli più venduti del primo semestre del 2024. Come se non bastasse, a giugno, l’Unione Astornomica Internazionale ha dedicato un asteroide all’artista ligure, su proposta dell’astronomo amatoriale ed ingegnere Antonino Brosio.

9. Ghali (rapper) – 1 291 889 visualizzazioni

A seguire, un altro artista in gara a Sanremo: il rapper, classificatosi quarto con la canzone Casa mia, ha attirato l’attenzione anche per le sue dichiarazioni sul palco del Festival, dove chiese lo “stop al genocidio”, riferendosi alla guerra ancora in corso nella Striscia di Gaza, e alle sue conseguenze sui civili palestinesi. Tra maggio e giugno, l’artista ha ottenuto anche un altro disco di platino grazie al singolo estivo Paprika, ispirato al genere Afrobeats.

10. Festival di Sanremo 2024 – 1 140 692 visualizzazioni

Il decimo posto è occupato proprio dalla settantaquattresima edizione del Festival della canzone italiana, vinta dalla sopracitata Angelina Mango. Altri artisti classificatisi nelle prime posizioni sono stati Geolier, Annalisa, Irama e Mahmood. Svoltosi lo scorso febbraio, il Festival ha ottenuto una media del 65,44% di share, con la sola serata finale che è stata vista in media da 14 milioni e 301 mila spettatori.

11. Gigi Riva – 1 093 718 visualizzazioni

L’ex calciatore italiano è deceduto lo scorso gennaio, a 79 anni. Leggenda del Cagliari, in cui ha militato per la maggior parte della sua carriera, nonché membro della Hall of Fame del calcio italiano, Riva è tuttora capocannoniere della nazionale italiana, con la quale ha vinto gli Europei del 1968 (segnando anche una delle due reti del successo nella ripetizione della finale contro la Jugoslavia), per poi arrivare in finale ai Mondiali del 1970.

12. Carlo Ancelotti – 1 002 106 visualizzazioni

Dodicesimo posto per l’allenatore italiano, dovuto in gran parte alla vittoria della Champions League con il suo Real Madrid, in seguito al successo per 2-0 in finale sul Borussia Dortmund. Si tratta del successo numero 15 nella competizione per il club spagnolo, mentre per il suo allenatore è il sesto. Inoltre, in questa stagione Ancelotti ha guidato i Blancos anche alla conquista della Supercoppa spagnola. Infine, quest’anno il tecnico ha superato le 250 presenze in panchina con il club madridista e le 200 in Champions League (diventando il primo a riuscirci).

13. Rocco Siffredi – 996 647 visualizzazioni

Il noto regista e attore pornografico italiano ha conquistato il primo posto nella nostra classifica a marzo, probabilmente principalmente a causa della serie di Netflix Supersex (basata sulla sua vita), ma anche alla vicenda che lo ha visto essere denunciato da una giornalista per molestie sessuali. Inizialmente Siffredi ha respinto le accuse, ma successivamente si è scusato di persona con la giornalista.

14. Mare fuori – 985 649 visualizzazioni

La fortunata serie ideata da Cristiana Farina, ambientata in un immaginario istituto penale per minorenni di Napoli, è stata una delle due sole voci in grado di spezzare il “monopolio” di Sanremo nella nostra classifica di febbraio, pur usufruendo comunque dell’enorme cassa di risonanza del Festival. Merito del successo della sua quarta stagione, inizialmente resa disponibile su RaiPlay, prima di essere trasmessa in chiaro su Rai 2 dal 14 febbraio al 27 marzo.

15. Football Club Internazionale Milano – 976 391 visualizzazioni

Quindicesima posizione per il club nerazzurro, che il 22 aprile di quest’anno ha conquistato il 20° scudetto della sua storia, e quindi la seconda stella. La vittoria del campionato di Serie A, arrivata proprio nel derby contro i rivali del Milan, è il culmine di una stagione quasi perfetta da parte della squadra guidata da Simone Inzaghi, che ha conquistato anche la Supercoppa italiana.

16. Chico Forti – 975 626 visualizzazioni

Sedicesima in classifica la voce su Chico Forti, protagonista di un caso controverso e divisivo, per cui era detenuto in Florida dal 2000. Già campione di windsurf e fondatore di una casa di produzione di filmati di sport estremi, la sua figura salì alla ribalta nel 1998, quando venne condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, figlio dell’imprenditore Anthony Pike. Dopo l’interessamento di vari ministri degli esteri italiani e una lunga trattativa diplomatica fra il nostro Paese e gli Stati Uniti, il 1º marzo 2024 la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato ufficialmente il rientro di Forti in Italia. Quindi, lo scorso 18 maggio, l’ex velista è stato trasferito al carcere Montorio di Verona.

17. Disastro aereo delle Ande – 964 240 visualizzazioni

Diciassettesima posizione per il gravissimo incidente aereo che coinvolse il volo charter 571 delle Forze Aeree Uruguaiane, partito da Montevideo il 13 ottobre 1972 e inizialmente diretto a Santiago del Cile, ma poi precipitato sulla Cordigliera delle Ande con 45 persone a bordo. Nei mesi successivi allo schianto, i 16 sopravvissuti (molti dei quali appartenenti alla squadra di rugby dell’Old Christians Club) dovettero affrontare il gelo, la fame e una valanga, ricorrendo persino al cannibalismo per sopravvivere. Solo 14 superstiti rimasti sul posto furono tratti in salvo nel dicembre dello stesso anno. Da questi eventi è stato tratto il film del 2023 La società della neve, remake di Alive – Sopravvissuti (1993) e I sopravvissuti delle Ande (1976), selezionato per rappresentare la Spagna nella categoria Miglior film internazionale ai premi Oscar 2024

18. Oppenheimer (film) – 858 981 visualizzazioni

Si classifica diciottesimo il film biografico scritto e diretto da Christopher Nolan, tratto dalla biografia Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica (di Kai Bird e Martin J. Sherwin) e basato sulla vita del fisico teorico statunitense J. Robert Oppenheimer, conosciuto principalmente come direttore del progetto Manhattan durante la Seconda guerra mondiale. Il film ha trionfato agli ultimi Premi Oscar, conquistando ben sette statuette: oltre a quelle per il Miglior film e il Miglior regista, anche quelle di Miglior attore protagonista (a Cillian Murphy) e non protagonista (a Robert Downey Jr), Miglior montaggio, Miglior fotografia e Miglior colonna sonora originale.

19. Mahmood – 847 680 visualizzazioni

Diciannovesima posizione per Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, già vincitore di due edizioni del Festival di Sanremo nel 2019 e nel 2022. Quest’anno, l’artista ha partecipato per la terza volta alla kermesse con la canzone Tuta gold, con cui si è piazzato al sesto posto in classifica generale e ha conquistato la vetta della classifica Top Singoli (redatta dalla FIMI), mantenuta per tre settimane, oltre a ben 4 dischi di platino. Il brano ha anche anticipato il terzo album dell’artista, Nei letti degli altri, contenente anche il nuovo singolo ora in rotazione radiofonica, Ra ta ta.

20. Franco Califano – 783 485 visualizzazioni

A concludere questa classifica speciale è la voce sul cantautore e attore romano (ma nato in Libia), scomparso nel 2013; lo scorso 11 febbraio, è stato trasmesso in prima serata su Rai 1 il film Califano, diretto da Alessandro Angelini e tratto dal libro Senza manette, scritto a quattro mani dallo stesso artista con Pierluigi Diaco. Nel film televisivo, in cui il cantante è interpretato da Leo Gassmann, vengono raccontate la vita e la carriera del “Califfo”, dagli esordi fino al 1986, passando per il caso giudiziario che lo coinvolse direttamente nel 1984.

Immagine: Wikipedia mini globe handheld, di Wikimedia Foundation, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

La grande bontà della SIAE

Friday, 31 May 2024 02:51 UTC

il logo SIAE Mi ero perso questo articolo di Capodanno, che raccontava di come un giudice di pace aveva dato torto alla SIAE in un caso in cui una rivista aveva pubblicato delle foto di opere di autori contemporanei ed era stata citata a giudizio perché non aveva pagato i diritti: nella sentenza il giudice ribadì “il principio cardine della legge sul diritto d’autore, in base alla quale è libero l’uso delle immagini ai fini di critica e discussione e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica”.

Mi ero anche perso (occhei, non è che io legga più tanto spesso Repubblica questo articolo di mercoledì, dove il gruppo GEDI si lamentava perché giornali e riviste – ma anche i musei – faticavano a sapere quanto avrebbero dovuto pagare per l’uso delle immagini, e in caso il preventivo arrivasse era esorbitante.

Ora il presidente della SIAE Salvatore Nastasi annuncia che le cose cambieranno: «Nei prossimi giorni proporrò al consiglio di gestione della Società una soluzione che rispetti le norme ma che consenta di mettersi al passo coi tempi e in linea con le principali nazioni europee. Va infatti ricordato che in Europa ogni Paese tratta questo argomento in maniera diversa».

Vi siete accorti di una cosa? Nastasi non parla di legge, anche perché come citato sopra il testo della legge parla chiaro: se stai raccontando di una mostra (diritto di cronaca) e usi immagini che non possono in pratica essere rivendute come opere tu hai il diritto di farlo. Nastasi sta dicendo che la SIAE eviterà benignamente di chiederti i soldi, sapendo che citarti a giudizio porterebbe a un’ulteriore sconfitta: certo, tra un paio d’anni, ma gente tignosa ce n’è sempre. D’altra parte il punto è sempre lo stesso: gli autori, soprattutto quelli piccoli che ottengono solo le briciole e presumibilmente non vedono nemmeno un euro di questi diritti che finiscono in un unico calderone, ci guadagnano di più a essere citati in un articolo di giornale o nella brochure di una mostra oppure nel modo che la SIAE persegue attualmente?

D’altra parte è una vita che Wikipedia aspetta un decreto attuativo che specifichi quale sia la bassa risoluzione per le immagini ammessa dal comma 1 bis dell’articolo 70 della legge sul diritto d’autore, e immagino che finché ci sarà la SIAE potremo aspettare ancora una vita o due…

Autarchia artistica

Monday, 8 April 2024 02:51 UTC

Particolare dell'uomo vitruviano
L’anno scorso un tribunale italiano aveva stabilito che Ravensburger doveva pagare i diritti allo stato italiano se voleva fare un puzzle raffigurante l’Uomo vitruviano di Leonardo, insomma la figura che vedete su una faccia delle italiche monete da un euro. Come fa a essere sotto copyright? forse vi chiederete. La risposta è “no, non è ovviamente sotto copyright né lo è mai stato, ma lo Stato Italiano nella sua indefinita saggezza ha deciso che le opere da esso possedute non possano essere riprodotte se non pagando al suddetto Stato un balzello. Tutto questo è stato definito più volte da governi di ogni colore, dal Codice Urbani sotto la buonanima di Berlusconi all’Art Bonus di Franceschini fino agli attuali tariffari (oggettivamente da poco ridotti di costo) con l’attuale governo.

Qualche giorno fa, però, una corte di Stoccarda ha sostanzialmente detto “In Italia potete fare quello che vi pare, o quasi: ma non potete pretendere che all’estero si rispetti quella che è una vostra legge locale”. Qual è il risultato pratico? Lo Stato (cioè noi) ha sprecato un po’ di soldi per fare un’inutile causa in Germania; Ravensburger e gli altri si limiteranno a non vendere in Italia cose basate su opere d’arte italiana; e noi rimarremo cornuti e mazziati. Ma forse è tutta una manovra dell’attuale governo, che si sta fregando le mani all’idea che potrà autarchicamente rafforzare l’italica filiera con produttori nostrani felicissimi di pagare per presentare alla nazione la nostra passata ingegnosità.

Perlomeno dal punto di vista di Wikipedia siamo un po’ più tranquilli: l’immagine dell’Uomo vitruviano può tranquillamente restare, e se noi italiani non potremo usarla a fini commerciali qualcuno se ne farà una ragione.

(l’immagine è ovviamente un particolare dell’Uomo vitruviano, vedi Wikimedia Commons)

Paga Pantalone

Monday, 6 November 2023 03:51 UTC

D.M. 161 11/04/2023 LINEE GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEGLI IMPORTI MINIMI DEI CANONI E DEI CORRISPETTIVI PER LA CONCESSIONE D’USO DEI BENI IN CONSEGNA AGLI ISTITUTI E LUOGHI DELLA CULTURA STATALIPiergiovanna Grossi è un’attiva wikipediana. Ma è anche una professoressa a contratto e una ricercatrice, e le è capitato di scrivere un articolo per una rivista locale di settore un articolo sull’attribuzione dell’ex Oratorio del Montirone ad Abano Terme, il tutto corredato con due foto che lei stessa aveva scattato all’archivio di Stato di Venezia. Bene: dopo aver pagato 16 euro per un preventivo, ha ancora dovuto sborsare 2 (due) euro per il privilegio di poter scattare e utilizzare due foto… oltre ad altri 32 euro di marche da bollo.

Il tutto è stato raccontato la scorsa settimana sul Corriere da Gian Antonio Stella (al quale ho un solo appunto da fare. Mi sta anche bene che “è ovvio che l’Italia ha il dovere di mettere dei paletti contro l’uso di foto del David di Michelangelo con delle sneakers ai piedi o del Bacco di Caravaggio con uno smartphone in mano”: ma per quello basta un decreto ministeriale che vieti un uso non documentale delle immagini.) La beffa ulteriore, se ci fate caso, è che dopo tutto il carteggio burocratico con la direttrice i soldi che vanno all’archivio di Stato sono appunto 2 (due) euro: il resto se l’è intascato lo Stato. Insomma, non siamo neppure alla storia del puzzle Ravensburger (che finirà con il produttore che dovrà pagare la sanzione e si guarderà bene da produrre altri puzzle con opere site in Italia, e lo stesso capiterà con tutti gli altri: ottima pubblicità per il nostro patrimonio artistico).

Il ministro Sangiuliano che ha emanato il decreto in questione è solo l’ultimo esponente di una classe politica che è convinta non solo che il patrimonio artistico sia un bancomat, ma anche appunto che si pubblicizzi da solo. Beh, non penso che l’ex Oratorio del Montirone sarà molto visitato, pubblicità o non pubblicità: ma proprio per questo è ancora più sconcertante la richiesta di un balzello…

Wikipedia e i conformismi

Wednesday, 23 August 2023 15:58 UTC

Siamo in estate, non che molto da dire, e così Carlo Lottieri spiega sul Giornale (nella sezione”spettacoli”, chissà come mai) “Così Wikipedia è diventata il baluardo del conformismo“. Bisogna ammettere che Lottieri di conformismo ne sa a pacchi: il suo articolo precedente di domenica si intitola infatti “Così l’università è diventata il regno del conformismo”. Quando hai un bel titolo, perché non sfruttarlo? Io avrei altro da fare, ma sono in spiaggia, fa caldo e per rilassarmi un po’ mi sono messo a commentarlo punto per punto.

Cominciamo da quando Lottieri racconta che

Wikipedia nacque da un’intuizione libertaria. Secondo lo stesso Jimmy Wales, che aveva seguito un corso di teoria economica alla Auburn University, fu la lettura dell’economista Friedrich A. von Hayek a suggerire l’ipotesi di questa enciclopedia on line di cui tutti possono essere i redattori.

Beh, non è proprio così. Inutile dire che l’articolo non contiene nessuna fonte per le affermazioni di Lottieri: mica sta scrivendo Wikipedia. La fonte ve l’ho trovata io e dice questo: “to share and synchronize local and personal knowledge, allowing society’s members to achieve diverse, complicated ends through a principle of spontaneous self-organization.” e ancora “When information is dispersed (as it always is), decisions are best left to those with the most local knowledge.” Tenete a mente soprattutto questa seconda frase. (poi io sono convinto che quella di Jimbo sia una razionalizzazione a posteriori: ricordate che Wikipedia nasce come testo di lavoro per scrivere Nupedia che era tutto meno che autoorganizzata).

Nella più classica costruzione di una polemica, Lottieri continua scrivendo

Sul piano delle informazioni si può essere ragionevolmente fiduciosi che Wikipedia sia credibile, anche grazie al costante monitoraggio riservato a ogni lemma.

(Occhei, i lemmi sono in un dizionario e non in un’enciclopedia, ma evidentemente il liberismo non fa di queste distinzioni) Non che questo sia vero, come sanno tutti quelli che passano tanto tempo su Wikipedia, ma tant’è. Ma poi continua

È però evidente che tra gli autori (tra coloro che spontaneamente e senza remunerazione redigono i testi) è più facile trovare professori di scuola media invece che artigiani, bibliotecari invece che imprenditori, e via dicendo. I primi hanno più tempo a disposizione e spesso si ritengono adeguatamente competenti per trattare questioni di diritto, metafisica, sociologia, letteratura spagnola e via dicendo.

E qui si cominciano a vedere le sue fallacie. Per chi “è evidente”? Perché “è evidente?” Dando per buono che imprenditori e artigiani abbiano meno tempo a disposizione perché loro devono tenere in piedi l’economia – ma vi assicuro che gli imprenditori ci sono eccome, solo che l’unica conoscenza locale che paiono avere è quella del loro CV, e per le regole di Wikipedia in lingua italiana i CV vengono cancellati senza se e senza ma – cosa gli fa dire che loro si ritengono competenti per tutto? Il tutto senza contare che Wikipedia da buona enciclopedia raccoglie e organizza informazioni altrui, e le competenze per organizzare l’informazione sono molto più semplici da ottenere rispetto a quelle per crearla. Continuiamo:

Ne discende che nelle voci dell’enciclopedia on line troviamo uno spirito da servizio pubblico che si converte in un costante tono censorio verso ogni eresia.

Lo spirito da servizio pubblico c’è, tranne per i tanti che ritengono di essere gli unici depositari della verità. Perché si convertirebbe in un tono censorio contro ogni eresia? Non ci è dato di sapere. Forse è perché

Va aggiunto, inoltre, che esiste un comune sentire che unisce la maggior parte di quanti hanno letto, nel corso della loro vita, un certo numero di libri.

Me l’avevano sempre detto, che leggere troppi libri fa male. La conoscenza locale si ottiene lavorando, mica leggendo! Non può poi mancare il solito attacco frontale:

[…] Si tratta dei cosiddetti «amministratori», a cui spetta anche di decidere in un senso o nell’altro quando le divergenze si fanno ingestibili. Basta leggere qualche discussione per comprendere che si tratti per lo più di quella piccola porzione della popolazione che, in Italia, quando al mattino va all’edicola compra La Repubblica oppure il Corriere della Sera.

Per quanto mi riguarda, ho smesso da un pezzo di leggere giornali italiani se non per qualche articolo come questo che mi viene segnalato; ho sentito qualche altro sysop e sono tutti sulla mia linea, anche perché quando uno ha lavorato un po’ su Wikipedia comincia a non fidarsi troppo di qualunque notizia.

Il risultato è una mancanza di senso critico che rende Wikipedia assai sbilanciata a favore di talune posizioni.

Altra affermazione apodittica. Anche ammettendo il percorso logico “essendo gente che legge solo Repubblica e Corriere le loro posizioni sono spiaggiate sul mainstream”, faccio notare come gli amministratori (il soggetto della frase) non scrivono loro le voci su Wikipedia. Possono al più cancellare una voce, ma non piegarla eliminando “il senso critico “. Lo fanno in maniera coercizione bloccando chi non la pensa come loro? Se fosse vero basterebbe fare esempi espliciti. Ricordo che la storia di una voce è pubblica, e si può vedere se c’è una campagna sistematica.

L’unico punto su cui devo dare ragione sul metodo a Lottieri è quello che scommetto gli sta davvero a cuore (oppure su cui gli è stato chiesto di scrivere): quando cioè si lamenta che nella voce sul riscaldamento globale

In effetti, le tesi di quanti sono scettici al riguardo (premi Nobel inclusi) non sono citate: neppure per essere contestate.

Almeno a ora, la sezione relativa non riporta nulla al riguardo, e la cosa è contro le linee guida che richiedono che opinioni in minoranza siano riportate con il rilievo corretto (minimo in questo caso, perché la minoranza è minima, ma non nullo). Al solito, Lottieri si è però dimenticato di fare nomi e ho dovuto mettermici io. A parte la vecchia storia di Rubbia, immagino si riferisca a John Clauser. (Apprezzerete che io abbia scelto un link a suo favore, spero). Non so se notate un fil rouge: Rubbia è un fisico teorico delle particelle, Clauser un fisico quantistico. Sicuramente grandi scienziati, ma la loro “conoscenza locale” della climatologia sarà probabilmente superiore alla mia ma ben lontana dall’essere a tutto campo. E allora che diavolo c’entra Hayek? Chiaramente nulla, almeno per quanto riguarda l’organizzazione di Wikipedia. Spero che a quella voce si aggiunga un capoverso sulle attuali teorie non mainstream, che tra l’altro mi pare siano cambiate nel tempo (prima si negava il contributo antropico, ora si dice che non è rilevante e comunque le variazioni che vediamo sono normali se non ci si limita a considerare gli ultimi 150 anni), ma anche se ci sarà non credo Lottieri sarà contento.

Termino pensando male e facendo peccato. Ora il Giornale è della famiglia Angelucci che ha sicuramente il dente avvelenato contro Wikipedia. Aspettatevi tanti altri articoli così.

Aggiornamento: mi è stato fatto notare che esiste la voce Controversia sul riscaldamento globale. Se però non c’è un collegamento diretto dalla sezione della voce principale,come fa il povero utente (io o Lottieri) a trovarla?

Ultimo aggiornamento: 2023-08-24 08:27

Alessandro Orsini, Wikipedia e querele

Monday, 19 June 2023 09:22 UTC

Alessandro Orsini è un professore universitario (associato, se non sbaglio). È anche un opinionista televisivo, soprattutto a partire dall’invasione russa dell’Ucraina dove la sua posizione nettamente filorussa lo ha fatto diventare un invitato seriale. Un corollario di questa presenza è che i suoi fan hanno cominciato a cercare di inserire la voce su di lui in Wikipedia.

Ma nell’edizione italiana di Wikipedia ci sono varie regole per definire se qualcosa o qualcuno è da ritenere rilevante e quindi inseribile nell’enciclopedia (nel gergo wikipediano si dice “enciclopedico”). Essere professore universitario non rende enciclopedici. Essere un opinionista televisivo meno ancora. La situazione rimase in stallo finché non si notò che nel 2010 Orsini vinse il Premio Acqui Storia con il suo libro Anatomia delle Brigate Rosse. Il Premio Acqui è considerato rilevante, e per traslato anche Orsini è considerato rilevante come scrittore. Le informazioni sulla sua carriera universitaria e la sue apparizioni televisive appaiono, ma come aggiunte secondarie.

Il problema è che il suddetto libro ha avuto in gran maggioranza recensioni molto negative, che quindi occupavano buona parte del contenuto. (Io non l’ho letto, quindi non posso dare un giudizio personale). Questo non piaceva a Orsini e ai suoi fan, e la voce in tutto questo tempo è stata un campo di battaglia. Siamo arrivati al doxxing, con un amministratore che dalle pagine del Fatto Quotidiano è stato accusato da un utente di nickname Gitz6666 di essere in conflitto di interessi su quella voce e si è dimesso; e giovedì scorso un avvocato ha mandato una PEC a Wikimedia Italia (che non c’entra un tubo, ma questo concetto non è mai entrato in testa) chiedendo la cancellazione, entro 5 giorni, della voce su Orsini che ritiene diffamatoria e informazioni sull’identità di sei amministratori di wikipedia in italiano per sporgere querela per diffamazione nei loro riguardi.

Io non dovrei essere tra i sei, considerando che non sono stato contattato: d’altra parte l’unica modifica che avevo fatto su quella voce era stata sostituire alla frase

In occasione della partecipazione di Orsini ad alcune trasmissioni televisive, suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni sul tema dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra e le critiche alla debolezza dell’Unione europea.

la frase

Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra.

dove non mi pare di vedere diffamazione. AD ogni modo Wikimedia Italia ha detto di contattare la Wikimedia Foundation, cosa che immagino sia stata fatta perché in questo momento la voce è oscurata e protetta, e immagino non tornerà mai su Wikipedia in lingua italiana se non per circostanze eccezionali, tipo l’assegnazione del Nobel per la pace. Non ho idea se ciò che voleva Orsini fosse proprio la cancellazione e non la sostituzione con un testo agiografico: ad ogni modo è andata così, e Wikipedia sopravviverà anche senza dire a tutti chi è Alessandro Orsini.

Aggiornamento: (12:15) E invece no, a quanto pare a Orsini bastava che il mondo non sapesse attraverso Wikipedia delle stroncature del suo libro. È chiaro che io non capirò mai la mente umana.

Ultimo aggiornamento: 2023-06-19 12:23

Quanto ci costa la cultura

Tuesday, 23 May 2023 02:51 UTC
la finta fontana di Trevi in Brasile

no, non è quella vera

Nel silenzio generale, il mese scorso è stato approvato il D.M. 161 11/04/2023 del Ministero della Cultura, “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”. In pratica, se uno vuole fare una foto di un monumento (non sotto copyright), magari per una pubblicazione accademica, dovrà sganciare un discreto numero di euro al MiC: euro che forse – ma non è detto – basteranno per pagare i funzionari che dovranno far girare tutta la trafila burocratica. Il tutto cercando di convincere il volgo che ce lo chiede l’Europa, dato che il decreto recita tra l’altro

«VISTA la Direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE, recepita mediante il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177»

Il tariffario è assurdo: non lo diciamo noi di Wikimedia Italia ma l’Associazione Italiana Biblioteche, che nota come per esempio chiedere copie digitali costi il triplo delle stesse copie (nel senso di avere la stessa risoluzione) stampate. Ma soprattutto è un ulteriore tassello per impedire di pubblicizzare i nostri beni culturali. Questo non lo pensa solo il governo: in questi giorni il tribunale di Firenze ha sentenziato che non si può usare l’immagine del David di Michelangelo senza autorizzazione e senza aver pagato i diritti (occhei, in questo caso il tariffario dice 20000 euro: il funzionario se lo pagano), con un ulteriore esborso di 30000 euro per l’editore che «ha insidiosamente e maliziosamente accostato l’immagine del David di Michelangelo a quella di un modello, così svilendo, offuscando, mortificando, umiliando l’alto valore simbolico ed identitario dell’opera d’arte ed asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale». Non che io capisca perché quei soldi debbano andare alla Galleria dell’Accademia e non a un eventuale fondo statale, ma tant’è.

Mi chiedo solo cosa faranno adesso con la copia della Fontana di Trevi costruita in Brasile… altro che Totò!

L’invecchiamento di Wikipedia

Wednesday, 28 December 2022 03:04 UTC


Questo è un frammento della voce attuale di Wikipedia sulla rete tranviaria di Nizza. Tutto bene, se non fosse per il fatto che la linea 2 è in funzione dal 2019 (sono un po’ più veloci di noi, mi sa).

Non è la prima volta che mi è capitato di trovare voci create e poi lasciate lì a vegetare senza aggiornamenti. È ovvio che nessuno è obbligato a mantenere a vita una voce: però casi come questo fanno capire che non bisogna mai dare per scontato quello che si trova scritto…

(L’altra faccia della medaglia è la cancellazione immediata dei cosiddetti “recentismi”, aggiunte su fatti del giorno che tra qualche mese saranno giustamente considerati inutili…)

Anglofilia

Wednesday, 21 December 2022 10:04 UTC

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-21 11:04

Come farsi aggiornare la voce Wikipedia su di sé

Wednesday, 21 December 2022 03:04 UTC

Emily St. John Mandel è una scrittrice canadese nota per i suoi libri Stazione Undici (credo che ne abbiano fatto anche una serie tv, ma è un campo in cui non mi addentro) e Mare della tranquillità. Qualche giorno fa ha scritto un tweet chiedendo chi poteva intervistarla… per poter far sì che nella sua voce su Wikipedia (in inglese, in quella italiana non era nemmeno scritto che era sposata) che era divorziata. In qualche ora Slate ha pubblicato un’intervista dal titolo che dice “Un’intervista del tutto normale con la scrittrice Emily St. John Mandel” e catenaccio “Solo per chiedere all’autrice di Station Eleven e Sea of Tranquility che ha fatto quest’anno, tutto qui”. E in effetti la voce di en.wiki è stata immediatamente aggiornata. In realtà non serviva nemmeno l’intervista: almeno fino ad oggi, la spunta blu di Twitter è una verifica dell’identità della persona, e quindi la prima fonte che attestava il divorzio è stato quel tweet, sostituito poi dal link all’intervista.

Per quanto la cosa vi possa sembrare stupida (e sicuramente è sembrata tale a Mandel), Wikipedia funziona così. Un’affermazione deve avere una fonte affidabile, e nessuno può sapere se l’utente che scrive “Emily St. John Mandel è divorziata” è effettivamente Mandel o qualcuno che vuole fare uno scherzo. Leggendo il thread su Twitter, però, mi sa che il contributore che le ha detto che “occorreva una fonte comparabile” ha fatto un po’ di casino: come ho scritto, quello che conta è una fonte affidabile che si possa citare con tranquillità.

Un’ultima curiosità: nell’intervista a Slate, Mandel scrive che vedersi ancora definita sposata (si è separata ad aprile dal marito, e il divorzio è stato concesso a novembre) “was kind of awkward for my girlfriend”. Ieri BBC ha scritto un articolo in cui affermavano che si erano offerti anche loro di intervistare Mandel. Com’è, come non è, nel loro articolo quella frase non c’è :-)

Inventori farlocchi del tostapane

Monday, 21 November 2022 03:04 UTC

Adam Atkinson mi ha segnalato questo articolo della BBC in cui si racconta come per dieci anni la voce inglese sul tostapane indicava come suo inventore una persona inesistente di nome Alan MacMasters. A quanto pare, durante una lezione universitaria il professore sconsigliò gli studenti di usare Wikipedia come fonte, facendo l’esempio della voce “toaster” dove si diceva che l’inventore era un tale Maddy Kennedy. L’Alan MacMasters reale era uno di quegli studenti, e un suo amico modificò la voce indicando come inventore appunto “Alan Mac Masters”. Il guaio è che poco dopo il Daily Mirror osannò MacMasters come un grande inventore scozzese, e le citazioni continuarono a crescere, anche perché MacMasters creò una voce sul suo inesistente omonimo con tanto di fotografia (ovviamente ritoccata per farla sembrare ottocentesca). MacMasters fu addirittura proposto come personaggio da raffigurare nelle banconote scozzesi, anche se a quanto pare la Bank of Scotland ebbe dei dubbi e lo scartò. Solo poco tempo fa un ragazzino ebbe dei dubbi sulla biografia di MacMasters e mise in moto le squadre wikipediane di verifica, che hanno scoperto la burla.

E in Italia? MacMasters non è mai stato inserito nella voce, ma nel 2018 un anonimo aggiunse il seguente capoverso:

nel 1897 Carlos Decambrè, inventò il ”tost” che si diffuse in tutta europa. questo tost veniva fatto con del pane normale, prosciutto,tacchino e diversi formaggi. Esso garantiva un buon pranzo per i nobili perchè all’epoca i salumi e i formaggi era cibo considerato da ricchi.

Peccato che le uniche occorrenze in rete del cognome Decambrè siano del tipo “Carlos Decambrè inventò il tostapane”, ovviamente senza fonti perché scopiazzature da Wikipedia senza chiaramente citarla. Questo a parte il fatto che se mi fosse capitato di vedere un’aggiunta sgrammaticata simile l’avrei cassata al volo perché senza fonti attendibili…

“contrafforte volante”?

Monday, 4 July 2022 02:04 UTC

Premetto che ho molti amici traduttori :-) (e un paio di loro sono anche tra i miei ventun lettori… ma ovviamente non sto parlando di loro). In un libro (tradotto dall’inglese) che ho appena letto ho trovato a un certo punto scritta l’espressione “contrafforte volante”. Ora, come penso molti di voi io so più o meno cos’è un contrafforte, ma l’ultima volta che ne ho sentito parlare sarà stato all’inizio del liceo, cioè 45 anni fa (per me che sono anzyano: your mileage may vary). Tra l’altro manco sapevo come si dica in inglese “contrafforte”: sono andato a cercare e ho scoperto che è “buttress”. Una rapida ricerca mi ha fatto trovare la voce di Wikipedia in inglese “flying buttress”: l’ho aperta, ho controllato qual è il nome della versione in italiano e ho scoperto che si dice “arco rampante”. (Ok, a questo punto il mio neurone ha tirato fuori il disegnino dei contrafforti ad archi rampanti, ma questa è un’altra storia)

La mia domanda è semplice. È possibile che un traduttore trovi scritto “flying buttress”, traduca parola per parola, e non si renda conto che il sintagma in italiano non ha senso? È possibile che non gli sia mai venuto in mente di usare Wikipedia in questo modo non standard ma utilissimo per la terminologia tecnica? (E comunque anche Wordreference riporta la traduzione).

Fino al 15 giugno il Ministero della Cultura (MIC) ha indetto una consultazione pubblica sul Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale:

la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, agli istituti centrali e ai luoghi delle cultura statali che possiedono, tutelano, gestiscono e valorizzano beni culturali.

Ho letto le linee guida per la circolazione e il riuso delle immagini, e ho capito che la linea del MIC – “cacciateci i soldi” – non è cambiata di una iota. La cosa peggiore è che il piano pare essere un patchwork: le sue premesse sono assolutamente condivisibili, ma nella fase di assemblaggio qualcuno ha ben pensato di disattendere tali premesse per una presunta capacità di ottenere ricavi.

Tanto per essere chiari: non c’è nulla di male se il MIC vuole creare e vendere degli NFT a partire dalle opere che ha in cura. Io non riesco a capire perché uno vorrebbe mai avere un NFT, ma è evidente che c’è gente che invece li vuole; e allora che li si faccia e li si venda. Tanto quelli sono per definizione entità non copiabili, o se preferite uniche. I problemi sono altri. Per esempio,l’avere un sistema NC (non commerciale) per default sui contenuti in pubblico dominio, cosa che è incompatibile con i progetti Wikimedia e OpenStreetMap. Il tutto con una “licenza” (non lo è, e anche nelle linee guida la cosa viene rimarcata) “MIC Standard” che porterà a risultati parossistici. Mi spiego meglio. Se qualcuno chessò negli USA pubblica una traduzione non autorizzata del mio Matematica in pausa caffè, il titolare dei diritti (Codice Edizioni) può contattare le autorità statunitensi, bloccare la vendita e citare a giudizio il malcapitato editore. Questo perché le leggi sul diritto d’autore sono state (più o meno) armonizzate in tutto il mondo, e quindi i diritti di sfruttamento economico sono tutelati ovunque. Ma se lo stesso qualcuno usa commercialmente un’immagine del Colosseo con l’etichetta – esplicita o implicita – “MIC Standard”, il ministro può strillare quanto vuole ma non succederà nulla, perché dal punto di vista delle autorità USA quell’immagine è nel pubblico dominio. Insomma, gli unici eventuali guadagni arriverebbero dai nostri compatrioti, mentre all’estero potrebbero fare quello che vogliono.

Per quanto riguarda Wikipedia Commons, c’è persino una citazione esplicita:

Il download di riproduzioni di beni culturali pubblicati in siti web di terze parti non è sotto il controllo dell’ente pubblico che ha in consegna i beni (ad es. le immagini di beni culturali scaricabili da Wikimedia Commons, realizzate “liberamente” dai contributori con mezzi propri per fini di libera manifestazione del pensiero e attività creativa, e quindi nella piena legittimità del Codice dei beni culturali). Rimane nelle competenze dell’istituto culturale l’applicazione di corrispettivi per i successivi usi commerciali delle riproduzioni pubblicate da terze parti.

Rileggete questa frase. Ve la traduco in italiano corrente: Wikimedia Commons viene trattata alla stregua di una vetrina pubblicitaria dove l’unico lavoro da parte dello stato è farsi dare i soldi da chi prende da lì del materiale. Come forse immaginate, non è che la cosa ci piaccia più di tanto…

Ah: al MIC non piace proprio la CC0, la licenza che formalizza il rilascio di un oggetto o un’informazione nel pubblico dominio. Infatti (grassetto mio) si legge che

l’uso di dati e riproduzioni digitali del patrimonio culturale per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza, che non abbiano scopo di lucro diretto è libero per legge;

Quindi anche i metadati – a differenza per esempio di Wikidata, dove tutti gli elementi presenti hanno licenza CC0 – sono sotto una licenza di tipo NC. La digitalizzazione dei metadati è insomma qualcosa che si può fare solo per offrirlo poi gentilmente al MIC che sicuramente ci farà tanti soldi. Che gioia, vero?

L’età dei personaggi pubblici

Tuesday, 17 May 2022 02:04 UTC


Magari qualcuno si può chiedere perché l’anno scorso GQ ha pensato di dedicare un articolo a Stefania Rocca per il suo… quarantaseiesimo compleanno. A parte Valentino Rossi, il 46 non è che dica molto, non è mica il quarantadue! Se questo qualcuno è curioso, però, magari dà un’occhiata all’URL dell’articolo e scopre che c’è scritto “stefania-rocca-50-anni-rock”. In effetti, ricordare il cinquantesimo compleanno ha molto più senso, su questo non ci piove. E in effetti si fa in fretta ad andare sull’Internet Archive e vedere che l’articolo originale si intitolava “Stefania Rocca, i primi 50 anni di un’anima rock”.

L’altra settimana, però, la signora Rocca e/o il suo agente hanno deciso che il passato era passato, e quindi l’età della signora Rocca è di soli 47 anni. Per posti come GQ ci devono essere argomenti molto convincenti per fare riscrivere un articolo pubblicato l’anno scorso; su Wikipedia la cosa potrebbe sembrare banale ma in realtà è un po’ più complicata, come potete vedere. Mi è stato riferito (ma potrebbe essere una malignità…) che l’agente in questione ha mandato alla Wikimedia Foundation un codice fiscale della signora Rocca dove risulta il 1975 come data di nascita… ma il codice fiscale in questione corrisponde a un maschio e non a una femmina.

Ad ogni modo, la signora Rocca non è certo l’unica persona a cercare di inserire su Wikipedia una data di nascita diversa da quella che era sempre stata considerata tale in passato. Il primo caso che mi viene in mente è quello del mago Silvan (simsalabim!), ma anche Elisabetta Sgarbi, come già scrissi, afferma di essere nata nel 1965 come anche riportato dalla Treccani: il talento della signora Sgarbi si notava fin da ragazza, considerando che ha conseguito la laurea in farmacia nel 1980… Avevo anche segnalato alla Treccani che nel sito c’era stato uno scambio di caratteri, e il 1956 che è la data di nascita della signora Sgarbi era diventato 1965, ma non mi hanno mai risposto. Non so se Wikipedia abbia più errori della Treccani, ma sicuramente correggerli è più semplice!

Cina, Wikipedia e copyright

Thursday, 12 May 2022 10:12 UTC

Probabilmente non ve ne sarete accorti, visto che la notizia è passata solo su Wired (dove il titolista fa ancora fatica a distinguere Wikipedia da Wikimedia…) e CorCom: per il terzo anno consecutivo la Cina ha bloccato l’ingresso del movimento Wikimedia come osservatore in WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Dopo due anni in cui Wikimedia Foundation ha inutilmente cercato di essere accreditata, stavolta le richieste sono state fatte da alcuni capitoli nazionali (Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera oltre all’Italia), e la richiesta esta stata portata al Comitato Permanente sul Copyright e i Diritti Connessi (SCCR) di WIPO. Niente da fare: come le altre volte, la Cina ha dichiarato he anche i capitoli Wikimedia locali sono complici nel diffondere disinformazione. Negli anni passati il dito veniva puntato contro Wikimedia Taiwan, indicato come eterodiretto dalla Foundation: quest’anno direi che non c’è nemmeno stato bisogno per i cinesi di cercare di spiegare quale disinformazione sul copyright cinese viene propagata da Svezia o Messico. A questo punto Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno colto la palla al balzo e fatto rinviare la decisione sull’accreditamento per mancanza di unanimità.

Anche ammettendo che Wikimedia Taiwan faccia opera di disinformazione assoldando persone che scrivano sulle varie edizioni linguistiche di Wikipedia, resta il punto di partenza. Qui stiamo parlando di un comitato che parla di copyright e diritti connessi – cosa che ci ha sempre visti coinvolti come Wikimedia Italia. Essere membri osservatori non ci avrebbe per definizione dato il diritto di voto, ma ci avrebbe permesso di far sentire meglio la nostra voce su temi di cui ci occupiamo da sempre. Invece nulla da fare, e questo per ragioni prettamente politiche e indipendenti dal tema istituzionale. Non che ci aspettassimo chissà cosa, ma resta un peccato…

Ultimo aggiornamento: 2022-05-12 12:12

Su Valigia Blu, Bruno Saetta spiega la decisione della Corte di Giustizia europea su una richiesta da parte della Polonia (fatta nel 2019…) a proposito dell’articolo 17 dell’ormai famosa direttiva copyright. La Polonia chiedeva che fossero abolite le norme per cui i fornitori di servizi digitali devono attivarsi per fare in modo che nei loro servizi non siano disponibili opere in violazione dei diritti d’autore, o in subordine, se queswto non fosse tecnicamente possibile perché l’articolo non sarebbe rimasto in piedi, abolire tutto l’articolo. La ragione della richiesta era semplice: per controllare preventivamente tutto il materiale postato dagli utenti, i fornitori di servizi sarebbero stato costretti ad applicare sistemi di filtraggio automatico, cosa che sarebbe andata contro il diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti.

La Corte di Giustizia europea ha respinto la richiesta, e quindi le cose restano come ora. È però importante capire come ha giustificato la sua decisione, perché si scoprono molte cose. Innanzitutto, il filtraggio preventivo è in effetti una limitazione al diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti; quello che fa la direttiva è trovare un punto di compromesso tra questi diritti fondamentali e quelli dei proprietari dei contenuti. Attenzione: diritti dei proprietari, non degli autori! Saetta ricorda tra l’altro che se le aziende del copyright ci tengono a precisare che anche loro difendono i diritti fondamentali – un caro saluto a Enzo Mazza, già che ci sono… – il relatore ONU per i diritti culturali ha fatto presente che nel campo della proprietà intellettuale i diritti fondamentali sono solo i diritti morali, vale a dire affermare che l’opera è mia. E questi diritti, a differenza di quelli economici, non sono trasmissibili.

La seconda cosa da notare è che proprio perché si afferma che c’è una limitazione ai diritti degli utenti si ammette implicitamente che il filtraggio automatico è imposto dalla direttiva: altrimenti il problema non si porrebbe. Eppure, come leggete per esempio qui, l’ineffabile relatore Axel Voss aveva twittato dicendo che questo era una falsità e che quindi non ci fosse più motivo per non approvare la direttiva. (Come? il tweet originale non esiste più? Ah, signora mia, che vergogna! Non ci si può fidare di nessuno!) Vabbè, ma tanto questo lo sapevamo già.

Seguono infine i paletti (o se preferite, le garanzie) a tutela degli utenti finali: dalle segnalazioni dei titolari dei diritti che devono essere circostanziate (insomma, non basta dire “avete roba mia”) al non dover bloccare i contenuti leciti (e una parodia è un contenuto lecito) a un meccanismo di reclamo funzionante se qualcuno cancella del materiale che riteniamo essere lecito. Ma soprattutto, i fornitori non hanno alcun obbligo di sorveglianza generale dei contenuti immessi dagli utenti. Non sono loro a dover giudicare se un contenuto è stato caricato illegalmente, ma i giudici.

Il tutto funzionerà? Probabilmente no. Quello che pare certo è che al momento le uniche implementazioni della direttiva che rispettano questi principi sono l’austriaca e la tedesca. Quella italiana no, ma non lo sono neppure la francese e la spagnola che pure dicevano di essere stati bravissimi. Aspettatevi altri ricorsi…

Che ne sapete del Digital Services Act?

Tuesday, 26 April 2022 10:04 UTC

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-26 12:36

Truppe d’assalto a Wikipedia

Friday, 1 April 2022 02:04 UTC

Dopo il caso Orsini è arrivata la nuova campagna contro la fascistissima Wikipedia. Da mercoledì sera la casella di posta dei comunicati di Wikimedia Italia ha ricevuto questi messaggi.


– Stefano V.:
Salve, leggo che Wikipedia è un Enciclopedia libera, quindi mi spiega perché della porcata sulla pagina della Strage di Odessa? Perché dopo 8 anni avete cambiato proprio ora? Ha una spiegazione a questo?


– E. Bosisio:

Buonasera,

Ritengo vergognosa la manomissione della pagina Wikipedia riguardante il rogo avvenuto nel 2014 nel palazzo dei sindacati ad Odessa.

Sono stati rimossi i riferimenti ai carnefici, cioè i gruppi paramilitari nazionalisti e nazisti ucraini, che poi influenzeranno la vita politica del paese.

Spero venga ristabilita la verità nella pagina.


– Rossella C.:

Vergognatevi


– vitojc.:

Reclamo in allegato: hanno manipolato la Vostra pagina. Non riceverete più contributi se mantenete e continuate falsificazioni storiche. [l’allegato è un’immagine con doppio screenshot della voce, “prima” e “dopo”]


Il tutto a quanto ho capito è partito da un post Facebook di La fionda, ripreso da L’antidiplomatico.

Cosa è successo? Per avere un’idea, ecco alcune versioni della voce.

&diamond prima versione, novembre 2020, con il nome “Rogo di Odessa” (e non certo filoucraina)

&diamond aprile 2021, subito prima della sua rinomina, fatta senza nessuna discussione da un utente con la motivazione “Rinomino in strage, come viene riportata su numerose fonti attendibili”; le fonti diverse nella voce erano tre e usavano rispettivamente “strage”, “rogo”, “incendio”. (differenze)

&diamond Fine 2021, prima dell’escalation che poi ha portato all’attacco russo (differenze)

&diamond 21 marzo 2022, prima di un’aggiunta di altre notizie e del ritorno al nome originale. (differenze)

&diamond versione del 30 marzo 2022, quella attuale al momento in cui scrivo (differenze)

Insomma: è un po’ difficile affermare che in otto anni si è cambiato solo ora, visto che la voce ha due anni e che aveva preso quel nome dieci anni fa. Nella versione attuale, qualunque sia il titolo della voce, a me pare che siano chiare le responsabilità dell’Ucraina nel cercare di insabbiare l’operato dei neonazisti, e il Pravyj Sektor è regolarmente citato. Ma non vale la pena spiegare le cose ai signori di cui sopra, che non credo abbiano alcun interesse a leggere davvero cosa c’è scritto: altrimenti si sarebbero accorti che nella pagina web dove si trova l’indirizzo a cui mi stanno scrivendo è specificato che Wikimedia Italia non ha alcun controllo sulla voce. (Non starete mica pensando che ci sia qualcuno che dica “scrivete a press, così vi farete ascoltare!”?)

Un’ultima chicca. Non sono molte le versioni di Wikipedia che hanno una voce al riguardo, anche quella inglese ne parla all’interno degli scontri del 2014. Però c’è quella russa, che si intitola Пожар в Одесском доме профсоюзов, cioè incendio al palazzo dei sindacati di Odessa. Evidentemente i nazisti si sono infiltrati anche lì, con la scusa che la Russia sta bloccando l’accesso a Wikipedia lasciando liberi i nazisti russofoni all’estero di vandalizzarla…

aggiornamento: (7 aprile) stanotte alle 2:20 ha scritto all’indirizzo di Wikimedia Italia un tal “ivan tighi” (google non mi ha dato nessuna occorrenza, quindi scrivere nome-e-cognome non dovrebbe essere un problema di violazione di privacy) cominciando con “Caro Jimmy,” (e scrivendo in italiano, ça va sans dire). Magari capite perché non rispondo nemmeno più: se uno è convinto di scrivere direttamente alla Wikimedia Foundation è inutile cercare di spiegargli come funzionano le cose.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-07 08:45

No, Orsini non è stato “oscurato” da Wikipedia

Saturday, 26 March 2022 10:00 UTC

Sono più di vent’anni che esiste Wikipedia, e più di vent’anni che almeno i nostri giornalisti non hanno ancora capito come funziona. (Oppure che non gliene importa un tubo, o ancora che pensano che mettere Wikipedia in un titolo porti più visualizzazioni e quindi più soldi…) Prendete questo articolo del Corsera e guardate il titolo: quello che si può capire è che Wikipedia ha oscurato la voce su Alessandro Orsini perché “ha detto cose scomode” o qualcosa del genere.

La verità è un’altra. Fino all’altra settimana, nonostante l’evidente narcisismo di Orsini, non esisteva nessuna voce di Wikipedia su di lui: insomma, non se lo filava nessuno. Dopo che il Messaggero l’ha – se non ho capito male – censurato, i suoi solerti seguaci hanno scambiato Wikipedia per un social network e hanno cercato di creare la sua fanpage, che è stata regolarmente e immediatamente cancellata in tutte le sue incarnazioni dai nomi improbabili (“Alessandro Orsini (giornalista)”, “prof Alessandro Orsini”…). Tutto qua.

La vera domanda è un’altra. Orsini è da considerarsi “enciclopedico”, cioè una personalità rilevante, secondo le regole di Wikipedia? Beh, probabilmente sì. Nel 2010 vinse infatti il Premio Acqui Storia che dovrebbe essere importante – uso il condizionale perché non è il mio campo, e non per nulla io non sono nemmeno entrato nella discussione che si sta avendo al riguardo. In questo caso, non appena il polverone mediatico si sarà posato, immagino che la voce su di lui verrà scritta, e queste polemiche saranno riportate con la corretta enfasi come per esempio nel caso di Donatella Di Cesare. La censura insomma non c’è, checché ne pensino i solerti seguaci di cui sopra e forse anche l’estensore dell’articolo…

Ultimo aggiornamento: 2022-03-26 11:00

Dopo il primo articolo della scorsa settimana riguardo alla voce sull’invasione dell’Ucraina, ieri è stato pubblicato sul digitale (e credo oggi sul cartaceo) un articolo più completo (putroppo riservato agli abbonati).

Lasciamo da parte il fatto che continuino a parlare della fantomatica “Wikipedia Italia” (e dire che invece c’è “Wikipedia in lingua russa”… non riesco a capire quale sia per loro la differenza): evidentemente non ci arrivano. Partiamo invece dalle buone notizie: le affermazioni di Ruthven (il wikipediano intervistato dal giornalista) vengono riportate correttamente. Da questo punto di vista insomma non c’è nulla di cui lamentarsi. Quello che io ho trovato interessante è leggere nemmeno troppo tra le righe la posizione del gruppo GEDI, che è chiaramente antirussa. Insomma, il problema non mi parte tanto che Wikipedia sia o non sia un news media quanto che venga ritenuta non allineata con la scelta di campo di Elkann…

Poi vabbè, c’è il solito peana per la Treccani, dove «sono state aggiunte molte più informazioni di quelle che hanno trovato spazio, nelle tre settimane successive all’inizio del conflitto, su Wikipedia Italia.» Ho guardato ieri pomeriggio la voce relativa: ieri pomeriggio c’erano venti righe, dove tra l’altro si dice che «la Russia ha avviato una “operazione militare speciale” nel Paese, invadendo la regione di Kiev». In effetti hanno usato un punto di vista ancora più neutrale di quello wikipediano :-)

Un’app per Wiki Loves Monuments Italia

Wednesday, 10 June 2020 22:29 UTC

Giocando con Appcelerator Titanium, un framework open source e rilasciato con licenza Apache per lo sviluppo di applicazioni mobile native a partire da una sola codebase, ho realizzato un’applicazione per il concorso Wiki Loves Monuments Italia. Trovate il codice sorgente su https://github.com/ferdi2005/monumenti.

In una settimana, è stato possibile implementare la possibilità di trovare monumenti tramite geolocalizzazione e mostrarli su una mappa, sia qualla di cercare una determinata località italiana (per esempio, Roma) e vedere i monumenti ivi presenti. In più, c’è anche una bellissima scheda per ogni monumento e un simpatico tasto refresh da premere quando ci si sposta, per esempio durante una wikigita.

La documentazione dell’API qui riportata è ferma a qualche versione fa per quanto riguarda il contenuto della risposta, ora c’è qualche parametro in più.

Backend

Ebbene, quando scrivi un’app mobile ti serve anche un backend! Ho deciso quindi di riutilizzare il mio progetto wlm.puglia.wiki ed ho esposto quindi alcune nuove simpatiche API in alcune delle nuove versioni. Quella piccola webapp prima aveva solamente la stessa funzione dell’app e dava la possibilità di trovare i monumenti vicino a sé con Leaflet + OSM, mentre ora svolge anche da backend dell’app. Per ragioni tecniche (non c’era un framework per Appcelerator Titanium), non ho potuto utilizzare OSM anche sull’applicazione mobile, quindi troverete su Android le mappe di Google e su iOS quelle di Apple, ma tutto il lavoro di geocoding è fatto da OSM, precisamente da Mapbox con OSM.

È stato duro anche trovare il modo di far funzionare l’URL di caricamento del monumento, che ora viene restituito insieme alle informazioni del monumento ed è generato miscelando informazioni dalla query SPARQL e dall’esecuzione tramite l’API parse di MediaWiki del Modulo:WLM su Wikipedia!

Trovare i monumenti

Il primo endpoint che ho messo a disposizione, un bel po’ di tempo fa già prefigurandomi l’app, è /monuments.json, che accetta come parametri sia latitude e longitude che city, per cercare invece i monumenti vicino ad una città.

La risposta è di questo tipo, il secondo array rappresenta il centro della mappa, cioé il punto al centro di tutti i risultati o, in caso di città, la localizzazione della città:

[[{"id":34746,"item":"Q61905499","wlmid":"16A6620042","latitude":"41.132779","longitude":"16.838713","itemlabel":"Non creiamo precedenti","image":null,"created_at":"2020-06-07T22:54:03.906Z","updated_at":"2020-06-07T22:54:03.906Z","itemDescription":"Scultura presso lo Stadio della Vittoria","distance":0.69212135568994,"bearing":"109.201534968318"}], [41.13698328712448,16.826640973289223]]

Più informazioni sul singolo monumento

A vostra disposizione c’è anche l’endpoint /show.json che accetta il parametro id corrispondente all’id del monumento che si ottiene attraverso la prima richiesta API. La risposta corrisponderebbe, visitando wlm.puglia.wiki/show.json?id=34746, a:

{"id":34746,"item":"Q61905499","wlmid":"16A6620042","latitude":"41.132779","longitude":"16.838713","itemlabel":"Non creiamo precedenti","image":null,"created_at":"2020-06-07T22:54:03.906Z","updated_at":"2020-06-07T22:54:03.906Z","itemDescription":"Scultura presso lo Stadio della Vittoria","distance":0.69212135568994,"bearing":"109.201534968318"}

Notare che gli ID cambiano ad ogni risincronizzazione del database e questo endpoint è stato creato esplicitamente per fornire le informazioni dall’app.

Indirizzo

Dato che il geocoding a quanto pare non funziona benissimo su iOS, ho predisposto un endpoint API del tipo /address.json che accetta il parametro id, sempre corrispondente all’id del monumento ottenuto sempre nel primo endpoint.

Per esempio wlm.puglia.wiki/address.json?id=34746 risponde:

Piazzale Vittorio Emanuele Orlando, Bari, Bari, 70132, Italy

Ringraziamenti

Siamo ormai giunti alla versione 1.1.3. 😁 Per il raggiungimento di questo risultato mi preme ringraziare i miei fidi beta tester anticipati Yacine Boussoufa e Stupeficium, ma anche il carissimo sviluppatore Titanium Michael Gangolf, che mi ha dato alcuni importanti consigli per l’applicazione

Download

Siete convinti adesso? Mentre risolvo i problemi con la burocrazia per pubblicare su iOS (magari ottenendo lo sconto della quota per il no profit), vi lascio i link per scaricare l’applicazione su Android. Notate che per utilizzare l’app è necessario avere i Google Play Services attivi.

Non dimenticate di lasciare una recensione o un commento, o di scrivermi se avete qualche dubbio!