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Eva Longoria da casalinga disperata a vignaiola: “Quello che mi piace dell’Italia e della Spagna è che trovi una bottiglia ottima a dieci dollari”

L’attrice americana di origine messicana per la prima volta nella sua carriera recita in spagnolo nella serie comica e romantica ‘Tierra de mujeres’ girata in Catalogna. E dice: “Desperate housewives è stata la mia scuola di cinema”

4 minuti di lettura

“Chiama da Roma? Che bello. Ero proprio lì qualche giorno fa”. Eva Longoria, dopo Casalinghe disperate avrebbe potuto fare qualsiasi cosa ma ha detto di no a quasi tutto. Ha scelto di concentrarsi su tre cose: crescere il figlio Santiago, nato sei anni fa dal suo terzo matrimonio con il produttore messicano José Bastón, la sua carriera di produttrice e regista e lo sport.


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Appassionata di calcio, di cui possiede quote di due squadre, ma anche di padel era a Roma la scorsa settimana per incontrare Fernando Belasteguin, numero uno al mondo, per ingaggiarlo nella squadra di cui è proprietaria: la Eleven Eleven Padel.

Longoria, cinquant’anni il prossimo marzo, da tempo ha deciso di concentrarsi sulla sua carriera di produttrice, l’ultima occasione è la commedia romantica Tierra de mujeres - intrecci di vite dal 26 giugno su Apple tv+, storia di una newyorkese che, con la figlia al college e la mamma un po’ svanita in una lussuosa casa di riposo, ha deciso di aprire la più elegante e fornita boutique di vini della città. Quando però proprio la sera dell’inaugurazione il marito Fred sparisce e al suo posto arrivano un paio di ceffi che dicono che questo deve loro 15 milioni di dollari, Gala decide di acchiappare madre svanita (la meravigliosa Carmen Maura) e figlia collegiale (Victoria Bazua) e nascondersi nel paesino della Catalogna da dove la madre è fuggita cinquant’anni prima. Lì incontrerà una comunità di contadine e un vignaiolo appassionato, mentre i pettegolezzi nella piccola città si diffondono rapidamente, svelando i segreti e le verità più profonde della loro famiglia.

(Foto di Manuel Fernandez-Valdes) 

In questi anni ha prodotto film, show e serie tv. Come è nato il progetto di Tierra de mujeres?

"Avevo voglia di recitare in spagnolo per la prima volta nella mia vita anche se la cosa mi dava molta agitazione. E in particolare ci tenevo a fare una commedia in spagnolo che ha un ritmo tutto suo. Il fatto poi di girarlo in Spagna, di recitare in castigliano erano tutte sfide che mi eccitavano perché se devo continuare a fare televisione penso che debba essere qualcosa di diverso rispetto a quello che ho già fatto. Ho telefonato a Ramón Campos che è il mio sceneggiatore preferito nel mondo, io sono una grande fan de Le ragazze del centralino, Grand hotel, Velvet, lui mi ha fatto leggere questo libro e mi ha detto: ‘ecco ho già la serie per te’. E nel giro di poco stavamo sul set, girando a Figueras, fuori Barcellona”.

L'attrice all'anteprima a New York 

Ha imparato qualcosa dal personaggio di Gala?

“Sicuramente a non comportarmi come lei in una situazione simile (ride). Quello che mi piace di Gala è che è così lontana da me, lei non ha mai dovuto cavarsela da sola in vita sua e improvvisamente è costretta a scappare dal Paese, acchiappare madre e figlia, proteggerle e assicurarsi che abbiano da sopravvivere. E non ha una buona relazione con loro per cui non è che non lo sapessi prima, ma girare questa serie mi ha ricordato quanto sono importanti i legami familiari. Perché quel che viene fuori nella serie è quanto la nostra felicità dipenda dai legami che stabiliamo e poi la necessità di reimparare sempre a conoscersi. Nella nostra storia ci sono tre generazioni: mia madre, mia figlia e io e Gala ad un certo punto capisce che non avrà sua mamma per sempre, e che non avrà per sempre questo senso di unità con sua figlia per cui quello è un momento prezioso che va sfruttato”.

Perché ha scelto una commedia romantica?

"Sapevo che nel momento in cui sarei tornata in televisione di fronte alla macchina da presa avrei voluto fare qualcosa di gioioso. Oggi come oggi la tv delle piattaforme è così deprimente: è pieno di storie distopiche, con i governi collassati e apocalissi zombie, la fine del mondo, la terra distrutta da un asteroide. Sono serie che a me mettono molta ansia e siccome c’è già la vita a stressarci volevo qualcosa di divertente nello stile di Desperate housewives. Storie di commedia in situazioni impossibili. Penso che al pubblico possa piacere perché puoi fuggire con questi personaggi e combattere la depressione: c’è mistero, dramma ma anche commedia, amore, questi sono i tipici show che per me possono durare all’infinito”.

2010 American Broadcasting Companies, Inc. 

Parlando del successo di Casalinghe disperate, cosa di quella esperienza è riuscita a mettere a frutto in quello che ha fatto dopo?

"Tutto. Casalinghe disperate è stata la mia scuola di cinema. Quando ho iniziato a dirigere e a produrre tutto quello che avevo imparato su quel set mi è tornato utile. All’epoca era lo show più importante del mondo, di fatto realizzavamo un film alla settimana anche considerando il budget che avevamo. Mettere piede su un set di quel genere in quel momento della mia vita mi ha permesso di conoscere e imparare da registi straordinari, e la cosa è durata per un decennio. Il tono di Casalinghe disperate per me è fantastico, io vengo dalla scuola di Mark Cherry, la scuola del “dramedy” dove le cose possono essere divertenti ma anche tragiche allo stesso tempo. A quell’epoca non sapevano dove metterci come categoria dei premi, è una commedia o un dramma ci chiedevano, era tutto nuovo. E poi sono venuti Fleabag, Killing Eve e moltissime altre serie in questo tono che è un mix di generi ed è molto interessante in questo affollato mondo della tv”.

Quanto era importante per lei che Gala nel suo percorso si emancipasse dal marito?

"Moltissimo. Ma non soltanto da Fred che chiaramente l’ha abbandonata, era importante che lei capisce che doveva salvarsi da sola. Lei è una donna determinata, ha capito che deve proteggere la sua famiglia ma non volevo che arrivasse in Spagna e cadesse nelle braccia del primo spagnolo che incontrava. La relazione con lui è assolutamente un “slow burn”, cresce lentamente perché io continuavo a dire agli autori che la soluzione dei problemi di Gala non doveva essere lui. Tocca a lei risolverseli”.

Qual è la sua personale esperienza col vino e quanto vino avete bevuto sul set?

"Quello che mi piace della Spagna e dell’Italia è che puoi acquistare una bottiglia da dieci dollari e bere il miglior vino che tu abbia mai bevuto. Improvvisamente realizzi che non occorre spendere 100 dollari per un buon vino. Ma soprattutto amo la cultura del vino in Spagna e in Italia, e l’idea delle cooperative del vino dove produttori di diversi vigneti mettono insieme i loro raccolti è qualcosa di molto bello. La cosa che ho più in comune con Gala è proprio la passione per il vino. Entrambe siamo un po’ snob del vino, vogliamo il meglio, nella vita il mio sogno sarebbe essere un sommelier, ne so parecchio di vino ma c’è ancora da imparare. Abbiamo bevuto parecchio sul set, inutile negarlo, si qualche volta abbiamo bevuto succo di mirtillo ma poi alla fine della giornata ci dicevamo: vabbé basta mirtillo. Diciamo che qualche volta non è stata una buona idea (ride), forse in qualche primo piano si vede...”

Nella serie Carmen Maura è strepitosa. Come è andata fra voi?

"Ero terrorizzata di lavorare con lei, in spagnolo, in una commedia. È una leggenda ed è stata straordinaria, è la cosa più divertente in assoluto di tutta la serie. Non ha un difetto, ti fornisce la battuta in modo perfetto, ha un senso del ritmo incredibile e delle battute pazzesche. Mi ha aiutata tanto a trovare il ritmo giusto della commedia. È stato un vero onore essere con lei sul set ogni giorno. E poi farsi raccontare le storie della sua carriera e della sua vita: recitare sotto la dittatura di Franco, ci ha raccontato quanto fosse duro essere un’attrice di quell’epoca”.

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