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Il “Sacro Catino”, oggetto esotico giunto a Genova intorno al 1100, riceve diverse identificazioni tra XII e XIII secolo: da manufatto meraviglioso a santo Graal, reliquia della Passione. Analizzando le identificazioni del catino alla... more
Il “Sacro Catino”, oggetto esotico giunto a Genova intorno al 1100, riceve diverse identificazioni tra XII e XIII secolo: da manufatto meraviglioso a santo Graal, reliquia della Passione. Analizzando le identificazioni del catino alla luce del dialogo con il mondo letterario, questo saggio indaga la trasformazione di temi esclusivi e complessi in elementi della memoria cittadina. L’articolo si concentra dapprima sull’appropriazione del motivo del Graal, e mostra come proprio il trattamento visuale che il tema riceve nei romanzi arturiani fa di questa letteratura il veicolo ideale per identificare il catino con il Graal e visualizzare così dogmi e misteri eucaristici. La seconda parte prende in esame il luogo in cui l’associazione catino-Graal viene fissata, la Chronicadell’arcivescovo di Genova Jacopo da Varagine, e descrive come quest’opera sia all’origine della costruzione di una scenografia monumentale dedicata ai miti di fondazione genovesi che trova posto nella cattedrale e all...
Saint-Floret castle (Auvergne) houses a cycle of Arthurian frescoes traditionally dated to the 1350s-1360s. Through an analysis of the scholarly contributions that followed the discovery of the frescoes by Anatole Dauvergne (1862), the... more
Saint-Floret castle (Auvergne) houses a cycle of Arthurian frescoes traditionally dated to the 1350s-1360s. Through an analysis of the scholarly contributions that followed the discovery of the frescoes by Anatole Dauvergne (1862), the essay offers a reexamination of the different theories on the historical, artistic and cultural context of the artwork. In particular, the arrangement of the frescoes’ cycle, its stylistic and iconographical features, as well as the comparisons with the figurative trends in courtly artistic production, indicate a later dating for the artwork, close to the 1370s and 1380s, and a new connection with the cultural milieu of the French Court. Furthermore, close resemblances between the frescoes’ iconographical programme and its main literary source – Rustichello da Pisa’s Compilation arthurienne – suggest a new and different interpretation of the narrative sequence from the one previously accepted. Finally, the Appendix of the essay presents an edition of the inscriptions (in French but with a strong Occitan inflection) that supplement the frescoes.  ************************************************** Il castello di Saint-Floret in Alvernia ospita un ciclo di affreschi di soggetto arturiano tradizionalmente datato intorno alla metà del secolo XIV. Ripercorrendo la vicenda critica che ha fatto seguito alla scoperta del ciclo da parte di Anatole Dauvergne (1862), il contributo riesamina le diverse ipotesi di contestualizzazione storico-artistica e culturale. Sulla base dell’analisi delle soluzioni d’impaginazione, del linguaggio stilistico e del repertorio iconografico e di raffronti con le tendenze figurative che dominano la produzione artistica di ambito cortese, si propone una datazione agli anni ’70-’80 del secolo XIV e una ricollocazione nell’orbita culturale della corona francese. Il confronto serrato con la principale fonte letteraria del programma iconografico – la Compilation arthurienne di Rustichello da Pisa – suggerisce, inoltre, un’interpretazione del racconto per immagini diversa da quelle finora avanzate. L’Appendice, infine, ospita l’edizione delle didascalie (francesi ma con forte patina occitanica) che accompagnano gli affreschi.
This paper considers the mosaic floor of the cathedral of Otranto from the viewpoint of the relationship between the decorative program and the tradition of medieval historiography. Analysis of the...
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December 12-13, 2022 Brno, Centre for Early Medieval Studies Hans Belting Library
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