Alessandro Arienzo
Historian of political thought, my interests are in theories of "reason of state", early modern history, theories of democracy and democratic governance. I have been studying political conservatism in early modern English political thought and governance theories in the EU context.
My current researches are on English machiavellianism. I am also involved in the translation and introduction in Italian of the works by Henry Parker, political writer in the parliamentarian cause during the English civil war in 1640s.
Phone: +39 81 2535474
Address: Dept. of Humanities
Section of Philosophy
Via Porta di Massa 1
80133 Naples, Italy
My current researches are on English machiavellianism. I am also involved in the translation and introduction in Italian of the works by Henry Parker, political writer in the parliamentarian cause during the English civil war in 1640s.
Phone: +39 81 2535474
Address: Dept. of Humanities
Section of Philosophy
Via Porta di Massa 1
80133 Naples, Italy
less
InterestsView All (101)
Uploads
Index
1. Introduzione, Sull’interregno post-democratico di Alessandro Simoncini;
2. Crisi. Crisi economica e crisi dei territori, di Piero Bevilacqua;
3. Precarietà. Capitalismo bio-cognitivo, trappola della precarietà, reddito di base incondizionato: la crisi della governance istituzionale di Andrea Fumagalli
4. Governance. Della governance come rappresentazione politica e della sua «storia» di Alessandro Arienzo
5. Meritocrazia. Dalla distopia elitarista alla teodicea della diseguaglianza di Salvatore Cingari
6. Beni Comuni. I beni comuni e le possibilità del diritto di Maria Rosaria Marella
7. Diritti sociali. Crisi dei diritti sociali e costituzione di Ugo Mattei
8. Sicurezza. Politiche di sicurezza e cittadinanza nell’unione europea di Tamar Pitch
9. Populismo. In nome del popolo sovrano? La questione populista nelle postemocrazie contemporanee di Damiano Palano
10. Populismo. Populismo come spettacolo. Critica della ragion populista di Mario Pezzella
11. Spettacolo. Vecchi e nuovi scenari dello spettacolo di Alessandro Simoncini
12. Postfazione di Salvatore Cingari
- GIANFRANCO BORRELLI
Tra governance e guerre: i dispositivi della modernizzazione politica alla prova della mondializzazione
- ALESSANDRO ARIENZO
La Commissione Europea e il tema della legittimità politica nel Libro bianco sulla governance europea
- FRANCESCO RUBINO
I processi di ristrutturazione globale e la governance europea come modello intermedio di governo dell’economia.
- MARIO MARIANO
La nuova costituzione economica: le autorità amministrative indipendenti in Italia
Strumenti - (a cura di ALESSANDRO ARIENZO)
a. Dalla corporate governance alla categoria politica di governance
b. Repertorio Bibliografico
1. documenti ufficiali e numeri monografici
2. governance delle corporazioni e governance economico-finanziaria
3. governance urbana, locale, regionale e governance dei conflitti
4. global governance, diritti e sovranità
5. governance europea
6. diritto, amministrazione e regulatory governance
7. la governance e i suoi modelli
I saggi raccolti in questo volume ricostruiscono i momenti e le forme della presenza della riflessione del Machiavelli e di differenti “machiavellismi” nella cultura politica anglo-americana in un arco storico vasto, dal XVI al XX secolo. A partire dallo studio della circolazione delle prime traduzioni manoscritte del Principe per giungere all’influenza nel Novecento esercitata della riflessione storica e politica del segretario fiorentino, questa raccolta intende ricostruire quei passaggi teorici e storici che hanno indotto processi di vera e propria invenzione e costruzione di una nuova terminologia politica a partire dal vocabolario machiavelliano."
Introduzione
Democrazia e politiche dell’eccedenza
Gianfranco Borrelli - Trasformazioni governamentali e eccedenze democratiche: l’enigma dell’innovazione politica nell’epoca della mondializzazione
Roberto Ciccarelli - Divenire okhlos. Sul convergente disaccordo tra il modello centrista e insorgente della democrazia
Stefano Calzolari - Sull’egemonia del discorso democratico
Alessandro Arienzo - Oltre la democrazia, la governance economica della politica
Giuseppe Allegri - Quali sperimentazioni democratiche dopo il costituzionalismo statualista? Primi appunti
Davide Tarizzo - Democratizzare la democrazia. Una nota su Ernesto Laclau
Yves Sintomer, Carsten Herzberg, Anja Röcke - Models of citizen participation: a global view on participatory budgeting
Raul Magni Berton - Le tournant participatif des démocraties libérales
Diego Lazzarich - La democratizzazione della sfera pubblica al tempo di Internet
Federico Simonetti - Il marchio della democrazia
Fabio Raimondi - Lenin e il compimento della democrazia
Alberto Toscano - Né riforma né democrazia? Ipotesi comuniste e vuoto democratico
Bruno Moroncini - La democrazia in estinzione
Giovanni Laino - Costretti e diversi. Per un ripensamento della partecipazione nelle politiche urbane
Giulio Gentile - Democrazia del diritto e del rovescio
Nel Capitale viene posta la perennità del valore… caducità che passa – processo – vita. Ma questa capacità il capitale l’ottiene soltanto succhiando di continuo l’anima del lavoro vivo, come un vampiro.
Il capitale è lavoro morto, che si ravviva, come un vampiro, soltanto succhiando lavoro vivo e più vive quanto più ne succhia. Il tempo durante il quale l’operaio lavora è il tempo durante il quale il capitalista consuma la forza-lavoro che ha comprato.
La crise pandémique constitue un “trauma” historique qui rend visibles toutes les limites et les angoisses qui, dans les frontières de plus en plus étroites du bien-être occidental, ont longtemps été dissi- mulées et niées dans l’autoreprésentation maniaque de la toute-puis- sance de notre hypermodernité. Cette situation extrême – comme les autres moments extrêmes qui ont marqué l’histoire de l’humanité1 – agit comme une loupe sur l’être humain et sur le monde que, acti- vement et passivement, nous avons contribué à construire, in AAVV., MÉTAMORPHOSES DE
LA SOCIABILITÉ. Un idéal moderne dans le contexte de la postmodernité en état d’urgence sanitaire, ÉDITIONS MIMÉSIS, pp.9-22.
Amidst economic, social, and political crises, democratic political systems are confronted with the pervasiveness of society’s «economic government», with authoritarian pulses, new populisms and souverainism. The democratic promise represented at the end of the 1990s by governance seems exhausted to the extent that we may be tempted to consider governance on its way out. In summarizing the most relevant historical moments and the conceptual grid of governance, this paper seeks to problematize the idea that governance is in crisis today. The thesis is that governance has always displayed a dual dimension, negotiating and managerial, redefined in the current political context. It will then be argued that, while the succession of international crises pushes for the stiffening and re-nationalization of democratic political systems, the drive for hybridization between economics and politics, and therefore between public and private, does not seem to have ceased. At the intersection of these two problematic axes, governance rethinks itself as a form of governing, steering the complex relations between state and society, politics, and the economy
Index
1. Introduzione, Sull’interregno post-democratico di Alessandro Simoncini;
2. Crisi. Crisi economica e crisi dei territori, di Piero Bevilacqua;
3. Precarietà. Capitalismo bio-cognitivo, trappola della precarietà, reddito di base incondizionato: la crisi della governance istituzionale di Andrea Fumagalli
4. Governance. Della governance come rappresentazione politica e della sua «storia» di Alessandro Arienzo
5. Meritocrazia. Dalla distopia elitarista alla teodicea della diseguaglianza di Salvatore Cingari
6. Beni Comuni. I beni comuni e le possibilità del diritto di Maria Rosaria Marella
7. Diritti sociali. Crisi dei diritti sociali e costituzione di Ugo Mattei
8. Sicurezza. Politiche di sicurezza e cittadinanza nell’unione europea di Tamar Pitch
9. Populismo. In nome del popolo sovrano? La questione populista nelle postemocrazie contemporanee di Damiano Palano
10. Populismo. Populismo come spettacolo. Critica della ragion populista di Mario Pezzella
11. Spettacolo. Vecchi e nuovi scenari dello spettacolo di Alessandro Simoncini
12. Postfazione di Salvatore Cingari
- GIANFRANCO BORRELLI
Tra governance e guerre: i dispositivi della modernizzazione politica alla prova della mondializzazione
- ALESSANDRO ARIENZO
La Commissione Europea e il tema della legittimità politica nel Libro bianco sulla governance europea
- FRANCESCO RUBINO
I processi di ristrutturazione globale e la governance europea come modello intermedio di governo dell’economia.
- MARIO MARIANO
La nuova costituzione economica: le autorità amministrative indipendenti in Italia
Strumenti - (a cura di ALESSANDRO ARIENZO)
a. Dalla corporate governance alla categoria politica di governance
b. Repertorio Bibliografico
1. documenti ufficiali e numeri monografici
2. governance delle corporazioni e governance economico-finanziaria
3. governance urbana, locale, regionale e governance dei conflitti
4. global governance, diritti e sovranità
5. governance europea
6. diritto, amministrazione e regulatory governance
7. la governance e i suoi modelli
I saggi raccolti in questo volume ricostruiscono i momenti e le forme della presenza della riflessione del Machiavelli e di differenti “machiavellismi” nella cultura politica anglo-americana in un arco storico vasto, dal XVI al XX secolo. A partire dallo studio della circolazione delle prime traduzioni manoscritte del Principe per giungere all’influenza nel Novecento esercitata della riflessione storica e politica del segretario fiorentino, questa raccolta intende ricostruire quei passaggi teorici e storici che hanno indotto processi di vera e propria invenzione e costruzione di una nuova terminologia politica a partire dal vocabolario machiavelliano."
Introduzione
Democrazia e politiche dell’eccedenza
Gianfranco Borrelli - Trasformazioni governamentali e eccedenze democratiche: l’enigma dell’innovazione politica nell’epoca della mondializzazione
Roberto Ciccarelli - Divenire okhlos. Sul convergente disaccordo tra il modello centrista e insorgente della democrazia
Stefano Calzolari - Sull’egemonia del discorso democratico
Alessandro Arienzo - Oltre la democrazia, la governance economica della politica
Giuseppe Allegri - Quali sperimentazioni democratiche dopo il costituzionalismo statualista? Primi appunti
Davide Tarizzo - Democratizzare la democrazia. Una nota su Ernesto Laclau
Yves Sintomer, Carsten Herzberg, Anja Röcke - Models of citizen participation: a global view on participatory budgeting
Raul Magni Berton - Le tournant participatif des démocraties libérales
Diego Lazzarich - La democratizzazione della sfera pubblica al tempo di Internet
Federico Simonetti - Il marchio della democrazia
Fabio Raimondi - Lenin e il compimento della democrazia
Alberto Toscano - Né riforma né democrazia? Ipotesi comuniste e vuoto democratico
Bruno Moroncini - La democrazia in estinzione
Giovanni Laino - Costretti e diversi. Per un ripensamento della partecipazione nelle politiche urbane
Giulio Gentile - Democrazia del diritto e del rovescio
Nel Capitale viene posta la perennità del valore… caducità che passa – processo – vita. Ma questa capacità il capitale l’ottiene soltanto succhiando di continuo l’anima del lavoro vivo, come un vampiro.
Il capitale è lavoro morto, che si ravviva, come un vampiro, soltanto succhiando lavoro vivo e più vive quanto più ne succhia. Il tempo durante il quale l’operaio lavora è il tempo durante il quale il capitalista consuma la forza-lavoro che ha comprato.
La crise pandémique constitue un “trauma” historique qui rend visibles toutes les limites et les angoisses qui, dans les frontières de plus en plus étroites du bien-être occidental, ont longtemps été dissi- mulées et niées dans l’autoreprésentation maniaque de la toute-puis- sance de notre hypermodernité. Cette situation extrême – comme les autres moments extrêmes qui ont marqué l’histoire de l’humanité1 – agit comme une loupe sur l’être humain et sur le monde que, acti- vement et passivement, nous avons contribué à construire, in AAVV., MÉTAMORPHOSES DE
LA SOCIABILITÉ. Un idéal moderne dans le contexte de la postmodernité en état d’urgence sanitaire, ÉDITIONS MIMÉSIS, pp.9-22.
Amidst economic, social, and political crises, democratic political systems are confronted with the pervasiveness of society’s «economic government», with authoritarian pulses, new populisms and souverainism. The democratic promise represented at the end of the 1990s by governance seems exhausted to the extent that we may be tempted to consider governance on its way out. In summarizing the most relevant historical moments and the conceptual grid of governance, this paper seeks to problematize the idea that governance is in crisis today. The thesis is that governance has always displayed a dual dimension, negotiating and managerial, redefined in the current political context. It will then be argued that, while the succession of international crises pushes for the stiffening and re-nationalization of democratic political systems, the drive for hybridization between economics and politics, and therefore between public and private, does not seem to have ceased. At the intersection of these two problematic axes, governance rethinks itself as a form of governing, steering the complex relations between state and society, politics, and the economy
In effetti, la scienza politica e la teoria giuridica contemporanee hanno messo in risalto la novità che la governance ha espresso sul piano della strutturazione delle relazioni tra gli attori politici e le implicazioni che queste hanno sul ruolo dello Stato e sulle procedure democratiche. Nel mio intervento vorrei invece discutere la relazione che intercorre tra le prospettive più marcatamente neo-liberali della governance e i presupposti politici e antropologici che le fondano nel contesto delle politiche messe in atto dall’Unione Europea a partire dal 2008 in risposta alla crisi economico-finanziaria. Se osservata da questo punto di vista, la gestione della crisi “economica” in Europa non è l’espressione di un deficit democratico, né è interpretabile semplicemente come l’esito della “guida tedesca” o dell’imposizione di politiche di riduzione della spesa pubblica nell’Unione. Gli eventi degli ultimi anni sono invece indicativi di una più ampia riorganizzazione nelle relazioni tra politica ed economia nel quadro di una nuova divisione internazionale della produzione/circolazione di merci, ma anche dei tentativi di costruzione di una società europea concorrenziale e competitiva con caratteristiche specifiche. Dalla Grecia alla Spagna, quindi l’Irlanda e l’Italia, da Cipro al Portogallo, quella che vorrei descrivere come nuova governance dell’economia – o economia commissaria di mercato - svolge una duplice funzione de-costruttive e ricostruttiva dei tradizionali poteri politici pubblici per affermare un certo modello di società, un nuovo naturalismo di “mercato”, un’innovativa antropologia economica di cui restano da approfondire i tratti specifici. In tal senso, è forse possibile descrivere il passaggio da una “governance politica dell’economia”, che ha retto il processo di costruzione dell’unione monetaria a partire dal Trattato di Maastricht, ad una nuova governance economica della politica che segna le attuali politiche europee. Questo passaggio mostra l’imporsi di una peculiare razionalità governamentale che “usa” gli stati per affermare un governo e un autogoverno economico dei singoli e dei gruppi di cui è necessario ricostruire i tratti.
quam sit inepta, / Et quantum coetu plus sapit unus homo». Questo è
ciò che un ormai anziano Thomas Hobbes scrive in una breve autobiografia in distici latini composta nel 1672, richiamando il senso della sua traduzione e introduzione tucididea. A distanza di oltre quarant’anni dalla pubblicazione di quella che costituisce la sua prima opera a stampa, egli colloca esplicitamente Tucidide nella lunga tradizione del pensiero anti-democratico. Tuttavia, la traduzione hobbesiana è un evento storicofilologico di portata ben più ampia della polemica politica, che s’imporrà a lungo come riferimento per i lettori inglesi dello storico greco. Allo stesso modo, essa costituisce un vero e proprio evento filosofico-politico, perché l’importanza che Tucidide assume per un autore come Thomas Hobbes pone in questione il senso stesso di quell’inaugurazione della politica ‘moderna’ tematizzata da Leo Strauss.
Da mezzo per promuovere la mise en valeur dei territori colonizzati, nel discorso post-coloniale la promozione dello sviluppo dei ‘non sviluppati’ è divenuta un fine universale, cooperativo e moralmente qualificato di tutti gli Stati liberi. Un obiettivo promosso da Stati che hanno assunto il ruolo di guida, di ‘sviluppatori’, non più in quanto colonizzatori ma generosamente, in quanto donatori; non attraverso il dominio diretto o le sole relazioni diplomatiche e commerciali, ma attraverso l’aiuto, l’assistenza e la messa a disposizione dei loro modelli politico-istituzionali ed economici. Nel 1962 Carl Schmitt identifica non a caso nella «spartizione della terra in regioni e popolazioni industrialmente sviluppate e sottosviluppate» e nelle correlate politiche di aiuto, il nuovo «nomos della terra». Una nuova misura del mondo che ha consentito la creazione di uno spazio peculiare di governance globale, complementare rispetto alle dimensioni classiche della politica internazionale.
Nel corso degli anni il concetto di sviluppo si è esteso e ampliato e ha alimentato la costante opera di riformulazione e ridefinizione del contenuto, degli obiettivi, dei saperi e delle relazioni che strutturano tale peculiare spazio di relazione tra gli Stati. Dalla teoria della modernizzazione, al basic needs approach e alle disastrose ricette neoliberiste degli anni ottanta del novecento, dalla promozione dei diritti umani, della parità di genere e delle capacità umane, fino alla ridenominazione come ‘sostenibile’ e ‘umano’ e alla connessione strategica con il tema della sicurezza nelle sue diverse declinazioni, il concetto di sviluppo ha assunto determinazioni varie e variabili. Da ultimo, nei dibatti e nel policy-making più recenti, il concetto di ‘aiuto’ ha cominciato a essere analizzato criticamente anche alla luce dei presupposti di reciprocità, rispetto della sovranità e non condizionalità. L’Agenda 2030 include, in questo senso, un innovativo principio di universalità volto a superare la divisione concettuale e operativa tra paesi sviluppati e non mirando, ad esempio, a ridurre la povertà trasversalmente in ogni Stato.
Con riferimento a tale contesto teorico, invitiamo a proporre contributi originali, anche di taglio interdisciplinare, che analizzino criticamente la peculiare natura e produttività politica delle politiche di aiuto allo sviluppo e/o umanitarie e il loro impatto sulla governance internazionale. La call si rivolge non solo al mondo accademico, ma anche ai contributi provenienti dal mondo dei practitioner che operano in tale settore.
Sono particolarmente graditi contributi che adottino le prospettive metodologiche dei seguenti ambiti disciplinari (anche interdisciplinari): filosofia politica, storia delle dottrine politiche, storia delle idee, storia delle istituzioni, studi culturali, studi postcoloniali, teoria politica, storia politica, relazioni internazionali.
In line with its editorial project, the journal intends to include and promote studies that offer an original and innovative look at politics and the way it has so far been theorized. We welcome in particular: new readings of political thinkers or of specific aspects of their theories that have so far been overlooked; studies of modern or contemporary political theory – or political thought – so far under-analyzed; philological analysis of political texts and documents.
.
For article proposals, send abstracts (max. 2500 characters including spaces) and a short bibliography (max. 10 references) to the following email address: [email protected]
Deadlines:
15 September 2016: article proposal submission
23 September: abstract selection
30 October: submission of full articles (max 35000 spaces)
20 November: double blind peer review deadline
11 December: completion of revised versions of articles
20 December: publication
We invite articles on the way the one or more of the abovementioned events and phenomena:
- characterized the decade in which they took place or developed;
- changed before and after 1989;
- characterized one of the decades in which they took place, transforming that decade and continuing to transform the present;
- emerged in one of the two decades and developed into major phenomena today.
We particularly welcome articles that investigate the present through the trajectories stemming from the 1980s and 1990s and the theories, practices and subjectivities produced in the process.
Contributions are invited adopting the following methodological perspectives (interdisciplinarity is also highly welcome): history of political thought, political philosophy, political theory, history of ideas, history of institutions, political science, cultural studies, postcolonial studies.
For article proposals, send abstracts (max. 2500 characters including spaces) and a short bibliography (max. 10 references) to the following email address: [email protected]
https://rivistapolitics.wordpress.com/cfp/cfp_3/cfp_3_english/
It was the first time an armed conflict caused such a degree of death and destruction in so short a time. From the development of new and more destructive war technologies, to a new ability to mobilize the masses that transformed, as Ernst Jünger observed, the war from partial to total: everything about World War I contributed to an unprecedented event that would – as George L. Mosse and Antonio Gibelli, among others, have underlined – deeply modify the cultural and political landscapes, as well as the state of mind of Europe in the Twentieth century.
One hundred years after the beginning of World War I, Politics. Rivista di studipolitici will retrace that tragic moment in world history in an ‘indirect’ way, through articles that reveal the way the Great War and its echoes influenced the production of political thought in the following decades.
Article proposals may include the – direct or indirect – way in which war has:
- Influenced the concepts of war or peace, as well as the relations between politics and war, and those between politics and peace;
- Triggered the production of theories and philosophies of peace, as well as new projects for the international order;
- Changed the concept of violence in relation to politics;
- Contributed to the transformation of pre-existing theories/philosophies/categories/political cultures;
- Given way to a new phase in the relation between politics and the masses (new forms of consensus and legitimization; political ideologies on war; etc.);
- Influenced the production of new theories/philosophies/categories/political cultures;
- Determined the formation of future political-institutional orders;
- Influenced the symbolic-political and meta-political spaces;
Analyses of other ways in which world War I has influenced the theorization of politics are also welcome.
We particularly welcome contributions from scholars working in the following fields: political philosophy, history of ideas, history of political institutions, political theory, cultural studies, postcolonial studies. Interdisciplinary approaches are also particularly welcome.
Send article proposals (max 2000 characters plus a short bibliography) to the following email address: [email protected]
Deadlines:
- 20 September 2014: article proposal submission;
- 30 September: abstract selectionby the editorial board;
- 30 October: submission of full articles;
- 15 November: double blind review deadline;
- 1 December: completion of revised versions of articles;
- 15 December 2014: publication.
Iniziata in modo circoscritto, in pochi giorni la guerra si estese rapidamente fino a coinvolgere 28 Paesi ed ampliare il proprio raggio d’azione a quasi tutto il mondo. Alla fine delle ostilità, l’11 novembre 1918, il conflitto si sarebbe mostrato agli storici in tutte le sue dimensioni di “grande guerra”, lasciando sul campo circa 8 milioni di vittime e 20 milioni di feriti tra i militari, nonché circa 7 milioni di civili morti per azioni militari o per le conseguenze.
Mai nel corso della storia un conflitto armato aveva provocato tanta morte e distruzione in così poco tempo. Dallo sviluppo di nuove e più distruttive tecnologie belliche, all’applicazione di una nuova capacità organizzativa mobilitante che trasformò, come osservò Ernst Jünger, la guerra da parziale a totale, tutto nella Prima guerra mondiale contribuì a determinare un evento senza precedenti destinato – come hanno sottolineato storici quali George L. Mosse e Antonio Gibelli – a modificare profondamente il panorama culturale, politico e mentale dell’Europa novecentesca.
A 100 anni di distanza dall’inizio della Prima guerra mondiale, Politics intende ricordare quel tragico momento della storia mondiale in modo ‘indiretto’ ovvero raccogliendo riflessioni che lascino emergere come la Grande guerra abbia influenzato la produzione del pensiero politico negli anni successivi; di come, in pratica, l’eco della guerra abbia condizionato in maniera sostanziale le più svariate riflessioni politiche degli anni e decenni successivi.
Politics invita a proporre articoli che mostrino in quale modo (diretto o indiretto) la guerra ha:
• modificato il modo di pensare la guerra o la pace, nonché il rapporto politica-guerra e politica-pace;
• stimolato la produzione di teorie e filosofie di pace, nonché nuovi progetti di ordine internazionale;
• modificato il concetto di violenza in rapporto alla politica;
• contribuito a trasformare significativamente preesistenti teorie/filosofie/categorie/culture politiche;
• dato avvio a una nuova fase nel rapporto tra politica e masse (nuove forme di consenso e legittimazione; ideologie politiche di fronte alla guerra; ecc.);
• influenzato la produzione di nuove teorie/filosofie/categorie/culture politiche;
• determinato la formazione di successivi assetti politico-istituzionali;
• influenzato lo spazio simbolico-politico e metapolitico;
• altre riflessioni non menzionate che mostrino il modo in cui la Prima guerra mondiale ha influenzato il modo di teorizzare la politica.
Sono particolarmente graditi contributi che adottino le prospettive metodologiche dei seguenti ambiti disciplinari (anche interdisciplinari): filosofia politica, storia delle dottrine politiche, storia delle idee, storia delle istituzioni, studi culturali, studi postcoloniali, teoria politica.
Per sottoporre una proposta di articolo occorre inviare un abstract (max. 2000 battute spazi inclusi e una breve bibliografia di max. 10 testi) al seguente indirizzo email: [email protected]
Le scadenze sono:
• 10 settembre 2014: deadline per l’invio degli abstract;
• 20 settembre: selezione degli abstract da parte del comitato scientifico;
• 30 ottobre: deadline invio degli articoli selezionati in base agli abstract;
• 15 novembre: fine del lavoro di revisione da parte dei revisori anonimi;
• 1 dicembre: deadline per l’invio dell’articolo corretto in base alle eventuali modifiche richieste dai revisori anonimi;
• 15 dicembre 2014: pubblicazione della rivista.
A section on "innovare la politica / innovating politics" will always be open for proposals
Con la fine del mondo bipolare, egemonizzato dalle due super-potenze, cambia radicalmente lo scenario storico-politico. Alla fine della lunga epoca di contrapposizione ideologica si accompagna il sorgere di nuove pratiche, teorie, soggetti, discorsi, culture, nonché nuove prospettive istituzionali, alleanze internazionali e territori da controllare. Tutti questi fattori lentamente si affermano cambiando significativamente la forma e la composizione dello spazio politico.
Oggi possiamo dire che la maggior parte degli scenari teorico-politici delineati subito dopo la fine della Guerra Fredda si sono rivelati affrettati, perché ancora eccessivamente condizionati dalle categorie politiche o dal fervore ideologico dei decenni precedenti. Obiettivo del presente numero di Politics. Rivista di Studi Politici è quello di gettare uno sguardo sul decennio precedente e su quello successivo al 1989, approfittando del maggior distacco storico che il tempo trascorso ha posto tra noi e quegli eventi.
Politics. Rivista di Studi Politici ha pubblicato un numero speciale (unione dei numeri 3 e 4) in cui si propone di tratteggiare una mappa di quelle teorie, pratiche, discorsi, istituzioni (nazionali e internazionali), culture (e sottoculture) e pensatori politici che hanno caratterizzato il decennio degli anni 80 o quello degli anni 90 del Novecento.
Info, Indice e Nota introduttiva, pp. ii-iv (PDF)
Gli studi di Ragion di Stato negli ultimi due decenni del ventesimo secolo: motivazioni e considerazioni critiche
Gianfranco Borrelli, pp. 1-13 (PDF)
Conservatorismo, liberalismo e ideologia. Per una lettura del thatcherismo
Antonio Masala, pp. 15-30 (PDF)
Oltre le ideologie? Valori, pragmatismo e depoliticizzazione nell’esperienza del New Labour
Sandro Busso, pp. 31-48 (PDF)
Dalla critica dell’economia politica alla critica della politica: Althusser, Luporini, Laclau e il “political turn” del pensiero critico contemporaneo
Francesco Marchesi, pp. 49-66 (PDF)
Patriarcato e femminismi postcoloniali
Paola Persano, pp. 67-82 (PDF)
Appunti sulla transizione democratica dell’89
Giovanni Ruocco, pp. 83-97 (PDF)
Con la fine del mondo bipolare, egemonizzato dalle due super-potenze, cambia radicalmente lo scenario storico-politico. Alla fine della lunga epoca di contrapposizione ideologica si accompagna il sorgere di nuove pratiche, teorie, soggetti, discorsi, culture, nonché nuove prospettive istituzionali, alleanze internazionali e territori da controllare. Tutti questi fattori lentamente si affermano cambiando significativamente la forma e la composizione dello spazio politico.
Oggi possiamo dire che la maggior parte degli scenari teorico-politici delineati subito dopo la fine della Guerra Fredda si sono rivelati affrettati, perché ancora eccessivamente condizionati dalle categorie politiche o dal fervore ideologico dei decenni precedenti. Obiettivo del presente numero di Politics. Rivista di Studi Politici è quello di gettare uno sguardo sul decennio precedente e su quello successivo al 1989, approfittando del maggior distacco storico che il tempo trascorso ha posto tra noi e quegli eventi.
Politics. Rivista di Studi Politici ha pubblicato un numero speciale (unione dei numeri 3 e 4) in cui si propone di tratteggiare una mappa di quelle teorie, pratiche, discorsi, istituzioni (nazionali e internazionali), culture (e sottoculture) e pensatori politici che hanno caratterizzato il decennio degli anni 80 o quello degli anni 90 del Novecento.
Introduzione
Cristina Cassina, Michele Filippini e Diego Lazzarich, pp. iii-xii (PDF)
L’Italia tra due “sistemi politici”
Francesco Bonini, pp. 1-14 (PDF)
Coming in from the Cold. Gli Stati Uniti d’America e la promozione della democrazia: dalla Guerra Fredda al nuovo millennio
Alessandro Badella, pp. 15-38 (PDF)
L’Afrique subsaharienne entre décolonisation et néocolonialisme. Débat sur l’ingérence politique, économique et culturelle de l’Ouest à la fin du XXe siècle
Domenico Lepre, pp. 39-58 (PDF)
Il nazionalismo radicale nell’Ucraina post-sovietica
Andrea Forti, pp. 59-76 (PDF)
Introduzione, Diego Lazzarich e Adriano Vinale pp. iii-ix;
The world must be made safe for democracy. Woodrow Wilson e la prima guerra mondiale, Giuseppe Bottaro pp. 1-19:
Pace e guerra nel pensiero di Max Scheler. Alberto Castelli pp. 21-44
The National Heroes’ Monument in Budapest. A case study
for World War I memorials as symbolic-political venues for
interaction between politics and the masses,Melinda Harlov pp. 45-70
La guerra come strumento di emancipazione di un popolo. Il
caso del Sardismo Antonello Nasone pp. 71-88;
Gli sviluppi del nazionalismo arabo come eredità della Prima
Guerra Mondiale Carlotta Stegagno pp. 89-105;
Introduzione - Alessandro Arienzo e Diego Lazzarich - pp. iii-xiii
Alle origini del liberalismo. Boisguilbert e la questione del commerce des grains - Pietro Sebastianelli - pp. 1-26
Tecnologie dell’informazione e innovazioni della politica: tredici principi ricavabili dalla lezione dei classici sulla stampa - Luca Mori - pp. 27-46
Alcune considerazioni su hacking ed innovazione politica - Vittorio Milone - pp. 47-68
Democrazia deliberativa e superamento dei conflitti. Dalla teoria alla pratica -Dario Alberto Caprio - pp. 69-84
Politica e innovazione nel conservatorismo “scettico” di Michael Oakeshott - Spartaco Pupo - pp. 85-102
Rappresentanza politica e populismo: alcune riflessioni - Patricia Chiantera-Stutte - pp. 103-
No es un caso entonces que justamente la figura de Maquiavelo vuelva hoy para detectar instrumentos teóricos y políticos útiles a enfrentar las dificultades del estado-nación y del individuo moderno, puestos a prueba por procesos de mundialización y de globalización dramáticos y dudosos. Y es un Maquiavelo promotor de la innovación política, tumultuoso, incluso popular, a veces plebeyo, para el que la política es un fenómeno natural y conflictivo, y un límite a la corrupción. En definitiva, un Maquiavelo que es él mismo parte del capítulo más reciente de la larga historia de los maquiavelismos.
From Giovanni Botero’sDella Ragion di Stato (1589) right up to ScipioneChiaramonti (1635), reason of state refers to a variegated textual corpus that, besides the explicit reference to the exertion of force, sets up various codes of political conduct aimed at a broader conception of State preservation. This goal is not merely achieved through derogatory policies or extraordinary means, but it is chiefly pursued through ordinary government. In the context of the Counter-reformation, Italian reason of state linkedprincely rule with state administration and governance and ruler’s prudential reason was slowly backed up by a set of practical knowledges: city planning, statistics, political geography, demographics, accounting to name a few.
Thus, Italian reason of state tradition constitutes an autonomous and alternative path with respect to the group of theories, which, in certain European regions, gave rise to the experimentation of sovereignty. Nonetheless, in its very broad sense, it participated in the processes of the so-called modern political rationalization, in a way that is still to be fully investigated, and exercised its influence in various languages and European regions.
Ragion di Stato, Raison d’État, Razon de Estado, Staatsräson: from the end of the Sixteenth-century onwards this expression is in fact translated and adapted to particular regional situations. The differentlanguages and experiences ofEnglish royal (or parliamentary) absolute prerogative, of Germancameralism andpolizei,of French raison d’étatand police, the growing relevance of the “interests of state” in countries such as France, England, the Netherlands:these were allintertwined and concurred to shape the modern idea of the State.
The aim of the conference istwo-fold.
On the one side, it aims at analysing the different theories of reasonof state that were developed in EarlyModern and Modern Europe. We will thus focus on England, France, Germany and the Netherlands in order to highlight their respective specificities as well as their conceptual and historical proximities. We will then compare these experiences with the Italian tradition and contrast them with the contemporary theories of sovereignty in order to clarify their mutual influences and their political, juridical and philosophical backgrounds.
On the other side, the conferenceaims at investigating the relevance of different conceptions of “reason of state” for our contemporary democratic states and societies.In fact, any conception of reason of state seems to bear with itadistinction between moral or juridical normativity (the Right, the Law), the effectivity of ordinary political action, and the necessity to face political and social emergencies.However defined, reason of state is therefore “an art” for governing the State.The changing nature of the State in contemporary globalized democracies poses the question of investigating the changings in the reasons of (the) states.
Politics. Rivista di Studi Politici lancia una call for papers per raccogliere articoli destinati alla sezione a tema aperto del numero 15 (1/2021). Le proposte dovranno avere un approccio metodologico coerente con gli studi storico-politologici.