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Spettacoli

Alla Scala una ‘Turandot’ hi-tech: trionfa l’opera diretta da Davide Livermore

Alla Scala una ‘Turandot’ hi-tech: trionfa l’opera diretta da Davide Livermore

La messa in scena segnata dall’utilizzo di tecnologie e costumi inediti. Qualche buu per Yusif Eyvazov nel ruolo di Calaf. Sul podio il maestro Michele Gamba

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Applausi scroscianti hanno accolto martedì sera la Turandot di Giacomo Puccini nella nuova produzione della Scala realizzata in occasione del centenario della morte del grande compositore toscano, che ha visto sul podio Michele Gamba, con la regia di Davide Livermore, che ha firmato anche la scenografia (con Elena Peronetti e Paolo Gep Cucco) avvalendosi delle tecnologie informatiche più moderne.

Al chiudersi del sipario sono partiti intensi gli applausi per tutta la compagnia di canto, soprattutto per Anna Netrebko (Turandot), Yusif Eyvazov (Calaf), Rosa Feola (Liù), i 110 artisti del coro guidati da Alberto Malazzi, Vitalij Kowaljow (Timur), Raul Jimenez (l'imperatore), Ping (Sung-Hwang Damien Park), Pong (Chuan Wang), Pang (Jinxu Wiahou), e via via Adriano Gramigni, Silvia Spruzzola, Vittoria Vimercati, Haiyang Guo, il coro di voci bianche dell'Accademia della Scala diretto da Marco De Gaspari. Meno apprezzato fra i principali interpreti il Calaf di Eyvazov, contestato con alcuni 'Buu!'.

Livermore ha dato vita a una Turandot tradizionale pur avvalendosi di tecnologie d'avanguardia che non hanno disturbato l'ascolto delle intramontabili note di Giacomo Puccini né il racconto della favola della principessa dal cuore di ghiaccio convertita all'amore dal bacio del principe Calaf che chiedendone la mano e sottoponendosi ai tre enigmi aveva sfidato la morte.

Il regista ha utilizzato scenografie progettate e realizzate dalla D-Wok, azienda di entertainment design che proprio in Livermore ha il suo direttore creativo (insieme allo scenografo Paolo Gep Cucco). E ha portato la scena in una Pechino anni Quaranta, un po’ cinematografica (insegne al neon per 'Hotel' in palazzine di legno), avvalendosi di costumi (di Mariana Fracasso) non sempre e non tutti orientali, ed è riuscito ad aumentare molto la profondità visiva della scena avvalendosi di un enorme led-wall, parete-video di 12 metri per 9 a fare da sfondo tridimensionale alla favola pucciniana.

In scena si sono visti 'aironi' in volo sorretti e manovrati da figuranti e un cavallo di plastica trasparente e snodato tenuto al galoppo da due uomini al suo interno. Ma soprattutto una gigantesca lente d'ingrandimento, più simile a volte a una maxi luna piena, per dare risalto ai momenti cruciali della vicenda, come nella notte del Nessun dorma o rosso sangue per la morte di Liù.

Mostrava oggetti, inchiostri e foglie in hyper slow motion, ripresi a 1400 fotogrammi per secondo, con lo scopo di creare effetti super rallentati.

Un momento di emozione per il pubblico a metà del terzo atto, dopo la morte di Liù, la schiava che si uccide piuttosto che rivelare il nome di Calaf e provocarne la condanna a morte: qui termina la musica di Puccini a causa della morte del maestro (il 29 novembre 1924) e qui alla prima assoluta dell'opera (25 aprile 1926 alla Scala) Arturo Toscanini depone la bacchetta e ferma la rappresentazione ("Qui il Maestro è morto"), che già la sera seguente alla prima replica viene invece completata col finale composto da Franco Alfano. Esattamente come ieri sera; ma dopo la morte di Liù, il maestro Gamba si è fermato per un minuto di silenzio per dire "grazie" al compositore, mentre i protagonisti e tutto il pubblico in sala e nei palchi, tenevano accesa una candelina (a pila) fornita dalle maschere nel precedente intervallo, mentre la maxi luna diventava una cornice tonda con il ritratto di Giacomo Puccini.

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