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Chi fa pipì nell’acqua della piscina?La risposta da uno studio canadese

di Laura Cuppini

I ricercatori dell’Università di Alberta hanno trovato 75 litri di urina in una grande struttura (830mila litri) e quantità molto maggiori nelle vasche di alcuni hotel

(Foto Pixabay)

(Foto Pixabay)

75 litri: è la quantità di pipì rilevata in una grande piscina da ricercatori canadesi dell’Università di Alberta, che hanno voluto indagare lo “scottante” argomento. Una quantità notevole, in assoluto, ma meno preoccupante se pensiamo che la piscina analizzata conteneva 830mila litri d’acqua (tra cui appunto 75 litri di urina). In una seconda analisi, effettuata in una struttura grande circa la metà della prima, sono stati rilevati 30 litri di pipì. Gli autori dello studio pubblicato su Environmental Science & Technology Letters (rivista dell’American Chemical Society), guidati da Lindsay Blackstock dell’Università di Alberta in Canada, hanno usato per le misurazioni un test che valuta la concentrazione di un edulcorante artificiale, l’acesulfame potassico (o acesulfame K), presente in moltissimi prodotti alimentari industriali e in grado di attraversare l’organismo restando inalterato, fino allo smaltimento tramite l’urina.

Piscine e vasche idromassaggio

Dopo aver misurato i livelli del suddetto edulcorante per un periodo di tre settimane in due piscine pubbliche, i ricercatori hanno concluso che i nuotatori hanno immesso 75 litri di pipì nella piscina grande (circa un terzo di una struttura olimpionica) e 30 litri in quella più piccola. «Il nostro studio conferma che la gente ha l’abitudine di fare pipì nelle piscine pubbliche - spiega Lindsay Blackstock -. Non abbiamo però monitorato il numero di persone che hanno frequentato i due luoghi analizzati nelle tre settimane in cui abbiamo effettuato i test, quindi non è possibile calcolare quante volte al giorno qualcuno abbia urinato in vasca». In totale il gruppo di studiosi ha analizzato 31 strutture in due città canadesi, tra piscine e vasche da bagno in luoghi pubblici e i risultati - anche se a prima vista inquietanti - dovrebbero rasserenare almeno in parte coloro che amano tenersi in forma nuotando: in una vasca idromassaggio di un hotel è stata trovata una concentrazione di acesulfame potassico tre volte maggiore rispetto a quella della peggiore tra le piscine osservate. L’edulcorante è risultato presente nel 100 per cento del luoghi, con quantità fino a 570 volte maggiori rispetto all’acqua di rubinetto. Le misurazioni finali della pipì presente sono state ottenute facendo un confronto con la quantità di acesulfame potassico mediamente presente nell’urina dei canadesi.

Irritazioni oculari e respiratorie

«Vorremmo che il nostro studio servisse a promuovere una maggiore educazione verso gli altri - conclude Blackstock - e a convincere i nuotatori a uscire dall’acqua se hanno una necessità impellente». Va detto che il “vizio” non riguarda solo, come si potrebbe pensare, i bambini: diversi nuotatori professionisti hanno ammesso le proprie responsabilità. «Penso che chiunque faccia pipì in piscina - ha detto Michael Phelps in occasione delle Olimpiadi di Londra 2012 -. Il cloro la rende innocua, quindi non è un problema». Non è proprio così, perché mentre l’urina in sé è sterile, alcuni composti che trasporta non lo sono. Urea, ammoniaca e creatinina, per esempio: è stato dimostrato che reagiscono con i disinfettanti (come appunto il cloro) producendo sostanze, chiamate dibutilftalati, che possono causare irritazioni oculari e respiratorie. La prolungata esposizione ai dibutilftalati è stata collegata allo sviluppo di asma nei nuotatori professionisti e negli addetti che lavorano nelle piscine. I ricercatori canadesi suggeriscono che l’acesulfame potassico potrebbe essere usato per monitorare la quantità di urina nelle piscine e far sì che rimanga entro livelli di sicurezza dal punto di vista igienico. Perché la minaccia “se fai pipì l’acqua diventa rossa” è solo una leggenda metropolitana, un po’ come l’uomo nero, che si dice ai bambini per spaventarli. Non esistono al momento indicatori che possano colorare l’acqua in presenza di urina. Sarebbe interessante svolgere anche in Italia un’indagine come quella degli studiosi canadesi, per capire se anche noi produciamo i famosi 75 litri su 830mila o se siamo ancora meno attenti a chi ci circonda.

2 marzo 2017 2017 ( modifica il 9 maggio 2024 2024 | 08:11)