Friedrich Nietzsche

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Friedrich Nietzsche fotografato da Gustav Adolf Schultze nel 1882
Firma di Friedrich Nietzsche

Friedrich Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo, filologo, poeta e saggista tedesco.

Pensatore originale e innovativo, la sua produzione filosofica ha influenzato il mondo culturale occidentale dal Novecento in poi, costituendo una cesura nei confronti del passato e un'apertura a nuovi modi di fare filosofia, caratterizzati dall'uso della prosa, della poesia e soprattutto di elementi provocatori e irriverenti.[1][2][3]

Nel 1889, Nietzsche sarebbe stato colpito da una crisi cerebrale a Torino, città dove viveva in tale periodo, la quale l'avrebbe costretto ad essere ricoverato, passando così undici anni di apatia cerebrale fino alla morte sopravvenuta nel 1900 a causa di una polmonite.[4]

La sua opera poliedrica si concentra sulla morale, sulla religione cristiana e sul destino dell'individuo contemporaneo smarrito nel nichilismo moderno, che dopo la fine della religione dovrebbe superarlo.[5] Nietzsche stesso trovò spazio per la sperimentazione filosofica e scrittoria, scrivendo opere poetiche[6], opere filologiche[7] e un'autobiografia, oltre ai saggi filosofici.[8] Il suo pensiero sarà rivoluzionario per la filosofia del secolo seguente e influenzerà anche romanzieri, poeti e artisti.[9]

La riflessione di Nietzsche prende le mosse dall'interpretazione della tragedia greca e del teatro wagneriano, visto dal filosofo come il riflesso della tragedia.[N 1][N 2][10]

Si sarebbe in seguito allontanato dal pensiero artistico-metafisico per abbracciare un rigoroso metodo scientifico, mirato alla confutazione dei valori filosofici occidentali e al superamento di questi (in special modo della fede cristiana[11]) da parte dell'individuo che diviene oltreuomo.[12]

La critica che Nietzsche conduce contro il cristianesimo è caratterizzata dall'opposizione all'ascetismo, al sacrificio ed alla privazione, in favore del superamento della morale, della religione e della metafisica.[13]

L'intera filosofia di Nietzsche costituisce uno spartiacque tra la filosofia dell'Ottocento e quella del Novecento, nonché un pensiero opposto e innovativo rispetto al passato filosofico.[14]

«All'osservatore frettoloso la sua figura non presentava nulla che desse nell'occhio: l'uomo di media statura, dagli abiti estremamente semplici, ma anche estremamente curati, dai tratti distesi e dai capelli castani pettinati all'indietro, poteva facilmente passare inosservato. Il contorno della bocca, sottile e quanto mai espressivo, veniva quasi interamente nascosto dai grossi baffi pettinati in avanti, aveva una risata sommessa, un modo di parlare senza fragore, un'andatura cauta e meditabonda con le spalle che un po' s'incurvavano; era difficile immaginare un uomo del genere in mezzo a una folla: portava su di sé il segno di chi resta in disparte, di chi sta da solo. D'incomparabile bellezza e di tale nobiltà di forma da attirare involontariamente lo sguardo erano invece le mani […] Nella vita di ogni giorno era di una grande cortesia e di una mitezza quasi femminile.»

Anni giovanili

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Carl Ludwig Nietzsche, padre di Friedrich, morto a 36 anni
Franziska Oehler, madre di Friedrich (1850 circa)
Nietzsche nel 1861, all'età di 17 anni

Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Röcken, piccolo villaggio della Prussia meridionale nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844, primogenito di Carl Ludwig Nietzsche, pastore ed ex precettore alla corte dei duchi di Sassonia-Altenburg, e Franziska Oehler, figlia a sua volta di un pastore luterano. Nel 1846 e nel 1848 nacquero altri due figli: Elisabeth e Joseph, morto nel 1850, mentre nel 1849 morì a 36 anni il padre, dopo un anno di "apatia cerebrale".[16] In seguito a tali disgrazie la famiglia si trasferì nella vicina Naumburg, dove Friedrich iniziò gli studi. In casa vigeva un clima religioso di stampo protestante: apprese la Bibbia, la poesia, ma trovava spazio anche la musica e il canto. Nel 1854 iniziò a frequentare il ginnasio di Naumburg ma, già distintosi per le sue non comuni doti intellettuali, venne ammesso come allievo a Schulpforta, collegio di fama europea. Qui studiò tra il 1858 e il 1864; oltre agli studi, avrebbe trovato anche il tempo per lavorare ai suoi primi componimenti poetici, nei quali si evidenziava una predilezione per il poeta americano Ralph Waldo Emerson. Proseguì le sue letture con Goethe, Byron, Sterne, Hölderlin[N 3] e il citato Emerson. Conclusi gli studi collegiali nel 1864, la commissione esaminatrice di Pforta gli conferì il titolo di studio del prestigioso collegio, con il seguente giudizio: eccellente in teologia, tedesco e latino, buono in greco, sufficiente in francese e invece scarso in ebraico.[17]

Entrò nella facoltà di teologia a Bonn per imposizione materna, ma la lasciò dopo una sessione, maggiormente interessato dalle lezioni di filologia di Ritschl.[18][19]

I coniugi Wagner. Nel 1868, il musicista avrebbe allestito, insieme alla moglie Cosima, una villa sul lago dei Quattro Cantoni nei pressi della città. Lì avrebbe ospitato compositori, intellettuali, scrittori. Tra le varie personalità, sarebbe per l'appunto apparso Nietzsche. I due avrebbero stabilito sin da subito un forte legame intellettuale e personale.[20]

Incontrò quindi Paul Deussen, ed è proprio questi a riferire riguardo l'episodio del bordello di Colonia. Nel febbraio del 1865, durante una breve sosta nella città, Nietzsche gli raccontò di essere stato condotto surrettiziamente in una casa di tolleranza e, imbarazzatissimo, di essere scappato dopo aver suonato un po' il pianoforte per darsi un contegno di fronte a «una mezza dozzina di apparizioni in lustrini e veli».[21] In seguito, quando si seppe che a Nietzsche era stata diagnosticata forse erroneamente la neurosifilide come causa del suo declino cognitivo e fisico dopo il 1888, diversi studiosi pensarono che avesse contratto la malattia da un rapporto sessuale con una prostituta proprio in quel bordello, basandosi sul passo dei Ricordi di Deussen, il quale tuttavia escluse che tale rapporto sia stato consumato. Deussen concluse che «da questo episodio e da tutto ciò che so di Nietzsche sono portato a credere che a lui ben si applicano le parole di una biografia di Platone: Mulierem nunquam attigit».[22] Riguardo a ciò s'inserirono anche altre teorie ed ipotesi, a volte anche romanzate. Ne è un esempio l'interpretazione di Joachim Köhler esposta in Nietzsche. Il segreto di Zarathustra.[23] Ma la vicenda attirò anche l'attenzione dell'interpretazione della psicoanalisi; specialmente Jung si rivolse con grande attenzione in generale alla biografia del filosofo, la cui opera costituì per lui una vera rivelazione, paragonando la sua lettura del Faust di Goethe a quella dello Zarathustra di Nietzsche.[24] Thomas Mann, invece, avrebbe ipotizzato che un rapporto si sarebbe effettivamente consumato nel suo Doctor Faustus, nel quale modella il protagonista a Nietzsche. È infatti evidente l'influenza di Nietzsche anche su Mann.[25]

Nietzsche nel 1868, in uniforme da artigliere

Nel 1865 seguì Ritschl all'ateneo di Lipsia. Oltre alle costanti riletture di Emerson, lesse nel 1866 Il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer.[26] Nel 1867 conobbe il filologo Erwin Rohde e il nove di ottobre attese al servizio militare.[18] Avendo firmato per un anno come volontario venne inquadrato nel reggimento di artiglieria a cavallo dell'esercito prussiano di stanza a Naumburg. Il marzo dell'anno successivo, dopo una caduta da cavallo, si ritirò in convalescenza.[27] L'8 novembre 1868, tornato a Lipsia, conobbe Richard Wagner in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus.[18]

Professore a Basilea

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Grazie all'appoggio di Ritschl, il 13 febbraio 1869 ottenne la cattedra di lingua e letteratura greca presso l'Università di Basilea; il 28 maggio tenne la prolusione d'insediamento sul tema Omero e la filologia classica. All'età di 25 anni chiese l'annullamento della sua precedente cittadinanza prussiana e divenne così apolide: lo rimarrà ufficialmente per il resto dei suoi giorni.[28]

Rohde, Gersdorff e Nietzsche a Basilea, ottobre 1871
Friedrich Nietzsche a Basilea nel 1872

Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, alla villa di Tribschen, sul lago dei Quattro Cantoni nei pressi di Lucerna, Richard e Cosima Wagner, rimanendo fortemente colpito dall'influenza del compositore, con cui strinse una forte amicizia.[29] Nel periodo fra il 1869 e il 1870 collaborò come correttore di bozze alla redazione di un'autobiografia del compositore[30], destinata a non vedere la luce prima del 1911, ma alla cui conoscenza il filosofo allude apertamente, e con ironia, nella sua Genealogia.[31]

Anche dopo la rottura ideologica con Wagner, conserverà sempre grande stima per Cosima, considerandola tra le sue conoscenze l'unica persona al suo stesso livello intellettuale.[32]

All'inizio del 1870 tenne a Basilea alcune conferenze che anticipano La nascita della tragedia. A Basilea ha modo di conoscere lo storico Burckhardt[33] e il teologo Overbeck.[18]

Allo scoppio della guerra franco-prussiana chiese di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare al conflitto come infermiere addetto al trasporto dei feriti. Dopo sole due settimane passate al fronte contrasse però la difterite e un principio di dissenteria, tanto che dovette venire a sua volta curato e quindi congedato il 21 ottobre.[34][35] Dopo alcuni mesi, si diffuse la notizia che durante i disordini della Comune parigina il Louvre fosse bruciato. Ovviamente la notizia fu smentita dopo pochi giorni: ad andare alle fiamme fu un altro sito, il Palazzo delle Tuileries, dato al rogo da alcuni estremisti rivoluzionari in risposta alla repressione armata della Comune. Ma agli occhi di un Nietzsche non completamente al corrente dei fatti, l'evento costituiva un'autentica tragedia.[36] In seguito osservò con scetticismo la creazione del Reich tedesco per opera del cancelliere Bismarck, di cui era un grande sostenitore.[37]

Nietzsche, Rée e la Salomé nel 1882

Intanto, il giovane ma già affermato filologo Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff criticò fortemente la mancanza di metodologia accademica utilizzata da Nietzsche nella scrittura della Nascita della tragedia dallo spirito della musica, per seguire un approccio invece molto più speculativo[38][39]; solamente Rohde, già insegnante a Kiel, e soprattutto Wagner si schierarono al fianco di Nietzsche.[40]

Fra il 1873 e il 1876 scrisse le quattro Considerazioni inattuali, che rappresentano un orientamento sempre più volto a una forte critica culturale contro il pensiero tedesco del suo tempo.[N 4][41] Incontrò Malwida von Meysenbug e iniziò anche una stretta amicizia e collaborazione con Paul Rée, studioso di filosofia di origine ebraica. Rimasto profondamente basito dall'atteggiamento di Wagner al Festival di Bayreuth del 1876, Nietzsche cominciò ad allontanarsi sempre più dal musicista, e il rapporto tra i due si sfalderà definitivamente l'anno seguente.[42] Lo avrebbe incontrato per l'ultima volta nel 1877 a Sorrento con la Meysenbug e Rée, e Wagner sarebbe improvvisamente morto a Venezia cinque anni più tardi.[43]

Periodo di viaggi da apolide

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Casa Nietzsche a Sils Maria

Nel 1879, Nietzsche abbandonò l'insegnamento e l'Università di Basilea gli garantì una modesta pensione che avrebbe costituito, da quel momento in poi, l'unico suo reddito.[44] Iniziò dunque la sua esistenza da perfetto apolide. Si spostava spesso da un luogo all'altro per trovare climi che potessero essere più favorevoli alla sua salute cagionevole e visse così fino al 1889 come autore indipendente in diverse città. Trascorreva le estati in Sils Maria[45] e gli inverni a Nizza, Genova, Rapallo e Venezia. Durante la Pasqua del 1882, tramite la comune amica e nota scrittrice Malwida von Meysenbug, incontrò a Roma Lou von Salomé, una giovane scrittrice russa in viaggio attraverso l'Europa.[46] A maggio, durante una gita sul lago d'Orta trascorse alcune ore di intimità con lei, facendole una brusca proposta di matrimonio che la Salomé rifiutò.[43][47]

Il rapporto con madre e sorella, le quali davano segnali di disapprovazione circa questa loro relazione, divenne molto teso.[48] In seguito Lou von Salomé si allontanò da Nietzsche, il quale a sua volta avrebbe litigato con Rée. Queste delusioni relazionali spinsero Nietzsche a scrivere alacremente il suo Zarathustra, che avrebbe portato a termine nel 1885 mentre la sua salute declinava.[49]

Nietzsche in Italia

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La residenza di Nietzsche a Venezia: Palazzo Merati e Berlendis, nel sestiere di Cannaregio.

Il filosofo tedesco ebbe sempre uno stretto legame con l'Italia, di cui apprezzò le maggiori città: Genova, Venezia, Firenze, Roma, Napoli e, alla fine dei suoi viaggi, anche Torino.[N 5] Nietzsche, per altro, seguì le "indicazioni" contenute nel Viaggio in Italia di Goethe, autore che Nietzsche non mancava mai di stimare.[50]

Ma nella filosofia nietzschiana stessa compaiono riferimenti ai luoghi e alla cultura dell'Italia: da Leopardi[N 6] al Rinascimento.[51]

I viaggi in Italia cominciarono dopo la crisi di Basilea, nel 1876: un anno trascorso in solitudine e depressione, oltreché malanno fisico. Ottenne il congedo dall'insegnamento e riuscì ad andare via dalla città elvetica, raggiungendo a fatica[N 5] la Meysenbug e Rée a Sorrento.[52]

Torino e gli ultimi anni

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Nel 1888 Nietzsche si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente[53], e dove avrebbe scritto L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo. Nietzsche sembrava estasiato dalla città e dalle condizioni generali che parevano migliorare, ma nel 1889 avvenne il famoso crollo mentale di Nietzsche, probabile effetto di una patologia neurologica: è datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico[53]; mentre si trovava in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese, vide un cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere. Di fronte a ciò Nietzsche accorse verso l'animale per baciarlo e per poi collassare.[54][N 7] Dopo di che venne accompagnato a casa e «giacque due giorni sul divano, sempre parlando concitatamente da solo o scrivendo».[55]

Lapida commemorativa a Torino dedicata a Nietzsche nel 1944 per il centenario della sua nascita (tra Piazza Carlo Alberto e Piazza Carignano)
Lapide commemorativa a Torino dedicata a Nietzsche nel 1944 per il centenario della nascita (tra Piazza Carlo Alberto e Piazza Carignano)
Placca in ricordo della convalescenza di Nietzsche a Naumburg

Nello stesso periodo del crollo, Nietzsche scrisse delle lettere ad amici e conoscenti che sono solitamente classificate sotto il nome di Biglietti della follia. Tre, firmati "Dioniso" o "Zagreo", vennero inviati a Cosima Wagner, chiamata nelle lettere "Arianna", la mitologica moglie del dio, e facendo dei riferimenti ai suoi ultimi tre libri.[56]

«Alla principessa Arianna, mia amata. Che io sia un uomo, è un pregiudizio. Ma io ho già vissuto spesso fra gli uomini e conosco tutto ciò che gli uomini possono provare, dalle cose più basse fino a quelle più alte. Sono stato Buddha tra gli indiani e Dioniso in Grecia, – Alessandro e Cesare sono mie incarnazioni, come pure Lord Bacon, il poeta di Shakespeare. Da ultimo, ancora, sono stato Voltaire e Napoleone, forse anche Richard Wagner... Ma questa volta vengo come Dioniso il vittorioso, che farà della terra una giornata di festa... Non avrei molto tempo... I cieli si rallegrano che io sia qui... Sono stato anche appeso alla croce...»

Pochi giorni dopo, venne ricoverato dall'amico Franz Camille Overbeck a causa del suo stato alterato, che passava da momenti di esaltazione a tristezza profonda, in una clinica psichiatrica in Basilea. Uscito dalla clinica di Basilea, venne trasferito poi dalla madre a Naumburg, quindi a Jena, in clinica dal dottor Otto Binswanger, esperto di paralisi e demenza. Binswanger obiettò che l'unica stranezza fosse l'insolita lunga sopravvivenza all'infezione e alla paralisi luetica, per cui non si poteva attribuire l'intero decorso come derivato dalla lue.[58] Nel 1890 venne trasferito nella casa della madre, per esser assistito da lei stessa e da due infermieri. La famiglia Nietzsche, specie la sorella, non avrebbe mai accettato le diagnosi di neurosifilide, considerandole entrambe lesive dell'onore.[58]

Friedrich Nietzsche, disegno di Hans Olde, da serie di fotografie dello stesso autore (1899)

Rudolf Steiner descrisse inoltre in La mia vita l'incontro con il filosofo avvenuto nel 1896, a Naumburg, e da lui definito come "ottenebrato".[59]

Nietzsche con sua sorella Elizabeth nel periodo di convalescenza precedente alla morte. Naumburg, 1899

Venne trasferito nel 1897 assieme a Elisabeth nella casa di Weimar, dove la sorella aveva fondato tre anni prima il Nietzsche-Archiv. Il 25 agosto 1900, all'età di cinquantasei anni, Nietzsche morì in preda alla convalescenza a seguito di una polmonite. Nonostante il suo dichiarato e profondo ateismo, per volontà di parenti e amici venne seppellito con cerimonia religiosa nel cimitero di Röcken.[60]

La società filologica inaugurata a Lipsia dal professor Ritschl. Nietzsche è il secondo basso da sinistra.

La filosofia di Nietzsche prende le proprie mosse dagli interrogativi sul senso utilitario della religione e della morale, sulla paura percepita dall'uomo circa la prospettiva di creazione ed evoluzione e, infine, sul retroscena culturale europeo, e in special modo tedesco. Wagner, da Nietzsche stimato come pensatore ma soprattutto come amico, viene visto dal filosofo come espressore di un'arte degna della tragedia greca.[61] Altresì, pietra miliare per la formazione intellettuale di Nietzsche la riveste la filosofia di Schopenhauer, autore del quale Nietzsche, nel 1866, lesse il Mondo.[26]

Fase tragica e wagneriana

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Lo stesso argomento in dettaglio: Apollineo e dionisiaco.

Nella sua prima vera opera di argomento filosofico, La nascita della tragedia, la tragedia greca viene vista come la massima espressione dell'individuo greco, il quale cercò le proprie risposte circa la vita nella tragedia e nella sua catarsi fino a che, spaventato dalla realtà acre esibita in essa, indietreggiò nella confortevole narrazione socratica, fatta di eticismo, intellettualismo e ottimismo. Nietzsche vede le due forze opposte come elementi della tragedia greca: lo spirito dionisiaco, della sfrenatezza sensoriale, e quello apollineo, della plasticità intellettuale.[62]

«Finora abbiamo considerato il pensiero apollineo e il suo opposto, il dionisiaco, come forze artistiche che erompono dalla natura stessa, senza mediazione dell'artista umano e in cui gli impulsi artistici della natura trovano anzitutto e in via diretta soddisfazione: da una parte come mondo di immagini del sogno, la cui perfezione è senza alcuna connessione con l'altezza intellettuale o la cultura artistica del singolo; dall'altra parte come realtà piena di ebbrezza, che a sua volta non tiene conto dell'individuo e cerca di annientare l'individuo e di liberarlo con un sentimento mistico di unità.»

Nella Nascita della tragedia, Nietzsche individua per la prima volta in Socrate il corruttore della tragedia attica, e nella sua influenza sul tragediografo Euripide l'origine del prevalere dello spirito apollineo su quello dionisiaco. Non a caso Euripide presenta una rappresentazione che può essere vista come negativa della religione dionisiaca ne Le baccanti.[64] La corruzione dello spirito tragico è da Nietzsche considerata come l'originaria decadenza cui si deve una visione astratta e intellettualizzante della vita e della morale. Altrettanto forte è l'avversione di Nietzsche nei confronti di Platone, che egli considera autore di una concezione del mondo fondata sulla metafisica e sull'allontanamento dall'essenza umana. Nietzsche attacca, quindi, i tradizionali valori fondamentali della società occidentale: la religione, la morale, l'idealismo e il senso di società.[65] In particolare la visione nietzschiana circa la società ha stuzzicato le ipotesi di molti contemporanei anglosassoni di idee liberali e democratiche progressiste, che interpretano Nietzsche come un progressista radicale.[66]

Tuttavia, la mancanza di un senso metafisico della vita e dell'universo fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. Le parole di Sileno a Re Mida mostrano un profondo pessimismo simile a quello di Sofocle (con la citazione dall'Edipo a Colono), di Leopardi, di Schopenhauer[67][68][69] e dei suoi discepoli diretti.[68][70][71][72] Sileno è individuato come portatore della saggezza dionisiaca, ovvero del senso tragico dell'esistenza, celato dai greci stessi attraverso l'apollineo, in quanto impossibile da tollerare per l'uomo comune.[73]

«L'antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine tra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: "Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."»

Il valore dell'arte e della storia per l'uomo

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«La lotta contro il fine nell'arte è sempre la lotta contro la tendenza moraleggiante dell'arte, contro la sua subordinazione alla morale […] Ma anche questa ostilità tradisce la supremazia del pregiudizio. Se dall'arte si è escluso il fine della predicazione morale e del miglioramento degli uomini, non se ne consegue ancora che l'arte in genere sia priva di un fine, di una meta, di un senso […]»

Nietzsche, pur abbandonando la visione filosofica dell'artista, avrebbe sempre menzionato l'arte ed il suo valore psicologico-catartico nei suoi scritti, anche più tardivi.[N 8][76][77]

Si sarebbe anche occupato in maniera speculativa di estetica, asserendo come conseguenza che l'arte degenera quando degenera l'uomo, quando esso si fa malato.[78]

Inoltre si fa anche critico dell'art pour l'art, un movimento artistico tipicamente francese sorto come risposta all'impressionismo. Esso viveva l'arte come insensatezza, assenza di fine ultimo e soprattutto assenza di fine estetico, artistico. Tale atteggiamento è aspramente criticato da parte di Nietzsche.[79]

«Con queste parole di Goethe[80], […] può cominciare la nostra considerazione sul valore e la mancanza di valore della storia

Maschera teatrale di Dioniso, Louvre di Parigi.

Lo stesso atteggiamento è perseverato da Nietzsche circa lo storicismo, una branca filosofica tipicamente ottocentesca. Infatti, la critica di Nietzsche verso tale disciplina si articola come critica all'atteggiamento per cui si agisce nei confronti della storia.[82]

La seconda Inattuale, di fatto, esprime la criticità del filosofo nei confronti della storia resa monumento, resa osanna e baluardo ma, al tempo stesso, resa la testimonianza vuota di un'epoca. L'Ottocento è per Nietzsche epoca inutile, trattata come un museo per gli incuriositi.[83][84]

In generale, le Inattuali di Nietzsche erano intese come un attacco alla cultura tedesca: da David Strauss[N 9][85] allo storicismo, dal plauso a Schopenhauer fino ai primi scetticismi su Wagner. Ma la seconda Inattuale «criticava un'erudizione storica inutile che finiva per trasformarsi in un macigno per la vita e lo sviluppo dei popoli.»[86]

Secondo il Nietzsche della fase tragica, la musica è da interpretarsi come un residuo della cultura tragica: nella tragedia, la musica rivestiva una componente dionisiaca, in seguito ammorbidita dall'opera apollinea. Di fatto, Nietzsche avrebbe accostato come usurpatore della musica tragica Socrate.[87][88][89]

Ma la preferenza di Nietzsche per la tragedia, e in un certo senso dunque per Wagner, sarebbe mutata alla rottura personale con il compositore, che avrebbe portato il filosofo a criticare anche il suo pensiero operistico.[N 1] Durante il suo soggiorno a Genova, Nietzsche assisté alla Carmen di Bizet, rimanendone estasiato e coronando egli come il suo compositore prediletto.[90]

La relazione tra la filosofia nietzschiana e la musica è stretta: Martin Heidegger, non a caso, avrebbe accostato la volontà di potenza elaborata da Nietzsche alla musica.[91] E ancora: Moradei avrebbe commentato dicendo che Nietzsche è «tra i pochi [filosofi] ad avere uno stretto rapporto con la composizione musicale».[92] Ma l'obiettivo prefisso da Nietzsche, almeno in questa frazione di pensiero wagneriana e coronata dalla Nascita della tragedia e dalle Inattuali, era di superare la filosofia schopenhaueriana mediante l'estetica e l'affermazione artistica della vita, e di come, conseguentemente, l'arte rivesta la vita in sé[93] e, di conseguenza, la musica riveste la condizione di piacere monumentale per l'uomo.[94]

Per una rinascita del tragico in Germania

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Ma come la tragedia ebbe origine dalla musica, Nietzsche auspica che allo stesso modo possa rinascere. Da qui la critica profonda e sentita all'Opera, in quanto genere artistico in cui vivono inconciliabili contraddizioni di carattere estetico e filosofico. Forte è l'esortazione del filosofo al musicista Richard Wagner — al quale era dedicata l'opera — e ad altri non specificati artisti contemporanei affinché ritrovino e ridestino l'ebbrezza dionisiaca insita nella musica e su di essa, assieme al mito tragico, inaugurino una nuova epoca tragica.[95]

(DE)

«Meine Freunde, ihr, die ihr an die dionysische Musik glaubt, ihr wisst auch, was für uns die Tragödie bedeutet. In ihr haben wir, wiedergeboren aus der Musik, den tragischen Mythus – und in ihm dürft ihr Alles hoffen und das Schmerzlichste vergessen! Das Schmerzlichste aber ist für uns alle - die lange Entwürdigung, unter der der deutsche Genius, entfremdet von Haus und Heimat, im Dienst tückischer Zwerge lebte. Ihr versteht das Wort - wie ihr auch, zum Schluß, meine Hoffnungen verstehen werdet.»

(IT)

«Amici miei, voi che credete nella musica dionisiaca, sapete anche che cosa significhi per noi la tragedia. In essa noi abbiamo, rinato dalla musica, il mito tragico — e in questo potete sperare tutto e dimenticare ciò che è più doloroso! Ma ciò che è più doloroso per tutti noi — il lungo degrado nel quale, lontano da casa e dalla sua patria, al servizio di perfidi nani, è vissuto il genio tedesco. Voi capite quello che dico, così come, infine, capirete le mie speranze.»

Fase illuministica

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Secondo Eugen Fink, che per primo ha parlato dell'Illuminismo di Nietzsche[97], la riflessione razionale e scientifica che inizia con Umano, troppo umano coincide con l'avvento della scrittura aforistica e risulta caratterizzata dal ripudio dei vecchi maestri come Schopenhauer e, in particolare, Wagner. In questo periodo, il filosofo abbandona la «metafisica dell'artista» (anche questa una definizione del sopracitato Fink[97], ma anche di Luc Ferry)[98], per privilegiare la scienza. Considererà l'arte come il residuo di una cultura mitica. Il redentore della cultura non sarà più l'artista o il genio (come invece pensava Wagner) ma il filosofo educato alla scuola della scienza. Sarà illuminista, nel senso che si troverà impegnato in un'opera di critica della cultura tramite la scienza, con un metodo critico di tipo storico, genealogico, ma anche poetico.[99]

Vi sarà, in aggiunta, una maturazione da parte di Nietzsche circa l'individualismo in senso strettamente prospettivista, con accezioni antimorali ed antimetafisiche.[100]

Fase nichilistica

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Nietzsche, nell'ottica della critica e dello smascheramento del dogmatismo occidentale, proseguì la sua critica della religione cristiana, in particolare verso il protestantesimo e per i suoi valori moralisti.[101]

In questa prospettiva, Nietzsche promuove l'ideale della volontà di potenza, da intendere come l'espressione individuale e il conseguente mutamento della realtà morale.[102][103][104] In aggiunta, Nietzsche oppone alle opinabili posizioni del pensiero occidentale una fermezza metodologica, fondantesi sullo scetticismo critico-scientifico[105] e sulla posizione cruciale dell'individuo.[106]

Contro il cristianesimo

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Riprendendo le sue precedenti idee, nella sua fase illuministica e poi nichilistica, il filosofo attacca il cristianesimo. Secondo Nietzsche la moralità cristiana esprime il rifiuto dell'amore per la vita e della creatività, della spontaneità del vivere naturale. Colui che per primo ha condizionato negativamente la civiltà occidentale verso questo annullamento della vita è stato, secondo Nietzsche, Socrate. Nietzsche sostiene che l'accettazione della condanna a morte per Socrate, che obbedisce alle leggi pur ritenendole ingiuste e, come riportato da Platone, ringrazia Asclepio dopo aver bevuto la cicuta dicendo ai discepoli che gli sono debitori di un gallo, rappresenta l'estrema affermazione degli errori del filosofo e del suo rifiuto dei valori vitali a favore della metafisica. Scrive: «Queste ridicole e terribili "ultime parole" significano per chi ha orecchie: "O Critone, la vita è una malattia!"»[107]

«Al cristianesimo la malattia è necessaria, pressappoco come alla grecità è necessaria un'esuberanza di salute - rendere malati è la vera intenzione recondita dell'intero sistema procedurale della Chiesa per salvare se stessa [...] una religione che ha insegnato a fraintendere il corpo, che non vuole sbarazzarsi delle superstizioni dell'anima, che fa dell'insufficiente nutrimento un "merito", che nella salute combatte una specie di nemico, di diavolo, di tentazione, che vuole dare da intendere che si possa portare in giro un'"anima perfetta" in un cadavere di corpo.»

Più che con la figura di Gesù Nietzsche è polemico contro il cristianesimo, sulla dottrina di Paolo, resa religione dei rimpianti, delle negazioni e delle ascesi risentite.[109][110]

«Si legga Lucrezio, per capire che cosa ha combattuto Epicuro: non il paganesimo, ma il "cristianesimo", intendo dire la corruzione delle anime per mezzo dei concetti di colpa, pena e immortalità. Egli combatteva i culti sotterranei, l'intero cristianesimo latente - negare l'immortalità allora era già una vera redenzione. Ed Epicuro avrebbe vinto, ogni spirito ragguardevole nell'impero romano era epicureo: in quella apparve Paolo. Paolo: l'odio dei Ciandala contro Roma, incarnato, fatto genio: il giudeo, l'eterno giudeo par excellence. Il cristianesimo come formula per superare – e per assommare – i culti sotterranei d'ogni sorta, quelli di Osiride, della grande Madre, di Mitra, per esempio: in questa intuizione sta il genio di Paolo.»

L'idiozia del Cristo, invece, non deve però caricarsi di una sola accezione negativa: "idiota" è l'individuo che non partecipa della collettività, del modus intellegendi condiviso, e sposta la sua attenzione verso la propria interiorità abbandonando la realtà: probabilmente un riferimento all'Idiota di Dostoevskij, scrittore cristiano a cui Nietzsche si sente legato per lo psicologismo, e al protagonista Myškin, che viene visto dall'autore russo come un Cristo moderno, un uomo ideale e "ingenuo", che finisce per impazzire.[112]

Il filosofo accusa però proprio la religione cristiana di creare questo equivoco e di essere uno pseudo-umanesimo, colpevole di «agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli»,[113] opponendosi alla vera filantropia[114]: «I deboli e i malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro amore per gli uomini».[115]

Ribaltando le gerarchie di valori[116] Nietzsche afferma che la vittoria della morale degli "schiavi ringhianti" mascherata da compassione universale, democrazia e diritti umani, secondo Nietzsche, ha rovesciato i valori tradizionali di bellezza sostituendoli con la venerazione della miseria.[117][118]

In questa prospettiva, soprattutto negli scritti più tardivi, Nietzsche si sarebbe opposto al socialismo, alla politica di massa, al partitismo ed alla democrazia liberale.[110][119][120][121][122][123][124][125][126] La filosofia politica nietzschiana ha subìto variegatissime interpretazioni tra i filosofi anglosassoni: si oscilla tipicamente tra l'etichettare Nietzsche come apolitico oppure un "nobile radicale" di orientamento antisocialista e avanguardista o comunque progressista di destra.[127][128][129]

«Nessuno oggi ha più il coraggio di vantare diritti particolari, diritti di supremazia, un sentimento di rispetto dinanzi a sé e ai suoi pari – un pathos della distanza... La nostra politica è malata di questa mancanza di coraggio! – L'aristocraticità del modo di sentire venne scalzata dalle più sotterranee fondamenta mercé questa menzogna dell'eguaglianza delle anime; e se la credenza nel «privilegio del maggior numero» fa e farà rivoluzioni, – è il cristianesimo, non dubitiamone, sono gli apprezzamenti cristiani di valore quel che ogni rivoluzione ha semplicemente tradotto nel sangue e nel crimine!»

Nietzsche dichiara che la morale deve essere superata in nome dell'esistenza evolutiva, in quanto «quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male»[131] sia in senso filosofico che in senso prettamente scientifico, secondo Nietzsche.[132][133]

(DE)

«Ich beschwöre euch, meine Brüder, bleibt der Erde treu und glaubt Denen nicht, welche euch von überirdischen Hoffnungen reden! Giftmischer sind es, ob sie es wissen oder nicht. Verächter des Lebens sind es, Absterbende und selber Vergiftete, deren die Erde müde ist: so mögen sie dahinfahren!»

(IT)

«Vi scongiuro, fratelli, restate fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure!»

Da ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei valori. Si proclama egli stesso il "primo immoralista" della storia; egli non intende tuttavia proporre l'abolizione di ogni valore o l'affermazione di un tipo di uomo in preda al gioco sfrenato degli istinti[135], ma contrappone ai valori antivitali della morale pessimistica tradizionale una nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell'uomo.[136] Per Nietzsche l'uomo è nato per vivere sulla Terra, la sua esistenza è interamente corpo, realtà sensibile. Infatti Zarathustra afferma: «io sono corpo tutto intero e nient'altro».[137]

Durante questo periodo, inoltre, Nietzsche inizia letture onnivore: figurano Baudelaire[138], Dostoevskij[139][140], Renan, Pascal e Tolstoj. Tutta questa letteratura cristiana viene assorbita positivamente da Nietzsche, il quale avrebbe trovato, prima del suo collasso mentale, una grande pace in Tolstoj.[N 10][141] Lo stesso Tolstoj, per altro, che lo definì «un tedesco vivace […] folle».[142] Oltre a ciò, prosegue a leggere Tucidide e Machiavelli, di cui riprende la visione individualista ed antiliberale.[143] Gli scritti di ambedue sono per Nietzsche la «terapia contro il platonismo».[144] Le idee politiche di Nietzsche sono vastamente dibattute, ma si possono rintracciare ed individuare nel suo pensiero i tipici tratti dell'individualismo di tipo vitalista, forse anche di stampo vagamente antidemocratico, antisocialista e opposto al populismo europeo.[145]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dio è morto.
(DE)

«Gott ist tot! Gott bleibt tot! Und wir haben ihn getötet!»

(IT)

«Dio è morto! Dio resta morto! E lo abbiamo ucciso noi!»

Nietzsche in un ritratto di Edvard Munch del 1906

L'affermazione "Dio è morto", la massima nietzscheana per eccellenza, ha lasciato e generato in seno interpretazioni variegate, sovente discordanti tra di loro. Ad esempio, sulla base di tale frase Nietzsche viene visto da alcuni come un ateo[147], ma altri critici come Kaufmann intendono la suddetta constatazione come un'interpretazione unica del concetto di divinità: lo spirito europeo come uccisore della coscienza religiosa, del Dio giudaico-abramita, allineando dunque Nietzsche come interprete del pensiero equivoco, dello smarrimento filosofico d'Europa.[148]

Altri ancora individuano in ciò del nichilismo russo anarchico, ateo e anche anticristiano.[149]

Nietzsche arriva dunque ad urgere una nuova moralità, da intendere come un nuovo modo di vivere per l'uomo contemporaneo che, a detta di Nietzsche, è stato ingannato dall'ascesi della morale cristiana.[150]

Celebre è la figura dell'uomo folle che gira in pieno giorno con una lanterna accesa, dichiarando di star cercando Dio e attirandosi così lo scherno dei presenti. Alla richiesta di spiegazioni l'uomo afferma che Dio è morto, ovvero che nessuno crede più veramente.[151]

Oltreuomo e volontà di potenza

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Lo stesso argomento in dettaglio: Oltreuomo e Volontà di potenza.
(DE)

«Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können.»

(IT)

«Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante.»

La pietra alla memoria di Nietzsche presso il lago di Sils, Sils-Maria, alta Engadina; durante una visita in questo luogo e al vicino lago di Silvaplana, secondo il suo racconto, ebbe l'intuizione dell'eterno ritorno dopo l'esperienza "mistica" vissuta «all'inizio dell'agosto 1881 [...] 6000 piedi sopra il mare e molto più in alto di tutte le faccende umane.»

L'oltreuomo, secondo la comune interpretazione (Gianni Vattimo, Giorgio Colli, Mazzino Montinari) procede metodicamente al di là delle convenzioni e dei pregiudizi che attanagliano l'uomo. Esso ha dei valori differenti da quelli della massa degli uomini, quella massa che ha aderito alla filosofia dei sacerdoti e degli imbonitori per farsi schiava di essi.[153] Egli solo è in grado di non sostituire ai vecchi idoli quelli nuovi, ma fondare il nuovo mondo, e l'uomo attuale non è altro che «una corda tesa tra la scimmia e l'oltreuomo», secondo le parole di Nietzsche.[154] L'oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita dicendovi «sì».[155] Egli non conosce bene e male, è al di là di essi; anche ciò che è negativo per gli uomini normali per lui diventa un male minore a volte pur necessario; anche i mali sono necessari: Zarathustra fa l'esempio del fare la guerra delle passioni e di calunnia, invidia, diffidenza, che solo l'oltreuomo può sopportare e trasformare in virtù.[156]

Lettera di Nietzsche da Sils Maria

L'oltreuomo conosce e supera il senso tragico della vita trasformandolo in gioia e piacere. Secondo Nietzsche, il prototipo di oltreuomo era stato incarnato da Napoleone[140] e Goethe.[140] «La vita è una sorgente di piacere: ma per colui nel quale parla lo stomaco guasto, padre dell'afflizione, tutte le fonti sono avvelenate»[157], così «dove beve anche la plebe».[158]

L'oltreuomo affronta la vita con "pessimismo coraggioso", unisce il fatalismo alla fiducia e si è liberato dai logori concetti del bene e del male.[159]

Eterno ritorno
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Lo stesso argomento in dettaglio: Eterno ritorno.
L'Uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo esoterico della ciclicità del tempo.

Nietzsche elabora un suo modo di intendere il tempo liberandolo dal trascendente e quindi dalla fiducia nell'avvenire. In Così parlò Zarathustra il protagonista Zoroastro racconta di aver avuto una visione mentre scalava un monte. L'eterno ritorno dell'uguale, più spesso detto soltanto eterno ritorno, significa che l'universo rinasce e rimuore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre sé stesso.[160]

«Lo stato più alto che un filosofo possa raggiungere è la posizione dionisiaca verso l'esistenza: la mia formula perciò è amor fati. [...] A tal fine occorre comprendere i lati finora negati dell'esistenza non solo come necessari bensì come desiderabili... per sé stessi come i lati più fecondi, più potenti, più veri dell'esistenza, in cui la volontà di essi si esprime più chiaramente [...] Ho scoperto come un altro e più forte tipo d'uomo debba necessariamente escogitare l'innalzamento e il potenziamento dell'uomo in un'altra direzione: esseri superiori, al di là del bene e del male... la mia formula per la grandezza dell'uomo è amor fati: non volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l'eternità.»

L'amor fati, concetto che si ricollega all'eterno ritorno, fu un caso fortuito per Nietzsche, il quale lo ponderò e lo ammirò da Spinoza e Emerson. In particolare, Nietzsche afferma che la vita dell'uomo, ossia la vita ripetitiva ed opprimente in cui il riscatto è costituito dall'azione e dal radicale cambiamento, si ricolleghi strettamente al fato e all'amore per esso, il quale priva dalla depressione esistenziale. Nietzsche afferma dunque la propensione per la vita e la sua affermazione mediante l'abbandono deciso dei residui del passato storico e l'abbraccio della ciclicità esistenziale e della sua tollerabilità.[162][163]

La trasvalutazione dei valori

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Lo stesso argomento in dettaglio: Trasvalutazione dei valori.
La prima bozza del dipinto di Munch in onore di Nietzsche

La verità, fatta "da" e "per" l'individuo e la società, è quindi una totalità che ha incorporato, per trarne vantaggio, differenti punti di vista e prospettive.[164]

«Che cos'è dunque la verità? Un esercito mobile di metafore, metonimie, antropomorfismi, in breve una somma di relazioni umane che sono state sublimate, tradotte, abbellite, poeticamente e retoricamente, e che dopo un lungo uso sembrano a un popolo solide, canoniche e vincolanti: le verità sono illusioni delle quali si è dimenticato che appunto non sono che illusioni [...]»

Nietzsche si rifà anche alla morale pagano-romana per trasvalutare i valori in senso anti-cristiano e antipositivista.[166] Bisogna quindi effettuare una scelta decisa se stare col cristianesimo o col nichilismo attivo e creatore.[167] Proprio basandosi su tale principio, studiosi di Nietzsche come Montinari hanno sostenuto la volontà di potenza come un concetto dell'individualismo e del vitalismo.[168]

La fase scientifica di Nietzsche, invece, vede il suo rigetto per l'analisi metafisica: quasi artistica e dunque inattendibile sui fatti morali e spirituali dell'uomo.[169] Il filosofo predilige dunque l'atteggiamento critico, che copre l'essere e il divenire dell'uomo in senso genealogico.[170] Fu Fabrizio Desideri a interpretare la filosofia nietzscheana come una filosofia "medica", in cui il filosofo si fa "dottore". Perciò suddivise la sua filosofia in un momento sintomatico, uno diagnostico e uno terapeutico.[171]

È inoltre evidente il debito della letteratura e della cultura europee verso Nietzsche, specie in Italia[172], con la poesia dei costumi e della decadenza di Gabriele D'Annunzio.[N 11][173]

La visione politica di Nietzsche

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Il rapporto tra Nietzsche e la politica è difficilmente descrivibile in quanto il filosofo stesso si palesava come "apolitico". Secondo diversi critici, il pensiero politico di Nietzsche è rintracciabile entro le ideologie del bonapartismo, dell'individualismo anarchico, del radicalismo, dell'elitarismo e secondo taluni anche del fascismo.[N 12][174][175][176]

Il filosofo francese Georges Bataille si occupò assiduamente della filosofia nietzschiana

È certo che Nietzsche si oppose alla democrazia di massa, alla politica di massa, alla partitocrazia, al populismo, al parlamentarismo e anche all'antisemitismo. In questo senso, si pose favorevole alle grandi politiche attuate da individui, dando il plauso per esempio a Napoleone.[177]

Inoltre Nietzsche commentò volentieri gli eventi politici del suo tempo, pur opponendosi alla cultura del giornalismo, strumento tipicamente dei conservatori europei e della media borghesia.[178] In ogni caso, Nietzsche commentò i fatti della Comune di Parigi che lo colpirono particolarmente.[179] Inizialmente era un sostenitore di Bismarck, ma a seguito delle sue disattenzioni circa il socialismo e il movimento operaio in Germania portarono Nietzsche a temere per la libertà di parola nel Reich tedesco.[180][181]

Ad ogni modo, era contrario all'eguaglianza dei diritti[182] e si dichiarò favorevole alla schiavitù in quanto necessaria per il benestare delle classi superiori.[183] Di fatto, scriveva in maniera satirica sugli abolizionisti statunitensi[184] e sostenne ingiuste le posizioni abolizioniste degli europei per lo schiavismo in Africa.[185] Nietzsche credeva di fatto che le preoccupazioni delle aristocrazie europee fossero ingiustificate, frutto di una ipersensibilità.[186][187] Nietzsche era inoltre favorevole all'idea di risolvere la sovrappopolazione mediante le colonie, in modo anche da dare pace agli operai europei e placare la loro agitazione politica.[188]

Si potrebbe dire che il pensiero sociologico del filosofo vertesse sull'imminente futuro delle aristocrazie, anche perché vedeva di malgrado le grandi monarchie europee ed il loro mantenimento.[189] In un certo senso era anche preoccupato della caduta di tali poteri sociali in seguito ai fatti del Settecento e alla fine di Napoleone.[190] Nietzsche si opponeva anche all'ideale di "aristocrazia dello spirito", vale a dire l'aristocrazia morale e tipicamente platonica, in quanto sovversione da parte degli intellettuali democratici della vera aristocrazia.[191][192]

Individualismo e liberalismo

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Secondo Nietzsche, la prospettiva democratica era applicabile esclusivamente per una minoranza intellettuale della popolazione, e dunque si potrebbe dire che Nietzsche favorisse un'aristocrazia di stampo greco (per precisione della Grecia presocratica) oppure romana.[193]

Ed infatti Nietzsche si opponeva agli avanzamenti della democrazia socialista o liberale, favorendo una prospettiva politica aristocratica con valori critici e radicali nei confronti delle istituzioni tradizionali.[194]

Da un punto di vista filosofico, Nietzsche si opponeva sì al cristianesimo, ma anche alle idee filosofiche contemporanee e moderne di stampo continentale, arrivando a vedere Cartesio come un fautore indiretto della Rivoluzione francese che Nietzsche criticava.[195]

Nietzsche tuttavia muove anche una critica al liberalismo, alla società borghese, alle sue responsabilità politiche, ciò che si pone come il cardine della democrazia liberale[196] e le classi dirigenti incapaci di pareggiarsi con le aristocrazie colte e raffinate.[197] E così è anche il suo punto di vista sul commercio e sul mercato, un'attività che dovrebbe essere competenza di un'aristocrazia raffinata, e non di una borghesia utilitaria.[198]

Al contrario, Nietzsche si fa promotore degli ideali ebraici in Europa, in quanto possibili baluardi al socialismo e al nazionalismo.[199][200][201] E non a caso vedeva come possibile difesa dal socialismo anche il capitalismo attuato dai commercianti ebrei d'Europa.[202][203]

La critica al socialismo

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Già dal 1862 un Nietzsche seppur giovane dà testimonianza di una critica al socialismo[204], la quale si sviluppa a pari passo della critica di egli per la Rivoluzione francese e, in seguito, anche per la Comune parigina.[205] Nello stesso periodo, Nietzsche sostenne le posizioni degli autori e degli intellettuali francese tipicamente di destra, in opposizione alla Comune come movimento "volgare".[206][207] Nietzsche diede dunque una ferma e chiara opposizione al movimento operaio e ai suoi moventi.[208][209][210] Ancora una volta, si faceva promotore dell'aristocrazia e dei suoi ideali colti e ricercati.[110]

In questo senso, pur venendo più volte citato come idolo filosofico degli anarchici, Nietzsche si sarebbe opposto all'anarchismo (come anche al comunismo), pur essendo rintracciabili nel suo pensiero elementi di tali filosofia in senso radicale ed aristocratico.[211]

Frontespizio della prima edizione della Nascita della tragedia, 1872
Bozza dell'incipit per Così parlò Zarathustra

Collane di opere di Nietzsche

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Edizione italiana delle opere di Nietzsche

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Condotta sull'edizione critica dei testi originali stabilita da Giorgio Colli e Mazzino Montinari:

  • Opere di Friedrich Nietzsche
I.1: Scritti giovanili 1856-1864, versione di Mario Carpitella, notizie e note di Giuliano Campioni e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 1998. ISBN 88-459-1358-9.
I.2: Scritti giovanili 1865-1869, a cura di Giuliano Campioni e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 2001. ISBN 88-459-1587-5.
III.1: La nascita della tragedia; Considerazioni inattuali, I-III, versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1972.
III.2: La filosofia nell'epoca tragica dei Greci e Scritti dal 1870 al 1873, versione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano 1973.
III.3.1: Frammenti postumi 1869-1874, a cura di Mario Carpitella, versione di Giorgio Colli e Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1989. ISBN 88-459-0725-2.
III.3.2: Frammenti postumi 1869-1874, a cura di Mario Carpitella, versione di Giorgio Colli e Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1992. ISBN 88-459-0884-4.
IV.1: Richard Wagner a Bayreuth; Considerazioni inattuali, IV; Frammenti postumi (1875-1876), versioni di Giorgio Colli, Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1967.
IV.2: Umano, troppo umano, I; Frammenti postumi (1876-1878), versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1965.
IV.3: Umano, troppo umano, II; Frammenti postumi (1878-1879), versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1967.
V.1: Aurora e Frammenti postumi (1879-1881), versione di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1964.
V.2: Idilli di Messina; La gaia scienza; Frammenti postumi (1881-1882), versioni di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1965.
VI.1: Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, versione di Mazzino Montanari, Milano, Adelphi, 1968.
VI.2: Al di là del bene e del male; Genealogia della morale, versioni di Ferruccio Masini, Milano, Adelphi, 1968.
VI.3: Il caso Wagner; Crepuscolo degli idoli; L'Anticristo; Ecce homo; Nietzsche contra Wagner, versioni di Ferruccio Masini e di Roberto Calasso, Milano, Adelphi, 1970.
VI.4: Ditirambi di Dioniso e Poesie postume (1882-1888), versioni di Giorgio Colli, Milano, Adelphi, 1970; 1982.
VII.1.1: Frammenti postumi 1882-1884, versione di Leonardo Amoroso e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1982.
VII.1.2: Frammenti postumi 1882-1884, versione di Leonardo Amoroso e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1986.
VII.2: Frammenti postumi 1884, versione di Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1976.
VII.3: Frammenti postumi 1884-1885, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1975.
VIII.1: Frammenti postumi 1885-1887, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1975.
VIII.2: Frammenti postumi 1887-1888, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1971.
VIII.3: Frammenti postumi 1888-1889, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1974.
  • Epistolario di Friedrich Nietzsche, edizione italiana diretta da Giorgio Colli e Mazzino Montinari; testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari
I, 1850-1869, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi, 1976.
II, 1869-1874, versione di Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1976.
III, 1875-1879, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi, 1995. ISBN 88-459-1172-1.
IV, 1880-1884, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 2004. ISBN 88-459-1833-5.
V, 1885-1889, versione di Vivetta Vivarelli, Milano, Adelphi, 2011. ISBN 978-88-459-2630-3.
  1. ^ a b In seguito, la rottura personale tra Wagner e Nietzsche avrebbe portato Nietzsche ad estremizzare alcune opinioni sul suo pensiero come conseguenza. Vedasi: Young, p. 38.
  2. ^ Nietzsche si sarebbe anche legato alla musica di Wagner, trovandovi un piacere estetico, come scritto in una lettera a Rohde. Vedi: Safranski, p. 20.
  3. ^ In particolare, l'ammirazione di Nietzsche per questo poeta gli costò una specie di rimprovero da parte del suo professore di lettere, il quale, pur valutando con un ottimo voto il suo compito in classe in cui gli venivano chieste le sue riflessioni sulla poesia tedesca, gli avrebbe apparentemente raccomandato di leggere poeti "più tedeschi" (cfr. Hayman, p. 42).
  4. ^ Hernández, pp. 43-44:

    «Nietzsche continuò a partecipare al dibattito sulla cultura in Germania con le sue quattro Considerazioni inattuali, la prima delle quali è dedicata a David Strauss (1808-1874). Questo teologo e filosofo era autore di una celebre vita di Gesù in cui sottoponeva i Vangeli a un preciso metodo critico spogliandoli di qualunque dimensione propriamente religiosa; il libro si concludeva identificando la figura di Cristo con una vaghissima "idea dell'umanità". In un altro dei suoi scritti, La vecchia e la nuova fede, del 1872, Strauss non solo auspicava la distruzione del dogma cristiano, ma proponeva la scienza come nuova fede e nel farlo si appellava alla teoria darwinista dell'evoluzione. Nietzsche rifiutò l'idea che la scienza potesse di per sé fornire un orientamento all'esistenza umana e riaffermò la superiorità dell'esperienza creativo-artistica rispetto a quella scientifica. La seconda Considerazione inattuale, dedicata alla storia, criticava un'erudizione storica inutile che finiva per trasformarsi in un macigno per la vita e lo sviluppo dei popoli. Le ultime Considerazioni si concentravano su Schopenhauer e Wagner. L'autore vi tesseva l'elogio di entrambi ma già si percepivano le discrepanze future.»

  5. ^ a b Madonia:

    «Il viaggio si aprì nel 1876 con una sosta a Genova, ma non iniziò nel modo migliore: il lungo tragitto in treno lo debilitò, costringendolo a rimanere due giorni a letto con forti dolori alla testa. Una volta ripreso, vide il Mediterraneo per la prima volta, provando una nitida sensazione: “L’occhio si è aperto come a un cieco”. Furono giorni felici tra il capoluogo, Rapallo e altre località della costiera ligure, come dimostra il carteggio con i familiari e le sue parole di resurrezione dopo gli anni del grigiore e della paura di sprofondare: “Quando uno va a Genova è come se ogni volta fosse riuscito a evadere da sé: la volontà si dilata, non si ha più coraggio di essere vili”. Quello che doveva essere un viaggio legato a una riabilitazione fisica e mentale, si trasformò ben presto nella consapevolezza che soltanto in Italia avrebbe trovato il suo posto nel mondo, tanto da proseguire i soggiorni da Nord a Sud per circa dieci anni, periodo in cui modificò radicalmente il suo pensiero filosofico. Quando, nel 1880, Nietzsche decise di trasferirsi a Venezia, inevitabilmente gli venne in mente una delle più importanti personalità tedesche del Diciannovesimo secolo: Richard Wagner. Il celebre compositore tedesco aveva infatti già vissuto a più riprese nella città lagunare, trasferendovisi definitivamente nel 1882, per poi morirci l’anno dopo. Wagner, che a Venezia completò la stesura di Tristano e Isotta e che si commuoveva per i canti dei gondolieri, rappresentava un tasto dolente per Nietzsche.»

  6. ^ In particolare, circa questo autore, Nietzsche lesse la traduzione tedesca dei Canti (Gedichte von Giacomo Leopardi verdeutsch… von R. Hamerling, Hildburghausen, 1866, citato in: Friedrich Nietzsche, a cura di Colli e Montinari, Sull'utilità e il dannno della storia, Adelphi, Milano, 2018, p. 103, ISBN 9788845901652) e ne rimase estasiato. Leopardi rientrava, assieme a Goethe ed Emerson, tra i suoi poeti prediletti. Cfr: Desideri, p. 14.
  7. ^ È più probabile, tuttavia, che l'episodio del cavallo sia una leggenda, non documentata nemmeno e quindi nemmeno accertata da fonti autorevoli. Vedi: Verrecchia, p. 14.
  8. ^ Ne è un esempio l'ottavo paragrafo del capitolo Scorribande di un inattuale, contenuto nel Crepuscolo. Ivi, Nietzsche afferma che la macchina motrice dell'arte sia il sentimento d'ebbrezza, già menzionato nella Nascita della tragedia. Vedasi per l'appunto: Desideri, p. 737.
  9. ^ David Friedrich Strauss: teologo, filologo e scrittore dell'opera La vita di Gesù: tale opera suscitò lo scalpore del pubblico tedesco, visti i temi delicati circa il Gesù storico e le conclusioni fatte da Strauss. Di fatto, Strauss arrivò a sostenere l'effettiva inesistenza storica di Gesù; e al contrario giunse a credere che tale figura abbia una rilevanza di tipo mitologico-culturale (cfr: David Friedrich Strauss, La vita di Gesù, o Esame critico della sua storia, introduzione di Armando Torno, La vita felice, Milano, 2014, ISBN 978-88-7799-539-1). Ma la polemica che Nietzsche condusse contro Strauss si basava sull'atteggiamento del filologo nei confronti della storia: un meccanismo universale scientificamente determinato sul progresso. A parer di Nietzsche, ciò rivestiva una lettura volgare della storia al servizio di una cultura degenerata. Definì Strauss un "filisteo". Cfr: Friedrich Nietzsche, David Strauss. L'uomo di fede e lo scrittore, a cura di Colli e Montinari, Adelphi, Milano, 2018, pp. 11-36, ISBN 9788845908606.
  10. ^ Igor Sibaldi, traduttore italiano di opere di Dostoevskij, Tolstoj, Gogol' e Turgenev, afferma: «Tolstoj fu l'ultima grande passione di Nietzsche, prima della follia, e Nietzsche lo leggeva e compulsava avidamente, riconoscendo in lui lo stesso mito al quale anch'egli si sentiva forzato».
  11. ^ D'Annunzio, di fatto, avrebbe dedicato a Nietzsche e alla sua ammirazione per l'Italia la poesia Per la morte di un distruttore, contenuta nell'Elettra delle Laudi.
  12. ^ L'opinione di Nietzsche rispetto al fascismo è stata esaurientemente dibattuta dagli storici della filosofia, ma la posizione comune degli autori verte decisamente contro l'accostare Nietzsche ed il fascismo, in quanto esso sarebbe interpretabile secondo il filosofo come un "movimento dei servi", o come una "moralità dei servi". Così gli autori ritengono anche per le restanti posizioni politiche, e convengono quasi unanimemente a definire Nietzsche un apolitico. Losurdo, tuttavia, elaborò l'ipotesi di un Nietzsche radicale, avanguardista e aristocratico. Vedi: D. Losurdo, p. 711.
  13. ^ È in questa opera che Nietzsche descrive suo padre, Carl Ludwig, attribuendogli un carattere affettuoso, tenero e amorevole nei suoi confronti, in reminiscenza delle passeggiate che facevano da Röcken a Lützen. Vedi: Hernández, p. 21.
  14. ^ Tale opera, in particolare, venne ricostruita dal professor Joaquín Riera Ginestar, il quale, lavorando sulle versioni di Colli e Montinari, riuscì a rinvenire quest'opera perduta del filosofo. Circa le versioni dei due autori italiani, e in particolare di Montinari, si veda: Montinari, p. 25.
  1. ^ Desideri, p. 25.
    «La pretesa di Nietzsche era pure quella di generare con i suoi stessi scritti quella situazione propizia, quello scompiglio nelle coscienze.»
  2. ^ Russell, p. 798.
    «[A Nietzsche] piace molto esprimersi per paradossi, con l'intento di sorprendere il lettore convenzionale. Impiega le parole "bene" e "male" nella loro ordinaria accezione, e poi dice di preferire il "male" al "bene".»
  3. ^ Bazardjian, p. 83.
    «Nietzsche a tutto è pronto e prevede tutto. Ci sembra paradossale che per uno stesso autore la medesima cosa possa trovare spiegazioni e commenti opposti.»
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    «Io sono uno di quei lettori di Schopenhauer che, dopo averne letto la prima pagina, sanno con certezza che le leggeranno tutte e ascolteranno ogni parola che egli abbia mai detto. La mia fiducia in lui fu immediata, ed oggi [1875] è la stessa di nove anni fa.»
  27. ^ Hayman, p. 93.
  28. ^ Janz, p. 226.
    «Da quel giorno in poi Nietzsche, in conformità alla legge dello Stato, non era più prussiano e nemmeno tedesco, ma… apolide, o secondo la terminologia usata in Svizzera a quel tempo, "senza-patria", particolarmente appropriata per Nietzsche; e lo rimase… Divenne e rimase Europeo.»
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  30. ^ Wagner, p. 8.
  31. ^ Desideri, p. 652.
    «[…] quale uomo accorto scriverebbe ancora una parola onesta su se stesso? — […] Ci viene promessa un'autobiografia di Richard Wagner: chi dubita del fatto che sarà una biografia accorta?»
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