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Relazione Canto XVII dell'inferno Il XVII canto dell'inferno Dantesco rappresenta un momento di transizione dal settimo cerchio, in cui si trova Dante, e l'ottavo, quello di Malebolge. E' un passaggio in cui il Poeta si lascia alle spalle... more
Relazione Canto XVII dell'inferno Il XVII canto dell'inferno Dantesco rappresenta un momento di transizione dal settimo cerchio, in cui si trova Dante, e l'ottavo, quello di Malebolge. E' un passaggio in cui il Poeta si lascia alle spalle il mondo comunale, la Firenze intesa come orizzonte politico e si avvia verso una dimensione molto più complessa dell'inferno. Il canto si apre in medias res, nel vivo della narrazione quando Virgilio annuncia l'arrivo di Gerione. Un'apertura solenne introduce il mostro mitologico, il male assoluto: la frode. Le rime si fanno più dure, continua la metafora marinaresca che aveva caratterizzato la fine del XVI canto e in un'immagine cinematografica Gerione sale dal basso inferno come un palombaro, approdando sull'orlo del precipizio. La fiera è triforme: ha il viso di un uomo giusto, le spalle e le zampe villose come quelle di un leone e il corpo di un serpente, ricordo dell'inganno primordiale. E' un mostro straordinario, dietro il suo aspetto ingannevole si cela la pericolosa coda di scorpione, conferma della sua natura fraudolenta. Il corpo è tatuato con nodi e rondelle: immagini labirintiche astratte ed iconiche della frode, che simboleggiano il diretto risultato dell'inganno. Sono invenzioni figurative di Dante, probabilmente prese da immagini di arazzi medievali, forme decorative arabe o da miniature. Tuttavia nella descrizione dei ghirigori non c'è il solo richiamo all'esotico, a rafforzare, infatti, l'immagine del labirinto troviamo il rinvio ad Aracne, figura mitologica delle metamorfosi di Ovidio. Dante si serve dell'esperienza contemporanea riuscendo a mettere il testo classico allo stesso livello della realtà. Se da un lato descrive nodi e rondelle esotiche, dall'altro dona l'immagine della ragnatela: tutto concorre a creare l'idea di labirinto. La riproposizione del mondo classico occupa, tuttavia, ancor più rilievo se si posa l'attenzione sulla creazione dantesca del mostro allegorico. Gerione è un personaggio mitologico dell'Averno virgiliano da cui Dante attinge : forma tricorporis umbrae 1 , un fantasma dell'ombra dai tre corpi, ma l'idea della frode si sviluppa, come in un mosaico dell'immaginario, seguendo altri spunti. Isidoro di Siviglia, autore del VI secolo ed enciclopedista del mondo classico, scrive di Gerione non come un personaggio concreto della mitologia bensì come una macchina simbolica, un meccanismo esplicativo per mettere in luce la realtà delle cose. In origine Gerione simboleggia la concordia unanime, ma Dante servendosi della spiegazione di Isidoro, dota la macchina virgiliana di un altro significato: la frode. Il mostro diventa, allora, triforme, falso e composito come la chimera. Per la creazione dell'animale mitologico Dante attinge anche alle locuste bibliche caricando il mosto di significati cristiani, 1 Virgilio, Eneide VI, 286-91.
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Questo lavoro ha per oggetto l’analisi delle ottave 17-42 del canto XIX dell’Orlando Furioso: l’amore di Angelica e Medoro. In apertura, ho dedicato poche righe alla contestualizzazione dell’o- pera per poi concentrare maggiore attenzione... more
Questo lavoro ha per oggetto l’analisi delle ottave 17-42 del canto XIX dell’Orlando Furioso: l’amore di Angelica e Medoro. In apertura, ho dedicato poche righe alla contestualizzazione dell’o- pera per poi concentrare maggiore attenzione all’analisi pratica dell’estratto. Ho dapprima fornito delle informazioni sulla struttura del poema, e, poi, seguendo la linea della narrazione ho analizzato le figure retoriche e le tecniche narrative presenti, soffermandomi sulle ottave che tematicamente hanno una rilevanza maggiore all’interno del testo.
Questo lavoro si apre con una breve parte teorica dedicata ai tipi di discorso riportato, attribuendo un rilievo maggiore al discorso indiretto libero. La seconda parte del lavoro ha una sfumatura più pratica e si sintetizza nell’analisi... more
Questo lavoro si apre con una breve parte teorica dedicata ai tipi di discorso riportato, attribuendo un rilievo maggiore al discorso indiretto libero. La seconda parte del lavoro ha una sfumatura più pratica e si sintetizza nell’analisi del discorso riportato in due capitoli delle opere di Primo Levi: L’esame di chimica, decimo capitolo del libro Se questo é un uomo; una curizzetta decimo capitolo del romanzo La tregua.
L’idea che ha motivato questo tipo di lavoro é stata quella di capire se oltre alle chiare differenze esistenti tra i due libri si potesse cogliere ancora qualcosa di rilevante nell’analisi del discorso riportato. Se questo é un uomo come anche La tregua sono due libri di stampo memorialista, ma se nel primo prevale la necessità di testimoniare, di fornire al lettore un quadro di verità senza fronzoli e ricamature, nel secondo ci troviamo in una dimensione romanzesca piena di imprevisti, di avventura, di curiosità e di vita.
I due capitoli sono stati scelti perché potessero rappresentare le diverse tendenze dei due libri. L’esame di chimica é uno dei momenti più importanti all’interno dell’opera e che segna in modo assoluto il destino di Levi, la lingua in questo capitolo come nel resto del libro é precisa, marmorea, sostenuta. Una curizzetta rappresenta, invece, in modo tipico le avventure che ritroviamo nel viaggio di Levi fuori dal lager. Le incomprensioni linguistiche che generano ilarità , la voglia di rischiare tutto , di mettersi di nuovo in gioco, di ritornare a vivere. La lingua nella Tregua é molto ricca, frequenti sono i casi di discorso diretto dove si scopre la grandezza dell’autore nel saper giocare con le parole, nel riuscire a riportare, in modo talvolta anche molto ironico, i termini dialettali, le strutture sintattiche legate alla sfera del parlato, esclamazioni e interiezioni colloquiali aggiungendo senza dubbio anche un po’ di fantasia.
La difficoltà principale é stata riscontrata nell’analisi del capitolo L’esame di chimica. Quasi come a confermare l’ibridismo del libro, il discorso riportato e in particolar modo il discorso indiretto libero (d’ora in poi DIL) si colloca spesso in un livello di forte ambiguità. Il problema legato alla difficoltà di classificare il DIL é sicuramente generato dalla presenza del presente storico che ci riporta nel corso degli eventi. La sfasatura temporale pone infatti il difficile interrogativo nel comprendere se i pensieri o i discorsi riportati siano relativi alla narrazione, al contesto diegetico o al presente storico degli avvenimenti.
In questo lavoro di seminario ho analizzato due articoli di Italo Calvino. Il primo si intitola Le vacanze del buon lettore ed è stato pubblicato da "L'Unità" il 12 Agosto 1952. Il secondo è stato invece pubblicato dal settimanale... more
In questo lavoro di seminario ho analizzato due articoli di Italo Calvino. Il primo si intitola Le vacanze del buon lettore ed è stato pubblicato da "L'Unità" il 12 Agosto 1952. Il secondo è stato invece pubblicato dal settimanale "Rinascita" il 24 novembre 1967, si intitola Per chi si scrive? (Lo scaffale ipotetico) ed è una risposta ad un'inchiesta aperta, sullo stesso settimanale, da Gian Carlo Ferretti: Per chi si scrive un romanzo? Per chi si scrive una poesia? Quello che hanno in comune questi due testi è che entrambi nascono con una destinazione giornali-stica, entrambi sono stati scritti per comparire sulla carta stampata di un giornale. Perché però già da una prima lettura ci risultano così diversi? L' analisi dei due articoli parte quindi da qui: le differenze che li accomunano. Ho cercato di mettere in luce, da un punto di vista stilistico, linguistico-formale e contenutistico, ciò che rende diversi questi due testi.
Research Interests:
Introduzione 2 CAPITOLO PRIMO: La nobiltà russa nell'Ottocento I. La nobiltà russa: caratteri originari 6 II. La nobiltà russa nell'Ottocento 9 III. Composizione etnica e religiosa della nobiltà 13 III. Proprietà terriere, servizio e... more
Introduzione 2 CAPITOLO PRIMO: La nobiltà russa nell'Ottocento I. La nobiltà russa: caratteri originari 6 II. La nobiltà russa nell'Ottocento 9 III. Composizione etnica e religiosa della nobiltà 13 III. Proprietà terriere, servizio e occupazione 16 IV. Lo status economico della nobiltà 20 V. La nobiltà, la formazione di un ceto di servizio 27 CAPITOLO SECONDO: La crisi della nobiltà terriera I. La nobiltà pre-emancipazione: una classe sociale? 33 II. Il rapporto della nobiltà con la terra pre e post-emancipazione 35 III. La nobiltà e l'agricoltura 38 IV. L'impatto dell'emancipazione sulla nobiltà terriera 42 V. La divisione delle terre 44 VI. Il risarcimento ai nobili 48 VII. Vendita e acquisto delle terre 51 VIII. L'impoverimento della nobiltà terriera 57 CAPITOLO TERZO: Nobiltà e attività politica I. Il potere politico e la nobiltà 62 II. L'influenza politica della nobiltà e le modalità del suo esercizio 65 III. La crisi politica della nobiltà terriera 74 IV. Le assemblee nobiliari: composizione e condizioni per la partecipazione 90 V. Figure di potere: i marescialli nobiliari 98 CAPITOLO QUARTO: La nascita di un'opposizione I. Ideologie e politica nobiliare 105 II. Le politiche della nobiltà dalla seconda metà degli anni '90 del XIX secolo al 1904 116 CONCLUSIONI: Nobiltà e autocrazia BIBLIOGRAFIA 131 1