Notte dei cristalli a Lipsia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La Notte dei cristalli a Lipsia fu una serie di eventi violenti avvenuti tra il 9 e il 10 novembre 1938. Gli ebrei e le istituzioni ebraiche furono vittime delle violenze legate alla Notte dei cristalli, evento che prende proprio il nome dalla distruzione delle vetrate delle sinagoghe, delle case, delle scuole e dei negozi di proprietà degli ebrei.[1]

Contesto storico

[modifica | modifica wikitesto]

Protagonisti dell'ondata di violenze e distruzioni furono gli appartenenti di SA, SS, Gestapo insieme ai civili,[1][2] mentre i funzionari tedeschi e nazisti assistettero alla distruzione delle proprietà ebraiche in città. Il pogrom colpì uomini, donne e bambini ebrei; infatti a Lipsia era presente una concentrazione maggiore di ebrei di origine straniera rispetto alle altre città tedesche. Questa forte presenza peggiorò la loro condizione in città dato che le dure condizioni imposte nei confronti degli ebrei di Lipsia iniziarono già prima della Notte dei cristalli, amplificando quindi la portata delle violenze.[3]

Durante la Notte dei cristalli fu distrutta gran parte di quanto rappresentasse la vita sociale ebraica di Lipsia; il console statunitense David H. Buffum, per descrivere gli eventi vissuti al Dipartimento di Stato, pubblicò un rapporto di 16 pagine, Anti-semitic Onslaught in Germany as Seen from Leipzig.[4] Un estratto di cinque pagine del rapporto fu usato anche tra i documenti presentati nel Processo di Norimberga e successivamente fu citato a lungo in diverse altre raccolte inglesi sulla storia tedesca.[5][6]

La sinagoga Gemeinde

Il 9 novembre 1938, il Kreisleiter del Partito Nazista, Ernst Wettengel, comandò alle SA di Lipsia di provocare un pogrom così come ordinato dal partito nazista centrale.[3] Alle 3:51 di quel giorno, gli uomini delle SA, vestiti in abiti comuni, diedero alle fiamme la sinagoga Gemeinde sulla Gottschedstraße.[3] Sempre al mattino, la sinagoga Ez-Chaim, i grandi magazzini Bamberger e Hertz, i grandi magazzini Ury, la Höhere Israelitische Schule e la cappella del cimitero ebraico furono dati alle fiamme.[2][7]

I vigili del fuoco di Lipsia intervenuti indicarono come "sconosciute" le cause degli incendi e cercarono di impedire il propagarsi delle fiamme solo per proteggere le proprietà dei gentili tedeschi,[8] come peraltro ordinato dagli stessi funzionari nazisti.[3][7]

Nel pomeriggio, furono presi di mira due caffè ebraici, anche se nessuno rimase ferito perché già avvertiti dalle voci circolanti.[2] Di notte, furono dati alle fiamme gli edifici del nuovo cimitero ebraico di Delitzscher Landstraße[8] e tre sinagoghe furono danneggiate dalle bombe incendiarie. Tutti i manufatti e i documenti sacri furono profanati e in molti casi gettati in strada per essere bruciati. Gli alloggi furono completamente distrutti e vennero incendiate le sale del cimitero.[2] Le fiamme furono una delle maggiori attrazioni per la folla di Lipsia che assisteva sconcertata.[9] La perdita di beni materiali fu notevole, ma comunque seconda alla distruzione delle attività. Molti ebrei furono costretti a ripulire i danni degli edifici bruciati.[2]

Le distruzioni

[modifica | modifica wikitesto]

I partecipanti al pogrom distrussero centinaia di vetrine dei negozi ebraici,[10] le case e le sinagoghe degli ebrei vennero vandalizzate alla ricerca di oggetti di valore. I saccheggiatori portarono via archivi e pergamene, gli scudi d'argento della Torah e alcune campane e monete.[8] Le famiglie riferirono di aver perso gioielli, argenteria e altri oggetti di valore, mobilio e contanti dalle loro case.[11] In uno dei quartieri ebraici di Lipsia, un ragazzo di diciotto anni fu scaraventato in strada dal terzo piano del suo appartamento, in mezzo ai mobili in fiamme presi dagli appartamenti suoi e dei suoi vicini e si ruppe entrambe le gambe. Anche il cane di una famiglia ebrea fu gettato da un appartamento di quattro piani e si ruppe la spina dorsale.[11] Gli ufficiali nazisti disotterrarono dieci cadaveri nel cimitero ebraico di Delitzscher Strasse e li lasciarono insepolti, mentre arrestarono i becchini e i custodi del cimitero.[9] In totale, durante la prima nottata, furono distrutte 193 aziende, 34 case private, 3 sinagoghe, 4 templi minori, la cappella del cimitero e la casa di riposo Ariowitsch,[8] per una stima dei danni di diversi milioni di marchi.[11]

La propaganda nazista e gli atti antisemiti divennero molto più frequenti, durante e soprattutto dopo la Notte dei cristalli.[12] Gli arresti erano opera degli agenti della Gestapo e/o della Kriminalpolizei.[2] Questi gruppi collaboravano con le SA e le SS, ma anche a Lipsia la folla trascinò gli ebrei fuori dalle loro case e li portarono alla polizia:[2] divisi piccoli gruppi marciavano attraverso i quartieri battendo contro le porte delle case ebraiche, gridando "Juden heraus!" ("Fuori di qui, ebrei!") e "Raus ihr Judenschweine!" ("Fuori, maiali ebrei!"),[8] sfondando le porte delle case e trascinando gli ebrei che non avevano risposto prontamente agli ordini; a questi fatti vanno poi aggiunte le violenze in strada.

Tre professori ariani dell'Università di Jena furono arrestati e portati nei campi di concentramento perché avevano espresso la loro disapprovazione per gli eventi in corso.[11] Complessivamente furono arrestati e portati nei campi di concentramento in Germania migliaia di ebrei tedeschi, di età compresa tra i sedici e i sessant'anni, e di ebrei senza cittadinanza.[10]

Alcuni degli arrestati in quel giorno furono portati alla prigione del tribunale, mentre altre al rifugio locale per i senzatetto.[2] Un luogotenente torturò gli arrestati nel rifugio per senzatetto[2] costringendoli a restare in piedi per tutto il tempo e ad allestire un percorso a ostacoli nella sala; anche gli anziani arrestati furono costretti a partecipare, ma quelli evidentemente incapaci di completare il percorso ebbero un compito diverso. Fu ordinato loro di mettersi in cerchio e di cantare una ninna nanna che recitava: "Sai quante stelle ci sono?".[2] Gli uomini venivano maltrattati verbalmente e apostrofati come papponi, truffatori, talmudisti e in vari altri modi.[13] Le SS cercarono di scherzare e conversare con i prigionieri, ogni risposta silenziosa del prigioniero portava il malcapitato a essere colpito con il calcio del fucile. Quasi tutti i prigionieri furono feriti.[13] Ad altri arrestati venne detto di andare in un tunnel curvo della prigione e di mettersi in fila, per poi essere costretti dalle SS a eseguire esercizi militari; il tutto mentre venivano picchiati e maltrattati verbalmente.[13]

Nel quartiere dello Zoo di Lipsia, le persone venivano portate nel letto del fiume Parthe, rivestito di mattoni, e trattenute lì per ore.[2] I prigionieri furono ammassati nel fiume, ad alcuni di loro fu permesso di tornare a casa più tardi, ma la maggior parte fu trasferita in un campo di concentramento. Un altro gruppo di prigionieri fu costretto a camminare fino al campo di concentramento lungo un sentiero per quattordici ore senza cibo.[13] Una volta arrivati al campo, le condizioni erano miserabili, senza acqua potabile; fu scavato un fiume per portare l'acqua, ma solo i moribondi o i malati di mente andavano a bere.[13] Le SS crearono un gabinetto nei campi di concentramento, ma era semplicemente una fossa con un paio di sbarre poste sopra, e in molti vi annegarono cadendoci dentro o per essere stati spinti dalle SS.[13]

Nel campo di concentramento di Buchenwald c'erano 12.000 persone provenienti da diverse aree della Germania arrestate durante il primo giorno della notte dei cristalli e un migliaio di loro provenivano da Lipsia. In un gruppo di cui si dice che ci fossero 250 prigionieri, 26 morirono durante la notte dei cristalli e 17 a causa del freddo.[13]

Donne e bambini

[modifica | modifica wikitesto]

Durante gli eventi della Notte dei cristalli, le donne e i bambini non furono arrestati come gli uomini, ma furono comunque vittime di violenza durante le irruzioni nelle case.[1] Nel quartiere di Eutritzsch, le donne furono le prime a essere prelevate e solo in seguito riunite agli uomini in piazza, furono spogliate dei loro averi e rilasciate durante il giorno.[2] Molte donne e bambini furono deportati, molti dei bambini più piccoli morirono a causa del freddo e della scarsa alimentazione subita durante il trasferimento.[14]

Gli effetti delle violenze persistettero anche dopo il 10 novembre. Molti ebrei lasciarono Lipsia, mentre coloro che rimasero si ritrovarono con le case distrutte e la necessità di trovare un nuovo posto dove vivere. Gli arresti degli uomini ebrei tedeschi di età compresa tra i sedici e i sessant'anni e degli uomini ebrei senza cittadinanza continuarono,[15] e, per evitare di essere presi di mira, le famiglie si divisero e vissero separatamente con amici e vicini gentili.[15]

Molti ebrei furono licenziati dai loro lavori presso gli "ariani" e, con la distruzione di così tante aziende ebraiche, divenne estremamente difficile trovare lavoro: il problema fu particolarmente sentito dagli uomini, perché non potevano avere le stesse opportunità lavorative disponibili per le donne come ad esempio, insegnanti nelle scuole ebraiche, assistenti sociali, infermiere e impiegate nelle comunità ebraiche e nei ghetti.[15]

Sebbene nel secondo dopoguerra si sia verificata una modesta rinascita culturale ebraica a Lipsia, la comunità ebraica non ha mai riacquistato la vitalità precedente agli eventi della Notte dei cristalli.

  1. ^ a b c David Katz, IN MEMORY OF MY BELOVED PARENTS, su Holocaust Teacher Resource Center (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2018).
  2. ^ a b c d e f g h i j k l (EN) Pogrom: November 1938. Testimonies from 'Kristallnacht' : B.326, su The Wiener Library (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2016).
  3. ^ a b c d Willingham II, p. 104.
  4. ^ David H. Abilene Christian University Library, Anti-semetic Onslaught in Germany as seen from Leipzig, Lipsia, American Consulate, 21 novembre 1938. URL consultato il 22 luglio 2024.
  5. ^ United States, Office of Chief of Counsel for the Prosecution of Axis Criminality, Nuremberg International Military Trials: Nazi Conspiracy and Aggression, vol. 7, Washington, US Government Printing Office, 1946, pp. 1037-1041.
  6. ^ Jackie Gerson, A Biography Unknown: David Buffum's Well-Cited Report on Kristallnacht (DOCX), in UCSB German History Essays Project Page, marzo 2019, pp. 1–8 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2019).
  7. ^ a b Willingham II, p. 105.
  8. ^ a b c d e Willingham II, p. 106.
  9. ^ a b Noakes, p. 475.
  10. ^ a b Noakes, p. 473.
  11. ^ a b c d Noakes, p. 474.
  12. ^ Kaplan, p. 122.
  13. ^ a b c d e f g Willy Schiller, Pogrom: November 1938. Testimonies from 'Kristallnacht' : B. 193, su The Wiener Library (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2016).
  14. ^ Krakow, Pogrom: November 1938. Testimonies from 'Kristallnacht' : B. 30, su The Wiener Library (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2018).
  15. ^ a b c Kaplan, p. 126.
  • Marion A. Kaplan, Between dignity and despair: Jewish life in Nazi Germany, New York, Oxford University Press, 1998, ISBN 0195130928.
  • Jeremy Noakes, Documents on Nazism, 1919-1945, Jonathan Cape Ltd, 1974.
  • Robert Allen Willingham II, Jews in Leipzig: Nationality and Community in the 20th Century, The University of Texas at Austin, 2005.
  • Robert Willingham II, Jews in Leipzig, Germany under Nazism, communism, and democracy : politics and identity in the 20th century, Lewiston, Edwin Mellen Press, 2011, ISBN 978-0773415140.
  • Jon Gunnar Mølstre Simonsen. Perfect Targets—Antisemitism and Eastern Jews in Leipzig, 1919–1923. Leo Baeck Institute Yearbook 51, 2006. pp. 81
  • The Wiener Library: Pogrom - November 1938 : Testimonies from 'Kristallnacht' : Overview. Testimonies: B.30, B.193, B.326.
  • Reiss, Elsa. 1938 Bericht ueber Kristallnacht. Leo Baeck institute, 1986
  • Rabinbach, Anson, and Gilman, Sander L. The Third Reich Sourcebook. Berkeley.University of California Press, 2013. pp. 96, 231–233.
  • Gilbert, Martin. Kristallnacht : prelude to destruction. First Harper Perennial edition, 2007
  • Fitzgerald, Stephanie. Kristallnacht, the night of broken glass : igniting the Nazi War against Jews. Compass Point Books, 2008
  • Steinweis, Alan E. Kristallnacht 1938. Harvard University Press, 2009
  • Jaffe, Maayan. Kristallnacht. Baltimore Jewish Times, November 8, 2013. pp. 20–23.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]