FILOSOFIA, PEDAGOGIA, ANTROPOLOGIA DI FRONTE AI PROBLEMI DEL MULTICULTURALISM
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The \u201cIstrian exodus\u201d, a migration of about 250 000 people from Istria, Fiume and Dalmatia to Italy (mainly to Trieste) after the Second World War, has been remembered in different ways at different times since then. Until the... more
The \u201cIstrian exodus\u201d, a migration of about 250 000 people from Istria, Fiume and Dalmatia to Italy (mainly to Trieste) after the Second World War, has been remembered in different ways at different times since then. Until the 1990s the memories existed mostly in the minds of the exiles and in local historiographical and popular publications but then they became national, a ubiquitous theme at the highest level. This article analyses the current state of these memories by examining some sites and cultural events in Trieste, in order to understand both the process of heritage and identity construction of the exile community and the reasons why a shared memory did not develop in this border area
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Cuando en 2014 los refugiados empezaron a llegar a Trieste, en el noreste de Italia, en la ruta de los Balcanes, entre 30 y 100 personas acampaban diariamente en tiendas de campaña y cajas de cartón con improvisadas camas dentro de un... more
Cuando en 2014 los refugiados empezaron a llegar a Trieste, en el noreste de Italia, en la ruta de los Balcanes, entre 30 y 100 personas acampaban diariamente en tiendas de campaña y cajas de cartón con improvisadas camas dentro de un edificio conocido como Silos. Se trata de una gran estructura que a día de hoy es una propiedad privada, principalmente abandonada excepto por una pequeña zona ocupada por unos aparcamientos y una estación de autobuses, y que está en el centro de la ciudad. El barrio se ubica cerca del puerto y a solo unos pocos metros de las vías de los trenes de alta velocidad. De hecho, este lugar ha estado relacionado durante mucho tiempo con el transporte de mercancías y de personas desplazadas. Durante la II Guerra Mundial el Silos se convirtió en un lugar para los refugiados y las personas desplazadas. En 1943 se retuvo allí a judíos antes de subirles a un tren con destino a Auschwitz. Cuando acabó la II Guerra Mundial, tras el Tratado de París de 1947, muchos d...
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Since the so-called ‘migrant crisis’ in 2015, the Balkan route has resumed its old function as an overland passage from Eastern to Central Europe and the area between Italy and Slovenia has constituted a migratory crossroads towards... more
Since the so-called ‘migrant crisis’ in 2015, the Balkan route has resumed its
old function as an overland passage from Eastern to Central Europe and the
area between Italy and Slovenia has constituted a migratory crossroads
towards Northern Europe. In the last two years, there has been a constant
increase of rejection policies in Italy and in the Western Balkans that has
forced asylum seekers on undercover paths, with stops, blocks, rejections
and many attempts to overcome the militarized borders. The article reports
the consequences of the new migration policies on the Balkan route toward
Italy, with a particular focus on the exclusion and the resistance of migrants
that, like karst waters, are changing trajectories and tactics along the road. The
Balkans constitute a liminal area where the process of ‘bordering’ is played
both by migrants and by European policies. Through the concept of ‘tidemark’
the underground flow of migrants is interpreted as a typical rite of passage
with suspended temporality and reflux mobility where the Balkans constitute
a ‘waiting room’ and a liminal transit area with a ‘waiting game’ toward
Central Europe.
old function as an overland passage from Eastern to Central Europe and the
area between Italy and Slovenia has constituted a migratory crossroads
towards Northern Europe. In the last two years, there has been a constant
increase of rejection policies in Italy and in the Western Balkans that has
forced asylum seekers on undercover paths, with stops, blocks, rejections
and many attempts to overcome the militarized borders. The article reports
the consequences of the new migration policies on the Balkan route toward
Italy, with a particular focus on the exclusion and the resistance of migrants
that, like karst waters, are changing trajectories and tactics along the road. The
Balkans constitute a liminal area where the process of ‘bordering’ is played
both by migrants and by European policies. Through the concept of ‘tidemark’
the underground flow of migrants is interpreted as a typical rite of passage
with suspended temporality and reflux mobility where the Balkans constitute
a ‘waiting room’ and a liminal transit area with a ‘waiting game’ toward
Central Europe.
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Dieci istituzioni e centri di eccellenza scientifica internazionale presenti nella Regione Friuli Venezia Giulia hanno siglato il 17 settembre 2018 presso il Centro Abdus Salam di Fisica teorica Internazionale un Memorandum of... more
Dieci istituzioni e centri di eccellenza scientifica internazionale presenti nella Regione Friuli Venezia Giulia hanno siglato il 17 settembre 2018 presso il Centro Abdus Salam di Fisica teorica Internazionale un Memorandum of Understanding (MoU) on joint initiatives aimed at supporting refugee and asylum seekers and scientists.
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Partendo dallo stato dell'arte dell'antropologia applicata ai contesti di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, l'articolo apre il dibattito sulla possibilità di coniugare ricerca antropologica e sapere professionale nei contesti... more
Partendo dallo stato dell'arte dell'antropologia applicata ai contesti di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, l'articolo apre il dibattito sulla possibilità di coniugare ricerca antropologica e sapere professionale nei contesti di prima e seconda ospitalità per migranti. Nell'ambivalente gioco tra trattamento umanitario e regime di controllo, la costante emergenza e precarietà coinvolge sia migranti che personale operativo, mostrando tutti i limiti e la violenza insita nei processi dei vari contesti di accoglienza dove antropologi/he operano con funzioni di mediatore, operatore o coordinatore. Apre il numero 3(1)2017 di Antropologia Pubblica dedicato ai Richiedenti asilo https://riviste-clueb.online/index.php/anpub/issue/view/12
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An old building that has seen displaced people in it many times over many years is being used by the latest group of arrivals, this time from outside Europe.
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Frutto di una ricerca-azione condotta nel basso Friuli Venezia Giulia, il libro tratta il tema della cittadinanza come punto privilegiato da cui guardare i processi di integrazione degli immigrati e riporta i risultati e le... more
Frutto di una ricerca-azione condotta nel basso Friuli Venezia Giulia, il libro tratta il tema della cittadinanza come punto privilegiato da cui guardare i processi di integrazione degli immigrati e riporta i risultati e le interpretazioni di una ricerca triennale sull’immigrazione straniera e sull’educazione alla cittadinanza attiva condotta nel territorio del basso Friuli corrispondente al Distretto di Cervignano del Friuli. Il progetto di ricerca interdisciplinare è stato impostato parallelamente ad una serie di azioni finalizzate a preparare un percorso di partecipazione, integrazione e cittadinanza attiva della popolazione straniera, e non solo.
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Che succede quando i flussi migratori si combinano con quelli mediatici? Oggi molte tecnologie comunicative come satellite, videoregistratore, telecamere e Internet, si prestano ad usi personalizzati e diversificati: nelle comunità di... more
Che succede quando i flussi migratori si combinano con quelli mediatici? Oggi molte tecnologie comunicative come satellite, videoregistratore, telecamere e Internet, si prestano ad usi personalizzati e diversificati: nelle comunità di diaspora aumenta la de-territorializzazione o si rinforzano i legami con la patria e i ri-flussi nel passato? Frutto di una ricerca etnografica svolta tra i ghanesi residenti nel Friuli Venezia Giulia, il libro analizza il ruolo svolto dai mezzi di comunicazione nelle dinamiche di costruzione e negoziazione di un’identità di diaspora, tenendo conto della complessa rete di rapporti con la cultura d’origine, con la nuova cultura d’inserimento, con connazionali e altri immigrati.
Con sguardo antropologico vengono esaminate diverse tecnologie e prodotti culturali: il teatro popolare itinerante, il consumo televisivo, la fruizione e auto-produzione di videocassette, l’utilizzo di Internet e la pratica diffusa di fotografare e filmare vari rituali di passaggio. Ne esce il ritratto di una comunità di diaspora dove i materiali simbolici mediatici giocano un ruolo fondamentale. Identità mediata quindi, perché si appropria e si alimenta dei mezzi di comunicazione, ma anche perché deve operare una incessante attività di mediazione fra diversi contesti e modelli culturali per garantirsi la sopravvivenza.
Con sguardo antropologico vengono esaminate diverse tecnologie e prodotti culturali: il teatro popolare itinerante, il consumo televisivo, la fruizione e auto-produzione di videocassette, l’utilizzo di Internet e la pratica diffusa di fotografare e filmare vari rituali di passaggio. Ne esce il ritratto di una comunità di diaspora dove i materiali simbolici mediatici giocano un ruolo fondamentale. Identità mediata quindi, perché si appropria e si alimenta dei mezzi di comunicazione, ma anche perché deve operare una incessante attività di mediazione fra diversi contesti e modelli culturali per garantirsi la sopravvivenza.
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Cosa significano identità e senso di appartenenza quando si vive in contesti plurilinguistici con forte presenza di flussi migratori eterogenei che spesso si mescolano alle minoranze linguistiche di un’area di confine? Questa domanda ha... more
Cosa significano identità e senso di appartenenza quando si vive in contesti plurilinguistici con forte presenza di flussi migratori eterogenei che spesso si mescolano alle minoranze linguistiche di un’area di confine?
Questa domanda ha guidato una pista di ricerca sull’interculturalità condotta nel triennio 2011-14 fra giovani di età 8-14 nelle scuole e nei contesti informali di aggregazione dell’area transfrontaliera di Trieste, Udine e Capodistria caratterizzati da presenza di lingue minoritarie e/o alta percentuale di stranieri o migranti.
In questa pubblicazione si riportano i risultati ancora inediti, raccolti nel corso del progetto Interreg Italia-Slovenia EDUKA - Educare alla diversità, nella sua parte di ricerca qualitativa che ha indagato il livello di integrazione tra le nuove generazioni in un territorio di confine condiviso da vecchie e nuove minoranze. La ricerca è stata condotta con varie metodologie di indagine etnografica (osservazione partecipante, questionari, interviste, photo-elicitation, social mapping, profilo linguistico, ecc.), incrociando i framework teorici dell’antropologia e della pedagogia.
Questa domanda ha guidato una pista di ricerca sull’interculturalità condotta nel triennio 2011-14 fra giovani di età 8-14 nelle scuole e nei contesti informali di aggregazione dell’area transfrontaliera di Trieste, Udine e Capodistria caratterizzati da presenza di lingue minoritarie e/o alta percentuale di stranieri o migranti.
In questa pubblicazione si riportano i risultati ancora inediti, raccolti nel corso del progetto Interreg Italia-Slovenia EDUKA - Educare alla diversità, nella sua parte di ricerca qualitativa che ha indagato il livello di integrazione tra le nuove generazioni in un territorio di confine condiviso da vecchie e nuove minoranze. La ricerca è stata condotta con varie metodologie di indagine etnografica (osservazione partecipante, questionari, interviste, photo-elicitation, social mapping, profilo linguistico, ecc.), incrociando i framework teorici dell’antropologia e della pedagogia.
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This report concerns the Museum of Blacksmith Art and Cutlery in Maniago, which is embedded in the eco-museum network of the Western Dolomites. To engage local people and stakeholders in the process of local heritage, participatory... more
This report concerns the Museum of Blacksmith Art and Cutlery in Maniago, which is embedded in the eco-museum network of the Western Dolomites. To engage local people and stakeholders in the process of local heritage, participatory methods have been adopted. The active engagement of women, youth, the visually impaired and other groups has stimulated self-awareness of the local community, creating an emotional and affective archive of the memory of their past work and connecting it to the new generation. The heritage of knives becomes a process constantly "under construction", and learning by cutting the stratified memories through the museum that is negotiating the common background to redefine the meaning of local identities.
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The article proposes a comparative analysis of three different contexts and management of hospitality for asylum seekers on the Italian-Slovenian border since the reopening in 2015 of the so-called "Balkan route"as an overland door to... more
The article proposes a comparative analysis of three different contexts and management of hospitality for asylum seekers on the Italian-Slovenian border since the reopening in 2015 of the so-called "Balkan route"as an overland door to Europe. Through interviews and participant observation, we highlight the differences among a CARA in Gradisca, confined in a large militarized barrack on the margins of social life, a SPRAR system in the Villaggio del Pescatore, founded by a former WW2 refugee's community, and the efficient model of widespread hospitality in Trieste that distributes migrants in apartments with coordinated self-management. However, the scenario of Trieste also includes an illegal settlement in another historical place of previous forced migrations, where migrants try to escape the dichotomous logic of assistance vs. rejection in order to strategically position themselves in a gray area within the liminal space between the authoritarian and humanitarian regime. The interpretation of micro-contexts clearly highlights the outcome of divergent choices, both in terms of the organization and management of hospitality (large militarized and confined center vs. widespread hospitality and SPRAR), and in terms of the different media and political representations, with an impact on the daily lives of migrants, citizens and workers involved. This work is licensed under the Creative Commons © Roberta Altin Sostare ai margini: Richiedenti asilo tra confinamento e accoglienza diffusa
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This article examines how the documentary Vedo Rosso may be seen as a form of Yugonostalgia on the part of the Italian minority living in Rovinj, Croatia. Based on a textual analysis and video elicitation, this project explores the... more
This article examines how the documentary Vedo Rosso may be seen as a form of Yugonostalgia on the part of the Italian minority living in Rovinj, Croatia. Based on a textual analysis and video elicitation, this project explores the multiple and somewhat ambivalent ways in which this specific community has reacted to a visual reconstruction of the 1980s under socialism. A combination of interviews conducted by the authors and interviews presented in the documentary enables the reconstruction of a memoryscape influenced by intragenerational factors, as well as by the broader geopolitical changes that have transformed, at several times and in several ways, the Istrian Peninsula and the maritime town of Rovinj in particular. Deeper links between memory and nostalgia were the subject of detailed analysis in what is now vast and rich interdisciplinary literature. This article is an attempt to contribute to the existing debates on Yugonostalgia, in the sense that it shows that Yugonostalgia, as a form of memorialization, represents a complex and articulate way to interpret a mutable and uncertain present on the part of a relatively marginal ethno-linguistic minority in contemporary Croatia.
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Processi dell'identità ghanese filtrati dalle evoluzioni e consumi musicali, dagli strumenti 'tradizionali' sfruttati dal turismo di massa al nuovo genere di contaminazione 'hiplife' che si propaga nelle comunità di diaspora attraverso... more
Processi dell'identità ghanese filtrati dalle evoluzioni e consumi musicali, dagli strumenti 'tradizionali' sfruttati dal turismo di massa al nuovo genere di contaminazione 'hiplife' che si propaga nelle comunità di diaspora attraverso internet
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Teatro popolare itinerante come metafora della cultura diasporica. Esempi di produzione e autorappresentazione dei migranti ghanesi.
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L’articolo analizza l’immigrazione ghanese (per lo più ashanti) in Friuli Venezia Giulia, nelle sue evoluzioni storiche degli ultimi vent’anni e nelle connessioni con la patria d’origine e le altre sedi di diaspora. Nonostante i segnali... more
L’articolo analizza l’immigrazione ghanese (per lo più ashanti) in Friuli Venezia Giulia, nelle sue evoluzioni storiche degli ultimi vent’anni e nelle connessioni con la patria d’origine e le altre sedi di diaspora. Nonostante i segnali di un progetto migratorio sul medio-lungo periodo, i ghanesi mostrano parallelamente un costante e attivo collegamento con la patria che si esplicita in varie azioni e scelte (doppia cittadinanza, doppia casa, ecc.). Sul background di solidarietà della tradizione ghanese si è innestato un meccanismo di network solidale tra migranti che ha permesso di funzionare anche a notevole distanza e che si esplicita in progetti cooperativi sia in Italia che in Africa. Attraverso l’associazionismo, i riti collettivi, le chiese evangelico-pentecostali i ghanesi in FVG alimentano una ‘doppia presenza’ e identità. Emerge una migrazione che non rappresenta un processo ‘subito’, bensì una risposta attiva e responsabile che crea co-sviluppo e opportunità per il nuovo paese e per quello d’origine, con trasferimento di risorse, competenze e progettualità transnazionali.
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This article examines how the appearance of the documentary Vedo Rosso may be understood as a form of Yugonostalgia on the part of the Italian minority living in Rovinj, Croatia. Based on textual analysis and video elicitation, this... more
This article examines how the appearance of the documentary Vedo Rosso may be understood as a form of Yugonostalgia on the part of the Italian minority living in Rovinj, Croatia. Based on textual analysis and video elicitation, this project explores the multiple and somewhat ambivalent ways in which this specific community has reacted to a visual reconstruction of the 1980s under socialism. A combination of interviews conducted by the authors and interviews presented in the documentary allows to reconstruct a memoryscape influenced by intragenerational factors, but also by the broader geopolitical changes that have transformed, in several moments and in several ways, the Istrian Peninsula and in particular the maritime town of Rovinj. The deeper links between memory and nostalgia have been analyzed in detail by what is now a vast and rich interdisciplinary literature. This article is accordingly an attempt to contribute to existing debates on Yugonostalgia by showing how this form of memorialization represents a complex and articulate way to interpret a mutable and uncertain present on the part of a relatively marginal linguistic minority in contemporary Croatia.
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La scuola italiana inizia a rapportarsi con i figli della migrazione a partire dai primi anni ’90 con l’incremento costante dell’immigrazione fino alla crisi economica del 2008 per poi riprendere con altre modalità di ingresso dopo la... more
La scuola italiana inizia a rapportarsi con i figli della migrazione a partire dai primi anni ’90 con l’incremento costante dell’immigrazione fino alla crisi economica del 2008 per poi riprendere con altre modalità di ingresso dopo la cosiddetta ‘crisi migratoria’ del 2015. Se nella prima fase la scuola alle prese con i nuovi alunni stranieri adotta prevalentemente un approccio differenzialista che tende a leggere le diversità linguistiche e culturali come ostacoli da affrontare per inserire i corpi estranei nella communitas scolastica, con il passare degli anni le direttive politiche e i processi di governance scolastica scivolano verso altre modalità che in teoria dovrebbero aprire “la via italiana verso la scuola interculturale” (MPI 2007), ma in pratica la rendono ulteriormente meno accogliente e inclusiva. In questo articolo sostengo che la situazione dei migranti nelle scuole sia frutto di due azioni sinergiche e parallele: da un lato il confinamento che enfatizza la visibilità e la separazione degli stranieri a scuola, dall’altro la dispersione scolastica, che espelle i ‘corpi’ estranei nel percorso scolastico, facendone perdere le tracce. L’approccio adottato è quello antropologico, con riflessioni e dati che provengono dall’osservazione sul campo come responsabile scientifica del Centro Interdipartimentale sulle Migrazioni e Cooperazione allo Sviluppo Sostenibile dell’Università di Trieste incaricato nell’ultimo biennio di condurre una ricerca nei contesti scolastici per progettare azioni di contrasto alla dispersione scolastica di alunni/e con background migratorio all’interno di un progetto FAMI-Impact (2018-20) coordinato dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
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The article is concernig a massive semi-abandoned historical building, called the ‘Silos’, located in downtown Trieste (North-East Italy, on border area with Slovenia), few meters away the port and the central railwaystation, which... more
The article is concernig a massive semi-abandoned historical building, called the ‘Silos’, located in downtown Trieste (North-East Italy, on border area with Slovenia), few meters away the port and the central railwaystation, which constituted a gathering place for Jews and a reception centre for Italian exiles during WW2. Since 2014 Silos has become an informal shelter for refugees arriving via the Balkans: it is a useful place of anchorage and a free choice of ‘homing’ for migrants in transit. The ambivalence of this shelter is it serves as a protective and collective space, but also as a place where migrants are pushed back to the margins. Silos seems to be a porous filter that allows anchoring and mobility for refugees in the European threshold.
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In occasione del centenario di fondazione della Società Filologica Friulana (1919-2019), l'articolo analizza i rapporti intercorsi tra questa società fondata dal linguista Graziadio Isaia Ascoli, padre della 'dialettologia' italiana, con... more
In occasione del centenario di fondazione della Società Filologica Friulana (1919-2019), l'articolo analizza i rapporti intercorsi tra questa società fondata dal linguista Graziadio Isaia Ascoli, padre della 'dialettologia' italiana, con i musei etnografici e la cultura materiale del territorio circostante. Dagli inizi nel periodo fascista con la 'costruzione' identitaria del folclore e della tradizioni contadine 'autenticamente' rurali, si passa nel secondo dopoguerra verso la cultura di massa, senza riuscire ad affrontare in maniera critica la cultura materiale ed una prassi museografica che documenti i rapporti di potere e le dinamiche identitarie nel passaggio dalla società rurale a quella post-industriale. La svolta verrà data dal terremoto del 1976 con la necessità immediata di ricostruire il patrimonio, ma soprattutto con l’atto di fondazione identitaria su un passato che diventa ‘mitologico’ proprio perché distrutto da un’esperienza traumatica. L'attenzione della SFF risulta comunque orientata verso la salvaguardia e la tutela conservativa della lingua friulana, più che verso le culture materiali e la documentazione museale, mentre a partire dalla concezione di bene demo-etnografico e di cultura materiale, fino allo sviluppo delle attuali politiche di patrimonializzazione, il passaggio di paradigma interpretativo dovrebbe condurre dal testo al contesto, dal folklore all’antropologia partecipativa per costruire la comunità attorno ad un processo di riconoscimento del proprio patrimonio comune.
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Introduzione critica del diario della missione scientifica Brazzà-Pecile in Gabon-Congo (1883-1886) al seguito di Pietro Savorgnan di Brazzà. Il volume pubblica il diario di campo con taccuini inediti e la collezione etnografica di... more
Introduzione critica del diario della missione scientifica Brazzà-Pecile in Gabon-Congo (1883-1886) al seguito di Pietro Savorgnan di Brazzà. Il volume pubblica il diario di campo con taccuini inediti e la collezione etnografica di Attilio Pecile (Fagagna 1856-1931). La documentazione storica e scientifica viene interpretata come parte dei processi storici di rappresentazione coloniale dell’Africa da rileggere in maniera critica con strumenti metodologici della letteratura antropologica postcoloniale.
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L'articolo tratta le morti dei migranti di origine africana che avvengono in contesto italiano, sia quelle emergenziali degli sbarchi, sia quelle più silenziose degi immigrati residenti da anni in Italia. Partendo da interviste e dati... more
L'articolo tratta le morti dei migranti di origine africana che avvengono in contesto italiano, sia quelle emergenziali degli sbarchi, sia quelle più silenziose degi immigrati residenti da anni in Italia. Partendo da interviste e dati etnografici raccolti tra senegalesi e ghanesi, si analizzano pratiche e significati simbolici della morte nei contesti diasporici come scelta che coinvolge e risignifica i rapporti tra la nostra società, il migrante e le multiple comunità di appartenenza. Morti e lutti in terra straniera diventano riti di passaggio ed eventi collettivi che obbligano a ripensare, confermare, modificare progetti di vita e rapporti sociali, reciprocità vicine e lontane.
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The “Istrian exodus”, a migration of about 250 000 people from Istria, Fiume and Dalmatia to Italy (mainly to Trieste) after the Second World War, has been remembered in different ways at different times since then. Until the 1990s the... more
The “Istrian exodus”, a migration of about 250 000 people from Istria, Fiume and Dalmatia to Italy (mainly to Trieste) after the Second World War, has been remembered in different ways at different times since then. Until the 1990s the memories existed mostly in the minds of the exiles and in local historiographical and popular publications but then they became national, a ubiquitous theme at the highest level. This article analyses the current state of these memories by examining some sites and cultural events in Trieste, in order to understand both the process of heritage and identity construction of the exile community and the reasons why a shared memory did not develop in this border area.
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L'articolo analizza i processi di costruzione, conflitto e negoziazione del patrimonio del Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie (MAFC) di Maniago, in Friuli Venezia Giulia. Nell'arco di dieci anni di ricerca museografica sul campo... more
L'articolo analizza i processi di costruzione, conflitto e negoziazione del patrimonio del Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie (MAFC) di Maniago, in Friuli Venezia Giulia. Nell'arco di dieci anni di ricerca museografica sul campo il Museo è stato influenzato dalle politiche di patrimonializzazione, passando dalla fase di Museo tecnico, partecipativo, commerciale e turistico trasformandosi in un'arena sociale dove i vari stakeholder e attori sociali mettono in gioco strategie e tattiche che interpretano e declinano il patrimonio materiale e immateriale con diversi usi e funzioni. Il museo diventa un'area di frizione e di mediazione politica tra heritage, etnologia e turismo a geometrie variabili dal livello identitario locale a quello globale delle liste di patrimonializzazione Unesco.
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Il saggio analizza con approccio transnazionale le reti familiari multi-situate delle donne ghanesi residenti in Italia in seguito alla crisi economica del 2007-08. Molti uomini capo famiglia, in genere apripista migranti, sono stati... more
Il saggio analizza con approccio transnazionale le reti familiari multi-situate delle donne ghanesi residenti in Italia in seguito alla crisi economica del 2007-08. Molti uomini capo famiglia, in genere apripista migranti, sono stati costretti a ripartire per trovare lavoro nel Nord Europa; quando la famiglia viene nuovamente separata, le donne attivano varie strategie su scala transnazionale, in parte facendo leva sul supporto matrilineare in Ghana, in parte attivando nuove forme di empowerment a livello locale. Emergono due modelli di emancipazione, una intesa come forma di libertà e riscatto personale che presuppone politiche di genere e welfare occidentale; la seconda presuppone forme di dipendenza dai modelli familiari tradizionali; dalle interviste effettuate risulta un quadro che non modifica le disuguaglianze di genere, nonostante le molteplici strategie messe in atto dalle migranti ghanesi rimaste in Italia
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Call for paper SIAA Perugia 2023: Usi sociali dell’antropologia.