Centrismo in Italia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Voce principale: Centrismo.

Il centrismo nella storia d'Italia è stata la formula politica imperniata sulla Democrazia Cristiana che ispirò i governi della Repubblica Italiana dal 1947 al 1958 e, almeno formalmente, fino al 1963.[1] In senso lato, può essere definito come la tendenza a creare aggregazioni politiche di centro.[2]

Il posizionamento atlantico

[modifica | modifica wikitesto]

L'Italia uscita dalla seconda guerra mondiale e dalla Resistenza fu retta da governi di unità nazionale formati da tutti i partiti antifascisti che prendevano parte al CLN. La crisi internazionale fra i vecchi alleati delle Nazioni Unite, in particolare fra USA e URSS, si riflesse pesantemente anche a Roma. L'amministrazione Truman impose l'esclusione dei partiti socialcomunisti dai governi di tutte quelle nazioni europee che intendessero aderire ai benefici del Piano Marshall[3]: il 13 maggio 1947 il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, in seguito a tensioni all'interno delle forze di coalizione dovute alla crisi del maggio 1947, rassegnò le dimissioni e, il 31 maggio, giurò nelle mani del Capo dello Stato Enrico De Nicola formando un nuovo esecutivo basato sulla DC e sui suoi alleati moderati, il PLI e, col rimpasto del dicembre successivo, il PRI e il PSDI.

La vittoria della compagine centrista nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948 comportò la definitiva emarginazione del PCI e del PSI che in occasione delle elezioni avevano dato vita al Fronte Popolare, e il centrismo assunse un chiaro significato atlantista, filo-occidentale e anticomunista, sottolineato dall'adesione al Patto Atlantico nel 1949.

La coesistenza politica

[modifica | modifica wikitesto]

L'eterogeneità della coalizione comportò tuttavia non poche frizioni, in particolare fra i liberali e la corrente democristiana dei dossettiani, favorevoli all'intervento pubblico nell'economia. Per bilanciare la netta linea governativa liberista incarnata da Luigi Einaudi e Giuseppe Pella, si diede spazio ad iniziative quali la creazione della Cassa del Mezzogiorno, la riforma agraria e quella fiscale. La tesi della democrazia protetta fortemente voluta dal Presidente del Consiglio chiuse comunque ad ogni ipotesi di collaborazione con la destra reazionaria, o di cedimento verso l'instaurazione di uno Stato confessionale. L'approvazione della nuova legge elettorale maggioritaria, che le opposizioni bollarono come legge truffa, era il tentativo di rafforzare questa tendenza di chiusura sia alla destra che alla sinistra e agli integralisti cattolici.[senza fonte] Per pochi voti alle elezioni politiche del 1953 non scattò il premio di maggioranza per la DC. Fu una sconfitta che segnò la crisi della formula centrista e, di lì a pochi mesi, l'uscita di scena del suo ispiratore, Alcide De Gasperi.

Il declino del centrismo

[modifica | modifica wikitesto]

Durante la II Legislatura il centrismo sopravvisse al suo fondatore in maniera sempre più instabile. Si successero governi deboli e, da un lato il progressivo distacco del PSI dal PCI con la fine dell'unità delle Sinistre, e dall'altro l'involuzione conservatrice cui andò incontro il PLI, contribuirono a mettere in crisi la formula. Dopo le elezioni politiche del 1958, si misero in campo le prime esperienze di centro-sinistra, rese possibili dall'appoggio esterno dei socialisti, con la nascita nel 1962 del governo tripartito presieduto da Amintore Fanfani, con la partecipazione di DC, PSDI, PRI e con l'astensione benevola del PSI, fino all'ingresso organico del partito progressista nel governo nel 1963, con la nascita del governo Moro I.

Seggi parlamentari del Centrismo

[modifica | modifica wikitesto]

Governo De Gasperi IV (1947-1948)

[modifica | modifica wikitesto]
Assemblea Costituente (1946)
Partito
Collocazione
Seggi
Democrazia Cristiana
207 / 556
Partito Socialista dei Lavoratori Italiani[4]
50 / 556
Partito Liberale Italiano[5]
33 / 556
Partito Repubblicano Italiano[6]
25 / 556
Totale
315 / 556

Governo De Gasperi V (1948-1950)

[modifica | modifica wikitesto]
I legislatura (1948)
Partito
Collocazione
Seggi Camera
Seggi Senato[7]
Democrazia Cristiana
305 / 574
148 / 343
Partito Socialista dei Lavoratori Italiani[8]
33 / 574
23 / 343
Partito Liberale Italiano[9]
15 / 574
10 / 343
Partito Repubblicano Italiano
9 / 574
11 / 343
Totale
362 / 574
192 / 343

Governo De Gasperi VI (1950-1951)

[modifica | modifica wikitesto]
I legislatura (1948)
Partito
Collocazione
Seggi Camera
Seggi Senato[7]
Democrazia Cristiana
305 / 574
148 / 343
Partito Socialista dei Lavoratori Italiani[8]
33 / 574
23 / 343
Partito Repubblicano Italiano
9 / 574
11 / 343
Totale
347 / 574
182 / 343

Governo De Gasperi VII (1951-1953)

[modifica | modifica wikitesto]
I legislatura (1948)
Partito
Collocazione
Seggi Camera
Seggi Senato[7]
Democrazia Cristiana
305 / 574
148 / 343
Partito Repubblicano Italiano
9 / 574
11 / 343
Totale
314 / 574
159 / 343

Governi Scelba e Segni I (1954-1957)

[modifica | modifica wikitesto]
II legislatura (1953)
Partito
Collocazione
Seggi Camera
Seggi Senato
Democrazia Cristiana
263 / 590
116 / 237
Partito Socialista Democratico Italiano
19 / 590
4 / 237
Partito Liberale Italiano[9]
13 / 590
3 / 237
Totale
295 / 590
123 / 237

Governo Fanfani II (1958-1959)

[modifica | modifica wikitesto]
III legislatura (1958)
Partito
Collocazione
Seggi Camera
Seggi Senato
Democrazia Cristiana
273 / 596
123 / 246
Partito Socialista Democratico Italiano
22 / 596
5 / 246
Totale
295 / 596
128 / 246

Governo Fanfani IV (1962-1963)

[modifica | modifica wikitesto]
III legislatura (1958)
Partito
Collocazione
Democrazia Cristiana
273 / 512
123 / 210
Partito Socialista Democratico Italiano
22 / 512
5 / 210
Partito Repubblicano Italiano
6 / 512
0 / 210
Totale
301 / 512
128 / 210
  1. ^ "I percorsi della storia", DeAgostini, Novara.
  2. ^ Dizionario Zingarelli.
  3. ^ Anche in Francia nel 1947 i comunisti furono esclusi dal governo, dando spazio all'esperienza della Terza Forza.
  4. ^ Fuoriusciti dal Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria
  5. ^ Nella lista Unione Democratica Nazionale
  6. ^ Compresi i due deputati della Concentrazione Democratica Repubblicana confluiti nel PRI
  7. ^ a b c Sono inclusi i senatori di diritto secondo la III disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana.
  8. ^ a b Nella lista Unità Socialista
  9. ^ a b Nella lista Blocco Nazionale
  10. ^ a b I parlamentari del Partito Socialista Italiano (84 deputati e 35 senatori) si astenevano dalle votazioni di fiducia, sono perciò esclusi dal totale

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]