Svoboda | Graniru | BBC Russia | Golosameriki | Facebook
Vai al contenuto

Jean Alesi

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Jean Alesi (2001)

Giovanni Roberto Alesi (1964 – vivente), pilota automobilistico francese.

Citazioni di Jean Alesi

[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Io guido all'attacco. È il mio modo di concepire questo sport. Se c'è un varco ragionevole, mi infilo.[1]
  • [Nel 1990] [...] mi accorsi definitivamente che il mio destino si doveva incrociare con quello della scuderia di Maranello. L'attenzione dei tifosi, quella atmosfera speciale che ti circonda, il senso di entrare a far parte della storia dell'automobile mi presero come una malattia, una febbre che saliva di giorno in giorno.[1]
  • [Sulla stagione 2011 di Formula 1] Oltre che a Vettel, autore di una sequenza straordinaria, il massimo riconoscimento dovrebbe andare a Button. Non mi hanno sorpreso le sue punte prestazionali, perché è stato campione del mondo, ma il modo in cui è riuscito a tenersi al vertice per tutto il tempo, anche quando era alle prese con set-up e situazioni non proprio ottimali. La sua costanza è stata eccezionale. Ha pure fatto dei grandi sorpassi, dimostrando di sapersi adattare alle situazioni: aggressivo o pulito in base alle circostanze.[2]
  • [Sulla Ferrari F92A] Il motore soffriva di blow-by, vale a dire c'era un trafilaggio di olio dalle fasce elastiche in camera di combustione che faceva perdere 40-50 cavalli, ma nella tradizione del Cavallino non si poteva dire che era il 12 cilindri a non andare e le colpe di un'annata storta erano state attribuite solo alla macchina. È stato un peccato perché il concetto era interessante.[3]
  • Io ho avuto la possibilità di esprimermi in questo mondo che è la Formula 1, che è tutta la mia passione e la mia vita, tutto gira intorno a questo. La più grande fortuna e i più bei momenti della mia vita sono arrivati guidando la rossa [...] L'affetto dei tifosi? Fa davvero onore e piacere, perché io ho fatto questo mestiere non tanto per avere un lavoro, ma proprio per realizzare una passione che avevo da bambino. Piano piano sono salito di livello e cresciuto nelle formule minori, come la Formula Renault, la F3, la Formula 3000 e mi sono trovato in F1. Ma davvero, non era qualcosa di pianificato, come invece possono fare adesso i giovani, che è anche bello. Io l'ho fatto in un modo diverso e in tempi anche molto diversi. Io mi sono goduto questo momento della mia vita.[4]
  • Gran Premio di Monaco 1996? Quello che ha vinto Olivier [Panis]? Ah, ora ricordo! Partimmo con la pioggia, e mi ritrovai appena dietro Michael Schumacher al Loews. A Monaco hai sempre la sensazione di essere dentro la macchina davanti. Lo vidi tagliare sul cordolo interno prima del Portier, e pensai che stava forzando. Infatti la Ferrari finì dritta sul guardrail opposto. Lo evitai miracolosamente, e mi spaventai un po'. Poi mi misi tranquillo dietro Damon Hill, perché con una pista così scivolosa la mia strategia era di rimanere sull'unica linea possibile per evitare errori. In queste condizioni a Monaco bisogna sempre anticipare: se si frena bloccando le gomme, è impossibile recuperare l'errore e si va a sbattere senza poter fare nulla. A un certo punto percepii nel tunnel l'odore del motore rotto di Damon Hill, e mi ritrovai in testa. Misi le gomme da asciutto, e con 30 secondi di vantaggio decisi di guidare tranquillamente. Ma si ruppe un elemento della sospensione. A Monaco le compressioni della pista sono maggiori, e dunque le componenti devono sopportare maggiori carichi verticali. Con la pioggia decidemmo di alleggerire le sospensioni, e così una barra di torsione si ruppe. Era già successo nelle prove libere, per altro. [...] Tutte le volte che ho dovuto ritirarmi quando ero in testa a un Gran Premio non ho mai pensato che il pilota vincente si meritasse la gara perché mi stava simpatico. Ma quel giorno, in quella gara caotica, Olivier fu senza dubbio il migliore, la meritò. Dopo un po' di tempo, ovviamente, sono stato felice per lui![5]
  • [Sul Gran Premio di Spagna 1996] Oggi la Formula 1 di fronte a tanta acqua non partirebbe neanche. Erano altri tempi. Durante il Gran Premio passai Villeneuve, ricordo che non si vedeva nulla. Era impossibile tenere giù l'acceleratore anche nel rettilineo più corto, quello dietro ai box, perché finivi in testa coda, una cosa pazzesca. Questa, tra l'altro, fu la mia sfortuna, perché l'ingegnere di pista di Michael [Schumacher] era Ignazio Lunetta, lo stesso che l'anno prima si occupava di me. Un grande: quando pioveva forte, lui regolava la macchina più alta. In questo modo aumentava la velocità in rettilineo e diminuiva quella in curva, dove comunque eravamo costretti ad andare molto piano. Io chiesi ai miei tecnici di fare lo stesso, ma ero da poco alla Benetton e non mi diedero retta. [...] Michael mi superò senza dover lottare in fondo al rettifilo, dove io ero in crisi. Arrivai secondo davanti a Villeneuve. In pista alla fine eravamo soltanto in sei. In Spagna vinse una gara esaltante in condizioni difficilissime. Schumi è un caro amico ma in quel momento avrei solo detto parolacce.[6]
  • [Parlando della Scuderia Ferrari] È la squadra più prestigiosa del mondo, Schumacher a quell'epoca era il pilota più blasonato e con il futuro più promettente, dunque dovevano prenderlo per forza. Io a Maranello ci sarei stato tutta la vita, ma nel contratto di Michael non c'era posto per me.[6]
  • Imola, nella tradizione Ferrari è il luogo dell'appuntamento con il popolo rosso, la curva Sud del tifo, mentre Monza è da sempre la curva Nord [...] appena esci dai box ti trovi in mezzo agli alberi, come correre in un bosco. Ma appena dopo, alla Tosa, è come entrare in uno stadio pieno. Senti le urla che arrivano dalla collina mentre guidi, le sentivo con il 12 cilindri, figuriamoci adesso con queste macchine meno rumorose. Un boato a ogni giro. Alla Rivazza, ancora meglio. Mentre scendi dalla Variante Alta, vedi case, finestre e balconi e ti sembra di essere in un posto strano, in mezzo a una città. Poi, quando vai dentro la Rivazza 2 vedi la collina strapiena e capisci che Imola è unica.[7]
  • Per me Monza 1993 è stato un weekend indimenticabile. Andare sul podio con una Ferrari nella gara di casa è qualcosa di speciale. Ricordo soprattutto il grande affetto dei tifosi e il bandierone che uno di loro mi aveva dato in pista subito dopo la fine della gara. Sono rientrato ai box con questa bandiera, che poi è diventata un simbolo per i dipendenti Ferrari. Infatti in fabbrica quando siamo rientrati ho trovato un poster con quella immagine. Sono davvero felice di aver vissuto questa cosa, [...] per me Monza 1993 resta indimenticabile.[8]
  • [Sul Gran Premio d'Europa 1993] Può essere considerato un giorno clamoroso nella storia dei Gp per almeno tre aspetti. Punto uno, la F.1 iridata andava a Donington per la prima volta e tutti avevano poca conoscenza della pista. Punto due, Senna si trovava in una chiara situazione d'inferiorità tecnica, perché la sua McLaren-Ford in condizioni normali di certo non poteva valere la competitività delle Williams di Prost e Hill. Punto tre, l'arrivo della pioggia per la gara fu un potente fattore destabilizzante, che finì per cambiare le carte in tavola, sconvolgendo completamente la scala dei valori e concedendo così al brasiliano di metterci tanto del suo, sovvertendo i pronostici. [...] Non è che ci fosse una pioggia pazzesca, questo no. C'era una pioggerellina all'inglese, bella fitta e costante ma non certo un acquazzone. Il problema vero era un altro: Donington è una pista molto bella che presenta alcuni dislivelli. In altre parole, questi rendevano il terreno fertile all'insorgere di rigagnoli tali da dar vita in gara a piccoli fiumiciattoli, che qua e là attraversavano l'asfalto, con grande pericolo di aquaplaning. In altre parole, delle vere e proprie trappole, in grado di rovinare la gara di un pilota. Ecco, la grandezza dell'impresa di Ayrton sta anche in questo, ovvero nella capacità di guidare sul bagnato e con quelle insidie, con la stessa sicurezza e padronanza che si hanno sull'asciutto.[9]
  • [Su Michael Schumacher] Più che ammirato, io l'ho rispettato: sono due cose diverse. Lavorava più degli altri, aveva la capacità di imporre i suoi uomini dentro la squadra, al suo servizio. [...] Come pilota era fortissimo, tenace, impegnato, non regalava nulla: i suoi risultati lasciano a bocca aperta.[10]

La Gazzetta dello Sport Magazine, 29 febbraio 1996

  • Io so cosa si aspetta la gente da me e cerco sempre di darglielo.
  • Non ho mai buttato via i soldi. Sin da quando ero bambino ho avuto davanti agli occhi i sacrifici che ha fatto mio padre per garantirsi e garantirci un certo livello di benessere.
  • Non rivedo mai i gran premi in Tv, altrimenti mi spavento.

Intervista di Daniele Sparisci, corriere.it, 11 giugno 2024.

  • Mi sono sempre sentito e mi sento ancora un privilegiato ad aver fatto il pilota. Non dimentico da dove vengono i miei genitori, il modo in cui mi hanno cresciuto. Sorrido e mi godo la vita per questo motivo, mi viene naturale essere felice. [«Papà carrozziere emigrato in Francia dalla Sicilia, non vivevate nell'oro»] Direi proprio di no. Da Alcamo papà è salito nel 1959 in treno insieme a quattro amici. Ha aperto una carrozzeria alla quale oggi lavorano 75 persone. A 84 anni è ancora il primo ad aprirla la mattina, mi ha inculcato il rispetto del lavoro e la serietà professionale. Non ha mai smesso di lavorare un solo giorno, è un esempio.
  • [«Qual è la prima macchina che ha guidato?»] La Simca 1000 di mia madre, di nascosto. Avevo capito come schiacciare acceleratore e frizione ma non sapevo frenare. Sono finito contro l'auto del vicino di casa... [...] Quando lei mi portava a scuola, l'unica cosa che guardavo era come la metteva in moto. E dentro di me dicevo: "Un giorno ci provo io". E poi quel giorno è arrivato. Sono riuscito a farla partire ma non riuscivo a frenare. [«7 anni si rende conto? Suo papà cosa ha fatto?»] Ricordo ancora una mano sulla spalla che mi scaraventa fuori dal posto di guida.
  • Gerhard [Berger] era molto "politico". Aveva ottenuto di provare per primo la nuova Ferrari F1 [la 412T, ndr] a Fiorano, un privilegio. Io mi ero un po' offeso e per principio ero rimasto a Maranello dentro alla Gestione Sportiva. È successo qualcosa per cui dovevano intervenire sulla monoposto, quindi Gerhard è rientrato in ufficio. Lo vedo e mi fa: "Dopo mi porti in pista?" Gli dico ok ma non avevo un'auto. [...] Prendo la macchina di Todt, una Y10. Lui si siede accanto e reclina completamente il sedile. "Puoi andare forte, tanto non ho paura". Già ero arrabbiato per il test, poi questo mi provoca pure... Pensavo: "Vediamo se davvero non ha paura". Quando arrivavamo a Fiorano, a quei tempi, c'era un codice fra noi piloti e la portineria: suonavamo il clacson da lontano e il custode apriva il cancello automatico. Che era lento. [«Funzionava?»] In genere sì, noi siamo passati che ancora non era completamente aperto, abbiamo girato a sinistra davanti alla casa di Enzo Ferrari e lì Gerhard ha tirato il freno a mano: finiamo su due ruote. Non dicevo nulla. Quando siamo arrivati vicino al garage, sterzo e lui alza ancora la leva. Solo che stavolta anche io stavo frenando e la macchina è partita completamente. Siamo finiti a testa in giù, il volante toccava il tetto. Ci hanno tirato fuori dal bagagliaio i meccanici: l'unica porta che si poteva aprire. Gerhard non si era fatto nulla, io invece avevo un taglio in testa. [«E Todt?»] Era inc... Non era una mica una normale Y10: aveva chiesto il colore personalizzato, gli interni in cuoio speciale...
  • [«Francese di nascita, italiano dentro»] Sono il vostro miglior ambasciatore nel mondo. I figli degli emigrati sono così.

Citazioni su Jean Alesi

[modifica]
  • Jean dovrebbe odiarmi: l'ho strappato alla Williams, dopo tre mesi ho lasciato la Ferrari e la Williams ha vinto tre Mondiali. (Cesare Fiorio)
  • Jean era veloce in pista e scaltro nelle pubbliche relazioni. (Ivan Capelli)

Note

[modifica]
  1. a b Citato in Cristiano Chiavegato, «La Ferrari è una febbre» , La Stampa, 20 settembre 1990, p. 35.
  2. Citato in Rosario Scelsi, F1, Alesi: "Button merita il titolo di pilota dell'anno", motorsportblog.it, 30 novembre 2011.
  3. Dalla video-intervista Jean Alesi: "Il motorsport è marcio", 'Motorsport Italia, 10 aprile 2020; citato in Franco Nugnes e Giorgio Piola, Retroscena Ferrari F92 A: il doppio fondo non era sbagliato, motorsport.com, 14 aprile 2020.
  4. Da un'intervista a Sky Sport; citato in Matteo Senatore, Alesi: "Ferrari, la mia fortuna", formulapassion.it, 19 aprile 2020.
  5. Da un'intervista a L'Équipe; citato in F1 | Alesi: "Panis si è meritato la vittoria di Monaco", formulapassion.it, 3 maggio 2020.
  6. a b Da un'intervista a La Stampa; citato in F1 / La prima impresa rossa di Schumi, vista da Alesi, formulapassion.it, 7 maggio 2021.
  7. Da un articolo per il Corriere della Sera; citato in Alesi: "Imola è la curva Sud del tifo Ferrari", formulapassion.it, 12 aprile 2022.
  8. Citato in Andrea Ettori, Jean Alesi, la bandiera e la "Monza rossa" del 1993, p300.it, 11 settembre 2022.
  9. Da un'intervista ad Autosprint; citato in Giuseppe Canetti, Donington '93, Alesi: «GP storico per tre aspetti. Ma l'impresa più grande di Senna è stata un'altra», formula1.it, 11 aprile 2023.
  10. Dall'intervista di Pino Allievi, Jean Alesi: «Schumi? La vita talvolta è crudele, ma spero sempre in un miracolo», cdt.ch, 29 dicembre 2023.

Altri progetti

[modifica]