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Crosetto: «Anche noi vogliamo la pace, ma Kiev senza aiuti soccomberà»

di Monica Guerzoni

Il ministro della Difesa: «Oltre alle armi inviamo tende e generatori». «Solo se l’Ucraina reggerà l’impatto di un nuovo attacco può darsi che si creino le condizioni per provare finalmente a sedersi e a dialogare».

Crosetto: «Anche noi vogliamo la pace, ma Kiev senza aiuti soccomberà»

Un ministro del governo più a destra di sempre che intona in pubblico il canto simbolo della Resistenza?
«Prima ancora Bella ciao era un canto contadino — ricorda Guido Crosetto, responsabile della Difesa —. Ero all’evento per l’ospedale Bambino Gesù e Fiorello mi ha coinvolto, mio malgrado, nel suo spettacolo».

Non è riuscito a sottrarsi?
«Non aveva senso sottrarsi. Quando Fiorello mi ha sfidato a cantare, sono stato al gioco senza problemi».

Anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo l’ha sfidata, a colpi di insulti. Che effetto le ha fatto sentirsi dare dello «sciocco raro» da Medvedev?
«Mi lascia indifferente, ho preferito rispondergli con il giusto tono, che bisogna tenere nei rapporti istituzionali tra due Paesi importanti».

Pensa ancora che «se i carri armati russi arrivano a Kiev ci sarà la Terza guerra mondiale»?
«Ho solo spiegato che se l’obiettivo di quella che i russi hanno chiamato Operazione militare speciale era conquistare Kiev, occupare l’intera Ucraina e portare i carrarmati ai confini dell’Europa, la responsabilità dell’escalation non poteva essere attribuita ad altri. Si vede che Medvedev si è infastidito perché ho semplicemente cercato di spiegare la verità, partendo da dati di realtà».

Adesso è l’Europa a «schierare» i carrarmati.
«Vede, anche lei usa le loro parole, senza accorgersene. L’Europa non schiera nulla. Alcune nazioni hanno deciso di fornire carri, su richiesta ucraina, perché si prepara un attacco russo su larga scala. La scelta non nasce dalla volontà di proseguire la guerra, ma dalla necessità di aiutare una nazione aggredita a fronteggiare un attacco in cui la Russia impiegherà i 300 mila soldati che sta finendo di addestrare. Un attacco così sproporzionato che se l’Ucraina non ricevesse aiuti potrebbe solo soccombere».

Dopo l’attacco la pace sarà più vicina o potrebbe allargarsi la guerra?
«Spero che gli scontri fisici si evitino, che il sangue cessi di chiamare altro sangue. Ciò detto, solo se l’Ucraina reggerà l’impatto di un nuovo attacco può darsi che si creino le condizioni per provare finalmente a sedersi e a dialogare. Ma il dialogo sarà difficile, la Russia non ha intenzione di lasciare i territori ucraini che ha occupato».

La maggioranza degli italiani dice basta armi. Ascolterete l’opinione pubblica?
«Molti italiani sono contrari da mesi, la verità è che nessuno di noi vuole la guerra e l’obiettivo del governo è fare di tutto per farla finire. Dobbiamo spiegare all’opinione pubblica che sono i russi a volere l’escalation, per non lasciar passare la menzogna che siano gli altri, cioè tutti noi, a non cercare la pace. Se nessun carro armato russo avesse varcato il confine dell’Ucraina non ci troveremmo in questa situazione».


In passato lei è stato talvolta critico con la Nato.
«È vero, avevo criticato ad esempio le eccessive manovre Nato sul confine russo. Dicevo che avremmo dovuto portare Mosca verso Occidente e non credevo che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina. La storia ha dimostrato che avevo torto, ma confesso che non pensavo che Putin potesse arrivare a fare quello che ha fatto».

È ora che l’Europa cambi strategia?
«Dobbiamo trattare la vicenda come la stiamo trattando, aiutando l’Ucraina a difendersi e a ripristinare il diritto internazionale sul suo territorio. Ma penso anche che sia sbagliato trattare tutto il popolo russo come fosse un nemico. Non ho mai condiviso chiusure verso gli artisti, gli sportivi, la popolazione civile. Dobbiamo lasciare dei canali di dialogo aperti».

Quali canali?
«Un canale verso il popolo russo, non verso le élite politiche che cercano lo scontro. La settimana scorsa alcuni ambasciatori europei si sono riuniti a Mosca e si sono chiesti perché negare i visti ai cittadini russi. Sarebbe meglio che le persone venissero in Europa anche per ascoltare una voce diversa. Dobbiamo continuare ad aiutare l’Ucraina perché non ci sono alternative, però possiamo cambiare qualcosa per dimostrare al popolo russo cos’è l’Occidente. Libertà, democrazia, pace».

Nel sesto decreto atteso in settimana ci saranno solo armi difensive, o anche droni e missili?
«Non posso dare i dettagli. Posso dire che, subendo anche qui delle critiche, stiamo inviando quello che gli ucraini ci hanno chiesto per difendersi dagli attacchi missilistici che stanno colpendo principalmente obiettivi civili e infrastrutturali. In questo decreto, cosa che purtroppo non interessa nessuno, abbiamo messo anche tende riscaldate, vestiario e una quantità enorme di generatori per fornire energia elettrica a milioni di persone».

È opportuno che Zelensky parli a Sanremo?
«Lascio ad altri il dibattito sul tema».

La preoccupano gli attentati anarchici?
«Sì, vedo un pericolo reale. La somma delle perturbazioni che si addensano in questo momento storico, tra crisi economica, malessere sociale, guerra e divisioni è un substrato straordinario per far nascere contrapposizioni violente. Da questo punto di vista non posso che biasimare quegli opinionisti che si divertono indicando nomi e cognomi di possibili obiettivi fisici da colpire. Magari come fa Medvedev, usando l’insulto e l’offesa, l’odio verbale. Un modo di fare che è sempre un modo pericoloso, come anche la storia d’Italia insegna».

30 gennaio 2023 (modifica il 30 gennaio 2023 | 09:31)