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Il contributo si propone di fornire una rassegna generale della produzione scultorea altomedievale della Toscana meridionale e dell’Alto Lazio, un’area che si contraddistingue per una quantità davvero considerevole di rilievi, per lo... more
Il contributo si propone di fornire una rassegna  generale della produzione scultorea altomedievale della Toscana meridionale e dell’Alto Lazio, un’area che si contraddistingue per una quantità davvero considerevole di rilievi, per lo più pertinenti ad arredi liturgici, collocabili cronologicamente dai primi decenni dell’VIII secolo fino alla metà del IX. E’ questo un periodo che storicamente segna il passaggio dell’area, in gran parte controllata dai duchi longobardi di Lucca e quindi dalla corona di Pavia per quasi due secoli, dopo la caduta del regno longobardo  nel 774, sotto la sfera di influenza, dei pontefici romani.
  Se nella produzione riferibile all’VIII secolo risulta evidente la presenza di maestranze itineranti originarie del Nord Italia, qui attirate dalle diffuse committenze delle locali aristocrazie longobarde, dalla fine dell’VIII secolo, le squadre di artefici, invece, sembrano provenire da Roma; nella produzione artistica si riflette dunque il mutato quadro politico del territorio. Lo studio intende approfondire, attraverso la disamina comparata dei materiali, le influenze artistiche e il quadro storico-culturale dell’area geografica oggetto del convegno, allo scopo di precisare, per quanto possibile, l’attività delle singole botteghe, alcune delle quali guidate da magister  che hanno apposto anche il loro nome in alcune opere (Roselle e Bomarzo).
The paper traces the biographical events and probable artistic commissions of Cardinal Conrad of Suburra, one of the most influential and politically committed personalities in the city of Rome in the first half of the 12th century, who... more
The paper traces the biographical events and probable artistic commissions of Cardinal Conrad of Suburra, one of the most influential and politically committed personalities in the city of Rome in the first half of the 12th century, who at the end of long ecclesiastical career was elected Pope with the name of Anastasius IV. However, about his participation in the initiatives that characterized artistic production in Rome in this period, widely studied by medieval historians, his name appears rarely and always within an uncertain and undefined framework. The aim of this study, therefore, is to outline, based on new readings of the available documentation, the role played by Corrado in the artistic scene of Rome and of the Patrimonium Sancti Petri in this period, one of the most innovative in the cultural history of the city.

Keywords
St. Nicholas in Carcere, St. Pudenziana, St. Maria in Trastevere, St. Nicholas Chapel in the Lateran Palace, Vescovìo, Conradus de Suburra,
Anastasius IV, Innocent II, Anacletus II.

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Nel contributo si ripercorrono le vicende biografiche e le possibili committenze artistiche del cardinale Corrado di Suburra, una delle personalità più influenti e politicamente impegnate nella città di Roma nella prima metà del XII secolo, che al termine della sua lunga carriera ecclesiastica venne eletto pontefice col nome di Anastasio IV. Tuttavia, riguardo alla sua partecipazione alle iniziative che contraddistinguono la produzione artistica a Roma in questo periodo, largamente oggetto di studi da parte degli storici medievisti, il suo nome compare di rado e sempre all’interno di un quadro vago e indefinito. Obiettivo di
questo studio, dunque e per quanto possibile, è delineare, in base a nuove letture della documentazione disponibile, il ruolo svolto da Corrado nella scena artistica di Roma e del Patrimonium Sancti Petri in questo periodo, uno dei più innovativi nella storia culturale della città.
Parole chiave
S. Nicola in Carcere, S. Pudenziana, Vescovìo, oratorio di S. Nicola al Patriarchio, Corrado di Suburra, Anastasio IV, Innocenzo II, Anacleto II.
Il contributo intende ripercorrere le vicende critiche di uno degli edifici religiosi più significativi e interessanti dell’architettura medievale di Ascoli Piceno, caratterizzato da diverse fasi costruttive, non ancora ben definite e... more
Il contributo intende ripercorrere le vicende critiche di uno degli edifici religiosi più
significativi e interessanti dell’architettura medievale di Ascoli Piceno, caratterizzato da
diverse fasi costruttive, non ancora ben definite e focalizzate e meritevoli di ulteriori approfondimenti e precisazioni. Attraverso la lettura degli apparati murari, in relazione anche agli interventi di restauro di fine Ottocento, mai presi in considerazioni in precedenza, e l’analisi comparata della scultura architettonica, lo studio si propone di verificare la possibile datazione al primo periodo carolingio del campanile della chiesa, come già proposto in passato da alcuni storici locali, ma di recente messa in discussione e negata.

The aim of the paper is to trace the critical events of one of the most important and
interesting religious buildings of the medieval architecture of Ascoli Piceno, characterised by different phases of construction, not yet well defined and focused, and worthy of further study and clarification. The study aims at verifying the possible dating of the bell tower to the early Carolingian period, as proposed in the past by some local historians, but recently questioned and denied, through the reading of the masonry apparatus in relation to the restoration interventions of the late nineteenth century, never considered before, and through the comparative analysis of the architectural sculpture.
Roma, città dalle molteplici suggestioni e possibilità di lettura, si presenta in questa mostra nella spettacolare interpretazione offerta dalla veduta panoramica ben rappresentata nei cospicui fondi del Gabinetto stampe e disegni del... more
Roma, città dalle molteplici suggestioni e possibilità di lettura, si presenta in questa mostra nella spettacolare interpretazione offerta dalla veduta panoramica ben rappresentata nei cospicui fondi del Gabinetto stampe e disegni del Museo di Roma. Tuttavia, poiché una mostra non può essere, per sua stessa natura, esaustiva come un catalogo di un intera collezione, si è reso necessario operare una selezione e la scelta ha trovato il suo asse portante nel privilegiare esemplari rari per formato o impostazione o per essere derivati da Panorami dipinti, ormai perduti. Panorami dipinti godettero nel XIX secolo di una larga fortuna; di alcuni fra i più celebri dedicati alla città eterna si presentano in questa occasione le traduzioni a stampa: da quella che riproduce in forma schematica il panorama realizzato nel 1807 da Pierre Prévost dalla torre del Campi loglio, all'acquatinta di Ludovico Caracciolo ricavata dalla sua tela con la veduta circolare di Roma del 1824. Dall'influsso dei Panorami dipinti derivano le notevoli dimensioni che caratterizzano alcune vedute di incisori stranieri come il Panorana circolare dal Palatino di Thomas Sutherland del 1827 o la Panoramic View of Rome di Samuel  Rawle della metà del XIX secolo.  Senza dubbio, però, la più imponente per le straordinarie dimensioni e per la fedeltà della rappresentazione è l'incisione all'acquaforte da otto matrici del Panorama di Roma di Carl Ferdinand Sprosse realizzata fra il 1846 e il 1847.
Nella varietà dei differenti punti di ripresa scelti dagli artisti le profonde prospettive della visione panoramica a volo d'uccello si articolano lungo i pendii dei colli a cogliere le emergenze delle cupole, dei palazzi, dei resti monumentali dell'antichità, a scandire l'intricato reticolo di vie e piazze o attardarsi nell'ampie distese di verde delle ville e della campagna che cingevano la città. Dai luoghi tradizionali di ripresa come Monte Mario, il Gianicolo, l’Aventino  e il Campidoglio si discostano alcuni autori che, invece, optano per punti di osservazione meno consueti come Villa Ludovisi, Villa Mattei o il convento di Santa Balbina; sia la diversità dei punti di vista sia la varietà dei tagli compositivi, delle quinte e dei primi piani, unite alle differenti tecniche incisorie, escludono il rischio della monotonia per giocare a favore di una molteplicità di approcci visivi allo straordinario scenario offerto dai suggestivi panorami della città. In questo tradizionale impianto della veduta panoramica, irrompe la cronaca nel 1849 con le due vedute del Gianicolo prese da due differenti punti, dal Belvedere di Villa Pamphili e da Palazzo Caffarelli, che registrano gli episodi dell’assedio francese di Roma che portarono alla caduta della Re pubblica Romana. Alle due incisioni riunite in un unico foglio dall' editore Spithöver sono state affiancate le due piccole tele di Alborghetti a fissare, come una lente di ingrandimento, le distruzioni dei bombardamenti francesi a Villa Savorelli e al Vascello. A suggerire, invece, l'ideale continuità del soggetto pur fra generi artistici diversi, la pittura e l'incisione, sono stati introdotti nel percorso alcuni di pinti presenti nelle collezioni del Museo di Roma, scelti per analogia di punti di vista e per l'ampiezza della visione. Ln sottile contrappunto cromatico si delinea a partire dalla settecentesca Veduta del Campidoglio e del Foro di Paolo Anesi e Paolo Monaldi di fresca qualità pittorica e documentaria, con la veduta di Roma da Villa M dell’inglese John Newbolt del 1834 e dall’accurata  descrizione degli edifici immersi in una chiara luminosità, con il dipinto di John Strutt del 1843 dominato dalla grande quercia del Tasso che proietta la sua ombra sulla città.
Infine, con il grande panorama di lppolito Caffi da Monte Mario del 1857, dove il nitido profilo della città si staglia fra la solitudine della valle del Tevere e dei Prati di Castello in primo piano le lontane colline a chiudere l’orizzonte, si conclude simbolicamente il lungo ciclo della produzione di vedute panoramiche nelle tecniche tradizionali della pittura e dell’incisione, da quel momento essa troverà nuovi e fecondi esiti nella fotografia.
La collegiata di S. Maria Assunta di Otricoli e le sue collezioni d’arte sono state oggetto, a partire dalle indagini archeologiche e dai restauri svolti all’interno della chiesa ormai più di mezzo secolo fa, di una costante attenzione da... more
La collegiata di S. Maria Assunta di Otricoli e le sue collezioni d’arte sono state oggetto, a partire dalle indagini archeologiche e dai restauri svolti all’interno della chiesa ormai più di mezzo secolo fa, di una costante attenzione da parte degli studiosi. Le numerose ricerche hanno apportato un notevole contributo alla conoscenza di uno dei monumenti architettonici più rappresentativi dell’Italia centrale per quanto attiene l’Alto Medioevo, anche se, in relazione all’analisi e all’interpretazione delle numerose fasi costruttive che hanno interessato le strutture dell’edificio nel corso della sua storia secolare, sono emersi fra gli storici pareri tutt’altro che univoci.
I recenti interventi di scavo nel sotterraneo della collegiata, inoltre, dove sono venuti alla luce i resti di una possente muratura in opera quadrata, pertinente probabilmente al podio di un tempio pagano, risalente alla fase preromana del sito, hanno ulteriormente accresciuto la serie di dati materiali disponibili da analizzare, rendendo di conseguenza ancora più articolato il contesto storico di riferimento, che si è dovuto estendere a considerare l’intera evoluzione dell’insediamento urbano del municipio romano di Ocriculum, la cui fondazione da parte delle popolazioni umbre risale all’VIII secolo a.C.
In ragione proprio di tale esteso e problematico quadro critico, questo lavoro si pone l’obiettivo di affrontare, attraverso aggiornati percorsi di indagine, che hanno preso avvio con lo spoglio sistematico della documentazione d’archivio relativa ai restauri e agli scavi, conservata presso la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e l’Archivio di Stato di Perugia, e proseguiti, poi, con un accurato rilievo laser-scanner dell’intero complesso monumentale, tutte le principali questioni ancora oggetto di discussione sulla storia architettonica dell’edificio religioso, e proporre per queste nuove possibili chiavi di lettura.
L’analisi incrociata dei materiali scultorei delle tre abbazie più importanti della Langobardia Maior, del ducato di Spoleto e del ducato di Benevento rispettivamente S. Salvatore di Brescia, S. Maria di Farfa e S. Vincenzo al Volturno,... more
L’analisi incrociata dei materiali scultorei delle tre abbazie più importanti della Langobardia Maior, del ducato di Spoleto e del ducato di Benevento rispettivamente S. Salvatore di Brescia, S. Maria di Farfa e S. Vincenzo al Volturno, svolta in parallelo con la lettura delle fonti documentarie dei tre complessi monastici – le cui vicende sono strettamente intrecciate in particolare nelle date del lungo regno di Desiderio (756-774) – ha  portato nuovi dati a conforto del riconoscimento di un  processo di osmosi culturale che coinvolse tutti i territori della penisola nel corso dell’VIII secolo. Si tratta dell’ultima manifestazione della raffinata civiltà artistica promossa dalla monarchia longobarda in terra italiana che ha le sue premesse ideologiche, storiche e culturali nelle riforme promosse da  Liutprando (711-744) nella prima metà del secolo, periodo nel quale la produzione artistica ebbe un’improvvisa quanto vigorosa fioritura che prese le mosse proprio dalla capitale del Regnum Langobardorum, Pavia.
Il volume raccoglie gli studi che amici, colleghi e allievi hanno voluto dedicare a Marina Righetti in occasione dei suoi settant'anni. Allieva di Angiola Maria Romanini, con cui si è formata dopo essersi laureata con Cesare Brandi, si è... more
Il volume raccoglie gli studi che amici, colleghi e allievi hanno voluto dedicare a Marina Righetti in occasione dei suoi settant'anni. Allieva di Angiola Maria Romanini, con cui si è formata dopo essersi laureata con Cesare Brandi, si è distinta per l'intensa attività scientifica e d'insegnamento, condotta principalmente alla Sapienza di Roma. I suoi studi si sono imposti nel panorama italiano e internazionale per la chiarezza e il rigore con cui ha perlustrato alcune tematiche, in particolare il mondo cistercense-che ha ispirato il titolo di questo libro-, Roma, l'alto Medioevo e l'età longobarda. Altre linee di ricerca hanno riguardato l'architettura in Sabina e Abruzzo, la scultura nel Meridione, il mondo monastico nel Nord Italia. Tale ampiezza di interessi si riflette nella ricca articolazione del volume in suo onore, i cui saggi, distribuiti in sei sezioni, spaziano per cronologia e àmbito geografico dal Mediterraneo tardo-antico all'Europa contemporanea.
Il contributo intende offrire uno studio comparativo del materiale scolpito altomedievale della città di Terracina, a partire dai rilievi presenti nella cattedrale per poi trattare i frammenti variamente reimpiegati nel centro storico o... more
Il contributo intende offrire uno studio comparativo del materiale scolpito altomedievale della città di Terracina, a partire dai rilievi presenti nella cattedrale per poi trattare i frammenti variamente reimpiegati nel centro storico o conservati nei magazzini dei musei comunali, per concludere con quelli pertinenti ad alcuni santuari posti negli immediati dintorni. Il numero certo non trascurabile delle testimonianze censite, databili al secondo quarto del IX secolo, e tutte relative ad arredi liturgici, evidenzia una diffusa presenza di lapicidi la cui attività oltre che a Terracina è documentata in questo periodo anche in tutto il Lazio meridionale costiero. L’origine e formazione di tali maestranze, in base all’analisi stilistica e iconografica, sarebbe da individuare nella città di Roma dove in età carolingia erano numerose le botteghe specializzate nella realizzazione di tale genere di manufatti. Sembra dunque possibile affermare che anche il centro di Terracina venne coinvolto nel nuovo assetto politico e culturale del territorio che vede i pontefici romani assumere il controllo diretto di quest’ampia area di frontiera.
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La tesi riguarda lo studio della chiesa altomedievale di S. Liberato, situata nei pressi di Bracciano, all’interno della tenuta privata dei Conti Sanminiatelli. In particolare, mi sono concentrata sull’analisi delle murature e dell’arredo... more
La tesi riguarda lo studio della chiesa altomedievale di S. Liberato, situata nei pressi di Bracciano, all’interno della tenuta privata dei Conti Sanminiatelli. In particolare, mi sono concentrata sull’analisi delle murature e dell’arredo scultoreo, restringendo l’indagine alle sue prime due fasi costruttive, quella di IX secolo e quella di XI-XII secolo.
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