BA in modern literature at the University of Turin, currently studying at UNITO Italian Philology, Linguistics and Modern Literature (master’s degree); Exchange Student at UAntwerpen, MA in Literature and Linguistics
Questo elaborato si propone di analizzare un gruppo di liriche scelte da Pianissimo, opera di Cam... more Questo elaborato si propone di analizzare un gruppo di liriche scelte da Pianissimo, opera di Camillo Sbarbaro dedicata alla memoria del padre. La focalizzazione sulla figura paterna, simbolo della precarietà della vita, consente di esaminare la lacerazione interiore del poeta di fronte al dolore di un lutto «patito in anticipo» , quindi di dedurre come la perdita di relazione con il mondo non sia che un’istintiva reazione al presentimento della morte. Sulla base di questi dati, il protagonista di Pianissimo alimenta dentro di sé un profondo senso di colpa per aver compromesso la sua purezza di bambino, per aver bramato la soddisfazione carnale senza essersi emancipato dalla condizione di figlio. Al decesso del genitore consegue il passaggio all’età adulta, cambiamento a cui l’io lirico non è preparato: la sensazione di insufficienza rispetto alle norme che regolano la società, porta Sbarbaro alla più radicale emarginazione. Gli uomini, soggiogati ad attività consuetudinarie con cui si illudono di dare uno scopo alle loro vite, non hanno la possibilità di instaurare un rapporto autentico tra di loro: il poeta, a differenza degli altri, è consapevole della realtà amara che si nasconde sotto l’apparenza delle cose; davanti a una tale prospettiva, l’unica soluzione per contrastare l’atrocità di un’esistenza vana consiste nell’allontanamento, nell’inaridimento del proprio spirito vitale fino alla conclusiva pietrificazione dell’individuo. La figura paterna si presenta nell’opera attraverso la memoria: l’evento della morte, abbinato al ricordo dell’infanzia, è l’unico mezzo con cui sia possibile risolvere l’estraneità tra figlio e padre (sempre a partire dal presupposto che la comunicazione tra simili sia irrealizzabile). Il primo capitolo si propone di fornire una serie di strumenti utili a comprendere come sia nata l’idea di Pianissimo: oltre a un discorso sulle edizioni del libro, si è ritenuto necessario contestualizzare l’opera nel momento storico-letterario in cui è stata prodotta, sia per coglierne le affinità con la poetica di taluni autori (uno su tutti Baudelaire), sia per sottolinearne le differenze con la tradizione (in primis con D’Annunzio); la rottura con il canone stilistico dannunziano viene evidenziata in Pianissimo dall’abbassamento di registro e dalla tendenza verso la prosa della sintassi. Il secondo capitolo è dedicato all’approfondimento del rapporto di Sbarbaro con il padre (sul piano biografico e all’interno della sua produzione letteraria), mentre il terzo è destinato all’analisi di sei poesie da Pianissimo – Parte prima: ogni componimento è preceduto da uno studio sui contenuti, da un paragrafo con osservazioni di carattere stilistico e metrico, infine da un apparato di note dove vengono citati rimandi intertestuali o alcune delle più significative varianti autoriali. Lo scopo del lavoro consiste nel fornire un’interpretazione pressoché completa del testo sbarbariano, capace di tener conto non solo delle influenze sul piano letterario, ma anche della vicenda personale del poeta (aspetto manifesto in Pianissimo). Il progetto, in ultimo, mira a consegnare un’esposizione puntuale su uno dei temi portanti dell’opera (il rapporto con il padre), al fine di poter rilevare con maggiore consapevolezza l’importanza del ruolo di Sbarbaro nel panorama letterario di primo Novecento.
Introduzione
Già dalle prime pagine del Compagno, si entra a contatto con una città, Torino, osse... more Introduzione Già dalle prime pagine del Compagno, si entra a contatto con una città, Torino, osservata attraverso lo sguardo soggettivo di Pablo, personaggio principale e narratore della propria esperienza. Sebbene il testo ci affidi un’angolazione particolare sullo spazio in cui si muovono le varie figure, lo scenario assume delle caratteristiche non del tutto estranee dai più diffusi cliché su Torino (primo su tutti, la nebbia). Nonostante il lettore possa cogliere la mancanza di una descrizione plastica e dettagliata del contesto urbano in questione, alcuni riferimenti precisi consentono di intrecciare la singolare prospettiva del protagonista con elementi topografici di rilievo (ad esempio, Piazza Castello e la Torre littoria). La seconda parte del romanzo – altresì definito racconto lungo - è invece ambientata a Roma: l’urbe rappresenta il cambiamento, non solo di località, ma soprattutto la sua forma mentis. La Bildung di Pablo si realizza attraverso un’apparente rottura con le proprie radici torinesi. Egli sceglie di ricominciare la propria esistenza altrove, nella capitale, luogo dove abbandonerà i malesseri del passato a favore di un lavoro in officina. Qui si avvicinerà a gruppi antifascisti, farà esperienza del carcere e imparerà un a comprendere sé stesso, nonché a riconoscere ciò che di buono non era riuscito a cogliere a Torino: «Quanta frutta vendevano a Roma. Quei verdi, quei rossi quei gialli sui banchi, erano loro il colore del sole. Mi venne in mente che a Torino avrei mangiato della frutta e sentito il sapore di Roma così» . Attraversare queste due dimensioni significa, per Pablo, superare una crisi esistenziale e approdare alla maturazione . Per leggere Il compagno non è necessario conoscere minuziosamente le due città, in quanto Pavese fornisce tutti gli strumenti adatti all’immedesimazione nel mondo che ha scelto di raccontare. Dalle sale da ballo sulla collina torinese, ai tram e i bar frequentati da camionisti, dalle bettole alle osterie romane, l’autore ci consegna un ritratto urbano inaspettato, selezionato, e distante sia dalla Torino delle fabbriche che da quella regale; sia dalla Roma imperiale che da quella papale. I dettagli innescano la figurazione di spazi e contemporaneamente di stati d’animo, sensazioni. Questo testo si propone di analizzare a fondo il ruolo di Torino e Roma all’interno del romanzo, nonché di rintracciare l’importanza del rapporto tra autore e luoghi descritti nel corpus pavesiano. L’opera è stata definita il primo romanzo “politico” di uno scrittore che, a differenza di alcuni suoi contemporanei – tra tutti Piero Gobetti, Giaime Pintor, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli o Carlo Levi -, non riuscì mai a pacificare il proprio ruolo di intellettuale con quello di attivista politico .
Dossier for course "Atelier cultures de l'image: the book cover project" - Université Paris Nante... more Dossier for course "Atelier cultures de l'image: the book cover project" - Université Paris Nanterre (a.y. 2022/2023)
TASKS:
- Hypothetical original cover for Calvino's Invisible cities, by Giorgia Armario (VISIBLE ONLY with DOWNLOAD)
- Comparative analysis of DeLillo's White Noise front cover by Noma Bar (Picador)
- Analysis of Rushdie's East,West cover by Sroop Sunar (Vintage)
- Comparative Analysis of Pynchon's The crying of lot 49 front cover by Yuko Kondo (Vintage)
- Interview with Livia Massaccesi, creative director for the cover of the Italian edition of Evaristo's Girl, Woman, Other (SUR) - both English and Italian versions of the interview are provided.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la retta via era sm... more “Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la retta via era smarrita” (Inf 1.1-3). At the beginning of his journey to the underworld, Dante Alighieri has lost his way, and needs to find again the straightforward path that will lead him to the contemplation of God. At that time Dante was thirty-five, and from a medieval perspective this was the age of spiritual maturity. As we learn through the reading of “Oxen of the Sun” (the 14th episode of James Joyce’s Ulysses (1922)), we may assume that the protagonist, Leopold Bloom, in his day-long trip around Dublin, was not so much older than the character of Dante in his religious epic: “It was now for more than the middle span of our allotted years that he had passed through the thousand vicissitudes of existence” (U 14.859-60). [...]
The literary and artistic movement of Symbolism had a profound effect on 20th century literature.... more The literary and artistic movement of Symbolism had a profound effect on 20th century literature. Wallace Stevens as well was deeply interested in French culture and poetry. Therefore, this paper wants to underline Stevens’ influence and debt to Symbolist poets like Baudelaire, Mallarmé or Valery. To best exemplify the relationship, I am going to focus on reading and analyzing one of the most Symbolist poems from Harmonium, “Sea Surface Full of Clouds”. Symbolism aimed at the representation of an inner world whose motions were dominated by the dream and the symbol (Ferroni 342). Correspondences among sensations and symbols create a new network of meanings that can link the external world to the subjective perception of it. Experience and reason are therefore substituted by intuition, the engine of the poet’s mind. From a Symbolist perspective, the language of poetry is a system adopted by an elite of intellectuals to disclose the significance that creeps between the appearance of things and their innermost implications. Yet, Symbolists saw the beauty of language as the ultimate purpose of poetry, and words were just one of the means of creating art for art’s sake (besides music, theatre, and the visual arts). Symbolist poetry was placed in antithesis to the concreteness and idealism of Romantic texts, to which it preferred a purely evocative and mystical verse. Even though trying to describe Stevens as a pure symbolist would be incorrect and anachronistic, it is not difficult to find evidence of the influence of Symbolism on his work.
Questo elaborato si propone di analizzare un gruppo di liriche scelte da Pianissimo, opera di Cam... more Questo elaborato si propone di analizzare un gruppo di liriche scelte da Pianissimo, opera di Camillo Sbarbaro dedicata alla memoria del padre. La focalizzazione sulla figura paterna, simbolo della precarietà della vita, consente di esaminare la lacerazione interiore del poeta di fronte al dolore di un lutto «patito in anticipo» , quindi di dedurre come la perdita di relazione con il mondo non sia che un’istintiva reazione al presentimento della morte. Sulla base di questi dati, il protagonista di Pianissimo alimenta dentro di sé un profondo senso di colpa per aver compromesso la sua purezza di bambino, per aver bramato la soddisfazione carnale senza essersi emancipato dalla condizione di figlio. Al decesso del genitore consegue il passaggio all’età adulta, cambiamento a cui l’io lirico non è preparato: la sensazione di insufficienza rispetto alle norme che regolano la società, porta Sbarbaro alla più radicale emarginazione. Gli uomini, soggiogati ad attività consuetudinarie con cui si illudono di dare uno scopo alle loro vite, non hanno la possibilità di instaurare un rapporto autentico tra di loro: il poeta, a differenza degli altri, è consapevole della realtà amara che si nasconde sotto l’apparenza delle cose; davanti a una tale prospettiva, l’unica soluzione per contrastare l’atrocità di un’esistenza vana consiste nell’allontanamento, nell’inaridimento del proprio spirito vitale fino alla conclusiva pietrificazione dell’individuo. La figura paterna si presenta nell’opera attraverso la memoria: l’evento della morte, abbinato al ricordo dell’infanzia, è l’unico mezzo con cui sia possibile risolvere l’estraneità tra figlio e padre (sempre a partire dal presupposto che la comunicazione tra simili sia irrealizzabile). Il primo capitolo si propone di fornire una serie di strumenti utili a comprendere come sia nata l’idea di Pianissimo: oltre a un discorso sulle edizioni del libro, si è ritenuto necessario contestualizzare l’opera nel momento storico-letterario in cui è stata prodotta, sia per coglierne le affinità con la poetica di taluni autori (uno su tutti Baudelaire), sia per sottolinearne le differenze con la tradizione (in primis con D’Annunzio); la rottura con il canone stilistico dannunziano viene evidenziata in Pianissimo dall’abbassamento di registro e dalla tendenza verso la prosa della sintassi. Il secondo capitolo è dedicato all’approfondimento del rapporto di Sbarbaro con il padre (sul piano biografico e all’interno della sua produzione letteraria), mentre il terzo è destinato all’analisi di sei poesie da Pianissimo – Parte prima: ogni componimento è preceduto da uno studio sui contenuti, da un paragrafo con osservazioni di carattere stilistico e metrico, infine da un apparato di note dove vengono citati rimandi intertestuali o alcune delle più significative varianti autoriali. Lo scopo del lavoro consiste nel fornire un’interpretazione pressoché completa del testo sbarbariano, capace di tener conto non solo delle influenze sul piano letterario, ma anche della vicenda personale del poeta (aspetto manifesto in Pianissimo). Il progetto, in ultimo, mira a consegnare un’esposizione puntuale su uno dei temi portanti dell’opera (il rapporto con il padre), al fine di poter rilevare con maggiore consapevolezza l’importanza del ruolo di Sbarbaro nel panorama letterario di primo Novecento.
Introduzione
Già dalle prime pagine del Compagno, si entra a contatto con una città, Torino, osse... more Introduzione Già dalle prime pagine del Compagno, si entra a contatto con una città, Torino, osservata attraverso lo sguardo soggettivo di Pablo, personaggio principale e narratore della propria esperienza. Sebbene il testo ci affidi un’angolazione particolare sullo spazio in cui si muovono le varie figure, lo scenario assume delle caratteristiche non del tutto estranee dai più diffusi cliché su Torino (primo su tutti, la nebbia). Nonostante il lettore possa cogliere la mancanza di una descrizione plastica e dettagliata del contesto urbano in questione, alcuni riferimenti precisi consentono di intrecciare la singolare prospettiva del protagonista con elementi topografici di rilievo (ad esempio, Piazza Castello e la Torre littoria). La seconda parte del romanzo – altresì definito racconto lungo - è invece ambientata a Roma: l’urbe rappresenta il cambiamento, non solo di località, ma soprattutto la sua forma mentis. La Bildung di Pablo si realizza attraverso un’apparente rottura con le proprie radici torinesi. Egli sceglie di ricominciare la propria esistenza altrove, nella capitale, luogo dove abbandonerà i malesseri del passato a favore di un lavoro in officina. Qui si avvicinerà a gruppi antifascisti, farà esperienza del carcere e imparerà un a comprendere sé stesso, nonché a riconoscere ciò che di buono non era riuscito a cogliere a Torino: «Quanta frutta vendevano a Roma. Quei verdi, quei rossi quei gialli sui banchi, erano loro il colore del sole. Mi venne in mente che a Torino avrei mangiato della frutta e sentito il sapore di Roma così» . Attraversare queste due dimensioni significa, per Pablo, superare una crisi esistenziale e approdare alla maturazione . Per leggere Il compagno non è necessario conoscere minuziosamente le due città, in quanto Pavese fornisce tutti gli strumenti adatti all’immedesimazione nel mondo che ha scelto di raccontare. Dalle sale da ballo sulla collina torinese, ai tram e i bar frequentati da camionisti, dalle bettole alle osterie romane, l’autore ci consegna un ritratto urbano inaspettato, selezionato, e distante sia dalla Torino delle fabbriche che da quella regale; sia dalla Roma imperiale che da quella papale. I dettagli innescano la figurazione di spazi e contemporaneamente di stati d’animo, sensazioni. Questo testo si propone di analizzare a fondo il ruolo di Torino e Roma all’interno del romanzo, nonché di rintracciare l’importanza del rapporto tra autore e luoghi descritti nel corpus pavesiano. L’opera è stata definita il primo romanzo “politico” di uno scrittore che, a differenza di alcuni suoi contemporanei – tra tutti Piero Gobetti, Giaime Pintor, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli o Carlo Levi -, non riuscì mai a pacificare il proprio ruolo di intellettuale con quello di attivista politico .
Dossier for course "Atelier cultures de l'image: the book cover project" - Université Paris Nante... more Dossier for course "Atelier cultures de l'image: the book cover project" - Université Paris Nanterre (a.y. 2022/2023)
TASKS:
- Hypothetical original cover for Calvino's Invisible cities, by Giorgia Armario (VISIBLE ONLY with DOWNLOAD)
- Comparative analysis of DeLillo's White Noise front cover by Noma Bar (Picador)
- Analysis of Rushdie's East,West cover by Sroop Sunar (Vintage)
- Comparative Analysis of Pynchon's The crying of lot 49 front cover by Yuko Kondo (Vintage)
- Interview with Livia Massaccesi, creative director for the cover of the Italian edition of Evaristo's Girl, Woman, Other (SUR) - both English and Italian versions of the interview are provided.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la retta via era sm... more “Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la retta via era smarrita” (Inf 1.1-3). At the beginning of his journey to the underworld, Dante Alighieri has lost his way, and needs to find again the straightforward path that will lead him to the contemplation of God. At that time Dante was thirty-five, and from a medieval perspective this was the age of spiritual maturity. As we learn through the reading of “Oxen of the Sun” (the 14th episode of James Joyce’s Ulysses (1922)), we may assume that the protagonist, Leopold Bloom, in his day-long trip around Dublin, was not so much older than the character of Dante in his religious epic: “It was now for more than the middle span of our allotted years that he had passed through the thousand vicissitudes of existence” (U 14.859-60). [...]
The literary and artistic movement of Symbolism had a profound effect on 20th century literature.... more The literary and artistic movement of Symbolism had a profound effect on 20th century literature. Wallace Stevens as well was deeply interested in French culture and poetry. Therefore, this paper wants to underline Stevens’ influence and debt to Symbolist poets like Baudelaire, Mallarmé or Valery. To best exemplify the relationship, I am going to focus on reading and analyzing one of the most Symbolist poems from Harmonium, “Sea Surface Full of Clouds”. Symbolism aimed at the representation of an inner world whose motions were dominated by the dream and the symbol (Ferroni 342). Correspondences among sensations and symbols create a new network of meanings that can link the external world to the subjective perception of it. Experience and reason are therefore substituted by intuition, the engine of the poet’s mind. From a Symbolist perspective, the language of poetry is a system adopted by an elite of intellectuals to disclose the significance that creeps between the appearance of things and their innermost implications. Yet, Symbolists saw the beauty of language as the ultimate purpose of poetry, and words were just one of the means of creating art for art’s sake (besides music, theatre, and the visual arts). Symbolist poetry was placed in antithesis to the concreteness and idealism of Romantic texts, to which it preferred a purely evocative and mystical verse. Even though trying to describe Stevens as a pure symbolist would be incorrect and anachronistic, it is not difficult to find evidence of the influence of Symbolism on his work.
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Il primo capitolo si propone di fornire una serie di strumenti utili a comprendere come sia nata l’idea di Pianissimo: oltre a un discorso sulle edizioni del libro, si è ritenuto necessario contestualizzare l’opera nel momento storico-letterario in cui è stata prodotta, sia per coglierne le affinità con la poetica di taluni autori (uno su tutti Baudelaire), sia per sottolinearne le differenze con la tradizione (in primis con D’Annunzio); la rottura con il canone stilistico dannunziano viene evidenziata in Pianissimo dall’abbassamento di registro e dalla tendenza verso la prosa della sintassi. Il secondo capitolo è dedicato all’approfondimento del rapporto di Sbarbaro con il padre (sul piano biografico e all’interno della sua produzione letteraria), mentre il terzo è destinato all’analisi di sei poesie da Pianissimo – Parte prima: ogni componimento è preceduto da uno studio sui contenuti, da un paragrafo con osservazioni di carattere stilistico e metrico, infine da un apparato di note dove vengono citati rimandi intertestuali o alcune delle più significative varianti autoriali. Lo scopo del lavoro consiste nel fornire un’interpretazione pressoché completa del testo sbarbariano, capace di tener conto non solo delle influenze sul piano letterario, ma anche della vicenda personale del poeta (aspetto manifesto in Pianissimo). Il progetto, in ultimo, mira a consegnare un’esposizione puntuale su uno dei temi portanti dell’opera (il rapporto con il padre), al fine di poter rilevare con maggiore consapevolezza l’importanza del ruolo di Sbarbaro nel panorama letterario di primo Novecento.
Già dalle prime pagine del Compagno, si entra a contatto con una città, Torino, osservata attraverso lo sguardo soggettivo di Pablo, personaggio principale e narratore della propria esperienza. Sebbene il testo ci affidi un’angolazione particolare sullo spazio in cui si muovono le varie figure, lo scenario assume delle caratteristiche non del tutto estranee dai più diffusi cliché su Torino (primo su tutti, la nebbia). Nonostante il lettore possa cogliere la mancanza di una descrizione plastica e dettagliata del contesto urbano in questione, alcuni riferimenti precisi consentono di intrecciare la singolare prospettiva del protagonista con elementi topografici di rilievo (ad esempio, Piazza Castello e la Torre littoria). La seconda parte del romanzo – altresì definito racconto lungo - è invece ambientata a Roma: l’urbe rappresenta il cambiamento, non solo di località, ma soprattutto la sua forma mentis. La Bildung di Pablo si realizza attraverso un’apparente rottura con le proprie radici torinesi. Egli sceglie di ricominciare la propria esistenza altrove, nella capitale, luogo dove abbandonerà i malesseri del passato a favore di un lavoro in officina. Qui si avvicinerà a gruppi antifascisti, farà esperienza del carcere e imparerà un a comprendere sé stesso, nonché a riconoscere ciò che di buono non era riuscito a cogliere a Torino: «Quanta frutta vendevano a Roma. Quei verdi, quei rossi quei gialli sui banchi, erano loro il colore del sole. Mi venne in mente che a Torino avrei mangiato della frutta e sentito il sapore di Roma così» . Attraversare queste due dimensioni significa, per Pablo, superare una crisi esistenziale e approdare alla maturazione . Per leggere Il compagno non è necessario conoscere minuziosamente le due città, in quanto Pavese fornisce tutti gli strumenti adatti all’immedesimazione nel mondo che ha scelto di raccontare. Dalle sale da ballo sulla collina torinese, ai tram e i bar frequentati da camionisti, dalle bettole alle osterie romane, l’autore ci consegna un ritratto urbano inaspettato, selezionato, e distante sia dalla Torino delle fabbriche che da quella regale; sia dalla Roma imperiale che da quella papale. I dettagli innescano la figurazione di spazi e contemporaneamente di stati d’animo, sensazioni.
Questo testo si propone di analizzare a fondo il ruolo di Torino e Roma all’interno del romanzo, nonché di rintracciare l’importanza del rapporto tra autore e luoghi descritti nel corpus pavesiano. L’opera è stata definita il primo romanzo “politico” di uno scrittore che, a differenza di alcuni suoi contemporanei – tra tutti Piero Gobetti, Giaime Pintor, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli o Carlo Levi -, non riuscì mai a pacificare il proprio ruolo di intellettuale con quello di attivista politico .
TASKS:
- Hypothetical original cover for Calvino's Invisible cities, by Giorgia Armario (VISIBLE ONLY with DOWNLOAD)
- Comparative analysis of DeLillo's White Noise front cover by Noma Bar (Picador)
- Analysis of Rushdie's East,West cover by Sroop Sunar (Vintage)
- Comparative Analysis of Pynchon's The crying of lot 49 front cover by Yuko Kondo (Vintage)
- Interview with Livia Massaccesi, creative director for the cover of the Italian edition of Evaristo's Girl, Woman, Other (SUR) - both English and Italian versions of the interview are provided.
Il primo capitolo si propone di fornire una serie di strumenti utili a comprendere come sia nata l’idea di Pianissimo: oltre a un discorso sulle edizioni del libro, si è ritenuto necessario contestualizzare l’opera nel momento storico-letterario in cui è stata prodotta, sia per coglierne le affinità con la poetica di taluni autori (uno su tutti Baudelaire), sia per sottolinearne le differenze con la tradizione (in primis con D’Annunzio); la rottura con il canone stilistico dannunziano viene evidenziata in Pianissimo dall’abbassamento di registro e dalla tendenza verso la prosa della sintassi. Il secondo capitolo è dedicato all’approfondimento del rapporto di Sbarbaro con il padre (sul piano biografico e all’interno della sua produzione letteraria), mentre il terzo è destinato all’analisi di sei poesie da Pianissimo – Parte prima: ogni componimento è preceduto da uno studio sui contenuti, da un paragrafo con osservazioni di carattere stilistico e metrico, infine da un apparato di note dove vengono citati rimandi intertestuali o alcune delle più significative varianti autoriali. Lo scopo del lavoro consiste nel fornire un’interpretazione pressoché completa del testo sbarbariano, capace di tener conto non solo delle influenze sul piano letterario, ma anche della vicenda personale del poeta (aspetto manifesto in Pianissimo). Il progetto, in ultimo, mira a consegnare un’esposizione puntuale su uno dei temi portanti dell’opera (il rapporto con il padre), al fine di poter rilevare con maggiore consapevolezza l’importanza del ruolo di Sbarbaro nel panorama letterario di primo Novecento.
Già dalle prime pagine del Compagno, si entra a contatto con una città, Torino, osservata attraverso lo sguardo soggettivo di Pablo, personaggio principale e narratore della propria esperienza. Sebbene il testo ci affidi un’angolazione particolare sullo spazio in cui si muovono le varie figure, lo scenario assume delle caratteristiche non del tutto estranee dai più diffusi cliché su Torino (primo su tutti, la nebbia). Nonostante il lettore possa cogliere la mancanza di una descrizione plastica e dettagliata del contesto urbano in questione, alcuni riferimenti precisi consentono di intrecciare la singolare prospettiva del protagonista con elementi topografici di rilievo (ad esempio, Piazza Castello e la Torre littoria). La seconda parte del romanzo – altresì definito racconto lungo - è invece ambientata a Roma: l’urbe rappresenta il cambiamento, non solo di località, ma soprattutto la sua forma mentis. La Bildung di Pablo si realizza attraverso un’apparente rottura con le proprie radici torinesi. Egli sceglie di ricominciare la propria esistenza altrove, nella capitale, luogo dove abbandonerà i malesseri del passato a favore di un lavoro in officina. Qui si avvicinerà a gruppi antifascisti, farà esperienza del carcere e imparerà un a comprendere sé stesso, nonché a riconoscere ciò che di buono non era riuscito a cogliere a Torino: «Quanta frutta vendevano a Roma. Quei verdi, quei rossi quei gialli sui banchi, erano loro il colore del sole. Mi venne in mente che a Torino avrei mangiato della frutta e sentito il sapore di Roma così» . Attraversare queste due dimensioni significa, per Pablo, superare una crisi esistenziale e approdare alla maturazione . Per leggere Il compagno non è necessario conoscere minuziosamente le due città, in quanto Pavese fornisce tutti gli strumenti adatti all’immedesimazione nel mondo che ha scelto di raccontare. Dalle sale da ballo sulla collina torinese, ai tram e i bar frequentati da camionisti, dalle bettole alle osterie romane, l’autore ci consegna un ritratto urbano inaspettato, selezionato, e distante sia dalla Torino delle fabbriche che da quella regale; sia dalla Roma imperiale che da quella papale. I dettagli innescano la figurazione di spazi e contemporaneamente di stati d’animo, sensazioni.
Questo testo si propone di analizzare a fondo il ruolo di Torino e Roma all’interno del romanzo, nonché di rintracciare l’importanza del rapporto tra autore e luoghi descritti nel corpus pavesiano. L’opera è stata definita il primo romanzo “politico” di uno scrittore che, a differenza di alcuni suoi contemporanei – tra tutti Piero Gobetti, Giaime Pintor, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli o Carlo Levi -, non riuscì mai a pacificare il proprio ruolo di intellettuale con quello di attivista politico .
TASKS:
- Hypothetical original cover for Calvino's Invisible cities, by Giorgia Armario (VISIBLE ONLY with DOWNLOAD)
- Comparative analysis of DeLillo's White Noise front cover by Noma Bar (Picador)
- Analysis of Rushdie's East,West cover by Sroop Sunar (Vintage)
- Comparative Analysis of Pynchon's The crying of lot 49 front cover by Yuko Kondo (Vintage)
- Interview with Livia Massaccesi, creative director for the cover of the Italian edition of Evaristo's Girl, Woman, Other (SUR) - both English and Italian versions of the interview are provided.