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CITTÀ DEL VATICANO. «So che siete tristi per le guerre», dice con amarezza Francesco ai bimbi di tutto il pianeta con cui dialoga nello Stadio Olimpico di Roma. È la prima Giornata mondiale dei Bambini, fortemente voluta dal Papa, coordinata da padre Enzo Fortunato, direttore della comunicazione della Basilica di San Pietro. «La pace sempre è possibile», scandisce il Pontefice ai piccoli dell'Olimpico. Poi chiede loro di dare la mano al vicino, e lui stesso stringe la mano a uno di loro: «Questo è un gesto di pace. Giocando insieme, aiutando gli altri, il mondo sarà migliore».

È arrivato allo Stadio atteso da circa 50mila tra ragazzini e accompagnatori; compie un lungo giro in papamobile. Oltre cento le nazionalità presenti, tra cui Afghanistan, Zambia, Cina, Iraq, Messico, Iran, Australia, Siria, Ucraina, Palestina.

Renato Zero, Orietta Berti, Lino Banfi sono alcuni degli artisti che intervengono. A condurre l'evento è Carlo Conti.

A gestire la manifestazione sono gli organizzatori: padre Fortunato; Aldo Cagnoli, vice coordinatore; Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio; Angelo Chiorazzo, presidente della Cooperativa Auxilium.

Il Vescovo di Roma è consapevole che «i bambini vogliono costruire un mondo di pace dove siamo tutti fratelli, un mondo che ha un futuro». Racconta Jorge Mario Bergoglio: «Oggi ho ricevuto bambini fuggiti dall'Ucraina che avevano tanto dolore per la guerra, alcuni di loro erano feriti. So che siete addolorati perché molti vostri compagni non possono andare a scuola, sono realtà che anch'io porto nel cuore e prego per loro. Preghiamo per i bambini che non possono andare a scuola, che soffrono la guerra, per i bambini che non hanno da mangiare, per i bambini che sono malati e nessuno li cura».

La conversazione tra Papa e bambini è intensa. «Sono Victor, sono cristiano, cattolico, nato e battezzato a Betlemme, nella stessa città di Gesù Bambino. Mi sento fortunato a essere nato a Betlemme anche se è molto complicato. La mia Città è chiusa da un muro, un lungo muro che sembra come un serpente che si attorciglia intorno a noi, a volte ci sembra di soffocare, soprattutto quando chiudono le porte per uscire, che chiamano check-point». È la testimonianza di un 13enne arrivato da Betlemme. «Il mio papà e la mia mamma non lavorano da otto mesi perché non ci sono pellegrini. A me piaceva stare al negozio con loro perché sentivo parlare tante lingue. Papa Francesco, tu non puoi immaginare quanto saremo felici quando potremo finalmente uscire. Ho saputo che nel mondo ci sono tante guerre come da noi, ma voglio farti una domanda. Che colpa abbiamo noi bambini se siamo nati a Betlemme o a Gerusalemme o a Gaza? Noi vogliamo solo giocare, studiare vivere liberi come tanti altri bambini del mondo. Prega per noi, insegnaci una preghiera speciale affinché portiamo la pace nel cuore di tutti».

All'Olimpico si gioca anche una piccola partita con alcuni dei ragazzi presenti allo stadio e alcune star del calcio. A dare il calcio d'inizio è stato papa Francesco con il pallone che gli era stato portato da Gianluigi Buffon.

Il ministro dello Sport Andrea Abodi, rivolgendosi al Pontefice, dichiara: «Lo spirito di questi bambini ci ispiri nella nostra responsabilità pubblica». Insieme a Giovanni Malagò, il Ministro ha offerto al Papa la collaborazione del mondo dello sport «per tutelare e fare crescere i più piccoli in un mondo migliore».

Interviene anche Lino Banfi: «Io compio 88 anni a giugno, il Papa 88 a dicembre, siamo entrambi nati nel 1936, siamo due “reghezzi”…». Banfi, amico di Bergoglio, sottolinea l'importanza dei nonni: «Siamo forti, i nonni vogliono esistere, vogliono essere presenti, si devono sentire presenti. A noi non piace sentir parlare di casa di riposo…». E se lui è definito il «nonno d’Italia», il Papa «è l'abuelo (nonno in spagnolo, ndr) del mundo… e fateglielo sentire». E dagli spalti dello Stadio si leva il coro «Papa abuelo del mundo».

A poche ore dall'inizio della Gmb Bergoglio ha ricevuto in Vaticano un gruppo di bambini ucraini. I piccoli della Gmb sono infatti arrivati a Roma anche da alcuni Paesi in guerra.
«Terribile»: ha la voce rotta dalla commozione Francesco vedendo davanti a sé alcuni bimbi che portano impressi nel corpo i segni della guerra. Lo riferisce l'Osservatore Romano. Provengono dall'Ucraina, dall'ospedale di Leopoli, e hanno perso le gambe o le mani, e anche i genitori; per cui alle sofferenze fisiche si sommano quelle psicologiche. Il segno più evidente di tanto dolore sono le protesi artificiali sostitutive degli arti mutilati. «Ma ci sono anche cicatrici che non si vedono, come quelle delle vittime del traffico di esseri umani», scrive il giornale vaticano. Altri bambini sono giunti dalla Bielorussia, dall'Indonesia e dalla Palestina, con la quale il Pontefice si è collegato grazie a una videochiamata realizzata attraverso il cellulare offerto dal sacerdote Marcin Schmidt, segretario generale di Fondazione 5P Global, organizzatrice della loro trasferta romana in occasione della Gmb.
Domani in piazza San Pietro Messa e Angelus del Papa, e poi Roberto Benigni, a fianco del Pontefice sul sagrato, reciterà un monologo per concludere la prima Gmb.

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